Critica Sociale - XXXV - n. 24 - 16-31 dicembre 1925

CRITICA SOCIALE 309 contro il « convento » e il-casermone non valsero a cancellare le benemerenze del « partito », e della sua formazione organica, segretamente o anche palesemente invidiata iri più occasioni da altri · gruppi politici, anche forti ed insigni per valori persona.Li, i CJ,Uali sentivano quanto fosse cagione di debolezza, -a certe ore, il fatto che questo o quel– l'uomo o corrente, dopo essersi avvalse del partito _come forza collettiva (magari improvvisata e fit– tizia), rivendicasse la sua autonomia personale o particolate quando ciò gli tornava comodo, dando 'il calcio dell'asino al partito iil cui aveva .bevuto o (per dirla. alla moderna) con cui si era « va- lorizzato » • · Ma dilungarsi a illustrare l'importanza dell'or– ganismo « partito », e a spiegare la naturale vo– glia di chi crebbe nella milizia di partito, per 'inquadrarsi iµ un partito viciniore pur di noni sentirsi isolato e sperdµto come il soldato sban– dato dopo una sconiitta, è pienamente sup,erfluo. Nòn è tprse inutile, invece, e·sporre alcuni argo– menti che devono far guardinghi i nostri compa– gni dal ce·rcar,e asilo ( qui la parola non ha alcun sens,o che non sia nobi1e) in a1tri ricove,ri, poi che il nostro r'icovero fu soppresso. Nessun senti– mento- o sentimentalismo, per quanto elevàto in sè, deve fare smarrire il senso preciso e la netta coscienza di ciò che fu il nostro socialismo, e del dovere di ~erbargli 1ede anche se la sua organizza– zione ufficiale è distrutta. La tessera è importantissima i cosa, ma lo spi– rito è incomparabilmen~e più im_portante. E co– loro che misurassero il valore def socialismo uni– tario dagli anni della su{I.tessera anzichè dalla lunga tradizione del suo spirito, commetterebbero lo 'stesso errore d,i chi grndicasse spento quello spirito perchè la sua tessera oggi è proibita: 11 nostro socialismo è antico Cl.1 più che 30 anni,· e si affermò e si temprò attraverso lunghe bat- taglie. · . Fu quasi subito dopo il Congresso di Genova, 1892, ove si fondò. il i< Partito socialista dei lavo– ratori italiani )) , che la lotta .incominciò. Da una parte, vi erano pochi intransigenti puri, per ra– gione di costituzione mentale,, o per ragione di a!Jibienlc; e molti intransigenti ... impuri, cioè in– Lransigenti a. parol,e, che. poi nella vita pratica peccavano 7 volte al giorno, e anche più. Dal– l'altra, con Tttrati e .l:'rampolini alla testa, vi erano i realizzatori, che non già dispregiavano l'ideale, o lo mettevano in dissic1io coll'azwne, ma volevano che i due elementi si fondessero in ar– monia di vita; e· che il socialismo vivesse nella realtà; e che - poi che neJla realtà conviene transigere - dicesse, confessasse, pro~lamasse~ senza ipocrisie, che esso era lransigenle. E che cessasse la bugia di votare la fiera intransigenza ai Congressi, salvo ciascuno, a casa sna - per « specia1issiIJ1e situa~ioni locali » - far più o men di soppiatto le ~llean.ze. E che finisse la burletta di tonare nei comizi, che « tutti i Governi borghesi si equivalgono », e Cli coprire d'ingiurie i Ministri, salvo bazzicare per le anticamere dei Ministeri e postular lavori pubblici e concessioni. .. collegiali. E che terminasse la mala consuetudine d1 co– loro che, ad ogni sciopero, proclamavano la irre– ducibile ragion di classe, e poi finivano ad accel– t~re il ooncordato - cioè la -transazione --- come tutti gli altri, ma prolungando lo sciopero di 24 ore di più, e protestando che « capitolavano )) per il tradimento dei vili riformisti. E tralascio la elencazione, per -due buone ra– gioni: che quanti, socialisti o organizzatori, diri– genti o « gregari con gli occhi aperti >), banno vis– suto nel .Partito e nei