Critica Sociale - XXXI - n. 4 - 16-28 febbraio 1921

52 CRITICA SOCIALE cutore del contadino, conquistato, e della sua donna ... Quanta somma di odì, cumulati attraverso a generazioni, LJUante prepotenze e ingiustizie scontò quel disgraziato? E quella infelice guardia regia, capitata in gita a Casteldebole, e linciata senza pietà, quanta serie di eccidì - cui probabilmente non parlecivò, poichè la violenza è bestiale anche per questo, che quasi sempre è cieca - o quanto sangue ha espiato? Di,stò grandissimo sdegno, e offerse motivo ai fascisti di ripetere ai socialisti l' accusa di agguato e di viltà proditoria, l'uccisione not.turna di un giovane studente, 1, I\Iodena. E chi non s'unisce alla protesta, e quale doltrina politica ha mai insegnato ad ammaz– zare la gente a tradimento, ( 1) e cbi non seute - come già l'u detto dichiaratamente - che chi compie un atto simile si pone da sè fuor da· ogni partito? E tuttavia chi voglia compre11dere i fatti deve pur riconoscere che quando, per settimane e settimane, una parte, ardita per sè e fatta più audace per l'im– punità o per l'appog~io este1 no, domina Je vie e eser– cita la sua violenza apertamente, è inevitabile che la rappresaglia si manifesti, passando attraverso un animo predisposto al delitto, nella forma odiosa dell 'age:uato. La trista catena è lunga, e non si. può, nè fer– marsi agli ultimi anelli, nè, tantomeno, ::ialtarne alcuni. La parte borghese, nella stampa e alla Camera, non osò neppure tentare un'indagine obiettiva e im– parziale, uè guardare entro se stessa. Il fascismo usa la violenza, ma anche coloro, tra i molti e varì cle– menti che lo compongono, i quali la usano per un piano cont1aputo di controrivoluzione (la controrivoluzione, aimè!, contro una rivoluzione che fu solo minacciata: questo è il più comicamente tragico per noi!), sentono il bisogno di moti varia con le violenze rosse, e di fì. gur.are in ve,te di vittima e di creditore piuttosto che debitore alla Banca della giustizia. Segno che i tempi non ammettono, in fondo, una simile forma di lotta politica, onde la violenza non può presentarsi brutalmente nuda, logica, rettilinea, ma vuole apparire, e in parte è, feroce e 11entime11tale, prepotento e martire, pe:·cbè il pubblico tolleri, sim– patizzi, ed indulga. Non si può negare che il fascismo tinora fu fa. vorito dalle circostanze. Giordani, Ruini, il caso di Ferrara, le fucilate di Modena contro il cortPo funebre, tutto riuscì a suo vantaggio. Se per mille altre ragioni morali e politiche non sconsigliassimo alle nostre masse le rappresaglie, la violenza, la lotta su questo terreno, una _ragione pratica, confortata dalle attuali esperienze, ci confermerebbe nel nostro concetto. 'l'utti gli atti tentati per fronteggiare o colpire il fascismo, riusci– rono· o a nostro danno materiale o a suo vantaggio mo– rale (2). E la incapacitànostra, tecnica e morale, a lottare in questa arena, è ormai quasi universalmente rico– nosciuta. Fèlici, pur in tanta angoscia, coloro, che contro la violenza parlarono sempre, e non sentono dentro di sè e intorno a sè il sospetto e lo scherno d'aver mutato registro per prudenza! Ma potrà senza limiti il fascismo mettere su un piatto questi ,;;noi morti, e sull'altro tutte le sue im– prese, senza che la bilancia, nella coscienza dell'opi– nione pubblica, trabocchi? Potrà dir sempre « occhio per occhio», « dente per dente», e prendersi, per un dente, tutta la testa, e per un occhio, tutto il corpo? Questo è il suo problema, e il nostro. Giacchè, in una società civile, .è la opinione pubblica, in fondo, che giudica e, a un certo momento, governa.· GIOVANNI ZÌBORDJ. (l) Dobbiamo taU~via al"veriire, anche per informH.zione di p.,rtfone ~et !u.ogo e~tC'anee alla contesa., che non è affatto provato nè ob.e I noo,~uone sla avvenuta per Rggna.to nè che sia dovuta a odi politioi. (Yota. d.tla CRJ•ricA). (!) Noo va. dimenticato che ;l faseismo ha dalla parte tma an– oh_e. l'aiuto potente. della _s~ampa. (c~ntinl\ia di 'qnoti.diani e mi. gha1a <.h eett1~R.nal1, epl_l,rB1 n ogni 01ttA. e borgata d'Italia), !