Critica Sociale - anno XXXIX - n. 10 - 16 maggio 1947

CRITICA SOCIALE 179 dj rapida industrializzazione; significava ridurre il– consufno popolare al minimo, sacrificare le condizio– nj di vita all'acce?eramento del ritmo di' costruzione industriale. Ciò significava collettivizzare l'agricol– tura, contro la volon!à · di milioni di contadini, per àccres~ere. la produzione agrico:~. Ecco perchè, in-· vece d1 essere abban,do-nata, la d,zttatura è stata raf– forzata i n Ru ssia e l'apparato· di terr·ore è stato este– so e_p~1· fe.zi~ nato,. ];:~.co perchè non p'oteva ,}lliùtrat– tarsi d1 _un_hbero svi.uppo socialista; ecco perchè la cultura e rimasta blocca~a e stagnante. . N~i i;>rimi anni,. della rivo·uzione, quf!.ndo i bol– scev1ch1 avevano 1 im pres sione che il resto del mon– do avr_ebbe . be~ pr~s.to s1;gu.ito il loro esempio e. fatto r:vo_!uz1on1 s11p1h_, essi si preoccupavano, di in– c_orag91are u~ vero sviluppo de[a libertà e del pen– s~ero 1~ R_u_ss1~,on so_ltanto per milioni, ma per de– eme d1 m1lrnni d1 uomm1. Questo atteggiamen!o si ri– percuoteva in tutti i campi ih una corrente di forze nuove e suscitava progressi in ogni senso. Il terrore · e l'oppr_essione. che. hanno sostituito quell'atteggia– mento si fanno sentire in tutti i campi, con effetti nocivi e retrogradi, ·eccettuati soltanto alcun,i settori di immediata utilità,. Ma .forse non si tratta che -di un feno111eno mo– mentaneo, si potrebbe obiettare, forse la Rqssia è capace ancora di raggiungere e di sorpassare ben presto i paesi capitalistici, ·con risultati percettibili anche nel campo della cultura. E' vero in effetti che la Russia soviètica, come è stato prÒvato dall\1'ti– ma guerra,' ha riportato vari successi nello sviiuppo della i,ua produzione. E' utile esaminarli, poichè questi risultati econo– mioi ci rischiareranno anch'e su!)a storia dell'Euro– pa e de],resto del mondo. (Continua) · FR1Tz STERNBERG Panorama della bibliografia M rxista (Continuazione e fine) Nel passare in rassegna l'apporto -alla critica marxista, dob– biamo di necessità prescindere dal contributo, quantitativamente cospicuo, anche se n9n sempre qua1jjltivamente notevole, dato da articoli, scritti e saggi apparsi nell~ diverse riviste italiane (1). Questa esclusione ci impedisce. di soffermarci su di un ar~mento che sembra alquanto in voga, specie negli ambienti filosofici e pseudo-filosofici: e cioè i rapporti tra marxismo ed esistenzia– lismo. Questa pretesa connessione, Che invero appare estrinseca ed occasionale, e più di derivazi~nC forestiera ·che di· originale rimeditazione nostrana, ha,,.. tormentato non poche del1e discui;– sioni del Congresso Internazionale di Filosofia, lenutosi a Roma nel novembre scorso. Sebbene il marxismo fosse uno degli ar– gomenti all'ordine del giorno di questo Congresso, non ci sembra sia da esso emerso alcun sostanziale nuovo apporto, rivelandosi anzi a molti il pericolo di una riduzione del marxismo a pura ideologia astratta~ Per limitarci aUe opere apparse dopo la liberazione, dobbiamo constatare che esse non si distinguono I certo per soverchia ori– ginalità, nè per contributi inediti e costruttivi, sia che si tratti di scritti di adesione alle tesi marxiste, slO che si tratti di scritti sostanziantisi in una posizione critica, o addirittura negativa. Non solo a polemiche dibattute ancora nel 1924 proprio su questa rivista, ma ad una critica revisionistica che sembra ormai lontana, se non addirittura sorpassata, riporta il libro Le due facce di Marx di Adelchi Bara}ono (Genovn, Di Stefano, 1946), che pure è tra i più seri e ponderati studio~i italiani di Marx. .,.Nel titolo stesso è l'annunzio di una continua antinomiat su cui s'imposta infatti tutto il lavoro, tra economicismo· ed eticità, tra paoeconomicismo e romanticismo, tra determinismo economico e volontarismo. E' un arrovellarsi a sceverare quanto in Marx, e soprattutto nel Manifesto, v'è di unilaterale e di perento e quanto co:;titOisce in lui un messaggio vitale ed attuale: o. in parole più (I) Vogliamo tuttavia fare una eccezioue, segnalando la pubbli– ca:ione, nel n. 3 di quest'anno della rivista cornun.istn Rinascita. in un~ speciale rubrica supplementare destinatn a far du guida agli studi marxistici e che invero non si an,umcfo spassionata ed esente da tendenziosità, delle_ inedite. note di Gramsci sul modo di studiare il marxismo. Esse costituiscono un contributo · meto• doloçico senz'altro geniale e di prim'ordine: .quanto. di ~ieglio, /orte, si .da .,critto e pensato in Italia da Anto1110 Labriolt, in qu11. Il (J Oldl ICO povere, quanto in Marx sopravvive di accettabile. Ma chi ne va di mezzo, con questo metodo, è proprio Marx, il quale non solo vede dissezionata, essendo scissa in due poli antagon~stici, la sua visione che invece, quando si tengano in evidenza talune opere giovanili, ancora mal note, appare quanto mai organica e concatenata, ma véde sovrapporsi una interpretazione che non gli è propria ed intrinseca. Secondo il Baratono, infatti, la reale sostanzialità del sistema mar:Xista consiste in una teoria