Critica Sociale - XXXIII - n. 22 - 16-30 novembre 1923

• CR!'11CA. lociALI e via. E questa è' la tanio famosa e ~nto fraintesa « dia- lettica hegeliana •. · Ora, agli effetti delle precedenti spiegazioni dell'Uni verso, ,scopo e contenuto dei varii sistemi dell'antica fllosOlfla,che conseguenze portava la scoperta di Fichte? In succinto queste: che tutte le eluculirazioni, anche a ' prima vi.sta più aJStruse e paradossali, dell'antica filo– sofia, per quel ch•e riguarda le pretese spiegazioni del– l'Universo, erano da oonsiderare in •certo modo come parole ,scritte a rovescio_ (come chi; per e,s., scrive,sse oànom invece di mondo). incomp1'ensibili ed assurde se, lette alla maniera comune,, ma (li seriso piano e corret- ti•s~imo ,se lette in .senso, contrario. · · Cosi chi, prima di Fichte, leggesse per esempio gli ,scritti di un !Filone, di un Valentino; di un Origene, di un Proclo, ·di uno Sooto Eriugena, od ·anche dello stesso Spinoza, di fronté al fatto che ·cootoro parlano del mondo• • invisibile e soprannaturale, con la stessa. sicumera e ricchezza di partic.olari, con la quale un Narn,en parle– rebbe del Polo, o uno Sven Hedin della Mongolia, non aveva che due vie da scegliere. O inchinar,si riverente dinanzi al privilegio' stupendo, incredibile e sublime di tali uomini, cap_aci di conoscere cosi bene cose poste fuo,ri da ogni :POtSsibile e reale esperienza, oppure me– ravig.1iarsi che ,sim11i fole. e baggianate abbiano potuto albergare in testa a gent.e seria e tròvare anc·he credito presso terzi. Viceversa, dopo Fichte l'enimma è sv,elato. Cotesti va– lentuomini, i. n sosta,nza, non fecero altr-0 che e,saminll!I'e, analizza,re .e descrivé.re fedelmente· i rapporti tra fllo– so:fla • .sci,en za - sapere c omune. (il. che non è certo cosa <La tutti, ma non è affatto assurda); e affe·rmaxono• in tal guiJSa ,conpetti per nulla ,strabilianti, benchè poi .tali dov·eS6ero apparire ,e fossero, una volta avulsi dal pro– prio terreno sul quale erano nati, ossia il terreno della analiJSi deU'atiività conoscitiva. ·se io dico, per esempio, che la nozione astrattissima· e. vuota -del • conoscere » e· del « sapere » si concreta in una prima tappa nelle forme gerierali.ssime ael cono– Gcere e del sapere, ossia in categorie logiche come quan– tità, qualità, causa, mezzo, tflne, relazione, successione, processo, in-dividuo, t-Otali tà, essere, divenire, e cosi via, ancora astratte e vuote anch'a<ise, ma gJà assai meno; in una seconda tappa nelle nozioni generiche delle va.rie leggi, !l'egol-e,idee generali, classiftca-ziorii; e solo• in 1,1na terza ed ultima tappa nelle- cuse i.n~ividue e, .particola– reggiate, ricche di plastica e viva pi,enezza ,ed evidenza: io non dico, certo .nulla di troppo strambo e strabili1mtP. · Orbene, quando un Plotino o un altro « mistico• » de}.lo stesso calibro ci viene a dire che l'Uno in.sondabile ed ineffabile, mercè il suo rfl 1 gliuolo Unigenito, il Verbo o qualche altro simigliante essere miritflco, e· succe,ssiva– mente mercè più numero,se deità inferiori, angeli, de– mofiii, spiriti o che so io, ha creato o vien di continuo creando quanto •sta e \'ive nel delo e sulla terra, egli non fa -che dire la ,stessa preci-sa cosa, solo in forma alquanto fantastica e stramba, tale da far girare la testa al buon sen,so ed all'esperienza corrente. ..** Ed ora: saTà meno (lifflcile dare un giudizio sul carat– tere e sul valore délla tfllosofla di Giovanni Gentile. ·· Il Gentile, in fondo-, è uomo che. ha letto e studiato, se anche non troppo, Kant, Fi<;hte e Hegel. Un 'PO' li ha capiti .e un P()-' non li ha capiti. COIIl clò -egli si eleva ·già di assat al di sopra di tutti i · fllosoJl. pos te,riori a, Hègel, come qÙelli, che non solo non hanno capi.to, ma non hanno neppure· tentato di capire, e per i qua li tutto lo ,stupendo ed iruaudito mo– vimento di pensiero che va da Kant. a Hegel, ,e che è di valore cosi decisivo e deiflnitivo, è come non fosse mai stato. E f:ra costOll'Os0no da mettere non pure quegli • autodidatti • .e filosofi di occasione, che sogliono scri– vere in materia di dllosofla cose· orripilant,i; non pure color6 che, più o meno one.stamente, esercitano il me– stiere di professori t.itolati e stipend.iati di • filosofia teotet1ca ., •morale» ed (ahimè!) di. •pedagogia•, ma anche uomini di distinto ingegno ed attitudine flloso.llca, qua1i un Antonio Labriola, un Benedetto Croce, un Win– delband, un Royce, fllo~ofi aù-t.entici, e genii a.lati della speculazione, come uno Schopenhauer ed un Bergson. Di guisa ·che il mio. giudizio critico sul Gentile nol,l ha un sign:i'flcato osUJé e dispregiativo, ma è già un elogio;e non da ,poco. D'altra parte il Gentile, in que,sto