Critica Sociale - anno XXXIII - n.7 - 1-15 aprile 1923

,CRITICA , SOCIALE ___._,__.:.. ___ ___: _ ____::___,---- _ _!__ __ --:- ______ :..__ _____ ~--- 104' I. Dispute di liberali sulla libtrtà La libertà è evidentemente uno di quei « generi di prima '1i'ecessità » la cui importanza si SP.nte special– mente quando ·se ne è privi. Potrebbe paragonarsi alla salute, della quale nessuno s'accorge di averla, finchè l'ha: bisogna es:,er malati, per capire cosa si– gnifica esser sani. E anche la Ìibertà - proprio come la salute - flnchè ·se ne ha, si butta via, si usa male, salvo rimpiangerla poi. Il principale malo uso che si fa della libertà, quan– do la si possi,ede, è quello· di negarla agli altri. Ora in Italia (come g.eneralmente nei paesi di re– cente formazione e perciò di scarsa educazionP- poli- . tica) viviamo da anni ,in un periodo caratterizznto da questo fenoméno: l'alterna confisca, della libertà per parte della fazione prevalente; la reazione per turno. , · •· · Oltre questo gioco tragicament~ puerile 'della vi– cenda o rotazione della libertà confiscata, dell' · « a– desso toçca a me a essere il padrone », noi in Italia scontiamo anche gli effetti delle sorti che corre la libertà di chi non è con il regime leninista, in Rus– sia; paghiamo noi le cambi!j,li comuniste presentate alla Banca di Mosca. E' questa una delle po'che ma– nifestazioni concrete dell'Internazionale .verificatflsi finora. ~ Da qualche ·tempo-;- e· cioè da quando alcune cor– renti della' borghesia constatarono,· con strana·. me– raviglia, che la, Dittatura Fascista, sgominate le schiere socialiste ·e r_asi al suolo' gli accampamenti e i fortilizi del proletariato, cominciava a mietere anche nel campo degli altri partiti, compresi quelli che lo avevano incoraggiato, sorretto, e plaudito quandÒ picchiava addosso a noi - si· leva qualche voce liberale in rivendicazione della libertà. Più no– tevoli, per il loro significato e per la diversa posi– zione e per il dissenso espresso, sono in proposito . alcuni articoli del Corriere della Sera e della Stampa. Il Corriere detlà Sera e in una situazione certamente non chiara nè comoda del tutto. Ha precedP.nti che• lo compromettono, di connivenza o anche di aperta complicftà · col Fas~ismo in quanto fu met9do di re– pressione e di violenza contro le libertà dei lavora– tori e dei cosidetti partiti estremi e « antinazionali ». ·' Si prestò premurosamente a giustificare o (quando oerti episodii erano troppo gravi) a spiegare _quel metodo, esumando - per chi, avendole dimenticate, fosse incline a stupi.rsi di quel metodo e di quegli episodii - le malefatte dei bolscevichi, le vi'olenze rosse, gli scioperi a ripetizione, le disastrose ·agita– zioni agrarie, i boicottaggi, la occupazione delle fab– briche (fatto che, come avviene spesso nella 'storia, quanto più si allontana nel tempo, più acquista va– lore di simbolo leggendario, e più s'ingrandisce mo– struosamente, pàurosamente) e tutte le altre esage– razioni, errori, e bestialità, in parte vere,. in parte inventate o gonfiate, di cui il p'roletariato italiano paga ora il fio con un tasso d'interesse altissimo e mai più veduto. Oltre di· questo atteggiamento illl generale, il Cor– riere della Sera, e le correnti che ·a lui fanno capo, giudicarono i procedimenti del Fasèismo con vario criterio, secondo giovarono loro più o men da vicino. Per esempio, la marcia su Roma fu notoriamente avversata. dal Sen. Albertini, con p~role costituzio-' nalmente ardite, che di recente gli venivano ricor– date a rimprovero 'dal maggior organo fasqista; tanto avversata, che il Corriere,. nei giorni che si comp'.e– va quell'impresa, diremo così, riassuntiva -e di e.pi – logo, ebbe a patire una breve sospensione dai suoi uffici divini·. Ma quando, con lo stesso procedimento, . . Biblioteca 'Gino Bianco f\ con gli stessi