Critica Sociale - anno XXXIII - n.7 - 1-15 aprile 1923

liberale,· ossia, n nwt:r:alisµio ',pòlitiico .(la, ·tion :' p91i– tica borghese) aveva abb;mdooote. al lo_ro spontaneo··· . svolgimento (salvo .i casi di legislazione sociale, specialin ~n.te d.urante e 'dopo gue~r;t, dovuti 'all'in– fluenza socialista). Insomma, la' questione· non 'è più di << economiià po~itica », ma di « pqlitica economi– ca »; a~1che se ~on si. esce, :P)erora; dàl materialismo· storico, perchè ci si propone un mutamento· ·econo- . mico a fini po1itièi piiÌ equi e universali, s'~inverte ·, il determinismo econo~ico-: . sol~ modo per rompere 'le leggi· naturali dell'economismo e per. raggiungere una· ny9luzione economica, chè? nè là troppa rie- · chezza nè la troppa miseria del. regime· borghese potrebbero ·mai esprimere dal loro · greµibo. La seconda parte -del M~nifesto parla· d.ella pro– ptj.età · e del sall).ri0. « L'aboliziçme 4ei rapporti di· p·roprietà fìno-ra esistiti non è cosa che distingua propriamente il .comunismo ... ·e Ciò che · distingue il comunismo, no~ è l'a~oliz_lone della· prqptj.étà in. generale·, be~si l'aboliziione dell(L proprietà. borghese._ Ma la ·m~derna proprietà borg:t.J.ese privata~ è l'ul– tima e .piu èompleta espressicme di quell'appropria: ·zione dei prodotti, (µella rjcchezza) che hanno (c~e ha) pèr base l'antagonismo delle classi e lo sfruttaa mento dell'uomo. •ln questd senso i· comunisti' posso rio ria.ssumere la loro teoria in uria .fras~ :· abolizione· della pro'j>rietà .privata ,;, · . La frase è infeiice, se beiie di effetto.:· di fatti di!lde luogo ad infiniti equivoci. Il -comunismo mar– xista · si differenzia dalle forni.e utopistiche. ,prece– denti, perchè non riguarda la .proprietà dei __ beni . d/u·so, che noB può non essere individuale e ine– g0uale, in quanto rappresenta ·il consU:mo del ·gua– dagno. Si parla delia p 0 roprietà ·.del eapitale, presa questa· pa:t;ola 1 in, senso esteso·, os_sia della terra e 1 delle materie prime in quanto sorgeritl della p-rodu– zione, e degli strumenti di lavoro e di scambio·, o di qualunque altra forma di ricchezza destinata &. investfrsi nella P,roduzione . e a·· rendet;e nuova ri~- · · ~~~ ' . . , .. Ma il capitale è una· proprietà sui•gentris, perchè 1 non è un bene, se non in quan~o ha capacità. di pro– durne altri, destinati al consumo di tutti. Esso, dun– que,, Ìion è u~a cb-~a, ,ma una fdrza; S::nzi, come riconosce H Mànifesto più _sotto, « non è una forza personale, è (per sua natura), una fÒrz,a sociale J>. E' un'intelligenza! · ,. Ciò che distingue l'individualismo borghese è la facoltà, giu-ridicamente sancita (politicà.rùente • ga– rantita) di disporre del capitale a fi.ni personali, 'po– tendplo il· propr).etaria a~i'che .annull:i-re (dur9-nt~ la guerra,: si disarmarono delle fabbriche per vendere ·a caro prezzo le parti metalliche), o avviare inrsensn diverso dd op.posto ai J:ìisogm sociali,. avendosi per iscopo il sqlo _maggyir utile ricavaJ;>ile,· nel modo sopra' descritto. Ma la semplice formula economica, della collettivi*azione della terra· e del capitale, non basta certo ad ovviare a. questa mancata o peggfo– rata produttivi,tà di -essi! (Del resto, un capi~ale a– zionario è già; in -eert0 senso, ~olle~ttvo.). E' dunque p.ecessario inserire a questò p_unto il criterio politico, il' bisogno sociale, l'universalità dello Stato ne' suoi rapporti: con i' privati, e mutaTe il diritto pubblico esistente - o meglio, non esistente * 'che pegatìvamente, quale riconoscimento e sanzion~ , del diritto' privato,_ la cosiddetta libertà economica -: per modd che •la produzione si' subordilni. alle èsi- ' genze cbl,lettive, all'intelligenza e