Critica Sociale - anno XXXIX - n. 6 - 16 marzo 1947

CRITICA SOCIALE 101 stai e Domin~dò, democristiano, si richiamava alla formu• laz10ne oramai co~sacrata dal/uso: < Consigli di gest;one ». Argom,nto che, diceva la comunista on. Noce, era già stato a~p1amente dibattuto dal.e categorie inte~essate · essa ag– g_mngeva_che. quegl _incfustria!i italiani, i qu~li av~vano ade– rito ad istitaire tali consigli, ne erano. rimasti soddisfatti «,_mentre (così si :egge nel resoconto della seduta antimeri~ diana ~el 4 cttobre). do"'.e i consigli sono stati osteggiati, la produz10ne non va avanti» Il pres!d_ente della SC, ·il nostro on. Gh"dini, osservava. c~e la dizione « C?ns_igli cdi-gestione» poteva prestarsi a d1ve~se 1nterpretaz1om, e, ritenendo che il còmpito di de– tern:,mare I~ fi-:nvone di tali Consigli spettasse alla legi~ slaz:onc ordmana, mentre la Costituzione si d'avrebbe limi– tare_ ad a_ffermare il d_iri_tto _dei lavoratori a pa;tecipare al– la vita aziendale nel tnphce interesse, di loro medesimi del– l'azienda, della col:ettività, proponev-a fin· dall'iniziò' una p_ropr·a. form~la. Un democristiano, J'on. Togni, << qual~ di– rigente d1 azienda, favorevole anche ad un'immissione in massa dei lavoratori nei Consigli di amministrazione desi- - ·dero so di è reare, non qualcosa di equivoco bensì q~a'cosa di c :oncr.to per i lavoratori, e di avviare I~ aziende all'au– spica ta no~ malità » d chiarava di preoccuparsi, « non sotto il profib poht1co, ma sotto quello tecnico», della poss"bili~à di rea_lizza~e un condoi_ninio di poteri, ·cioè di .responsabi:ità, nel,e aziende, non ntenencfolo concepibile. Un altro demo– cr"stiano, l'on. Fanfani (che è un dotto cultore di. studi eco– nomici, ed appartiene, se \l(Jn erro, all'ala sinistra del suo partito), ·con notevole m0dernità di vedute patrocinava la partecipazione dei lavoratori, sia a'.l'amministrazione eçono– m·ca dell'impresa (Consigli di amministrazione), sia a:Ja c6nduzione tecnica (affiancando la direzione con Consigli «_di efficienza»), sia agli utili (quanto meno, agli utili ecce– zwna i, _per controllo ~ell'accumu.azione capitalist" c'a, •e pur senza dividere la ormai sfatata infatuazione --he cotesto sia un mezzo per risolvere la questione sociale) e addirittura alla çomproprietà delle aziende. Su la palitecipazione agli utili da parte dei lavoratori o più esattamente contro la stessa, fecero interessan,ti dich,ia– razioni due comunisti. L'on .. Corbi disse d i temere come risuitato, un11 paralisi de!Ì'attività 'sindacale, potendo.si for– mare due· distinte categorie di lavoratori, una di dim fnti– cati e sfruttati, l'altra di privilegiati,' giacchè « non· del tut– to a torto» i <latori di )avaro potrebhero pretendere che il diritto a tale partecipazione fosse limitato -a quei loro di– pendenti che aves~ero apportato «'un co'ntributo concreto al buon successò dell'impresa». La on. Teresa Nace, p·ur , dichiarandosi ammirata dello spirito con cui l'on. Fanfani aveva sviscerato tutti gli aspetti della questione, ribadiva la divergen~a di opinioni, fra comunisti e democristiani, su questo, oltre che su aJri punti, perchè con la pa~tecipazio– ne agli utili si pr,ovocherebbe una divisione, sia fra la clas– se opera:a propriamente· detta e la classe lavoratrice (alla· qua'e appartiene anche il datore di lavoro, lavoratore' an– ch'egli, ma no.mope-raio), sia alJ'i11tera classe operaia, nella • quale verrebbero a formars_i delle aristocraiie operaie, in– teressate al..a corsa al profitta delle loro azi-nde, ed altri lavoratori meno favoriti: i comunisti si- dichiarano contrari alla partecinazione ag!i utili, anche perchè questa « in fon– do, è una caratteristica dell'ideologia corporativ-a, la quale tendeva aJa collaborazione delle clafsi sul terreno dello · sfruttamento e deila corsa al profitto capitaEstico fra ope– rai e datori di lavoro». · Ribatteva !'on. Dominedò che la scissione ne'la classe ope– raia. temuta dalla on Noce, si avrebbe anche se i lavorato– ri fossero immessi ·nel'a titolarità dell'azienda: sicchè, ~ parer su'.l, non resterebbe allo-ra che l'unir.a soluzione « di un co:JAtivismo totale e livellatore, il quale, anche da un punto di vista umano ed etico, non· costituirebbe la via più idonea per la redenz'one del lavoro». Con equilibrato g u– dizio il preside.nte on. Ghidini riproponeva una forrnulazio– ne concisa e riassuntiva, su la quak - dal liberale on. Pa– ratore al socialista on. Giua, dai democristiani ai comunisti, - si raggiungeva un accordo unanime. Va ricordato cl;te la I sç, ne'la seduta del 16 ottobre, aderiva, pure unanimJe, ai'.a formula proposta dall'on. Ghi– dini, la quale, con lievi modificazioni puramente stilistichE., è stata adottata nel progetto che sarà sottoposto ali' As– ~emblea Costituente. 