Critica Sociale - anno XXXIX - n. 6 - 16 marzo 1947

CRITICA SOCIALE ~---------------------- fine èeve battersi· e si batterà il P.S.L.I., alfiere di demo– crazia nelle terre del Mezzogbrno. Se no, la Sicilia di'l.ler– rà schia11a delle forze reazionarie, con grave pericolo del– l'Ita'.ia e a· sciagura de! nobile popolo siciliano. In questa lotta le fo.rze siciliane del lavoro, tutte le forz.e sinceramente democrat'che dovranno stare con noi. Ad es– se ricordiamo quanto ebbe a dire, a chiusura del suo ul– timo discorso alla Consulta siciiiana, il nostro compagno on. Cartia: « Nu con tì, tì con nu ». Il motto coniato dai temprati nobili fig'i de 1 la regione v 1 eneta 'leve essere as– sunto a propria divisa dai veri siciliani, per i quali la for– tuna e l'avvenire della propria isola sono indisso'.ubilmenle lel:'ati ai destini della Patria. LUIGI PRETI AL_LAVORO La risurrezione del vecchio e glorioso partito socialista ha fatto tirare a tuùi un sospirone di sol\jevo. Una g.rande, immensa speranza alb~rga nel cuore di tutti, iscritti, e sim– i;iatizzanti: una gra,nde speranza di veder finalme.nte npre– ,a la 'lotta a fondo, con fatti e non con chiacchiere, per la redenzione e l'ascesa de:la classe lavoratr:ce. Noi militan!L fedeli ed attivi del'a causa, 1el lavoro ere-, diamo nostro dovere invitare i ·nostri compagni preR,osti al– la d rezione ad affrnntare subito le gravi questioni d'indole pratica che i,1partito deve risolvere, se davvero vuole aspi– rare alla direzione del movimento pro:etario italiano. Non basta dare l'ostracismo agli slogans di N ,nni e d, Basso, limitandosi a dire che noi lasceremo da parte la demago– gia per passare a, fatti; occorre davvero tradurre in pra– tica tali propositi. Prendiamo tutti, nel momento in cui ri– comincia la nostra vera fatica, l'impegno solenne di non sciupare più tempo, carta e parole nelle inuti.:i e bizantine questioni con cui ci siamo per due anni baloccati. Rimboc– chiamoci le maniche e cominciamo a far sul serio del So– cialismo con l'S maiuscola. Il lavoro da svolgere è di due specie: l'uno contingente, lii effetto immediato, l'altro preparatorio per il futuro. lJ c•mpito immedi.ato. Finchè, infa~ti, non saremo al governo, occorre che tutte te nostre energie siano rivolte a migliorare le condizioni di vita dei lavoratori. A-tale intento noi dovremo cercar di conquistare al movimento del P.S.L.I. il consenso e I ap– pogg· o di tutte le categorie lavora tric,. Per ottenere ciò oc– corre, oltre a:la critica, già così bene attuata, a'l'opera fa– talmente inefficace de!.l'attuale governo, una sana, seria ed onesta propaganda delle nostre idee e del nostro pro– gramma, ed un'azione decisa per lo sviluppo e<ilif poten– z:ia~ento del movim~nto sindacale e cooperativo. Per t;1uanto riguarda il mov;mento sindaca:e, occorre che il partito ne curi al massime lo sviluppo che può essere ottenuto con l'aHermare ed imporre il concetto dell'apar– ti licità dei sindacati, con 1affidarne la direzione non a de– magoghi ch·acchieroni o a politicanti disposti ai compro– messi ma a gente seria e di sicura fede, esperta d6i pro– blemi sindacali e della tecnica del.a loro soluz· one; infine con l'organizzare attivamente in seno alla C.G.L. le vaste masse impiegatizie, in cui la partecipazione al -movimento sindacale instillerà una più illuminata coscienza di dasse, facendo·_e preziose collaboratrici del vasto movimento di redenzione del proletariato. · Il movimento cooperativistico langue in modo pauroso. Esistono sulla carta infinite.. cooperat;ve che non funzio– nano, alcune perchè, in fondo, non sono a:tro che società anonime camuffate da cooperative, altre perchè 1 pur es-, sendo vere e proprie cooperative, d,rette da ottimi compa– gni, non sono sufficientemente attrezzate nè assistite <lana cosc·ente solidarietà d~i lavoratori Normalment e il movi- mento cooperativo deve sorgere p·er iniziati.va della peri– feria e non per irnpu'.so venuto dal centro, ma in un mo– m,nto in cui l'approvvigionamento, specie dei generi ali– mentari, è particolarmente difficile, occorre che tutti i com– pagni che ricoprono cariche pubbliche diano attivo aiuto ~1- le cooperative, ed è opportun0 che la Direzione ~e.I ~aruto si adop. ri, attraverso un ufficio centrale cooperahv,s~i_co,_ad ottenere dalle compet~nti autorità le necessarie facihtaz10- ni •per l'acquisto ed il trasporto dei generi occorrenti._ N~n ltasta )o spiruto di iniziativa dei compagni della penfena per superare )e difficoltà buroçratiche frapposte dalle u,– rie Sepral. Inoltre, in campo cooperativistico non abbiamo purtro!J" po un gran numero di competenti ed è perciò che forse noo sarebbe inutile se ·1a Direzione