movimento operaio da 35 o 25 o 20 anni, posso:g.o aver veduto tuttociò nella / Biblioteca Gino Bianco • loro esperienza; e gli altri, i giovani che videro solo il dopoguerra con l'eccezionale tumulto di passioni e di impulsi e di programmi e di falli– menti, possono tuttavia• avere una'. idea di quel 1 contrasto tra la realtà e l'ideale, tra la necessità e l'aspirazione, guardando il partito massimali– sta: sempre, sia sull'Aventino che nella Confede- - razione, dieci passi a sinistra da noi, per «tenerla distanza)); sempre su per giù simile a noi, nel fatto, ma con atteggiamenti verbali ed ~tetici che lo· facessero distinguere, come un pennacchio rosso vale· a far vedere chi lo porta, tra mille; sempre pronto a imitarci redarguendoci e a rim– proverarci come e;.olpa nostra se esso mm na faltò ... la rivoluzione. Vedi episodio d~ll'Aven– 'tino, che vale come paradigma per tutti .i casi e per tutti i tempi. - Badiamo bene. Questo dissidio tra ideale e real- . tà, tra aspirazione e n~sità, tra poesia e vita, tra avvenire e prejente, tra mèta e strada, OO!neè il sincero tormento delle anime religiose, come è il cruccio dei poeti, così è anche uno schiçtto du~lismo che s'agita inevitabilmente in ogni « ,sov– versivo », in ogni .uomo, o ·classe, o partito, che aspira a un ordine nuovo, ma frattanto vive ed è costretto a ·operare nell'ordine vecchio; che anela a un mondo sociale più bello, e per intanto deve vivere in questo, risolvendo il duro dilemma: o astrarsene per negarlo, co~e facevano pochi anarchici puri ed innocui; o accettarlo - che vuol dire subirlo - ma operandovi dentro per trasformarlo. Con che si entra sul terreno dei r,eale, ciel graduale, del relalivo, del pragmatico; e non è più questione che_ di gi::_adi,modi, e m_i– sura. Enrico Ferri più di 20 anni fa asseriva che il mondo• avversario non si muta dal di dentro, ma standone fuori;_ e quel mago di _similitudini lusin– ghevoli e_ingannatrici portava un paragone, che abbiamo risalutalo di reoente sull'organo massi– malista, come una vecchia conoscenza: il para– gone del carrozzone, che se tu, ci entri, e premi sulla parete di fondo, esso non si muove; ma se ne stai fuori, e lo spingi, lo fai andare. E il pa– ragone era per l'appoggio ai Ministeri (si era al– lora al tempo dei (joverni Giolitti-Zanardelli, con– trapposti a quei di Pelloux o di Sonnino) : cnc si dovevano incalzare, sollecitare, sospingere, « urgere )) , ma :restando fuori dal la maggioranza. E il giorno in cui quel Governo meno peggiore, pel nostro stimolo, volgesse a sinistra, e si for– masse 'una coalizione di destra contro ,di esso, si doveva fieramente ... lasciarlo cadere! AssuTdità che non reggono alla prova della realtà poliLica, Ja quale non è semplice come ... la manovra de.i vagoni nelle stazioni ferroviarie; e che tuttavia estasiavano le folle come tultora sod– disfanno quelle schiere proletarie seguaci del I' ;l– vanti, che obbediscono al bisogno, innato neJl'uo– mo, di illudersi e confortarsi, con una intransi– genza verbale, deHe continue transazioni a cui la vita le piega nel fatto. ·· ••• Questo dualismo perenne€ mendace - che csi– sle nel grembo d'ogni gruppo, e nel seno stesso d'ogni individuo - assume un tristo aspetto e va– lore di immoralità quando serve alle fortune di uomini o dì trazioni o di pru;titi, a spese di altri. ·Quella odiosa ... diYisione di lavoro, così con– sueta nel piccolo ambiente della Sezione e della vita locale, come nelle più vaste arene della poli– tica parlamentare o sindacale; quella divisione di lavoro - o più esattamente, quella brutta com– media, che poteva -diventare taiora turpe farsa, e talora cruenta.tra~dia - è ben conosciuta.

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