suo libro, pre,scin– dendo da errori e manchevolezze di carattere secondario, cade in una colpa gravissima, confondendo di continuo tre ordini di ricerche, che invece era vitale tenere net– tainenie distinii, non fosse altro per non accrescere inu– tilmente la difficoltà dell'intendimento, da parte dei let– tori, <li studi e problemi -già di per ,sè estremamente difficili. Questi tre differenti ordini di ricerche scino: la te.oria della conoscenza, la teoria -dello spirito, la 'logica. Accade così che anche un lettore di· speciale levatura e competenza, capace <li riCrovarsi con facilità e fami– gliarità in argomenti e .in un frasario che ai non avvezzi può fare l'effetto di un delirante abracadabra, rimanga alquanto co,nfuso e stancato dal continuo saltare del Geniile di _palo in frasca. Questi ora ti fa un accenno di storia <lell,a fllosdfla, che interrompe sul più bello, ora ti discute una que,st.ione d_ilogica, ora ti •dà di sfug– gita una capatina nel fondamentale problema gnoseo– logico, ora ti e-spone •una teoria de.Ilo spi,rito, ora si avan2Ja a·l1ditosulla via delle sue più recenti intuizioni, ora invece riscode\la qualche sua vecchia tesi di altri tempi, ·che ,stona stranamente col resto. Tutto ciò alla rinfusa, senza un vero metod:o nè ordine razionale. In altri termini « il discorso non fila •. L'esposizione oaotica e di6organica tradisce, anzi esprime chia.ramente la màncanza di un pensiero organico. Quale diversità, per esempio, fra questa Teoria qene– rale àello Spirito e la Evolution créatrice, tutta chia– rezza, tutta ragionata <li g,etto, del Bergson, che pure, specu~at.ivamente, sta di qualche gradino al di sotto del Gen~ilel Ciò è tanto più da -deplorare in quanto realmente, pre.se una ad una, le varie tesi ed ,o,sservazion1'del Gen– tile sq no 'esatte, e talune anzi profonde e flntssime. La verità vera è che il Gentile, pur es.5endo arrivato ad intuire con sufficiente chiarezza come ,stanno le cose e ad afferrare il bandolo della complicata matassa, non è ancora in saldo e pieno possesso Uella verità, come egli ste,sso del resto confessa con lodevole franchezza nella prefazione. Egli è nella posizione di chi detiene una cosa di- fa:tto, ma non ancora, '(ii diritto, o, per usare una frase consuet,a di Fichi.e, il suo è un • saper effettivo, ma non genetico •, come è quello di chi afferma cosa sostanzialme.nte esatta, ma non sa giustificarla con ra– gioni chiare e convincenti, perchè conosce la cosa, ma più per intuito che « a 1·agion veduta ». In un errore vero e proprio, 'e. non lieve,. cade però il Gentile co1 giudizio, totalmente sbagliato, che egli dà della Jl.loootfla'di Hegel. Egli la: critica come se &5sarap. presentas,se un regreSiSo ed una involuzione dopo le sco– perte di K_ante 'di Fichte. Hegel sarebbe come quei cat– tivi ·cri,stiani, stimmatizzati nena seconda epistola di Pietro, che erano ricaduti nel vizio e nell'idolatria, come • il cane tornato al suo vomito• e « la troia lavata tor– nat,a a voltolarsi nel fango». Le cose stanno però ben altrimenti. Nonchè al di qua. •dell' « idealismo aSiSoluto», come crede il Gentile (ossia della scoperta di -Fichte, che tutto il contenuto materiale del conoscere va consideratct come produzione del cono,. ,scere stesso), la•flloso1l.ahegeliana trovasi completamente di là, ossia per essa quE!lla scoperta non cootituisce più. ~ come in Kant e Fichte, lo scopo e (il contenuto unico e pr-edominante, ma è invece il naturale e tacito presup– posto di un ulteriore svolgimento ed applicazione. Tutta la celebre, lunga e stupenda prefazione della Fenome– nologia àello Spirito, si ri1So1ve,, nei punti culminanti, in una polemica contro Fichte e Schelling, '<l>i quali Hegel rimprovera di essersi fermati alla scoperta dell'As.5oluto, cioè della il'ivendicazione a sè, da parte del conoscere, di tutto Jl pro,prio contenuto, senza curarsi ult.erior– mente, -o- pure cur.and06i in maniera troppo infelice, del • rinnovamento ab imis dello scibile•, conseguenza logica e_ necessaria di tale ultrarivoluzionaria scoperta . Perciò quando il Gentile tratta lo Hegel al pari di uno Spinoza,. cioè di un prekantiano tipico, mettendo. sullo st.e,ssopiano la• Logica• di Hegel, (Gentile dice « Logo • e già in questo termine, non mai adoperato da Hegel, c'è tutto il frain1endimento da parte del Gentile) e la Substantia sive Deus dello _Spinoza, egli dimost,ra chia– ramente di non avere su questo punto capito niente. Perchè almeno i1 lettore ci capisca qualche cosa, ecco di clie si tratta. Nella Enciclopedia àellr. Scien.z-e fl,loso(tche, che è l'esposizione più organica e sistematica del suo pensiero, . .

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