Critica Sociale - anno XXXIII - n.7 - 1-15 aprile 1923

CRITICA: SOCIALE 101'> prendere la opportunità contingente e, 'd'altro lato, capire e compatire la antica e- irreparabile consue<– tudine, divenuta un bisogno fisico - la&ciavano du– bitate che perdurasse_ il concetto restrittivo di una libertà ripristinata per i. .. liberali, e limitata grande.- . mente per i socialisti\ salvo che questi non si fos– sero rassegnati a. denaturare, a denicotinizzare. pro– fondamente il loro socialismo, riducendolo ad ~na specie di partito operaio armonizzante le sue aspi– razioni e .il suo mov.mento con la classe l:>orghebe: .. Nel .dibattito ,svoltosi sulle -colonne del Corriere e della Giustii.ia, intervenne 1a Stampa, obiettando al primo che la concezione di un « liberalismo. pu- . ro ,i (1,artito o Stato che sia) iJ. quale sta fuori e al disopra delle parti in contesa, per dominarle o mo– rlera rle con la filosofia o con la legge, è pratica– mente un'utopia. Lo è tanto, che il Corriere, es.po– nente teorico di tale concezione, in effetto inte rven– ne' nella contesa e parteggiò· per la parte che ora vorrebbe infrenare, e del cui audace e sp'avaldo in-. cremento e spadroneggiamento òta s'impaura e si duole. Nella politica - dice in costrutto ia Stampa, con un realismo che. nori- si può disconoscere - vi .sono forze in contrasto continuo (questa. affermazio– ne vedemmo con piacere espressa con aperto ardi– mento da Benedetto Croce in questi giorni) e chi ri– fugge dall'appoggiare, o anche solo ,dal consentire il lib_e'ro gioco dell'una, non può stupirsi o dolersi se l'altra giganteggia e prevale. Peggio poi, se ha addirittura favorito il crescer di questa, sia pure con il proposito e l'illusione di dominarla al tempo op- portuno. , E concludeva, la Stampa, sostenendo non potersi parlar di rinascita liberale, senza la organizzazione e il potenziamento politico delle masse : non poterst illudere, in a1in termini, di restaurare la libertà per, la borghesia, e di negarla o limitarla ai lavoratori. In un successivo articolo (30 Marzo) di risposta a certe ferocissime proposizioni· dell'on. Mussolini in Gerarchia contro la Libertà, cadavere decomposto, di cui la gente è stanca, il Corriere deUa _Sera pa– reva realmente assurgere alla vfsiòne panoramica del problema, lasciandosi trascinare nel fervore pole– mico ,a questa arguta e preziosamente verace dichia– razione: « Accade ogni tanto che gli ,uomini siano stanchi della libertà, ma sopratutto della libertà ... degli aitri "· Ecco, iinplicita e sottintesà, la formula vera, la formula piena: non si puq essere stanchi; o bramosi, della libertà altrui, o della propria. La libertà, comè •l'aria, è di tutti. E'' un mezzo (fu detto anche in . questi giorni):, un mezzo ambiente, un'atmosfera in cui ci si-muove tutti, e senza della quale, pitt o men • presto, tutti si II,1uore d'asfissia. Quando il Corriere avrà fatto proprio e assimilato bene questo concetto, si sarà posto sulla buona ,via della rinascita liberale. *** Alla quale rinascita (qui è l'aspetto del. problema più praticamente politico) può avvenire che gli inte– ressati di parti diverse possano e debbano « colla– borare " quando che sia'. Quale i_lt&rreno e quaìi i t~rmini? , . Come in casi consimili, coloro che .devono colla– borare devono anzitutto serbare la propria persona– lità. E' vano che uno aei viaggiatòri imponga al compagno il bagaglio che dovrà· portar seco, e che il Corriere (per esexppio) prescriva ai socialisti il figu– rino•del costume •da.viaggio. Già, questo gettito dt merce in mare e· questi tra~ vestimenti, oltre tutto, no:r;i ingannano nessuno. E la zavorra, ,che si butta via, (e l'esperienza ba inse– gnato da aè, ai socialisti, sµ questo punto)·;. e qµanto all'a.bitQ, µ Socfa,liismo è il Socialismo, e ·non ·può . ' ino B~anco· cessare di esserlo· nè rinunciare a vivere, per sal– varsi. Il terreno - che implica anche il programma - il terreno comune è la reciprocità della libe'rtà, cioè la rinuncia o (ne1 caso nostro) la condanna ribadita al principio. della Dittatura e al metodo della vio– lenza; la riaffermazione del sistema della maggio– ranza, prnprio del Socialismo democratico. Questi concetti, e la sola eventualità di contatti con la. « borghesia " per un fine/ comune di li.b'ertà,• fanno inorridire i socialisti rivoluziona.rii, siano essi moscoviti, siano antifusionisti. I moscoviti sono lo– gici. Non si può lottare per la libertà contro una dittatura in Italia, e appoggiare una dittatura in Russia. i: rivoluziona.rii non moscoviti sono meno logici e lievemente più1 comici. Si dolgono ogni giorno delle percosse alla loro libertà, e dichiarano d'altra parte. di preferire- questa aperta reazione alle... insidie_ de– mocratiche. Perchè, pér loro, la libertà non è già ,il mezzo entro cui si combatte civilmente la lotta 'delle clàssi e dei partiti, con la possibilità della pro– gressiva vittoria. del più veramente forte anzichè dtd più violento; ma è il. mezz9 per i! consolidamento · della classe dominante. E quando la Stampa accenna a un'intesa che forse sarebbe stata possibile ed efficace nel 1920 o '21 tra •socialisti e li-berali-democratici, per scongiurare. la , burrasca che venne di poi, l' A 1Jant'i! si rallegra rr.– troattivame.nte che non si sia fatta, anzi si dà vanto di averla impedita e accusa noi di tradimento per averla solo pensata possibile. All'infuori delle assurdità e delle scei'nenze logiche e pratiche' a cui una intransigenza così casta con– duce - cioè alla situazione di prendere le hòtte e di rallegrarsi di prenderle - vi è indubitabilmente,· in questa nostra posizione rispetto a certi « liberali " che oggi rimpiangono e rivendicano la libertà, una partJcolare difficoltà, degli ostacoli psicologici ancor prima che politici e pratici, da superare. . E' istintiva petchè naturale in noi (e non ne van– no esenti· neppure gli spiriti critici piiù fini) una ri– bellione moralistica a questi atteggiamenti di libe– rali... stanchi oggi deHa propria servitù ma stanchi fino a ielfi (e stanchi domani) della libertà degli altri (applichiamo al Corriere la sua stessa felic~ formu– la). Si è inevitabilmente tratti - pu~ contro le nor– me di una politica freddamente reahst1ca - a giu– dicare e indagare più le intenzioni ctie il fatto. La massa, poi, da parte sua, e col suo semplici– smo consueto, mette tutqn fascio borghesi!!,_, pluto– crazia, fascismo, e crede che oggi al potere vi sia veramente « la borghesia " 1taliana, e non già t1na frazione di essa, con un conglomerato di forze e di elementi tutt'affatto sui generis. Onde non capisce, la massa, perchè e come una corret1te della b?rghesia possa avvei'sare la dittatura e invocare la hbertà, e spiega, antropomorfica.mente, il fatto, con l'orgoglio offeso del Senatore Albertini e col desideri'o d'e1:;ser lui al posto di Mussolini. Anzi, la massa, (anche quando non schernisce stoltamente la libertà come ... utopie piccolo-borghesi e democratiche) si comp~ac~ di· ve?erla_ t_olta an~h_e ai suoi padroni: sù per giù come gh Itahc1, asserv1t1, godevano di vedere i Longobardi sottomessi dai Fran– chi sopraggiunti. E non pensa che quell'arme della libertà è ma, del proletariato, è la vera arm~ sua, l'unica effica– ce, quando sappia adoperarla e serbarla. E. per :er– barla, la prima cosa è _non offenderla negh alt1: .. Non- pensa, la massa, che la libert~ è'. ~arxist1- camente, un portato della civiltà capit~istica, tal~ e quale le forme tecniche della produzione; ?nde .'! verissimo e « sincerissimo " che la borghesia non •

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