Critica Sociale - anno XXX - n.20 - 16-31 ottobre 1920

320 CR1TlCASOClALE già a un alto grado di coltura, fu tult.a dislrulla. ,~ella caLaslrofe scomparvero le grandi isole formanti quella misteriosa terra di Atlamide, di cui lutti gli .;,111tichipopoli mediterranei serbarono memoria e nes– suno piu ,conkst.a l'esistenza: qua e là per l'Oceano AllaOLH:o emergono ancor.a le più eccelse creste <iel conbineule spronfodalo, sotto !orma di quelle isole che noi chiaruiamo Canarie, Azzorr,e, Antille e Lucaie. Ant:ora recenteu1ente le Antille erano popolate da Ca– railii tli pelle rossa, simili ~er l 'aspe~to, per la r,eli– gione e per la poesia ai popoli 1·ossi <tell'estremo ovest..umericano, tHrn superio1•i agli lndiani delle pia– nure ocntrali: qu,ei Caraibi e i Messicani appartene– vauo, avanti il ctiluvio, a una medesima razz.a, oocu– )Jante senza iuterruzione un'enorme dis~ei;a di paesi ira l'Oceano Pacifico e le spiagge occidentali del– l'Africa. L'Europa, falla deserta, fu ripo,APlata dalla razza bianca d1soe,;,a dagli al•lipiani del! 'A<iia centrale; nel– J'Egitlu vuotato t!i abit.atori calarouo le tribù della Nuuia, llliste Ji razza rossa e <li razza nera, che, vi– vendo sui monti da cui scende il Nilo, erano sfug– gile alla rovina. Queste tribù, spiifgendo. le loro pro– p,aggini nell'In.di:i, vi porl.e.1•0110l'eco dello spavente– vole fenomeno. Lasciando la questione del diluvio per passare ad altre eh~ non ~_pettano più alla preistoria ma. .al pe– riodo e1'oico, lo scriHore della « Rovu,e Mondiale » nota come gli ·studi moderni abbiano foxtemente scos– oo I.a fede nell'iautenti-cità e .sop,r,atulto nel valore sto– r~co, cosi dei libri sacri del popolo ebreo, comie dei poemi cosidetli omerici. Chi cred,e .ancora che il Ren– tateuco sia opera di Mooè, e che l'Iliade e I 'Odiss•ea siano dovute a un unico poeta egeo ? li testo della. Bibbia da noi posseduto non è il ,testo autentico: questo, perduto a! tempo della cattività di Babilonia, lu ricostruito da Esdra corhe I.a memoria gli permise. Allo stesso modo la ricostruzione organica dei poemi « omerici », fatta in Atene sui carmi dei rapsodi, oral– mente trasmessi di generazione in generazione, molti secoli dopo che quei carmi furono composti e cioè ali 'epoca dei Pisistratidi, non p<Ylè essere se non ap– pro.ssimativamente fedele alle originarie ereazioni. Lo scrittor~ d-ella « Revue Mondiale» si dilTonde a espor- 1·e i curiosi risultati a cui sono giunti gli studiosi della ((questione omerica»; ma poichè tali risultali sono goner:ilmente noti alle persone colte, non ci di; lunghiamo su questa parte del.I 'arti-colo qui riassunto e· rimandiamo ad altro quaderno· de)l,a « Critìca Sq– ciale » un cenno sulle conclusioni a cui giunge 1',ana.– lisi di altri interessanti problemi della storia. ANGELO TREVES. Ciò che si stampa G. RENSI: Lineamenti di filosofia scettica. - Bologna, Zaniehelli, pagine 306. Di questo libro del Rensi, per quanto si possa dire male, bisogna pure parlare, perchè è davvero signifi– cativo e figlio dei tempi. A noi qui inteu-essa sol– tanto la sua filosofia del diritto, che del resto occu– pa la parte maggiòre del volume, e costituisce finora l'oggetto della maggiore attività spirituale deWau– tore. Come il R. sia g·iunto allo scetticismo a noi non interessa; a noi basta indicare, come si sviluppi la , sua concezione negativa del diritto. In altro volume («Il genio etico», Bari, La terza, 1912), il R. trovava la concezione giuridica del Del Vecchio troppo formale e confutavà la concezione cròciana del diritto intesa come attività economica, senza precisare àncora la natura del suo pensiero. Le volizioni sono atfi di energia, di attività del sin– golo, che fortna con esse il suo mondo pratico; tanto · più vasta ne sarà la cerchia, quanto più viva e forte l'attività volitiva, Ora, se anche il diritto è forza, nòn esisterà che il diritto del più forte e finchè