Critica Sociale - XXXI - n. 4 - 16-28 febbraio 1921

• CRITICA SOCIALE 51 piu romantico di Lloyd Ge01·ge e di A1·istide Briand, che con le lo1'o p1'epotenze stanno facendo uscir dai gangheri pe1'sino il fiemmatico zio Sam, detel'minando una situazione g1·avida di bu1·1·a– sche e cti ... m·mamenti. Nulla pi.ù romantico del– l' impe1·ialiHmo b01·gheseche, siibito dopo la gue1Ta pe1· il fer1·0 di Als~zia, che è il ve1·0 ... Oro del Reno, p1·epa1·a trang_mllamente la gue1·1·ape1· il ca1·bone e per il petrolio ... CLAUDIO TREVES. Dopo la discussione parlamentare sul Fascismo La perdurante campagna della stampa sulla situa– zionA etnili~na, fatta ora mediante -« corrispondenti di guerrn » appositàroehte inviati sul posto, i quali in genere le spararlo grosse in omaggio al noto proverbio, non meno ohe la discus:sione avvenuta alla Camera nella prima settimana di Febbraio, rivelano ancora una volta la infantile decrepitnza o la decrepita infantilitn di questa noatra c0sidetta borghesia, che, viceversa, è un conglomerato eterogeneo di feudatari vecchi e di rfocbi nuovi, di ogmrì e di bottegai, di asini d 1 oro e di in– tellel.tuali pt"Oletari., di C'lnservatori e di democratici, con contorno di letterati e di studenti; è un miscuglio di ceti diversi, corrispondenti a fasi 'éiiverse di sviluppo, a condizioni diverse d'amb:ente, ma uniti o, meglio, ac~ozzati in una paura comune, le11:ittima in, alcuni, stolta negli altri, e in una comune illusione di difesa. Fu detto più volte, e appai e sempre pit'.1 vero, che le pa1-licolari circostanze storiche, per cui in It1\lia si i,opraggiunsero e si accavallarono, nel corso di 50 anni, la questionè na11ionale e la que!'>tione sociale, fecero sì che una vera borghesia. non facesse a tempo a matu– rare, inve·chiasse prima d'essere adulta,enonfiorisse con quelle caratteristiche sue, con quelle nette distin– zioni che altrove la contrassegnarono e la suddivisero, agraria e industriale, conservatrice e liberale. Quì tl1tto si assommò e si aggrovigliò, e la guerra concorse a esasperarn e a precipitare il fenomeno, su– scitando nuovi ceti improvvisa•ti, privi di ogni tradi– zione e cosc;enza di <'lasse, e pieni di ogni più bassa e disordinata passione, Così troviamo accanto, nella nuova crociata anti– socialista, il Marchese Tar.ari e l'arricchito di guerra, il professore d'Università. e l'esercente, il prete e il massone; e nel Fascio, organo di questa situazione, vediamo giovani industriali ed agrarì che freddamente difendono i loro interesi,i, e uomini di cultura convinti di rivendicare delle idealità., professionisti stipendiati della violenza, e volontari fanatici con piena la testa di una confusione di ribellioni, di odì e di amori, e giovani delle scuole inebriati di letteratura neo-roman– tica. Il programma è vario, eçlabbraccia là difesa della libertà e l'odio all'Ente autonomo dei consumi; la tutela della patria e la di&trnzione della Cooperativa; la rivendicazi()ne dei valori morali della guerra, e l'iI\– cendio alla Camera del Lavoro. Nessuna linea, nessuna logica, nessuna unità ... Il medesimo avviene nell'azione, e qui certoèca– gione <lei tempi. Dove sono quei bei briganti classici, quei violenti freddamente feroci, quei sanguinari im– perturbabili, come ce ne offrivano i secoli di ferro? li sangue fa ora paura o piacere, · secondo che è il proprio o l'alt.rui. Non c'è, neanche qui, una linea, uno stile. Forse dobbiamo confortarcene, com0 di un segno che questo fenomeno di guerra civile, di fazioni armate che si scannano, è ~nacronistico e perciò non può durare. Ma il fatto è che qnella violenza ,ipietata, imparziale! senza tenerumi e senza piagnistei, nè per iblìotecaGino Bianco gli altri nè per sè, che era proprio dei tempi in cui la forza imperava ed era una funzione storica; quella bella crudelt.