Critica Sociale - XXX - n. 18 - 16-30 settembre 1920

CRITICA SOCIALE 277 vista delle future socializzazioni. L'obiezione che ne– gli attuali Consigli la funzione dei Consiglieri è so– vente 1Juramente decorativa, è priva di qualsiasi va– lore. Se il fatto è vero (e non sempre), ciò dipende dall'identità di interessi, per cui i Consiglieri si sen– tono rappresentati dal Consigliere Delegato. Ben di– versa sarebbe la mansione dei Consiglieri operai, vi– gilati dai loro mandanti. Un controllo esclusivamente dal di fuori non avrebbe di controllo che il nome. Esso si esaurirebbe ìn una serie di molestie, di proteste. di opposizioni cervellotiche, di probabili conflitti, èhe intralcerebbero, anzichè migliorare, l'andamento del- 1'azienda e renderebbero impossibile l'amministra– zione. Si sarebbe creata una catapulta demolitrice dall'interno. Ciò può appagare coloro che della rivo– luzione vittoriosa di cui qui si discorre non intesero affatto lo spirito, e già cominciano a svalutarla defi– nendola mistificazione o mezzo di corruzione. Per co– testi inseguitori del fosco e puerile miraggio mosco– vita, il Socialismo non pullula che dalla miseria e dalla tabula rasa della civiltà capitalistica e si prospetta come una nuova tirannide sanguinosa, forse peggiore - per gli stessi proletarii ......::. di tutte quelle contro cui il Sociàlismo ha invocato !a riscossa dei popoli. Ma questa discussione, nel dibattito del'a Confedera– zione del Lavoro, fu superata e sepolta. Si aggiunga che il controllo sulla fabbrica non ;,i esaurisce nella fabbrica. La connessione c!elle aziende e delle industrie fra. loro e colla Banca e colla Borsa e collo Stato e coi mercati nazionali e internazionali sforzerà ben presto, chi sia incaricato· del controllo, a spingere lo sguardo fuori le mura della singola azienda. Già intravvediamo il sorgere di tutta una rete di Consigli d'industria, locali, regionali, nazio– nali, a rappresentanza mista di oper.ai, di tecnici, di imprese, di Cooperative, di aziende dei consumi,' che domineranno il campo di numerose inciustrie affini consorziate. per difenderle, per epurarle, per recider– ne i rami parassitarii, nell'interesse collettivo. Il con– trollo operaio sulla fabbrica non è che un primo passo. Ma lasciate che il germe getti le radici ed i rami. Sarà tutta la vita- economica che attenderà la propria rinnovazione, della quale l'avvento socialista sarà lo sbocco necessario. Con che competenza vi penet1 e– rebbe chi rosse rimasto alla soglia della prima impresa di cui gli fu affidato il controllo? Non ci dissimuliamo tuttavia che la ,,tesi da noi so– stenuta possa urtare in obiezioni di carattere tecnico– giuridico. che vorranno essere ponderate prima di prendere una decisione definitiva. La molteplice rappresentanza di catego;-ie nel Con– siglio di Amministrazione è essa conciliabile con quella unità ~ direttive, con ·quella rapidità di procedimenti, con quella discrezione o, diciamo pure, segretezza delle deliberazioni, che sarebbero, secondo i pratici, condizitlne sine qua non del prosperare di un'azienda? E compatibile la funzione di controllore con quella di esecutore e di corresponsabile? La corresponsabilità nell'azione amministrativa non è troppo grave soma per la nostra massa operaia, ancora cosi semplice ed impreparata'? E troverà essa nel proprio s0no un suffi– ciente numero di elementi, la cui intelligenza e sicura probità possa far fronte all'arduo còmpito? Questi. dubbi i potrebbero suggerire una