Critica Sociale - anno XXXI - n. 7 - 1-15 aprile 1921

CRITICA SOCIALE 109 e ad assegnai·e una piccola elemosina ai vecchi lavo– ratori. Intanto, dicevo, si allargavano gli Istituti mutua– listici dovuti alla libera iniziativa di lavoratori e di datori di lavoro, e vi fu chi sperò di trovare nr-1 I,, mu– tualità libel'a, specie se controllata ri11.lloStato. un prov– vedimento efficace e definitivo ]'l'er l'incapacità al lavoro e per lo. disoccupazione involontaria. Se non che la Ger– mania nel 18h3 entrava risolutamente in una nuova via che dov_eva ben presto apparire l'unica retta ed oppor– t~na. _S~restav:a ~el campo della mutualità, cio~ nella npart1z1one dei nschl su di una estensione più o meno larga, ma la si imponeva obbligatoriamente per un nu– mero più o meno esteso di lavoratori. E dal 1883 al L8ti9 l~i G~rmania, con successive leggi, completava il suo ru1rab1le edificio della mutualità obbìigatoria prov– vedendo successivamente ai malati, agli infortunati, alle gravi<le e puet·pere, agli invalidi e agli orfani, fiu– chè nel 1911, estendendo ad un numero sempre più am– pio di la9oratori i benefici delle nuove leggi, nè coordi– nav::,. le disposizioni nel codice imperiale delle Assicura– zioni ( Heichsversicherungsor4nun/J' ,. L' ingh il tena ne seguiva in ritardo l'esempio, ma nel 1911 raggiun– _geva già una larga estensione di questi provvedimenti, mentre altri Paesi si limitavano a disposizioni isolate "'per alcune forme di incapacità al lavoro; e noi Italiani, che già fino dal 98 avevamo provveduto agli infortunati delle industrie, solo nel 1910 pensammo timirlameute alle puerpere; nel 1917 estendemmo agli infortunì del– l'agrico1tura la tutela economica, e nel 1919 ci ricor– dammo degli invalidi e dei vecchi e poi dei disoccupati involontarii. ' Questi provvedimenti di mutualità obbligatoria van– no sotto il nome di Assicurazioni sociali. Un sistema completo di assicurazioni sociali dovrebbe provvedere a ' tutte le varie forme di incapacità al lavoro, comunque originate, ed alla. disoccupazione involontaria. Noi do– vremmo avere così una assicurazione per gli orfani, e in genere pei.sopravviventi, incapaci al lavoro, dei la– voratori , per i vecchi, per le gravide e pùerpere, pei mala.ti di malattie comuni 1 per i malati cli malattie pro• fes sionali, per gli infortunati, per gli invalidi e per i disoccupati invo lontari. Un sistema compleLo <li assicu– razioni Soci' a.li non esiste in nessun Paese, nemmeno nella Rusdia dei Soviety, e c'è da domandarsi se sia pos– sibile attuarlo, data la difficoltà, se non la impossibilità, nello stato attuale delle no;!tre conoscenze mediche, di diag11osticare con sicurezza le malattie profossionali. La figura della malattia professionale è infatti etiologi– camente, e talora a.nch~ clinicamente, ben definibile, ma non lo è altrettanto dal punto di vista medico-legale, in quanto molto spesso, nel caso singolo, non si riesce a. determinare se quella data forma morbosa, ohe si sa poter derivar~ da quel dato momento lesivo, connaturato ai procedimenti di quella data operazione lavorativa, sia realmente da essa causata o non dipenda in'l'ec,a da. altre cii.use, che col lavoro non hanno rapporto etiologico. E'· una insufficienza delle nostre conodcenze, che le inda– gini cli patologia del lavoro vanno gradualmente ridu– cendo, ma che è ben lontana da essere colmata, e così è accaduto che, quando si è voluto provvedere coll una speciale assicurazionP obbligatoria alle malattifl profes– sionali, si è dovuto limit are la protezione a quelle di njù facile accertamento, e.be non sono poi nè le pi\l fre– quenti nè le pi\l g1·avi, adottando quel sistema, che fo detto della li.9ta. La •lista, potra essere più o meno estesa e dettagliata; potrà euume,.are le cause e magari anche te manifestazioni cliniche effettuali, ma - come accennavo di Hopra - è ancora ben lontana rla poter comprendere tutte le malattie del lavoro, Vedremo poi come questa difficoltà, apparentemente insormontabile, possa essere girata, arrivando, per altra via, arl assesta– re un sistema completo di assicnraz:oni sociali. I Continua). Dott. Prof. C1,;s~RF. B10NDI. della /,'. Unil'ersifrì di Siena. Chi non tiene al/n, l'accolla l'i farebbl' cosa grata i11ri1111rln ,çottofa.