volontà di' un_a so- . ) r . ·/ cietà più equà, e divenga più fecorida· e·'pi~ Wl~;er– salmente utile. E' dunque in- ·giuoco,' non, una sem– plice formula economica, ·ma il concetto di Stato sociali'sta, opposto a, quello di Stato borghese o (e,co– nomicamente)· liberale, La .distribuzione più eguali– taria della_ ricc\'J.ezz&. prodottà sarà uria conseguenza economica ·seco:o,daria, perchè per il lavoratore l'_es 0 . se,:nziale rion è che un certo reddito qel suo prodotto vada piuttosto al padrone dell'opificio o alla Coope• ràtiva ci,Jme utile· da accantonare per la produtti:vità dell'aziend;, o ,allo Stato proprietario del suolo, ecc.; ma che il reddito, a sua volta, sia· un capitale reale · e nòn fittizio, sia una ;< forza sociale » che ridondi à vantaggio -suo e di tutti, sia veramente prodotto e non 1uc50. In altre parolr, il _profitto pr-iivato pecca, non tànto 'in quanto sia ricchezza rubata al lavoratore (sulla quale éredenza si crea l'illusione dell'aumentabilità indenn,it:;i,,d(Jl s_alario, rin;lanendo in regim~ borghe– se), ma •in. qu:into è o può divenire 1.ina:frode alla società· tutta, quanta.:. Tra~ferendosi la regolazione politica (non la gestione), allo Stato e la propdet.à della terra e delle materie prime '.I.Ilacollettività (la– ·sc~andone il possesso e r:uso ai lavoratori), l'espro– pri,azione del· capitale privato apparisce soltanto, co: · me un limi<t,eimposto dallo Stato all'arbitrio di adO– perare la forzç1, economica sociale, prodotta col la– voro umano, a- fin~ esclusivamente 'individuali .e par– tìcoiari.. E' qu~stione po1itica ed ,;tica: politica per– c~è etipa; e si ,risolve in un risultato di magg,iore · e . ,migliore J?JOdutiività econo~ica. · .La· mentalità borghese, d·e1socialismo marxrsta. _Si ri~o~ve, se il movimento sociàli.sta, 'usc,endo d~l pnro economis;no, prepara .anche le condizioni po– litiche e morali' affinchè l'iniziativa economica so- -· •· . ciale superi anche di capacità tecnica· quella indivi- duale .. Le C!Jndizioni eçonomich_e' sopra d"Bttenon ba– stano, senza h1ezzi e finalità corrispondenti. Nel proemio dell'Engels citato in principio si ri– conosce che, nel--' 48, « gli operai di Parigi, rovescian– do· il ·Governo, aveyàno l'intenzfòne ben determinata di rovesciare il ~egime borghese. Ma; per quaflto essi avesser coscienza dell'antagonismo fatale ch'esisteva fra la lor 'propri'a clas:;e e la borghesia·, nè il pro– gresso economico del Paese, ni lo sviluppo intellet~, tuale_ delle masse operaie francesi eran.o giunti nl . grado,· cne''.av_rebbe reso possibile un_a ricostru:.ione so.ciale "· Questo grad0 neppure oggi è raggiunto, perèhè gli operai sòno i primi a mantenere una mentalit"à. bor– ghese e a cons-J!lerare il lavoro come uno e un solo degli èlementi attivi della ·produttività, ben lontani dal formarsi un concetto etic•o e politièo di uno Stato del Lavoro 1 che Antonio Labriola abbandona volen– .tieri agli utopisti. Basta pensare. che lo S!esso. Ma: Bifesto è a_ncor,a cosl mipregnato di liberismo econo- 1rdco (ossia di apoliticità e neutralità statale), che . termina questa parte cop. la celebre fra.se : « Al po: · st~ della veç:chia società borghese, divisa in classi i:Ò.zzànti fr.a loro, supentra un'associazione nella ·qua– le il libero sviluppo qi ciascuno .è condizione per il 'liberò sviluppi> di tutti_». . Questà frase piace molto, perchè è un'espressione vacua dell'astrattismo democratico. Ma è in per- . . fetta antitesi con .l'idea socialista, contenendo l'affer– mazione dell'indh"Ìdnalismo apolitico e astàtalè. 'Il socialismo la dovrebbe semplicemente capovolgere. ADilLCHI BARATONO.

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