soluzione intermedia : che cioè, anzichè nei Consigli di Ammi– nistrazione, le categorie del Lavoro fossero rappresen– tate nel Collegio dei Sindaci. lio!ecaGino Bianco Ben sappiamo che la funzione di Sindaco delle So– cietà commerciali è oggi ritenuta più formale che so– stanziale, pù la dipendenza in cui praticamente esso quasi sempre si trova verso i Consigli di Amministra– zione che dovrebbe sindacare. Ma il Sindaco dei la– voratori ben poco avrebbe di comune coi Sindaci no– minati dagli azionisti. Le categorie interessate potreb– bero sceglierlo fra esperti di loro fiducia, in 'qualunqlle classe sociale. E la riunione dei Sindaci del Lavoro di tutto un gruppo di aziende potrebbe formare il primo nucleo per quella << inchiesta permanente sull'indu– stria », che è reclamata dai più impellenti interessi della collettività. Quale che sia la soluzione che prevarrà, è impre– scindibile la riforma della legge commerciale sulle Anonime. E su questo ci sarebbe prezioso l'aiutò dei più esperti di noi ( 1 ). fILPPO TURATI. (1) L'Avattti ! del 17, sulla. fede di non sappia.mo quali chiac– chiere di gio1·nali borghesi, da.i qua.li ci saremmo u fatti " (sic) intervistare, ci attribuiva esattamente l'opinione opposta a quella ohe qui sosteniamo e che avevR.mo sostenuta nel Gruppo: la paura cioè di dover toooare la legge commerciale i· e ci ammoniva ohe ben altre leggi (oh! sgomento!) si dovranno capovolgere. Secondo l'Avanti! la nostra supposta angoscia sarebbe l'effetto· di u preoc– cupazioni socialdemocratiche " i e in ciò potrefumo dargli ragione, perchè infatti di preoccupazi oni soci n.liste siamo pieni a ribocco. Ma, se l'Avanti!, prima. di presto.re e. noi e a se stesso così gros– solani equinozii, ci facesse una telefona.tina ?... Numero 8S-07. Ciò usava, prima. della III Interna.zionale, fra tutte le persone d&b– bene, anche non compagni. ... un PONTE DAL VECCHIO ALNUOVO Un amico, non estraneo alla propaganda sociali– sta, ma al tempo stesso espertissimo di industrie e di affari, ci invia uno schema di 'disegno di legge sul contratto di lavoro, che vorrebb 'essere un sicuro ponte di passaggio (perciò gli affibbiamo lo pseudonimo di << pontiere ») dalla vecchia alla nuova ineluttabile co– stituzione delle grandi officine. Noi lo diamo - così com 'egli ce lo manda - come soggetto e punto di partenza di studii e di discussioni. Non anticipiamo obiezioni e critiche, che pur ci si affacciano alla mente. Il còmpito, che sta davanti a noi, come alle organizzazioni operaie, al Parlamento, al Governo, ha bisogno di considerazione ponderata e serena, e nessun contributo è soverchio. Stralciamo an– che, dalla privata accompagnatoria, le riflessioni che mossero l'autore a 'formulare il suo schema, e sono, le seguenti: Curo Turali, l'rn·e a me non dubbio {:hC le forme rii produzivne c.a,piliali$lic,a, un po' p,el m.alnrarsi spontaneo cleJl',c. YOl11:don.esociale, e mollo per effetto dcli.a guerra che ha dislrul,to i baluardi del partilo cons.crrnlore nel mondo. non Y:.tlgono più ad nssicur.arc la pro– duzione. Ciò rlit}ende in pm·t,c dall'ingi11Rlizia Ù('i metodi di ripartizione dC'I 1wodolto, in parte d,all.a corruzione che h.u incleholHo la {:Ompaginc capit.alisticu, molto dnll'cnore fonrlamcnlal<' per il riuale il larnro, con– sidc1·ntn romC' lllPrrr, ,·i nll icnP una mng-gior rclri– bnzionc <JU.tnlo più si fa sr.ar~n. Tullo ciò è ,niul~1t.od.1l!a coscienza dcli.a propria . "

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