Critica Sociale - XXX - n. 18 - 16-30 settembre 1920

CRITICA SOCIALE 279 b) I capitalisti otterranno sugli utili, con l,a loro percentuale, il gooduale rimborso del ,c.apite.leimpie– gato, sino ali 'ultimo cenrtesimo. Potronno convertirlo in mezzi di godimenti>, potran– no invece speculare nuove imprese. L'impiego utile per 30 anni circa è un o stimol o sufficiente alla loro attività. La necessità di trov.ar muove fonti di p•rodu– zione e di ricchezza spingerà ad imprese di vera uti– lità sociale. e) Il Corpo de{ Lavoratori, sarà composto cli tu,Lti quelli che coo per.ano a U.a produzione: .amministra– tori, Lec.nicied oper.ai. Se il capitalista lavo ra nella sua industria, ne farà parte e, anche quando sarà rimborsato del suo capi– tale, potrà continuare a vivere dell.a sua opera. Se non ci lavora, qu.ando sia rimborsato del capitale, non avrà alcun dirilito di vivere sul l,avoro altrui. La fusione di tutti i lavomtori in unica classe av– verrà autom.aticamente. I ca,pitaiisti funzioneranno forse .anche dopo il rim– borso del oopibalo, per qualche tempo, come forni– tori di mezzi di produzione a titolo di credito, e anche per regolare, sinchè non sta possibile farlo altrimenti, il delicato meccanismo degli scambi. Anche qaesto p,roblem.a potrà risolversi in seguito in senso socialista, ·ma non oorà male rimandarlo, ad evitare complioozioni pericolosissime. d) Le iQdustrie più ·redditizie passeranno più ·ra– pidamente al Corpo dei Lavoratori. Le industri,e artificiali morranno di morte naturale. e) La possibilità di avere un.a garanzia d,a ambo le parti per l'adempimento sincero dei contratti di lavoro, per i periodi in essi fissati, sarà di largo compenso pei ca,pita1ìsti a tutte Ie prospettive non gradevoli che loro sorgono d al nuovo c ontratto. f) La -costituzione degli arbitra.ti provibirali è essenziale: dovrebbe impedire che i possibili conflitti abbi.ano una ripercussione deleteri.a sulla produzione. IL PONTIERE. 11 Controllo pBraio,, _B "equo profitto,, In precedenti articoli ( 1) abbiamo accennato ai pia– ni e ai tentativi pratici fattivi nei diversi Paesi al fine di attuare una collaborazione fra càpitale e lavoro per la cc ricostruzione » postbellica, con riserva di espor– re successivamente i programmi delle organizzazioni operaie per le soluzioni più radicali del problema in– dustriale. Prima, però, di occuparci della lotta delle classi operaie per le socializzazioni, riteniamo oppor– tuno di aggiungere qualche nu'ova notizia a quelle pre– cedentemente pubblicate in materia di <e controllo ope– raio » jn regime capitalista. 1. Organizzazioni slndaca/J e controllo operalo. Subito dopo la guerra, mentre le classi operaie ma– nifestavano una sempre più decisa opposizione al ri– pr)stino, nel dopo-guerra, di un regime economico che relega la cli.sse salariata in una funzione pura– mente « strumentale », andava prevalendo- nel pubbli– co e si faceva strada tra gli industriali più intelligenti il concetto che cc il tipo autarchico della vecchia in– dustrh, creata e amministrata a esclusivo profitto del– ! 'imprenditore, sebbene indirettamente ridondante a vantag.~io sociale, deve cedere all'idea che l'impresa non appartiene in proprio esclusivamente nè al capi– tale nè al lavoro, ma è un servizio reso alla società, mediante la loro cooperazione; onde un triplice diritto di ingerenza disciplinatrice, a tutela dell'equilibrio ar– monico fra i vari e non discordanti interessi » (2). E (1) Critica Sociale; 16-30 iriugno e 1-16 Rgoato 1920. (2) G. PRATO: I p,·oblemi àel lavoro nell'ora presente. - Mi!Rno, Treves. 