Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 11 - 1 giugno 1946

CRITICA SOCIA.LE 175 'l) di limitare od èliminare là protezione per quelle in– dw;ta-ie che, -per lai · loro, nat'llra. non eo.rrispondente alle possibilità ambientali del Paese, non dprebbero adeguato -affidamento di poter vùvere, sia pure d,o-po un certo periodo di assesta,mentÒ, su sane basi economiche; · 2) di cssicurare. una '.·modesta temporanea prote7li-one a quel:I:e nuove industd e sostfrutive, che si ritenessero capaci di affro-nta:,re, do.po un certo peri,odo di avviamell'lo, la con- correnza .internazionale; 1 · . .3) ·di, garantive una adeguata protezione a quelle· indu– strie .o a quei settori agriicoH pròdùttori di beni ·iindispen· sabili per la vita ele_mentare del Paese, beni (per esempio, •.girano) la cUJi,totale mancanza potrebbe mettere H Paese in condizi,oni di inferiòrità, 1110nsoltanto, in caso di guerra, ma . a111chein ·caso .di wmplice -tensione. internàzio:Qale, .o di· guerra tra aJ,ltre potenze a cui iil nostro Paese fosse estra– neo, ecc. Se. .l'ltaLia dovesse, 'per esempio, dipendere al 100% dall'estero per il suo fohbi-so·gno ·di gira~o, indipen– dentemente dalla question~ guerra, si troverebbe impossi– bilitàta a .svolgl}re an7che all'interno una poli~ica sociale aut-O·• · noma, ece. In a1tri t~rmini, vi sono dei, biisogni- vitali, ele· rluintti-ri, minimi, che o•gni<complesso u.màno tende ad assi– cumi:si, in mòd,o autonom,o, ,soppo,rtarwio, se· del_ caso, una maggior fatica di qtielLa che done.bihe sopportare se facesse dipendere da terzi la soddisfazione ru~ qu~sti bisogni ele– meintaru. SUJP1)oniamo·, ad esempio, che J'ltaHa non avesse avut•o -cerealicoltura .e che, .a ·causa di ciò, durante questa guerra ·avesse tenta<to ima politica di neutralità. E molto difficile poter s~apHfre se talé poljtica sarebbe riuscita, men– tre è cevto ·che 'in o·g,ni caso ·essa non avrebbe avuto riforni– menti di grai:,o dall'estero, oon le oo-nseguenze· catasiirofiche che sr possono immaginare. Allo stess,o modo che un coin· plesso industriale rifornito di energia da società· produttrici estern·e tende a crearsi un ,impianto ·autonomo di ·energia cui .-icorrero in caso di sospens.ione delle forniture, e di cui s·ervirsi anche eome strumento-di négozi-azione, così, ·a mag– gior ragione, un' Paese, anche a cosi.o di dover &o-pportare qualche sacrificio, non può .rinunciare co1npletamente _ad UI)< minimo, ,dr alimentazione -autonoma. . Politica di piena occupazione. Comunque sia congegnata La nuova tariffa, è evidernte che es·sa •do-vrà tendere a creaire una struttura industriale che . consenta l<apiena ocoUipazione deHa man,o d'opera ~on tra' sf erib-He all'estero. Come a:bblamo già ri,levato• infatti, la teoria dei, òosti com– parati ha un ~~nso se essa riflette non soltan,t,o il liber-0 scambio dei rprodoui, ma anche quello dei capitali e degli uomini,. Nel caso· che tatle ,libero _scambio <I.egli uomini non fosse consentito, e che gli altri Paesi fosseir,o unicamente diisp-osi:i ad inviarci mè~ci o capitali, .ma n-on èonsenzienti a riceyere in cambio uomin,i o nostre merci, è _chia1·0che ,nel nostro paese si<creerebbe una èsuberanz.a di mano d'ope– ra tant-0 _maggio.re quanto più grande fosse la possibilità dei .p,roduttori esteri dv scavalcare le nost-re modeste fron– lliere doganali per piazwre in tutti i, settori le loro esub'e· ranze di produzione. Evidentemente dò creerebbe una riduzione del costo della v.ita nel nostrò Paese, e una -riduzione dei costi nelle in,du– strie, ·che peraJ'tto no·n potirehbe essere tradotta in termini di es,portazione, qualora - come g,ià detto - anche gli altri Stati non ci seguissero nel ribasso delle posizioni tariffa,rie, o nella elimiriaziòne dei contingentamenti, ecc .. A mio avvi~ i li<b'eristi non teng-Oiho abbastanza presente che la merce lavoro, a diifferenza delle a1tire merci, ha un oosto di ·qiantenimento che esiste senza interruzione, anche se essa non viene impiegata. Il mantenimento di lavoratori disoccupati e del,1-eloro fami,glie costa all'economia nazio, nale press'a }>ow' quanto il m.anteniimento: di laVlOrato•ri oc• cupati. · Il oosto ai una cocta frazione del lavo-ro irazionale pertanto è dato dalia diffe.renza tra il oo~to dei lavoratori nonnalì e il ()\>Sto dei disoccupati,. Tenendo presente questo elemento è evidente 0 che sia la massa dei aisoccupalli pe:r:– manente, sia quella dei• disoccupati stagionali, può avere. possibilità d'impiego che, oonsigerate da un punto di- vista strettamente aziendale, potrebbero sembrare • precluse. È ovvio quindi che soltanto -un'economia. svolgentesi sulla base di un pi•ano,·statale può nisolvere 1 tale problema, ope– rando, o