metodi, benchè in scala da mille a uno; il Fascismd faceva un altro « epilogo », cioè coron.a– va le sue minori conquiste -municipali impadronen– dosi del Comune di Milano, il Corriere, chii aveva . sempre riferite senza commenti nè riserve quell e co'nquiste. minori, esplicitamente appròvava -qu.ei; :ta' di Palazzo Marino, perchè, nonostante la sua fama e il suo tono, neppur il Corriere della Sera si sottrae a quella malattia « proVinciale » che caratteri_zza an– cora la adolescente vita politica italiana, -e per lui e per il gruppo dei moderati lombardi il « Munici– pio » milanese ~ uno di quei tesori da imperniarci sopra il torneamento di tutta la passione di parte d'Ital;·a. , Or il « provinciale » - fenomeno di. fanciullezza - consist~ non solo nel veder grosse le cose di casa propria, nel mirare al particolare e nel non saper senza gran fat~ca assurgere all'universale, ma (nel campo morale) conduce a far per l'appunto c!'ome i bambini o ,i- loro coetanei adulti, i selva:ggi, nel giu– dicate e valutare eiò che è bene e ciò· che è male;· nel volere per sè e nel negare agli altri ciò che è dovuto a tutti, e che è bene in quanto appartiene a tutti, e solo in quanto qa tutti sia posseduto e go– d,uto. *** Il Corriere della Sera parte dal concetto che l'I- talia, per la prepotenza estremista e -per l'ignava e timida inettitud)ne dei governanti, era caduta in. si triste stato fra il 1920 e il, '21, che le medicine comu– ni non valevano più a risollevarla; o·ccor-reva la chi– rurgia, i rimedii eroici, sen,apismi, tivulsiyj e sa.ì lassi. La violenza fascista era non solo obiettiva– mente « naturale » in sè, per via della Nemesi stori– ca, come fatale portàto ed antitesi . della violPnia , rossa, ma aveva amebe una specie di le,:rittimita e di . giustiziia soggettiva; era il C!J,Stigomerit~to, ·neces– sario per rintuzzarla, equo per contrappesarla. giu– sto per puni,rla, Però, una volta raggiunto l'effetto, e messi in pari i piatti della bilancia, essa doveva cessare, rientrl'l;r nella fa,:ri:re,. riclar valore àl Parla– mrmto, ripristinare la Costituzione. Da- çni,esta concezione della violenza fascista come · di « i,-iustizia consaoevnle » fornita di volont:\ e di controllo e di dominio di sè e di freni inibitori, deri– vava certamente al Corriere della Sera 'il supposto, che essa si, arrestassé, e volesse e potesse ai:restàrsi, , a un certo punto, compiuta la sua missione storica, la. 1ma ·funzione riparatrice e espiatriioe (in senso . attivo) deile malefatte proletarie: supposto il cui erròre era evid'ente. Il metod? della violenza è· per sua natura senza limiti e I senza freni. Chi ~omincin_ ad usarlo e ne trae buoni risultati/, J·continua a usar– ne e ad abusarne·. E' troppo comodo, troppo spiccio, dà modo di· soddisfare troppe passioni, troppi appe– titi, perchè colui che lo a,dovera lo deponga, o riesca (com'è il caso più frequente) a farlo deporre· ai molti che lo 'Segaono e ne imitll,no l'esempio. Non è ammissibile insomma, nè -in linea etica nè in linea pratica, la teoria della legittimità della violenza 'fl,no ' ad un certo punto. · Questa, ad ogni modo, è m,.a:téria retrospéttivà, sul– la quale sarebbe vano e indiscreto richiedere che iil Corriere della Sera tornasse sopra i suoi passi e l'i– conoscesse, pentendosi: la colp~ dei suoi trascorsi, ,e la « giustizia,» delle sue. presenti dtstrette, effetto d'una .sit'!lazione cl)'esso stesso ha contribuito, a for- mare. . . Più utile concretamente è, vedere quale sia il con– cetto della lihertà ch'esso ora rivendica, e l'uso o·· meglio l'estensione ch'esso vorrehbè darle. Alcune ,,sue recriminazioni contro· il Socialismq e 1~. sue •t- · pere, rispetto allo'•Stato •O nella•:vita:-'çomunale .:iP.' recriminazioni delle quali è f~cfte, da un latp,. coiì(,~:

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