01'.Q'o»izzazione sindacale. Lunga e comp!essa apparisce, nei lavori preparatori, la discussione su quest'altro· ltema, di· tanto ri:ievo, sia per gli interessi delle classi operaie, sia per l'intera vita economica iblioteca ·GìnoBianco del paese. Se 111e occµparono la I SC, per quanto riguarda essenzialmente il principio del diritto sindacale, e· la III an– che, e ~oorat_tutto, per le sue applicazi.oni. Ci :imiteremo a lumeggiare qualche aspe-tto e qualche punto dei dibàttiti il cui risultato si può leggere nei quattro comini dell'art.' 35 del progetto. L'on. Togliatti, nellà I SC, non si !imitava all'ovvio ri– lievo' della connessione fra questo ed il problema del di– r-itto' di .sciopero, ma, pur dichiarando di attenersi, per quanto riguardava il diritto generak di ass'.lciazione sinda– cale, a'.la re·_azione Presentata dall'altro comunista on Di Yittorio alla III se, non volendo entrare nell'argom~nto, riservato a quest'ultima, dei contratti collettivi di Ja\toro mett~va in evidenza, nella seduta deJ'II ottobre, come do~ vesse dirsi. che la libertà di associazione era garantita oer la. difesa ed il miglioramento delle condizioni di lavoro e della vita economica, dalla qua'.e formula disc.ndeva la con– seguenza che potrebbe dichiararsi iJ:egale un'associazione c~e imp_edisse il miglioramento di qudle condizioni. L'on. Giovanm Lombardo. socialista. ribadiva che, essendo) già stalto proposto che fo~se garantito nella Costituzione il ge– nerale diritto di associazione a tutti i cittadini, le nuove– p_ropost~ non potevano riguardare se, non le associazioni srndacah. A quest~ era fatto buon viso dal democristiano on La Pira. che ravvisava in esse uno di auel!j elementi strutturali dell'ordi.namento sociaìe, che, già in altra occa– sione, egj aveva patrocinati come propri dello Stato mo– derno. L'on Basso avrebb.e voluto che parlandosi di asso– éiazi9ni sindacali, se ne estend:sse 1a 'liceità a tutti i f ni ch'essi si proponessero, fini che non sono so'.ta,nto economi– ci. Il liberale on. Lucifero si preoccupava di non limi– tare il diritto di associazione sindacale ai soli operai, non pqtendose_ne e,c'.uJere gl'industriali. Altri osservavano che dovevasi affrontare il problema del lavoro in tutta la. sua complessità, e fi:1almente il preside,nte on. Tupini proponeva l'amplissimà e generica formula « il diriHo di organizzazio· ne sindacale è g:aràntito », ch'era approvata. .Più minuta e comp:icata la discussione fatta sull'argo– menito dalla: III SC, che ha occupato, nello stesso mese di ott01Dre,oarecchie sedute Seguiamone, se pur rapidissima– mente, iJ, corso, in relazione ai risultati, quali appariscono ncll'artico'.o definitivo del progetto. Dice il 1• comma di ta.'.e articolo: « L'organizzazione sin– dacale è libera». E'. alla- lettera, identico a quello appro– vato da[a III SC nella seduta antimeridiana del 15 otto– bre. La soluzione alla qua·e si è giunti, non soltanto rap– presenta lo sbocco di problemi ben noti - sindacati obbL– gatorii o ,ion obbligatorii, sindacato unico o sindacati più– rimi - ma, a sua volta, dava !u'.lgo ad un a·tro quesito di d:fficile soluzione, circa la rappresentanza deHa categoria nella stipulazione dei contratti collettivi di lavoro. Quanto al primo punto, il ·nostro on. Canevari si dichiarava, per incidenza, fermamente convinto deli'eff;cacia, bontà ed uti– lità d'un « si,ndacato libero, ma unico», me.ntre il comunista on. Di Vittorio, relatore, come già si acce_nnava, su l'argo– .mento, dichiarandosi fautore della !ìbertà s·n<lacale, am– metteva l'esistenza di sindacati p"ùrimi. Si ricor;fermava fa– vorevole a questi, discutendo (nella sed. pom:rid. dello stes– so 17 ott.) co: democristiano on. Dominedò, e favorevole al– tresì ad una rapQresentanza proporz:onale di tutti i si.ndacati riconosciuti nella stipulazione .d :i contratti co'.lett:vi. E' il principio che, se pure con lievi modificazioni forma'.i, si trova rispecchiato nel 4° ed ultimo comma dell'art. 35_ (I sindacati) « possono, rappresentati unitariamente in prppor– zione de~ loro iscritti, stipulare contratti coll~ttivi di lavoro con efficacia obbligatoria per tutti p-]i appartenenti alle ca– tegorie alle quali i: contratto si riferisce». Par'andosi nell'artico!,, <li «sindacati» in generale, e non specificamente cli quel!.i soltanto di lav,oratori, od operai, è chiaro che il progetto di Costituzione mett"- i sindacati ope– rai e quelli che ci fossero o si formassero fra i datori di lavoro. alla pari, sia per la libertà di costituzione, sia per la stipu:azione di contratti c0[ettèvi. Ed è oramai chiara la norma cost.ituzionale che taj si-ndacati hanno la facoltà, non l'obbl:go, di essere essi le parti stipulanti i contratti collet– tivi. Argomento, quest'ultimo, che aveva dato luogo a di– scussioni. Commissarii socialisti, come gli on. Canevari e Giua, pensavano fosse opportuno un riconoscimento costi– tuzionale del"a Confederazione Generale del Lavoro, e_che a questa, od ai sindacati' che vi aderissero, spettasse di sti– pulare i contratti, o coi sindacati degl'industriali, o con ,le singo'e industrie. . L'on Rapelli, democristiano, era, inve– ce, contrariò. Altri proponeva che i contratti fossero sti– pulati dal ricostituendo Consiglio Nazionale del,Lavoro;

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