Critica Sociale - anno XXXIII - n.7 - 1-15 aprile 1923

Ho Legge-odo Tacito.~. Giova in questi tempi ri-legge,re gli antichi. Il desi– d,eriio n'•è_più diffuso che Ho,.0.,si ·pensi; e forse· anche· Jia ·pratàca.' • ' ma .a. licenza e moroacità; -onde, a poco a poco, s'insii;iua l'àmptldenza•e, il disprezzo, d'i- sè' è d'alltrui. Ma a me p,are che qua$i si c0;n-0epis'Ca.nonel· ventre materno 1 vizi prÒ]ìri ti pecuìiarl di queista città, la passiohe degH istrioni, la manìa dei, •gladiatori e dei ·cavallì: e l'animo, che n'è occupato e invaso, che luogci ]ascia alle virtù? 'quanti ne· tròverai che a ca.sa parlino '-d'altro? che ma\ sentiamo ,dire se entriamo· nelle scuo,le? N.e,ppure i mae- . ·strd -conversano più spesso d'altro .còn gli scolari; perche non li ·raccolgono ,con severità di disciplina o pro<va d'ingegno, ma con gli intrighi delle visite e·.Je carezze -de1l'adulazione ». · Genoss-e ha -ricordato nell Avaiiti I il caso o·ccorsogli cli un carabiniere 'mooso a sua -custodia, cui cadde un @ber:Golo e si rammar-i'cava di av-e.r1o ,srnal'Ti-to.Trov,a,to1o, .e -domandato qual ne fosse il contenuto, ri ,spo.se : l'Adri– ì:ol(h di Tacito, in latino-. Ora ne è o-ccasione· appunto. a tornare agli .antichi la c:omparsa •di una nuova traduzione delle· « Opere mi- 11-0ri » .di Co-rnelio Taci·to, dovuta a Cesare Giarratano (VaLlecchi ,edito-re, Firenze), che, se non conoisa come <.J.Uella classi-ca -del Davanzati, il qçale ,".ha ricolte fra le frombole •d'Arno le gio-ie del parlar fio-rentino,, e le– gatole nel.l'oro di Tacito», pm no-Ii-dimeno è fedele, piana, chiara e , più vicina al parlar· nostr.o; q;uindi, senza ,particolare fatica e con immediatezza, rende il pen$iero, le immagini e i giudi'zì -dello storico fra tuttJ gli a;_ntichi scrittori eccellentissimo. I Che cosa hànno da inv-i'Cliare i "signorini ,, della no– stra borghesia ai • pa,d'roncini » dell'età di Domiziano? E moHi nostJ>i professo!l'i non si ritrovan essi - quanti ! . •- nei precettori e rètori .dell'epoca imperiale? _ Gi·ova leggerlo, o rileggerlo, perchè vi so-no richiami di fatti, di cd,stumanze o di atti che ben si attagliano a.i'nostri, éome quelli; travagliatissimi tempi. . Non era forse quella., -chi cui scriveva e in cui vivev(l. C. Tacito, la parabo-la discendente di ·m1a civilt_à, cosi com,ei ,è la ooS'tra, e non .erano, a1 1 rr-0ra,c,o.m,eo,ra, in t<eo:·-· mento e in prepars1,zi·one t germi di una società. nuova? ·Nel ",'Dialogo degli ora.fori·», gustol;,issfrna tep.zone , rryi quattro pèrs-o,naggi d_iind.ole•e.carattere diversi, ma per acutezza d'ingegno e ,pr,otfondità di cultura preclari. se l'arte o-rato.ria o· 1a poesia siano da èonsideraflsi più. tvcilbillil e più de.siderabHi; il!ì. cu~ uno, Ma~·w Aprd, co;1- fessa: · " que_l 'gi10mo étie mi .fu dato. il ,latiJC1avioo~.che, .uoimo nuov,oi ,e nat-c~in ,p,ae,s,e ·,poco, p['O!J)ilzio, ott,emii' la • qu,e-s,tura,o H ti-iibuiÌlat-0 o la p.1~etma,,noo .fui, pli4 liieto,di ,rruaruclo,con questa mta medfo,cre ietloque.nza, posso · f.ar , as,wlvere 1111 ac-cus,ato in Saoo,to o disicut-ere·fe.J.i.cem,e~rte qua:lch-e caUJs ·apr.es ,s,o, il c,e,rutumviri,,; ,e·l'a.Jlt,ro• invece, _ç~- 1iaziiò Maiterno, •che ha abbamd-oITTa11o, il frnro per la poesita,, dilchiar.a: «· oom.e n-eHe cause po,sSIO fo.r.seo,ot:en-ère qu-aLchf sùoceis.so , -cosi con Le tr,a,,oieidti.e p-eirveinrntalla f.a.mà , .,a,1. , lorchè_- imperando- Nerone,, mfransi 'l'i-m,pùdica ·potenza di Vatinio (1), che pr.ofan.ava. ·-fino :il. santuario d~·gl,i studi ,, è ha deciso di di.fendere la sua fortuna e la sua vit~ .