1920. lioteca Gino Bianco la ste5sa organizzazione operaia cosi m Inghil– terra e in Francia, come in Germania e in Austria, anche dopo la rivoluzione - pur affermando il fenno proposito di tendere, con ogni sforzo, alla radicale tras– formazione dell'attuale sistema di produzione, si pro– nunciava, a maggioranza, nei suoi Congressi, per una politica gradualista in materia di realizzazioni socia– liste. Non solo si propugnò, in questi Congressi, una nazionalizzazione graduale delle industrie, comin.:iando da quelle fondamentali e dai grandi servizi pubblici, più maturi per essere socializzati; ma, mentre le Trade Unions inglesi accettarono in massima,·~salvo qualcuna, il principio dei Whitley Committees, pm;– chè restassero organi volontari e non coattivi, i Con– gressi operai tedesco ed austriaco riconoscevano espli– citamente, n@lla « democrazia di fabbrica » e nel con– tratto collettivo d1 lavoro e nella sua graduale evolu– zione, un importante lavoro preparatorio della socia– lizzazione e un mezzo per assicurare agli operai. il di– ritto di aver parte nelle decisioni che riguardano la produzione., cominciando dal singolo stabilimento, fino agli organi sommi dell'organizzazione economica cen– tralè. E, mentre il Congresso della Confederazione del lavoro tedesca di Norimberga, del luglio 1919, sanzionava il « patto di alleanza n tra industriali e operai dell'ottobre 1918, d• cui si è fatto cenno nel precedente articolo, e accettava il principio delle « Arbeitsgemeinschaften », il Congresso delle orga– nizzazioni tedesco-austriache, del dicembre 1919, pro– metteva la sua collaborazione per la ricostruzione eco– nomica. invitando le organizzazioni a non ostacolarla, ma a promuoverla, e acccttàva la legge 15 maggio 1919 sui « Consigli di fabbrica » - conquista di cc uno dei più important. postulati della lotta sindacale» - e le altre leggi sui Tribunali arbitrali e le tariffe e sulle <e Camere degli operai », considerando che la costituzione democratica della fabbrica è la premessa neèessaria della e< produzione associata », secondo la quale deve tendenzialmente attuarsi la ricostruzione economica, che si effettuerà senza gravi sc?sse quan– do il principio di condecisione degli operai trovi la sua applic 1zione dalla fabbrica singola fino alla economia generale ( 1). · Lo stesso Cone;resso confederale francese di Lione del settembre 1919, pur riaffermando i vecchi con– cetti del sindacalismo rivoluzionario del periodo pre– bellico, rilevava espressamente che « non si deve cre– dere che l'azione diretta trovi la sua espressione esat– ta ed esclusiva in atti di violenza o di sorpresa» e che, anzi, l'azione quotidiana del Sindacato è una pre– parazione al rovesciamento degli attuali valori sociali, e il contratto coll~ttivo, lungi dall'essere un prodotto della collaborazione di classe, ha un cc valore di tras– formazione, in quanto limita l'assolutismo padronale e introduce nella fabbrica il controllo di quella forza libera di emancipazione che è il Sindacato » (2). Però, mentre la classe op·eraia accettava il discipli– namento legislativo del contratto collettivo, i « Consi– gli di fabbrica » e gli organi industriali .paritetici, co– me mezzi atti ad agevolare, senza tr.oppe scosse, il trapasso ad un cc nuovo ordine » economico; la classe industriale, da parte sua, considerava queste conces– sioni di parziale ((controllo operaio )) come sufficienti a soddisfare le legittime esigenze della classe operaia (1) Die Gewerhschafl; 9 dicembre 1919 e 13 gennaio 1920. (2) L. 'Jouu;,ux: Le Syndaoalisme el la C. G. T. - Pari,, 1920,

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