à sanguinaria che dava e riceveva del pari la morte con indifferenza serena, ed aveva una estetica nella sua logica di ferro, non c'è. Si va alla guerra (e questo sia detto per tutti, tanto per chi fa la con– trorivoluzione violenta e si duole delle resistenze che trova, come per chi annunciava o tentava la rivolu– zione, e poi protesta-va ad ogni eccidio e ad ogni rea- 11:ione ar!Ilata) col preconcetto di non pigliarle; si usa la violenza, ma non si vuol patirla. Si adoperano due bilancie, due codici, due vocabolari, secondo che il morto è di qua o di là dal confine. Questa gente, che ha inaugurato il metodo del– l'armarsi da sè, del farsi legge e ragione da sè, del– l'agire. fnor dalle norme di buona guerra, non vediamo che accetti tutte le responsabilità e le conseg11enzedella sua posizione. Si perde volentieri, come i ragazzi, a gridare: « é stato il primo lui! • Questa gente non affida solo alla forza il diritto e il torto, ma vuole contemporaneamente usare la forza e affermare la legge. Non è fiera, dritta, gigante come l'Innominato: è me– diocre e meticcia come Don Rodrigo, che metà voleva fare il tiranno e metà voleva valersi della legalità. èreata una situazione di violenza, conviene accet– tarne tutti gli effetti. Non si può pretendere di essere ad un tempo fuor della legge e nella legge, di ado– per&re le armi contro gli altri e di essere trattati col Codice, sia penale o sia cavalleresco, Anche nella discussione alla Camera, si è conti– nuamente mancato, da parte dei conservatori, di quel minimo di imparzic1lità, che è indi;;pensabile perchè un'assemblea •di uomini politici non si abba13si al li– vello di un gruppo di r~gazzi che, dopo la rissa, si rimbalzano la colpa della iniziativa. Questo scoppio furibondo di violenza antisocialista - si rline - risponde a ùna lunga serie di violenze 1·osse. Ma le violenze rosse, a volta lor~ (e senza dis– simularne le forme e gli eccessi), erano state precedute da uno stato e da una consuetudine di violenze dal– l'altra part.e. Ah! l'antica storia della Scimmia, che s'accorge d'essere !:,rutta solo quando si vede nello specchio, è ben viva sempre, in ud mondo in cui due 'classi vi– vono entro un'atmosfera comune, e quella che domina e crea, coi suoi istituti, con la sua educàzione, coi suoi esempi, tale atmosfera, si stupisce e si sdegna quando vede i proprì costumi e le proprie colpe travasarsi - per particolari ci.rcostanze - nella classe· avversaria! I boicottaggi! Prescindendo dal fat.to che tutta la vita del mondo capitali8tico è un boicottaggio generico in permannnza, ma chi può negare che il boicottaggio specifico, ben più duro di quello che oggi si rimpro– vera ai 1·ossi, fosse abituale negli ambienti che· sono più rapidamente passati dal dominio clerico-padronale al dominio proletario? Son molto lontani gli anni in cui chi aveva idee avanzate, o non frequentava la chiesa, era messo al bando e perseguitato dnlla t.riplice autorità del pret.e, del proprietario, del brigadiere? I mali esempì si scontano, signori. Il regime bor– ghese è un regime di violenza economica, e, per parte dei partiti che (specialmente negli ambienti rnrali) hanno predominato, fu un regime di violenza politica e morale. La classe soggetta, lu11gamente compressa, quando sale e può, comincia dal riprodurre, per imi– tazione e per rivalsa, gli insegnamenti che le furono lasciati. La Nemesi st0rica non è una figura letteraria, e, specialmente jn tempi rivoluzionari, ha un signifi– cato profondo. Si contiou~ a narrare del fattore fero– cemente ucciso e barbaramente straziato sotto gli occhi della moglie, nel Bologne:se. Inorridiamo, coudanniamo: ma indaghiamo, anche, le oscure, remote radici di quell'orrore. Chiediamo a chi lo sa, che cosa fu, per decenni, per secoli, in qu-ellecampagne, il fattore armato, un tempo di doppietta, ora di rivoltella e dì bastone, .. bravo» del feudatario, agente dell' «agrario», perse-

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