~cia, allei Drnmr.ro:m di URI'l'TC.:A So– mA1,11:, J>o•·tici Gallf'ria 23, MILANO -i Nuriuwi 1, HJ, 17, 18 dello s1·n1•sn <tlWO 1.920. Rin,qrazicime11ti. BibliotecaGino Bianco Animralione malattie e~aHi~tenla O!Pitaliera In uno degli ultimi numeri della Critica Sociale Ales~andro Schiavi, con le sue esperte mani, ha risu– scitato una specie di mortq su cui una certa polivere di oblìo era già cadµta in questi ultimi giorni: la legge sull'assicurazione contr,J la malattia 1 così lungamenLe invocata, così variamente promessa, ed annunciata per– sino ufficialmente nell'ordine dei lavori della Oc>mmis– sione parlamentare per la legislazione del lavoro, emi– grazione e previdenza sociale. La legge è tuttavia latitante. Colpa, forse, dell'eccessivo rumore e dei grossi strepiti sanitari che si son fatti intorno ad essa, durante il la– borioso periodo della perpetuantesi gestazione. Vero è che l'annuncio d,illa sua presentazione Don ha largamente commosso le classi proletarie che pure, per mezzo dei loro portavoce, avevano richiesto con t!)uta insistenza e con cosi buona dose di argomentazioni il provvedimento legi~Jativo; ed è vero altresi che il pro– letariato, al<Jllanto alieno ùai desiderio di addossarsi i contributi che gli toccherà versare alla Cassa assicu– razione malattia, h,t assunto un suadente tono di .. si– lenzio, non appena si è annunciato che il progetto di legge sarebbe stato finalmente presentato. Le prime avvisaglie di questo stato d'a11imo speciale si sono avute allorchè, promulgate le ultime leggi di assicurazioni sociali (disoccupazione ecc.), gli organi fi– scali hanno dovuto constatare la profonda riluttanza da parte degli operai a pagare le non aspre qnote di con– tributo alla Cassa di assicurazione. Fenomeno, questo, che non ha sorpreso specialmente gl'imprenditori (i quali, pur essendo oberati dai più complessi e molteplici con– ·tributi, avevano fatto, con silenziosa disciplina, buon viso a càttivo giuocol; ma che potrebbe essere spiegato con la deficenza 'di propaganda fra le masse lavoratrici, presso cui la promulgazioDe di tali leggi avrebbe dovuto essere preceduta da uua adeguata larga opera di con– vinzione del valore sociale altissimo delle assicurazioni sociali. D'altra parte, il Governo, il quale naviga erl in– caglia in uno stagno economico che desta le maggiori apprensioni, e che purtroppo va constatanào, nou ostante la sua sagacia persecutiva, t~·) che la capacità dei con– tribuenti a pagare imposte è pressochè ai limiti di sa– turazione, non può essere animato da premure eccessive nel porre in el<iolliz,one, ne1'1.a facile pentola parlamentare così smaniosa di legiferare, una legge la quale, se ideal– menf;_erappl'esenta un magnifico passo in avanti e un progresso decisivo nell'ascesa della previdenza sociale, non rappresenta certo un sollievo alle sfiancate ed ec– cessivamente cartacee risorse del Tesoro italiano, cui la legge in parola prepa:-a un altro sala8SO. Pur tuttavia è ineluttabile che il cnpitolo legislativo delle assicuraziolli socio.li ~ia chinso. Manca un anello alla catena, e la catena dev'essere saldata. Le assicura– zioni contro gl'infortuni llgricoli ed industr:ali, l'in– validità, la maternità, la vecchiaia, la disoccupazione, debbono integrarsi e coordinarsi con l'assicurazione ma– lattia, per mitigarsi, correggersi e compensarsi a vicenda e per dare a questa legislllzione unità, ai·moni:t, unifor– mità; da cui emerga ddfiuitivamente, in una nova fol'ma cli benessere, l'ammirevole opera di previdenza compiuta f'') Ftt<'C'i1imn 1 per conto uo~t 1·0, 'L•lla.h·l1e 1·i~cn·a. a f'Jllt:81o !!in– dizio. (.Vvln rlella C1<t'l'JCA 811('JAu:). / ,

RkJQdWJsaXNoZXIy