Critica Sociale - XXX - n. 18 - 16-30 settembre 1920

27G CRITIOASOCIALE Queste rivendicazioni sarebbero rimaste sulla carta. nella paralisi che invase il Partito sotto l'influenza iste– rilitrice del simoun sovicttistico, se gli eventi - più sapienti di noi - non si fossero incaricati di impor– cele quasi a nostro dispetto. E, dicendo « gli eventi », intendiamo in gran parte il caso fortuito. Fu infatti la battaglia dei metallurgici, che, originata con movente prettamente economico da una semplice controversia di paghe, doveva - senza alcuna precisa preordina– zione o previsione dei dirigenti e tanto meno del Par– tito - porre sul tappeto, come riforma urgente e im– prescindibile, il controllo degli operai su la tecnica e l'amministrazione delle aziende. Se la Federazione Me– tallurgica, stremata finanziariamente da un recente sciopero, non avesse ·preferito ricorrere al più comodo, se anche meno simpatico, spediente dell'ostruzionismo, che doveva fatalmente condurre alla rappresaglia della serrata, contro la quale non restava agli operai che ri– correre automaticamente all'unica difesa del loro pane che fosse loro aperta, l'occupazione o, meglio, la non evacuazione delle officine; e se, per soprassello, il Go– verno - tanto per dimostrare che un Governo bor– ghese non può esser mai, anche in tempi di suffragio universale e di influenza dei ceti proletari rapidamente crescente, se non il (( Comitato d'affari della classe do– minante », come vanno squittendo i pappagalli della frase di Marx, in previsione dei quali egli un giorno diéhiarò prudentemente di non essere mai xista - se il Governo, dicevamo, non si poneva nettamente ac– canto agli operai, rinunciando, civilmente e sapiente– mente, a difendere la legge vigente, già caducata nel suo spirito dal crimine della guerra e da un vota della Camera elettiva, in omaggio a un jus condendum più alto, eià virtualmente vittorioso ed ineluttabile; il controllo operaio poteva rimanere, chi sa ancora per quanto tempo, nel guardaroba dei programmi dimen– ticati o trascicarsi monotono negli art:coli di Batta– glie Sindacali, dei Problemi del Lavoro e di questa nostra Rivista. Ma, se questo intervento fortunoso del caso for– tuito, con tutte le alee e i pericoli che gli sono pro– pri, ribadisce l'accusa al Partito Socialista italiano di essere a rimorchio degli eventi anzichè prevederli e tentare di prevenirli e dominarli; ciò non scema, anzi aggiunge valore al fatto in se medesimo della nuova conquista e all'accortezza della Conféderazione del Lavoro, che seppe non soltanto afferra~la, ma difen– derla coraggiosamente contro chi, ostentando di vo– lerla spingere al di là d'ogni limite di ragione, preco– nizzando l'impossessamento definitivo delle fabbriche e l 'a fondo rivoluzionario immediato, minacciava di comprometterne il successo e votava tutto il movi– mento alla sicura disfatta. Nel dibattito solenne, a certi momenti tragico, che si svolse nel salone degli Af– freschi dell'Umanitaria fra la Direzione del Partito e il Cunsiglio nazionale della Confederazione de! La– voro, furono veramente salvati l'avvenire del Socia– lismo e la causa della rivoluzione proletaria in Italia. La rivendicazione del controllo operaio, mantenuto nei limiti in cui oggi è possibile fruttuosamente eser– citarlo, è esso stesso una rivoluzione, la più grande,_ dal punto di vista socialista, dopo il conquistato di– ritto di coalizione e il suffragio univefsale, in quanto incide direttamente il diritto di proprietà nella sua preminente matrice capitalistica, in una delle industrie maggiori, dalla quale il passaggio ad altre industri(;. e ali 'agricoltura non può essere che questione di tempo. Biblioteca·GinoBianco La grandezza di questa rivoluzione è tutta nella sua misura, ossia - che è dire il medesimo - nella sua garantita capacità di conser'9lzione e di sviluppo. Scopi immediati della riforma voglion essere - giu– sta le ripetute dichiarazioni della Confederazione del Lavoro - rendere il lavoratore partecipe della ge– stione dell'azienda, elevare la sua dignità, imparargli a conoscere i congegni amministrativi dell'industria, evitare di questa le degenerazioni speculazionistiche, ridestare nel lavoratore la rallentata spinta al lavoro intensamente e gioiosamente produttivo. La futura gra– duale socializzazione delle indu'>trie è condizionata a questi ris.J.iltati più prossimi. Quali i modi per rag– giungerli con sicurezza? Tale il non facile problema, che si pone alla Com– missione. cui il Gruppo Parlamentare Socialista, ra– dunato in Milano, deferiva l'incarico di formulare con– clusioni precise. Tale il problema che s'impone al Partito Socialista e alle organizzazioni proletarie. Nessun dubbio che l'azione di controllo debba ave– re per punto di partenza le Commissioni di fabbrica e allacciarsi alla complessa azione sindacale. Al Sin– dacato e alla Commissione di fabbrica sp~tterà quin– d'i, in forme e proporzioni da determinarsi, l'elezione dei delegati ali 'azione di controllo (I). Ma l'esercizio del controllo dovrà farsi dai Sindacati e dalle Com– missioni di fabbrica al di fuori e contro dei Consigli di Amministrazione delle aziende,. o non piuttosto da loro rappresentanti in seno ed accanto ai detti Consigli d'Amministrazione? Questo il punto nucleare della questione, e per noi la risposta non parrebbe dubbia. Già nell'adunanza del Gruppo Parlamentare, che c1 elesse a far parte della Commissione di studio, ci eravamo espressi chiara– mente. Conviene che nei Consigli d'Amministrazione (per le industrie minori e non sociali sarà facile trovare spedienti sussidiari i; anche potrebbe rendersi obbli– gatorio un Consiglio t(;lcnico-amministrativo in ogni azienda di qualche importanza) intervengano a pari titolo, accanto ai rappresentanti dell'impresa e del ca– pitale, i rappresentanti del lavoro manuale, quelli dell'elemento tecnico (ingegneri e capi tecnici), quelli degli impiegati amministrativi, e neppure ricuserem– mo (checchè ne pensi l'amico Pontiere nell'articolo che segue) un delegato tecnico dello Stato, quale rap– presentant'e degli interessi generali del consumo con– tro la collusione dei produttori, e come rappresentante degli interessi fiscali. Alla funzione cieèamente tas– satrice dei profitti, quale si esplica nei progetti Gio– litti, ci p;irrebbe di gran lunga preferibile, per le industrie e per lo Stato, una cointeressenza azionaria di quest'ultimo, giusta i criterii prospettati da un nostro collaboratore nel precedente fascicolo (2). Ma di ciò avremo tempo a ridiscutere. Torniamo alla questione capitale : il controllo deve esercitarsi dal di dentro o dal di fuori dell'Amministrazione? Osiamo dire - e a chi conosca i congegni di un 'azienda qualsiasi l'asserzione parrà laralissiana - che dal di fuori nessun serio e reale controllo è pos– sibile, come non è ottenibile quello che è pure uno degli scopi essenziali della riforma : l'addestramento di una élite operaia alla conduzione delle aziende, in (1) Attilio Cabiati sostiene nel Secolo (2~ corr.) ohe la rappre– sentanza operaie. nei Consigli d'Amministrazione rende inutili i Consigli di fabbrica. Ma non dice come e da chi i delegati operai si eleggerebbero. (2) "Lo St ..to 11.&ioniet&• ( Un Ghilàisla): C, S., N, 17, pag, 2/10,

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