sarà ,p,iù forte; le istituzioni giuridiche si ridurranno ad un giuoco mec– canico di forze, che nessuna ragione può ordinarli BibliotecaGino Bianco a priori. Quando perciò il R. arriva allo scetticismo, non fa che seguire uno sviluppo logico. Il suo pen– siero sarà incomposto, cap.riccicisamente romantico finchè si vuole, ma l'autore non ha fatto che portare alle estreme conseguenze logiche concezioni tuttora dominanti. E per questo il libro ci sembra signifi– cativo. Concepito l'atto volitivo e tutta la 'vita, tanto dei singoli quanto dei gruppi, come libertà indetermi– nata, come «forza», il diritto sarà ().ncora, sì, qual– cosa « di ppsitivo », ma irriducibile ad un modello di ragione, ad un ideale nonnativo. Concezioni prag– matistiche. che (conv.iene avvertire) si sono infil– trate oggi anche nella prassi del socialismo, e con le quali si verrebbe a giustificare qua1unque movi– mento, anche inconsulto, di uomini e di folle, ed a sanzionàre la formazione delle « élites ». Dove può condurre tutto ciò? Nel campo pratico all'anarchia, in quello teoretico allo scetticismo. Che il Rensi non sia felice nella valutazione sto– rico-critica dei singoli filosofi, dei quali discute un po' troppo alla lesta, pare anche a noi; ma che tutta l'impostatura del suo libro sia coerentemente fon– data, non si può negare. E non si capisce davvero tutto il disprezzo col quale il libro è stato accolto e come non sia ancora sentita la necessità· di una cri– tica dei fondamenti di tali dottrine. Nella scienza filosofica del diritto si sta ritornando ad antiche concezioni di violenza e di forza, che già in parte il vecchio contrattualismo e, più tardi e meglio, Kant erano riusciti a superare. Quando non si confonderà più a bella posta l'atto volitivo con il diritto, la finalità pratica, concreta ed empirica di un singolo uomo o di un sil),golo gruppo storico, ossia il «contenuto» dell'atto volitivo con la sua «forma» etico-giuridica, il diritto apparirà come un modello ideale delle condizioni razionali per il rag– giungimento delle finalità umane. Non sarà la realtà incosciente, istintiva che romperà queste forme eter– ne del diritto, per solidificarsi in altre nuove; ma saranno queste forme eterne che plasmeranno qual– siasi nuovo contfnuto di vita. Ma al Rensi, e non. al Rensi soltanto, la conce– zione formale del diritto di Kant appare un « giuoco da bussolottiere »; ed allora bisogna arrivare al prag– matismo e dal pragmatismo allo sqetticismo. Com– piendo questo J)assaggio il Rensi ha sfondata la pa– rete che chiudeva un corridoio ormai troppo lungo e troppo buio, illuminand9ne l'uscita; negargli ciò sarebbe ingiusto. Cesare Goretti, .Annatearretrate di Critica Sociale La Direzione di Critica Sociale ha ancora disponibili alcune raccolte della Rivista, rilegate in tela e oro, dall'anno 1902 al 1914 inclusivi, a L. 20 il volume, franco di porto: A chi faccia acquisto di tutte le 13 annate, sconto del 20 ¾ (L. 208 'invece di 260). Delle precedenti non ci rimane che qualche esemplare del 1894 e 1900 a L. 25 ciascuno. Si ricomprano, purchè in buono stato di conservazione, le annate 1891 (1 a annata), 1892, 1893, 1895, 1896, 1897, 1898,99 (un solo volume), 1901, 1915, 1916, 1917, 1918, 1919, bonificando per ciascuna un anno dì abbonamento, oppure a prezzi da convenirsi. Gradiremmo, per completare alcune collezioni, riavere i seguenti numeri sciolti: 1893, N. 1 - 1896, N. 2 e 3 - 1898--99, N. 12 - 1915, N. 19 - 1916, N. 4, 9 e 14 - 1917, N. 2, 7, 8 e 21 - 1918 1 N. 2, 8 e 7 - 1919, N. 2 e 10 - e il N. 1 dEllcor• rente 1920. Il presente annuncio annulla tutti i precedenti. Offerte e commiBsioni con vaglia, csclmivammte, allà Dire– zione di CRITICA SOCIALE, Portici Galleria, 23, MJL,4,NO. RIGAKONTI GIUSEPPE, gerente ruponaabile. Mil•no 21/10 1~ - Ool>p.Grafica deeli Opera.i - Via Sp~oo, 8. I •

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