del Partito inviasse a tut– .te le Federazioni disposizioni, direttive e consigli circa l'im· pianto .ed i,l funzionamento delle cooperative e soprattutto le no't:zie relative alle faci,litazioni che essa 1 riuscisse ad ot– tener.e da parte del governo o dei vari Commissar;ati pep l'approvvigionamento. Ri,teniamo 'pertanto indispensabile la creazione, in seno alla Direzione, di un ufficio per il mo– vimento cooperativo che ,non si limiti ad inviare circolari comè tutti glL uffici del P.S.I.U.P'., ma svolga una con– creta attività in favore de'.le cooperative deJa periferia che ad esso potrebbero rivolgersi per chiarimenti e per aiuti nel d sbrigo delle pratiche occorrent,. Altro problema grosso da risolvere è quello delle leghe dei contadini. Qui la situazione è anche più grave, per– chè il defunto P.S.I.U.P., impegnato nel lanciare parole d'ordine alle masse operaie, non si è mai curato dei conta– dini. Per di più, in questo campo, la deficienza di tecnici è anche più grave, ed è soprattutto grave la deficienza di comunicazioni fra i capoluoghi di provincia ed i vari centri contadini. In questa materia è indispensabile che la dire– zione cos\ituisca, ove già non esista, un comitato di veri tecnici, che, formu 1 ato un completo piano di azione, impar– tisca dirett've generali, che i compagni della periferia, cui, senza dubbio, spetta il compito di"prendere l'iniziativa, pos· sano seguire, adattandole aJe singole zone agricole, in mode da servirsene ,qua'.e traccia per il lavoro da compiere e per i; quale molti non hanno la ll'lecessaria competenza, pur a– vendo la migliore volontà. Ma è soprattutto necessario che venga svolta un'intensa. e vasta opéra di propaganda e d'incitamento fra i com– pagni - de"le r.ittà, perchè si dedich:no, con ogni loro en~r– gia, a conquistare l'animo dei contadini,, dal cui concorso verso il nostro partito dipende la più o meno sollecita vit– toria del soc,alismo. Il lavoro di pnparazione p,,eril futuro. Mentre vtene posto in attuazione tale piano diretto ad acquistarci la fiducia ed il consenso delle masse lavora– trici e a metterne in valore le energ:e, occorre che il par– tito si prepari adeguatamente per compiti ben maggiori che lo atLndono Forse noi- pecchiamo di ottimismo, ma pensiamo che l'ondata di s·mpatia e di attesa che ci circonda potrebbe, dopo le e:ezioni, riservarci il compito tremendo di dirigere la vita politica itaI:ana, se non da soli, per lo meno secondo la formula Ramadier. Siamo preparati a ciò in un paese in cui è tutto da rifare, dalla scuola alla gcustizia, dalla in– dustria ali agricoltura, da.la finanza al turismo? Decisa– mente ll'lO,nè dobbiamo fida re su quelle vecchie ed idiote formule dello stellone d'Ita.ia o dello sp:rito d'ini,ziativa degli Italiani, p_iùinteU11:entidi ogni altro popolo. Nei cam– pi in cui, <;iovremo operare nulla si improvvisa, e quando lo si tenta, si fa la figura ... d,I tripartito!' E -al!ora è neces– sario che il part.to inizi ràpidamente il lavoro per lo studio e la com'pi, lazione dei piani pratici per affrontare e' .Csso:ve- re tali paurosi compiti. _ Non basta più dire e scrivere : riforma industriale, rifor– ma agraria, ecc. Bisog,na che il giorno in cui il corpo e– lettorale ci affidi l'incarico di tradurre in pratica tali pro– messe si sia pronti alla bisogna. Ora il sistema delle com· missioni di studio ha dato f.n qui pessima prova, e non solo per :e divergenze politiche esistenti nel P.S.l.U.P. Molte belle int·,nzioni alla prima riunione; molte chiacchiere ed ordini del giorno; lavoro conclusivo: zero. Le ragioni prin– cipa'i di tutto ciò sono, secondo me, due, e di ordine emi– nentem.nte pratico. La prima è data da!le difficoltà insormontabili di, parte– cipare attivamente ai lavori di comm· ssioni con sede in Ro– ma da parte di compagni la cuL residenza è lontana magari centinaia di chilometri d;illa capitale, in un periodo in ~ui i mezzi di trasporto sono qu~lli che tutti sappiamo ed il co– sto dei viaggi e della v:ta fuori sede particolarmente gra– voso. La seconda ragione è che ne~ n ostro partito, non esi– stoodo il funzionarismo, bisogna f_are affidamer.to soltant<;> sul'.o spirito volontaristico dei compa gni. Ora no n s, puo pretendere da nessuno che abbandoni i propri affari per recarsi, magari due o tre volte al mese, a partecipare aJI lavori delle commission: di cui fa parte, talora a notevole dis,tanza dalla propria residenza, gratis, e solo per a'!lo:~ del partito. Di Prampolini e Massaren!L ne. sono esistiti pochi pochi! Perc'ò '.e commissioni fini"."~o f,n qui per es– sere composte' solo da compagni che nsiedevano a Roma

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