con la difesa dli certi settori industriali, o con la– vori pubblici, o OOD quanto altro possa servire in un mondo in cui non eeista J.a: lihèra ci-roolàzione delle merci-, degli< . uomini, ""1lei capitali, all'aLtuazione di una politica nazio-- . nale di, piena occupezi.fne. - B1blìoteca. Gino Bianco Q'u.alclie con,sideraziione gernerak. Benchè queste no.te non abbiano alcuno sfondo politico, prima di chiudere m,i sia consentito fare· qualche copside• razione di oorattere geneirale. • , I): molto foequente sentire compagni socialisti inveire oòntro i grossi .gruppi in,d,ustrialii, contro i mon-0poli, con– tro la pro,rezione, e reolama,re·fa-azionam~ti e ritorni libero· scamh~sti<. . . A mio avviso tutto ciò è indiice d,, una mentalità antimar– . xistica e picoo!9- I:iorghese. La concentrazione del capitale è un f.enomèno naturale dell'eoonomia capitalisti,ca, che deve . trovare là sua soluz.ione im misure· di earalterre ~o-cialis.ta, oollettivista, e non in assurdi tentativi di fare. a .-itroso il cammino delJa storia. Il, protezionismo è ·un _fenomeno mondiale conseguente all'imperuilismo economico• e non pott·à esse,re ehminafo se non col superamento di questo imperialismo, e oon la vittoria del socialismo sul ,piano mondiiale. È possi,bile che· l'uno o l'altro Stato capitali.sta, ·a seoonda delle particolari COllltingenze, si faccia promotore di •·iduzioni doganali. Ma per le stesse rag,ioni,, opposte però, per cui uno Stato yuole il liberismo, altri Stati capitalisti che si trovano in fase storica difensiva tenteranno ·invece di difendere H pr,otez,io• nismo nelle sue varie forme (dogane, tairiffe preferenziali,· contingentamenti, ecc.). I ma,teriali rap,porti di forna tra le diverse potenz-e servi– ranno, sì, a stabilire •in che modo le opposte esigenze do– vranno essere a1l'atto .prati·oo mediate, ma il puntare sulla carta di un adeguamento dell'economia capitalistica mondiale ad_ una formula di libe,ro scambio di merci, u,omini e ca– p·itali, è siemplicemente illusorio ed utopistico. Gli uomini di Stato•, gli eeon,omisti, per qu~nto grandi possano essere le loro intime- sim.p,a.tie m,i -confronti di una società internazi-onale inteinta a scambi pacifici e inòontra• · stati, all'atto, rpratico, nella realtà ·contingeri~e, non potranno n,on teiner co·nto di qn'!illa che è la situazione ,reale, e di quelle che devono essere le profonde. trasformaz·i,oni a cui · tutto l'apparato p,roduttivo- e politico mondiale de,;e esserè ·soUoposto 1>rima che si possa realizzare quell'unico grande mercato di scambi-o• che tutti, come è ,ovvio, auspi,chi-amo. VIRGILIO 0AGNINO Precisazione di idee U110 degli equivoci iu cui cadono molto facilmente giornalisti anche. colti è quello di ideiitifìcare il pro– letariato _co:1la categoria d,ei poveri e di equiparare la lott3: soc1_ahst~ con (lUella contro la povertà : per que– sta 1denttfìcaz10ne si parla spesso di proletarizzazione dei ceti me_dii,_e i:1 ispecie di quello impiegatizio, e si fa della facile troma sul benessere di cui godono alcune categorie di operai qualificati e una notevole parte di contadini ~zadri, in confronto al malessere di· cui soffrono le "vaste categorie degli· impiegati di ordine e. molti dei funzionari pubblici. Per fugare questi equivoci è sempre bene richiamarsi alla ben di versa concezione marxista del proletariato. Ciò che in ·questa concezione ha -importanza decisiva non è la povertà, ma la posizione subo·rdinata dell'ope. raio !!ella fabbrica, posizione che è comune anche al bracciante agricolo e quasi comune al mezzadro, · se pur si affermi che quest'ultimo non è giurid1camente un dipendeute, ma un quasi socio : ciò che caratterizza veramente la lotta socialista per la emancipai.ione ope– raia non è la conquista salariale (spesso diretta solo a ragguagliare la remu'nerazione all'aumentato costo della vita per· il rinvilib della moneta), ma una pià attiva partecipazione al processo produttivo, Marx precisava che nell'economia borghese la cooperazione degli ope- · mi nella fabbrica avveniva per la volontà esclusiva del capitalista (e oggi con maggior esattezza si direb– be dell'iniprenditore, del capitano d'industria) e nel– ·l'econoinia socialista avverrà per la volontà degli ope– rai stessi. La. rivoluzione -socialista si realizzerà e apparira m tutta la sua grandezza quando i l;i.voratori della fab– brica saranno capaci di gestire per loro opera la fab– brica, ·collaborando fra loro per volontà propria : il so– cialismo si viene attuando grado a grado, in quanto 1 gli ope:ai della fabbrica gior:10 l?er giorno acqu'istino la coscienza della· loro partec1paz1011e al complesso fe-

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