Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 18 - 15 settembre 1946

302 CRITIC~ SOCIALE Ed ecco che l'industria si appòggia proprio su queste richieste di aumento di salari per far pressione contro la politiea dei prezzi seguita dal Governo. L'industria· ritiene che si debbano eliminare tutte le bardature economiche del tempo di guerra e chiede che le sia ridata completa liber– tà. Solo· così l'economia· americana potrà entrare in un grande periodo di prosperità. . I lavoratori, veramente, non sono dello stesso parere; tra costi ed inca~si vi è un largo profitto per l'industriale: qui si devono tagliare e diminuire i profitti del capitale ed aumentare invece i salari; ma, ad ogni modo, quanto si è d~tto dimo~tra uno strettissimo collegamento fra la que– stione salariale e -quella del livello dei prezzi: si può dire anzi che esse si condizionino a vicenda. · Il controllo sui prezzi ebbe origine con la guerra; . ma aveva larghi precedenti nella politica di sostegno dei prez– zi dei generi agricoli introdotta col New Dea!. Il Governo per far sì che non si producesse quell'aumento nel cost~ della vita che è tipico dei periodi di contingenza bellica co– stituì un rigido controllo dei prezzi. Tale controllo, ' che è relativamente facile per quanto riguarda -il settore in– dustriale, è invece assai arduo, a meno che non si attuino misure speciali, nel settore agricolo. il Tesoro americano girò la. difficoltà del controllo dei prezzi agricoli, dato dalla impossibilità di- determinare la produzione e di evi- ..tare che. una· notevole parte di essa vada ad alimentare il mercate ,nero, pagando la differenza fra il prezzo di merca– to e quello di calmiere. Questa politica costò al Tesoro americano qualcosa come I e Ì,/:z- 2 miliardi all'anno. Essa ebbe tuttavia il grande. merito di evitare un troppo mar– cato aumento nel livello dei prezzi e tutti quei fenomeni ( che sono connessi con un aumento del costo della vita spropo.zionato a) livellò dei salari. 'La spesa di tale 'politi– ca, è stata pagata dal Tesoro con gli introiti della tassa sui sovraprofitti. Nonostante la rigida disciplina mantenuta dall'O. P. A. il livello dei prezzi slittò alquanto nel corso della guerra di– minuendo il potere d'acquisto reale del salario dei lav'ora– tori. Un'ulteriore decurtazione dei salari fu causata dalla cessazione della produzione di guerra e dalla « riconver· sione », che provocò un rallentamento della produzione' e quindi, una riduzione delle ore di lavoro · ' Ciò or-iginò fa richiesta di aumenti saiaria)i dà parte dei . lavoratori. Come abbiamo visto, di fronte a tali richieste i datori di lavoro richiedono un più alto livello dei prezzi ed insistono nel considera e assolutamente interdipendenti i due problemi. · Non altrettanto fermo quanto questa n etta presa di po• sizione degli industtiàli è il contegno dei lavorato.ri e, per loro, dei grandi aggruppamenti sindacal i. Se dura nte la guerra i) lavoro organizzato fu il principale sostenitore. della politici! di controllo dei pr.ezzi. oggi, di fronte al fer– mo atteggiamento degli industriali, che rifiutano assoluta– mente ogni aumento salariale. senza un corrispondente au– mento dei prezzl, esso rimane dubbioso. E' vero che, al– l'inizio .dei dissidi per i salari, il C.I.O., e soprattutto l'U.A.W. espressero inequivocabil'mente il loro punto di vista, che riteneva necessario un aumento dei salari senza un aumento dei prezzi, che avrebbe neutralizzato comple– ta.mente, in breve, il primo. Ed è vero pure che uno dei capi del Lavoro, - J ohn Lewis, si espresse, in linea di principio, contro ogni formula governativa che tendesse a vincolare sia i prezzi sia i. salari. Ma non è men vero che alcune Union i (e le Uniorii americane, si.sa , hanno no– tevole autonomia nel.la loro politica- sind acale), i cui ade– renti lavorano i n indus trie a profitti non larghi e le cui richi,este salariali dipendono solo da un aumento 'dei prez· zi dei generi da loro prodotti, sono favorevoli appunto· al rialzo dei prezzi Qi tali generi. . . Del · resto, a questo atteggiamento sta venendo- incon· tro pian piano l'O.P.A. stessa, la quale oTm·ai·vede la ne– cessi~à d\ una più flessibile politica dei pre,:zi, che, se pure con mfimte cautele, tenga conto delle necessità· di quelle ind1;1strieche, con gli attuali prezzi, non raggiungano un ragionevole profitto. In ogni caso, ciò non significa affatto che il Governo ab· bandoni la politica di controllo dei _prezzi Al còntrario esso la giudica addirittura vitale ·per l'econo 0 mia americana'. La sua linea di condotta è influenzata. ne)la stessa misura, da due timori ben radicati_é saldi : la minaccia dell'inflazio– ne e quella degli scioperi. Non lottare ad oltranza