• « meglio con l'innocènza ..che con i'eio.quenza ", perché " le: selve, i bos.chi, e quella so-litÙdin.e_ eh-e Ap:r:o bia,simava,, mi danno .- -dice,·- .tanto dil'etto,. ch'è tra I il maggiori! frutti d-e-~ c,a;rrni novero· ques·\,o, chie n,o[}Jsi. compongono nello strepito, nè mentre un litigante siede . di:naqzi alla porta, n~ tra lo squallore, e le lacri_me degli accusali; ma l'animo, si ri!tira 'in Iuo.ghi puri ·e innocen,ti e gode le sooi_-sacre »; in codesto- dialogo, ,dicey'o, Taci,to fa un confronto tra il sistema d1 edùcazi;me dei gio– vinetti ai tempi di Cornelia e quello de'- tempi .suoi. « AUora - scrive - 'i figli. nati da casta madre non erano allevati 'nella -cella -d.i comprata nutri.ce, • ma nel grembo e nel seno della ma.dire, .la cui mas1Sima lode . era di custodire Ia ca,sa e d'attendere -ai figli. ·Oppure 1 ,si commetteva •tutta la prole della famig;lia. ad. una pa- ! · reniè ·anziana. d'ottimi e prova.ti .costumi, a.Ila cui pre- sentar_ nessuno osava <lirl;l' ·par.ole: -tu,rpi o fare azioni cli&oneste. E la madre 110n-so,logli studi e, i lavori, ma· anche Je ·ti-creazioni e i giuochi dei -fanciulli temperava con- santità, e vérecondia. Così sappiamo che Cornefia, , 1 maclre dei ·Gra,è-chi,A11reli:l. ,dii Cesare, AzZ'iia dt Augusto, eduèa.rono i loro fi'gii e ne· .fecero grandi uomini-. Questa severa di6ci'I}lina procuravà che quegli •animi puri, in– teg_ri e senza vizi clefo>rmi,-s.ivoJgessero• ·con ardore agl,i studi liberali e, a 1 qual'Unque scii;mza incllnassero, o guerra, o d irit.t.o, o eloquenza,· solo aid essa attendessèro e l' apprendepsero per intero », · .· Invece ora? . · " Ma ora il figlio·,.appena -nato, è affidato a un'ance}la greca,' cui ,s'aggiungono, a caso, UQO o due schfavi, ,spes,so j più spregevoli e disadatti a s·ffi'i-o impiego, eh~ tosto imbevono di fole e ,pregiùdizi quegli animi teneri e +nrorrni; nè alcuno in tutta la -casa guarda a quel ehe d-ica o faccia ·din.anzi ·al ,padroncino_. Anzi'. gli stessi genitori non_ avvezzano i_bambini a probità' è modestia; (1) ·un ciaba:ttino &h<> _o.cqui,atò _rioch<>zzae -~a.n"a oo-i ]u-,;i deJ b'dou.à . ' -Bibliot~ca Gino Bianco La quale, per ci,ò .stesso, non era tra le più favo-re.voli per ,,gli spiriti liberi-. Bene lo seppe Tacito, Chlj, per i quindici" anni del !l'egno di Domiziano, se, ne stette in ' silenzio, perchè ;? crudeli e· inJesti erano i tempi ,, I' ·,Infatti « leggianro - ·egli scrive, ,quando-, coll'avvento· cLiT:raja.no , si accinse a te,ssere il panegirico· di Gneo Giulio Agricola - che per Aruleho Rustico ed Erennio Seneèione fu delitto capi,tale l'aver lodato, il primo, Tra.sea ,Peto, l'altro, Elvidio Pri,sc_o (2),· nè ,s'incrudeJi sOllo•contro gli auto!l'i, ma anche con.tre i, loro li-bru, commettendo roittiumviTi di br_uciare nel comizio .e nel · Hl:ro lè· aper.e di quet. chi 1 ari l:ng,egn,i, Cer.to- crndevan,o · dli d'i·struggere con quel fuoco la voce· deÌ popolo ro– mano, la 1 libertà del Senato-, la c-o,scienza dell'umlµlità. . E -cacciar.o-no a.nahe i maestri· di :fl-l0sofia, e