Critica Sociale - anno XXXIII - n.7 - 1-15 aprile 1923

100 CRITICA SOCIALE Stato di.diritto: quello di imporre la·sovranità, non dell_e sue passioni, bensì della legge. Può pure, s'int~nde, 1l Governo, promuoyere, nell'àmbito_ della Costituzion~, 1~ mutazione delle leggi esistenti. Ma, finchè le leggi v1 sono, il Governo deve farle rispettare. E rispettarle esso per primo. . Troppi avvenimenti recenti, ai quali è superfluo accen– nare perchè tutti li ricordano, famro ritenere che l'at– tuale Governo protessi un'altra conce:tione dell'ordina– mento giuridico e che il colpo di Stato rion si sia com– piuto propriamente ai primi di novembre, malgrado l'appa,rato coreografico di quelle giornate, ma sia, per così dire, immanente nella successiva azione di Gover– no. Ed è legittima la domanda, che ogni sereno -osserva– tore può farsi: viviamo ancora, o non viviamo più, in uno Stato di diritto? *** Mi posso ingannare,. ed anzi, sotto un certo aspetto, mi auguro· d'ingannarmi: ma a me pare- sintomatico il silenzio del Governo in occasione dei tre quarti di se– colo dalla promulgazione dello Statuto. Il Governo, il quale è sollecito nel ricordare -- e glie ne va data lode - il centenario dei « Promessi Sposi •, il cinquantenario della morte del loro Autore, e perfino l'anniversaJ'iO. del •De Amicis, ·non ha rammentato .o non ha voluto ram– ment.are che il 4 marzo compivano 75 anni dal giorno in cui - come si legge nel preambolo della celebre Carta - « con lealtà di re e con affetto' di padre • Carlo Alberto, considerando « le targhe e forti istituzioni rap• pres_entatiye • il mezzo più sicuro per rafforzare i vin– coli di affetto fra la corona ed il popolo, sanciva la « legge ,fondamentale, perpetua ed irrevocabile della monarchia •· Moriva lo Stato .di polizia anche nel con– servatore Piemonte; nasceva lo Stato di diritto.' Fu gloria e ventura di Vittorio Emanuele II - e di ciò gli faceva giusto elogio il Gioberti nel « Rinnova– mento• - il tener fede allo Statuto dopo Novara.• Anticaglie? Forse. Ma non è nostra colpa se coteste ... ortodosse « anticaglie • possono sembrare, oggidì, ~ov-· versive; non è nostra colpa se la lettura di alcuni arti– coli del Patto costituzionale, segnatamente dì quèl tito– letto « dei diritti e dei doveri dei cittadini •, appata de– gnissima,di essere consigliata ai cittadini medesimi "OIIie corroborante della loro affievolita coscienza giuridica, Molti liberali, prima e do_pol'avvento del fascismo al potere, hanno sudato non poche camicie per cerc,ir di persuadere, prima di tutto se stessi, e pòi i tascist.i e l'opinione pubblica, che lo Stato liberale e Io Stato fa– scista sono tutt'uno. Da pochi giorni soltanto qualche liberale incomincia ad intonare un'altra romanza. Re– sipiscenza o delusione? ' Ma, per verità, se i liberali tentavano l'o_pera di ade– scamento del fascismo nell'ampio seno del grande par– tito il quale, come si sa,, ha fatto l'Italia (e Mazzini, di grazia? e Garibaldi?), i fascisti, dal canto loro, non si sono prestati alla seduzione. E con quei modi bruschi che sono una delle loro specialità, hanno negato, non pure .la vantata identità, sì anche ogni rapporto di filia– zione . .Senonchè, quando si sente dire che lo Stato• tasci~ta· . « attacca •, laddove lo Stato liberale non faceva ch:e'di– fendersi, .so)o che non si sia proprio tonti o falsi tonti, pronti e proni ad accettare tutte le gocce d'oro delI'elo– quenza ministeriale, vien fatto di domandarsi...· almeno. due cose. ·La prima: il Governq, che è fuor di dubbio fascista (va da sè che le frangi e popolari, giolittiane, demosociali non contano), è di· già identiiflcato addi– rittura con Io Stato? E dato - e non concesso - che ciò ,sia, cote&to,Stato fascista (.siamo sempre li) è an– cora, o non è più, uno Stato di diritto? Dato l'assioma che lo Stato 'tascista « attacca • sa– rebbe logico rispondere negativamente alla second~ dò– manda. Ed è ben questo il formidabile problema che - se il nostro popolo, dai Iegtslatori vitalizii ed elettivi all'ultimo 'cittadino, a.vesse, come l'ha, ad esempio, il po– polo inglese, una vigile coscienza giuridica - dovrebbe occupare e preoccupare tutti gli Italiani. Perchè, badiamo bene, dato che la storia non si ar– resta, è ver@ che lo Stato di diritto non può rappresen– tare un. punto di arri'l_'O, · bensi un punto di partenza, donde s1 possa, e g1ov1, muoversi per raggiungere più alte mète; perchè• -lo Stato di diritto, il quale non offre se non garanzie formali com'è ogni dichiarazione di di– ritto, non è ancora lJJ Stato etico, .10 Stato educatore, H' quale si proponga a suo còmpHo di promuovere nuovi . BibliotecaGino Bianco doveri e di avviare