contro .questi due pericoli che incombono sulla economia -·america– na. e non òstacolarli aon tutti i mezzi significa· giocare la prosperità nazionale dei prossimi anni E Truman è ben deciso a· non deflettere da quello che giudica il suo primo dove,re, anche se, nella prati:ca, cerca di smussare le aspe– rità prodotte dalla sua politica, in una visione,· che· possia· BibliotecaGino Bianco mo chiamare senz'altro « umana », dei bisogni e degl'i ,inte- ressi più svariati. · La situazione monetaria americana è pericolosa. Il de– naro è abbondantissimo e preme in ogni direzione. Sicc9me i:ton tutto può esser prodotto in misura talé da soddisfare la domanda, nè tutto può esser prodotto rapidamente; , i prezzi liberi avrebbero uno stimolo irresistibile all'aumén– to. Il pericolo di una ta-Je prospettiva è così evidente che ·si capisce come il Governo rimanga fermo nella sua politi- ca, anche se si deve riconoscere che questa politica, di ne– cessità, ha notevoli manchevolezze. Si comprende come il Governo americano, che ha speso miliardi per contenere i prezzi durame la guerra, intenda persistere su tale Ji. nea di condotta, proprio ora che il pericolo dell'inflazione si è fatto più pressante che mai. L'altro pericolo che costituisce l'incubo della classe diri– gente americana è dato dagli scioperi. L'Òndata crescente di essi pone in pericolo la riconversione, producendo l'arre– sto della produzione e gravi _perdite per l'economia nazio– nale proprio quando gli Stati Unìti potrebbero trqvar~uno sbocco per la totalità della loro produzione anche se incre– mentata all'estremo. FERDINANDO FAGIANI (C~ntinua) Borghesia e proletariato Che la borghesia conteliliPor,ahea abbia esaurito la sua funzione storica, perchè iillcapace di ~deguare la sua politica e la sua spiritualità alla nuova realtà so– ciale, è dimostrato dall'incomprensione verso quell'uni– versale moto di rinnovamento, che ha per fine ideale e pratico _ad un tempo la liberazione dei lavoratod, non. in ·quanto classe, ma in quanto umanità che ri– cerca le vie dell'unità e della fratellanza in una n1,1ova organizzazione internazionale. . La borghesia non 'possiede più un motivo ispiratore che guidL la sua prassi politica e sociale e che tra– scenda l'angusta sfera degli interessi economici, per tradursi in ,una visione aperta dd raipporti umani, che promuova sulla terra, alla luce di una nuova idea, la fondazione del regno dell'uomo, al di là di ogni limi– tazione di classe. La bor,ghesfa ha ereditato dal - feudalismo non -la 'dogmatica certezza· della legittimità delle disuguaglian– ze, implicita nel çoncetto divino dell'autorità e del potère, ma la psicologia dello sfrutt;amento, che con– sidera jl potere non come una investitura dall'alto, ma còme una conquista individuale.. L'atteggiamento del feudatario, che afferma apertamente l'ineluttabilità delle disuguaglianze sociali, è moralmente supeiriore alla ·p·osizione spirituale del borghese, il qruale; com– battendo in passato i privilegi di casta in nome del– l'ugu~glianzà e della dignità dell'individuo, conserva e convalida quelle disuguaglianze, e non in virtù di un principie trascendente, che sanci:sca e imponga un ·ordinamento gerarchico, quale esipressione terrena di una scafa di valori che tragga la sua gJustificazion-e da una gerarchia celeste. · ·n borghese nega in astratto le disu.guaglianze,_ per– c~è non c:ede int_imamen,te alla legittimità dei privilegi, siano essi dovuti alla discendenza o alla fortuna, ma, accoglie!!do il principio della _lotta per Pesistep.za é della -selezione naturale, e i.ns.erendo arbitrariamente neWambito della cqnvivenza· umana· 1a legge del più forte, che è legge di natui;a , n on può non accettare la sopravvivenza di quegli st ~s.si privilegi, che sarebbero il risultato del contra.sto .e. del successo dovuto ai me– ·riti '.individuali. La psicologia· del borghese è perciò caratterizzata dalla coesistenza di .due motivi contrad– dittori : egli crede, da un lato, al potere benefico della libertà, come indefinita possibilità di. affermazione in– dividuale e di riconoscimento del mecito nel gioco delle forze rivali; ma non può, d'altro lato, sottova1utare la forza cieca der caso che, inseparabile dal successo come dalla sconfitta, introduce nel. mondo degli uomini .un elemento ipermanente di ingiustizia. L'acquisizione del privilegio. riveste in tal modo n~lla. p~icologia. del borghese,_ quel cara~tere di _prov~ v1soneta precaria·, connessa- con la cattiva c0sc11mza, che determina il feroce attaccamento alla ricchezza e l'inerzia spirituale; che ,della bor.ghesla, tramontato or– .mai il s-uo periodo eroico, ha fatto una classe; che e-del

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