bandir0no· ogJJi no'bile arte, pe.rchè mi-ente d'o,;norevole si, vedesse. Deinmo -inver.o, gran docume:nto di pazìenza, e cqme gli antichi v,idero· il ·co,lmo deHa lib.ertà; così noi ,della se.r' vitù, togliendoci· le spie pértflno di parlare e -d'ascoltare .. Anchè ta memoria avremmo pe!'duta con..la parola, se l'GÌ:Oliar.e fosse in nostra ,pote,stà come il tacerè ». - Taoque, infatti, n~i tempi calamito,si, ma no,n dimen– ti-cò Tacito le nefandezze e l_e efferatezze dei [lazzi che ·-saHvan.'oa:I'troJ;10,.'e le traman.dò al giudizio e· ali disprez– z.o dei pbsteii nelle sue pagine cli bronzo. Come, dunque, di ,fronte agli im_pera.tori cattivi do-– veia rego,larsi il .cittadJ'nd :Virtuoso? Nè resistenza inu– tile, nè servilismo ignominioso., ma una ,dignitosa mo-· dera.zione. C'è. un po' de1la s-toica ,fter-ezza che' sorreg- , gev,a il saggio di cui L. · A. Seneca, nelle sue lettere,~ tesse l' eJO·!!iÒ,:- - . . · · « .Neu;n,a rri,eravligJila è. se l'uomo ,non s-è.tur.ba nella trailquill-ità, ma egli-è ,marnyiglia quap,do alcuno si di– rfzza e innal,za dove tutti gli altFi ,si abbassano, stando fe·rmo e forte quando gli altri. cagg,io,no-.Che male è ne' tù-Fmenti e neH'aJtre, co-sé, che ·n0i ·chiamiamo contra– riè? -Certo-e,',v'è di mal•e' quest0 venir me,no nell'animo piegandosi e, lasci_anciosi viricere. De.He·qual.i cose neu- na può avvenire al savi'o; p"ero'.ccliè,selllJ)re· ·sta ritto· s<;>tto qualunque. fasdo egli so,stiene. Ne-una· cooa lo può fare minore e' n~una· delfo-,cose, che soffea>iTe, gli· oon– voo,ga, .g1il-dil:,pi,ace,, -e:·ruo,nsi: -~ament,a, .pèooè sop.rll' lui caggia -tutto-quello; che sopra l'uòmo 'può cade.'re. E' co– _nàsce, che la sùa forza.- è tanta, ch'.egli· è· sufficiente a pd<rt:are iJ. fascilo ,, -(3). · · - . 18€111 diif;ftc:l,Le, !ra .La,posizione d 1 i• AgriJc()la, iinv.iaito, a ri– conq1,1.ista.rela -Britanni'a all'impe.,ratore; ohè, per se1:– yirlo, doveva vincere e, vincendo, siiscitava in lui ge– .looie mortali. l;':.gJidoveva domrure ·e. donitnare i Bri– tanni -che « -docilmente, subiscono- leve, tributi e. gli altri car.ichi dell'Impero, ma s·enza ingiurie': quesùe non lé to1le;rano,· già_,dòI)lati .:per Ò,bbedi!l'.e,n,on ancora per servire ,,; quei· Britanni- ai quali un lor capitano,, ìnsi gne p,e.r v,a!Jo,r,e. ,e :Ò.o'biftltà, ch ~a.to Calg:aico.,·oasi '.P!lJ'· .liava,, alla vtgiilta dii· uua. batta,gli1a,. dei: Rornaiilill « alla cui- superbia ,si sfuggirebbe invano coo l'ò-bbedi·e.nza e· Ja StOmmi·s.sioTYe: aJ.r,edator.rdel mondo, non :r.io :ri,ané.ndo più 1,e:rr-eda· d,èvasia,rc, ceroam,o ,ainc.h,e .il "\màire .. Avidi sie il nemico è ricc0, arroganti se povero.,' non lì saz-ierebbe , nè 1 '0.ri ,erute nè L'Occi!d,entre,:&0h fl:a· ituttt, co,n, pa.rt ,ar– ,doil'e agognano- ricchezze· e po,vertà: Con taLs·o nome ·ohila.mano •impero, il ruba1·e, i-1 tructda.re, . li,!: rapire, e cli- .cono pace, dove. tanno ii_deserto ,,. · . ~ Agricol:a tri0nfò de1 Britanni e- DomitZiano gli -decretò --:---'-'- . . ~ . . ; (2j ,T_u~ti Òosto;o perdett&r,; la. ~itn. sot/;!, Neròne, .V~spa,~iano' e Dom1 .z1a.no . · · · · .· · · · (3) L. A. 1 SÌINBOA: -ll,libro dfJll,,,,morte - Vo~1ràriz11am<>nto·tre• .anteseo_ (R'. llJaralltba, Bd., La.neia..no'. '1918). ' . ' ',· '

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