Critica Sociale - anno XXX - n.20 - 16-31 ottobre 1920

316 CRITICA SOCIALE Ili va sup1,emiazia, e hanno imposto a loro v·o1Lai mariti il lusso e l'orgia. Se qualcuno si è ribellato, hanno f,a,tlo divorzio, in regime D'Annunziano, a Fiume. Le altre, quelle del borghesismo professioni.sta ed impiegatist.ico (•grossi impiegati), non se ne sono state ed hanno reclamato ane,h'esse il lusso e !'or• gia. I mariti impi,egati (ch,e furon? in -rapporto coi pescic.ani) n.on hanno desiderato di meglio. I mariti professi-CJlnisti, prima hanno resistito, quindi hanno ceduto, facendo debiti, o sLudi,::mdoforme più pronte di lucro, o negoziando in\ materiali residuati dalla guerra, di -buona intesa con qualch-e colonnello del Minis-lero, o, in casi estremi, chiudendo gli occhi Sll qn.alchc soave sr,app.atell.a dell'amai.a e pia consorte. La donna borghese, così, ha ricevuto dalla guerra anch'ess.a il suo crisma mafofico, ha perduto ogni legame ,morale e.on se stessa, ha dimenticato i figli, h,a deriso la vecchia fras-c del « santuario domestico» e si. è lanciai.a senza ritegni e ipiù spudorata di qu,al– si.asi cocotle in quest'atmosfera di oanli fescennini in cui va creJ)uscolando il mondo sorto dall'89. Nòn mancava che l'ultima degradazione: il gioco . .8 ,ci siamo. N,ei grondi •centri urbani e di villeg– giall!lra., nene grandi stazioni ,ciim-0'tiche, non v'è donna rispettabile che non sieda èon ammira'bile se– renità presso il tappeto verde. Mogli di ricchi, di arricchili, d'impiegati, di professionisti si sono gio– oondamcnte allt>.ate ai biscazzieri ed ai pr-egiudicia-ti per libare al nuovo ·spasimo. P.untano su d'una oarLa il biglietto da mille con un.a indifferenza agghiac– ciante. Qualcun.a, come inbbiamo visto, ha spini.o l 1 a mo-cl.afino al .suici·clio, soord.ando i bambini. che dor– mivano ignari nel nido contaminato. Questo anno molte cli costoro sono st,ate fermate, agguantate ,e perqnisite dagli agenti investig.atori, come altrett.an :·~ sgu.aJ.clrine coHe all',angolo dell.a .strada. I figli, slu• denti cli Uceo, le figlie educate dalle monache fran– cesi, hanno letto il giorno ~guente nella C!'@naca nero il nome o J.e iniziali del nome mo.terno: nobile es-empio di ped,ag,ogia emendatrioe. ' Chi s'illudeva sull.a sana op.era di l'accoglimento di cui la donn.a .avrebbe dovuto esser nucleo nella com- · pagine dome.stie.a e gua,rda fratfant-o alla nostr.a ope– raia che, aUanagliata dalla necessità della f,aiioa, continua ,a sacrificare a1 lavoro insalubre l,e ore not– tnme; chi guarda intorno questa sol,enne sp·ea-equa– zione che p,erm,tine e sovrasta; chi assiste a questo provocante mercato di vanità e di dissoluzione ,che schiaffeggia 'i poveri uomini semplici,. i qu,ali a1:te– sero I'epil og,o d'ella gueITa come una purificazione, è tratto ora a con,siderare tutto ciò come un evento fatale che è igi1'nico accelerare. E' l'esaurimento di u,na cL~sse che giocò l'ultima caTta con la guerra e che, sen'tendosi sconfitta -dia1lasua vittoTia, ora si alco.olizza in attesa di 1m delirium tremens che ne afTretti I.a fine. Sa,rà la Ycra purificazione. P'erocchè, mentre socio- -logi e biologi s'attard.ano a creare intorno a1la donn.fl l,avora-tn-:-0 l·eggi che ne intten'tlino le pene, che ne -pr©leggano I.a maternità, il puerpe-rio, l'.allatt.amcnfo, c11e ne ralforzi.no il germe clivino e ~he libe:rino il piccolo nato