d'ordine morale. E l'istanza pratica che ne éonsegue se ne colora tutta, anche nelle deformazioni della realtà o nelle deliberat9 unila– teralità. In conformità ,aJlq tesi già svolta da alcuni f'ritici marxisti della rncialdemocrazia austriaca (Max Adler, VorHinder, ecc.), si manifesta anche qui lo sforzo, alquan'to tendenzior::o, di staccare Marx dal suo alveo naturale (~ialettica materialistica, di derivazione hegeliana, più umanesimo realistico) per riallac– ciarlo all'esigeriza pratico-moralistica di Kant. All'« altra faccia » di Ma~x, cioè all'economia, è prevalente•"' mente dedicato lo scritto di Antonio Graziadei Studi su/l marxismo (Milano, ed. Gentile, 1945), del quale ha già parlato Civis nella « Critica » del 1° maggio 1946. Anche qui siamo nel campo di tesi già ben note, sì che il lavoro non ha altro pregio che la ripresentazione, in forma sintetica ed aggiornata, preceduta da una prefazione po]emica contro i preti ed i dommatici del marxi– smo, di un punto di vista già affr.ontato dal Grazindei in ,una lunga serie di opere. 'La parte essenziale della critica del 'Gra– ziadei affronta risolutamente il' concetto marxista del valore, di cui analizza ]'origine storica, e deve convenire sulla insosteni– bilità del concetto marxista di plus-valore. Giustamente, da un lato il Graziadei osserva che i valori non si determinano in sede di produzione, sibbene in quella di scambio: onde, co~e la circolazione non può creare i prodotti, così la produzione non può determinare di per sè i valori; e d'altro lato che la teoria marxista diventa incapace di dar ragione dei fatti economici, con– cepita, come è, per singole imprese. La criJica economica del Graziadei resta tuttavia lo sforzo scientificamente più serio che sia stato· compiuto da marxisti per cÒnservare 11 nucleo essen– ziale della teorica economica marxista, il concetto del sopra• lavoro, reinterpretato sotto la visuale della totalità di aziende e di sovrapprezzo, manifeetatosi nelJa sfera delJa circolazione. A questa sua antica. teoria il Graziadei dà qui l'apporto di nuove considerazioni, con ]'analisi di varie specie di redditi capita· listici, e di nuove polemiche contro critiche revisionistiche, dal Croce' al Rosselll, al Dunckçr. E nèmmeno possiamo parla-re di novità per la traduzione de Le questioni fondamentali del marxismo del Plekhanov, scritte ne] 1908 e pubblicate nel 1945 dall'Istituto Editoriale Italiano di Milano. Indubbiamente lo scritto ha avuto la sua impo.rtanza. come confutazione di quello sci-atto e deformato sedicente mar– xismo, a base di paneconomicismo •e di determinismo, messo in giro da Lafargue e co1,simili, e co~e polemica contro le cor– rjspondenti deformazioni del primo revisionismo del Bernstein e compagni. E' un rifarsi a un più autentico Marx, persino ad u,n Marx eccessivamente testuale, rivendicando il marxismo come concezione del mondo. Ed, il Plekhanov ha il pregio cli analiz– zare la formazione del pensi.ero di Marx (forse sopravvalutando il contributo del Fcuerbnch) e di fare del marxismo una or• ganica concezione di pensiero, un sister1a critico-pratico che trova il suo centro di gravità in una nuova visione filosofica del mondo. Re~ta quindi 1 vera la tesi fondamentale del Plekbanov che il marxismo non ha alcun bisogno di essere « completato » o « in– tegrato» da questa Ò da quell'altra filosofia: c'è una 11 autosuffi– cienza » filosofica del marxismo, che tuitora va ribadita e con– fermata. Alcune deficienze si riscontrano tuttavia in questo la– voro, e sono peculiari al marxismo ortodosso russo, dal Materia. lismo ed empiriocriticismo del Lenin (tradotto daJlo Studio edi– toriale ccVivi » di Brescia, 1946) al IHateriulisnw storico e mate– rialismo dialettico di Stalin (traci. Casa editrice de « L'Unità• Rom3, 1945): coni::istono cioè nell'associare indissolubilmente la concezione marxista al materialismo tradizionale. E' verissimo che l'idealismo spezza l'unitiì dell'essere e del" pensiero, del sog::– getto e dell'oggetto, e che contro questo punto di vista, distac– candosi dall 'hegelianesimo, muoveranno~ sulle orme del Feuerbach. iJ Marx e l'Enge1s. Ma altrettanto vero è che,' oltre che nelle notissime: « Gtosse al Feuerbach », negli ·assai meno noti o: Ma• noscritto filosofico-economico del 1844 » e nella « Ideo1ogia te– desca l), Marx mira - assai più felicemente. di quanto non avesse Potuto il Feuerbnch - . al ~uperamento dell'antitesi (statica e, in ultima analisi, metafisica) tra idealismo e · materialismo, nella realistica e, ad un tempo. dialettica concezione deliri praxis umana. « Materialismo storico » rimane, ma ormai consacrala dalla storia, Ja formula ambigua, in coi l'accento batte più sull'alt• gettivo che sul sostantivo, ed jn cui questo assume non già ca– rattere di adesione ad un sistema che tradizionalmente aveva questo nome - chè Marx fu contro I; st~rilità della « filosofin del sistema n - ma intonazione polemica e significato non mag– giore che- di una riconversione dell'uomo, che l'idealismo e.pc-

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