la nazione a più alti destini.. Ma,. qualunque sia per essere il nuovo Stato, debba avere (poco importa per la questione che stiamo dibattendo) un contenuto fascista o socialista., è pur vero che quelle guarentigie, forµiali quantQ si voglia, d~lle libertà, cioè delle attività, individuali, di cui è sintesi ed espressione 10 Stato di diritto, rion possono essere manomesse o su– perate senza che., ·con un salto, indietro che sarèbbe anche un salto nel buio, non si rtpercorra di un colpo quel perio<).o non brevissimo- e non .tutto inglorioso di ,storia che, .per la parte più civile d'Italia, è rappresen- tato da tre quarti di secolo'. · In parole asliàl'·p'overe: il Governo che intende impri– mere un nuovo.-indirizzo, un «suo» indirìzzo' alla vita della nazione, ·s~ non vuol tradire lo Statuto, deve avere il coraggio di p°i:oporre nuove leggi, e non già mutare la fisfonomia ben definita dello Stat:o con misure poli– ziesche od usando surrettizi~ente dei pieni poteri. Sarà questa una conc'ezione statica, poco rivoluzionar,ia, poco ... dinamica, .della vita del diritto; ma a me pare che la tutela giuridica offerta dallo Stato di diritto al cittadino, il quale, in cotesto ordinamento., se non altro questo sa, che i limiti alla sua attività non sono se non nella legge, _e 'che quanto la legge nori gli vieta_ di fare · quello costituisce il campo insindacabile ed inattS:cca– bilé della sua libertà, a me pare - dico - che una tu– tela cosiffatta debba ·considerarsi una conquiste, inalie– nabile del ]'.lrogresso del diritto, che è progresso dello spirito umano, o, quanto meno, tale patrimonio che non può essere dispersò senza una -resistenza tenace. **•· Ogni Governo riposa, in ultima istanza, sui coRsénso, più o meno spontaneo, dei governati. E' vero che· anche. di que&to vieto aforisma sembrano voler fare buon mer– cato i ripno'{atori. I quali professano la teoria, èhe, .se la forza di cui fanno rriostra non faccia trovare il c0n– senso, in -0.gnicaso-, anche se mancasse il consenso, ré, sterebbe la forza, Ammoni'sce,\però, un antico luogo co– mune - il quale, forse perchè tale, non è che un:i. con– densazione di sperini!lntato · buon senso - che delle baionette si può tare qualunque uso tu.orchè quello di sederqisi sopi:à:. · · Or'a, ogni Governo, per forte che sia in un deterininato momento, .torte della energia propria e dell'altrui debo– lezza, è destinàto fatalme-nte a passare. Ma, se il Governo passa·, la nazfone resta. · · ' · E quanti hanno in cuore, e non a fior di labbra, la ,preocaupazione degl'inter~ssi di questa, ben più alti e duraturi che non siano le mutevoli vicende di qualsi– voglia Governo, non possono noµ sentiré l'austero ~o-· vere di mantenere vigile la coscienza giuridica del po– polo. La quale non è soltanto preoccupazione d•ei diritti individuali e degli.-interessi che .ne costituiscon0 il nor--: mal~ contenuto, ma è quella più· alta coscienza del do- 1ere di lotfare per il diritto oggettivo, che, co.m:escrisse uno che se ne intendeva, costituisce la poesia del carat-· tere umano. · · · Pu,ò sorridere a qualche talento dittatoriale il .sogno di fondare la pròpria · potenza, anziché • sul con~nso spontaneo di uomini liberi, su le scliierie prone cti un· popolo di seryi. Può la speranza di t.avori o il timore di sanzio~i, se pur illegali, sempre possibili quando la sovranjtà non sia più del diritto, in.durre i molti, ma– gari. i più, a indossai:e Ja livrea del Governo. Ma:, in un popolo di antica civiltà, ·può ~nche bastare un pugno di uomini coraggiosi' a tener desta 1a· coscienza -del dirit– to, con la loro opera di critica assidua e sincera, di con-, trdllo dell'azione governativa, di propaganda fatta alla luce del sole e nei moc;l.itutelati dalla legge. La quale opera, nello Stato di •diritto - concezione non ancora ùl'flcialmente ripudiata in Ita_lia - è·squisitamente c<Jll-. torme alle leggj e non può, finchè duri l' impero di queste, essere impedita o comunque ristretta. La <1uale opera, ben lungi dall'efosere tacciata di 'antinazionale risponde, ·non so sélai fini dell'attµale Gbverno jntolle~ r1;mtedi opposizione, ma certamente ai più durevòli flni ·dello .Stato nazionale, che è cresciuto all'ombra delre .libertà costituzionali e soltanto nella tutela scrur,t1l0sa del diritto troverà pròsperità e pace. · . ,Ma ~che se nel nostro paese può obnUbilarsi talvolta -la coscienza· de.l diritto, troppo antica: e ·di troppo pre- •ziosi elem~nti composita è la tFadtz_ione di civiltà-'per·: ·chè, quando ..pur sia sonnacchioso il sentimento "'i°uri- ' dico, non rimanga desta una vena di millenaria t;oni.a ..

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