clal rach'iitism0, dalla ,tubercolosi, dalla sifilide; questi baccanali osceni cli m.adri rinnegate che spendono in un'::t gi.orn.at.a e giocano in nn 'ora quanto basl,erebhe per difendere per un ,anno dietj. incolpevoli hambini cl,alleinsi-dw di tutti i mali, riem– piono l'animo di una sd~gnosa mestizia, che diiven-· Biblioteca,GinoBianco terebbe sgomento se non appàrisse n.ili-do il crepu• s,colo d'un regime cui il tr~vi~•ento della donna ha da.Lo il suo colpo <li maglio. E in questa fine melanconioo della mulier, che dai fastigi della vecchia famiglia pree.ipH,a miseMmente nella lue, nella cocaina e nel1a bisca, coloro i quali hanno ancora un timido piede nella sgretoliante ba– raceia borghese ooÌl&ideraI'lo sempre più la inanità de·lla loro tenacia e guardano più foruanzi e pii) lon– tano, verso le terre arse dove ,a.ne.or.a la maidre, coriOOL(! il piccolo nel solco screpolato, si estenua nella fatica <lissolvitrice del suo latte e <lei suoi muscoli, e verso l'officina fremente dove l'opera in• salubr,e nella musi-ca diuturna delle Ìnace.hrne pode– rose avvizzisce l'utero nato ia:lla sana fecondità ed .intristisoo ],a carne e le ossa•all 'oper.ai: a laboriosa. Ecco le donne cui volgi.amo la nostra anima arnie.a e conscia. Le ialt!'e, quelle che giocano, non ci appa,rten• gono più. PIETRO CAPASSO. IL TEATRO DEL POPOLO Nella sua prosa imaginosa ed esubery:mle il com– pagno italo Toscani espone, e pr-0pugna una geniale _iniziaf{va ancor poco nota, sulla quale noi invochia– mo tul\a l'attenzione e la simp~tia dei nostri ljtlori. Qua'lcuno può averne ·senti-Lo i,arlare con indiffe. ·renza. Altri, -pensando ai drammoni o ai dr.ammac. ci da .arena o agli sten\,ati e pietosi episodi di com– pagnie 1ìlodr.arnmati,che improvvisate, !',avrà con– siderato come una ,p,rof,anazione dell'arte. Altri, ana c·ora, ci avrà vistò solo un vieto e meschino mez. zuocio di propaganda di partito. E pochi debbono aver rifl.ettuto che il teatro può, invece, essere un mezzo effioocissimo di edu,cazione e di elevazione S'Pi· rituale e seo.ttmemoole delle masse popolari. E nes• suno, forse, avrà pensato a11a possibilità di risolle– vare, proprio in questo modo, dalla loro deoadenza, l'arte contemporanea in genere· e quella drammatica in i.specie. * Spieghiamoci. Non è uoo novità -p,remet\eoo <fue il teatro e tutta l'arte attraversano una crisi gTave ed evidentissima. Se è vero e.be la bellezza è un pro– bl,ema di forma, occorre p,erò -offrire ad essa un tes– suto palpi-tante cli vita: o la realtà in cui vi-vi,am,o, colta ed iRterp:retata nelle sue più rp·rofonde signifi• cazioni; o, sia pure, ~I sogno e l>8. fanlaiiia del1a no• stra mente: ma sogno e fantasia vivi, ma. creature , palpitanti di un cuore rpiù gr·ande e d !i.un pensiero più vasto, f.anta,smi naiti ,dal senso di simpatia di chi ha entro sè la luce di un ideale, oàe lo inciiLa ad amare, e.he lo aiuta a ,comprendere, che fo spinge ia·llo sforzo cli superare, sferzando magari, la rèaltà triste che è atborF10 a h,i!i.,e non sol,banto a guarèia,rl,a eol disdegno dell 'ill'<ilifferenza ohe passa e ~spinge. Guardi,a,moci intorno invece ... Dove sono questi ap– passionati e fo<!leM ,assertori della bellezza intesa nel ,:,uo alti) e vivo significato? I veochi ché aon fanno più nulla e e.he sembrano decrepiti nella loro pi'Odu•

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