& oui opera: a. t~le riguardo\ diversa eolo per la. maggior cautela. o per la maga-i ore 1mpudeuza, e stata concorde, senza. eoce?.ione nella difesa dei f'aeoisti, sopra. ogni di visione di partiti e di olienÌele. (Nota. deUa Cn1TJCA). BibliotecaGino Bianco Attorno allamozione di Livorno. Necessità diesegesi dichiarimenti, Le risse tra. fascisti e socialisti e l'appassionato di– battito cui esse hanno dato luogo alla Camera, il lodo sulle accuse del Drago al Va.circa, la discussione parla– mentare sul problema del pane, le deliberazìoni dell'ul– tima (per ora) conferenza interalleata e i commenti della stampa e dell'opinione pubblica francese, inglese, tedesca, ami,ricana, la questione dei prezzi, dei cambi, della di– soccupazione, dei debiti europei verso l'America eto. etc., e, più che ogni altra cosa, lo stato di so~pensione in oui Iutti viviaa,o, scrutando se la crisi vada acuendosi o riso! veudosi, e domandandoci quel che oi attenda noi– l'imminente domani: tutto oiò ha distratto un po' l'at– tenzione, anche nel campo nostro, da un più pacato esame della situazioue in cui si è venuto a trovare il Partito socialista italiano,-dopo la deliberazione del Con– gre3so di Livorno. Ma non passerà molto tempo e, - qua.udo si sarlt compiutamente attuato, in ogni parte d'Italia, il distacco di coloro che intendono aderire al nuovo Partito comu– nista; quando sarà pertanto possibile fa.re una statistica precisa delle forze che sono rimaste al nostro Partito; quando, sopratutto, l'imminente oongres~o della Confe. deruione del lavoro avrà tracciato la via. per cui inten– dono procedere gli organismi sindacali del Proletariato . ; allora bisognerà riprendere in esame il problema della situazione in oui il Partito si trova, e delle forme in cui debbono concretamente attuarsi le deliberazioni pro– grammatiche contenute 11ell'ordine del giorno ohe a Li– vorno ebbe 19.maggioranza. Questo esame sarà anche la preparazione al prossimo inevitabile congresso, di cui, come è stato detto, quello di Livorno non fu che il ne– cessario proemio, un preliminare ampio dibattito per una inuHitata forma. di verifica dei poteri. Certo è urgente u,cire dall'incertezza e dall'equivoco, cercare una via ohe si sappia di poter seguire, e incum– minarvisi risolutamente. L'unità del Partito, che fu pro– gramma sl dei comunisti unitari che della f'railione di concentrazione, non significa fusione di tntte le tendenzA in un pensiero uniforme. Significa la comune convinzione che, entro la compagine di un Partito, possono convi– vere e, possiam dire, collaborare, in una spontanea di– visione di lavoro, seguaci di metodi diversi uniti dall'i– dentità. del fine; significa anche, nel caso particolare, che tutti seutivamo e sentiamo che, al cimento dell'azione, i dissensi dottrinari si rivelano in gt·an parte accademici e inconsistenti o, qnanto menò, assai più tenui di quanto 11-ppariscanonella passione delle diatribe polemiche. Ma anche scomparse le divisioni formali, costituite dalle organizzazioni di frazioni, rimangono pur sempre, in seno al Partito, una. maggioranza è una minoranza. È necessario che costoro fissino il loro pensiero, nei rap– porti con la realtà esteriore in cui deve svolgersi l'azione del Partito, e -nei rapporti fra loro. Sul primo punto, l'ordine del giorno che ebbe a Li– vorno la maggioranza dei voti contiene queste afferma– zoni: al che scopo del Partito è la conquista di tutto il potere politico per l'attuazione della rivoluzione comu– nista; ta quale conquista deve compiersi con ogni mezzo, nei limiti però dell'assoluta intransigenza; b) chA com– pito del Parti.to è pertanto la prepar&'Zione legale ed extra.legale, sia per organizzare i mezzi di educazione e di avviamento e gli strumanti di conquista rivoluzio– naria, sia per fondare gli organi di sostituzione, avendo •

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