Critica Sociale - XXX - n. 18 - 16-30 settembre 1920

286 ORITICASOOIALE dolfo Mondolfo. Noi deponiamo il fior~ della memo– ria sulla s,alma del! 'uomo immacolato, che fu vero– mcn•le « ii Santo» della nuova elà, che I.a maligna ingiu.ria clericalesca insegue anche nella tomba - e Io onor.a più di ogni p.anerigico! I. t. Roberto Ardigò è morto. Egli che, un giorno ormai lonLano (,son già cinquant'anni), ero uscito vincitor,e d'un',aspr.a Ioll,a initeri,ore nella affermazione .ap-erta e rer,isa delle nuove convinzioni, ha ceduto oggi, reci– dendo la lr.arna della sua più che novantenne esisten– za, allQ stanchezza e .al tedio che invadevano il suo spirilo, non. più sorretto dal vigore e fervore di aUi– vilà intellettuale, che aveva .per lui costituita la ra– gione e la bellezza della sua vi·ta passata. Il pensatore seornp.are quando, già da .anni, l'orien– tamento filosofico, prevalente nella cult.ur.a moderna, s'era volto in dil~ezione ben diversa d.all.a sua; ed eran venuti di moda il disconoscimento del suo valore e I'incomp1,ensione del posto ehe egli occupa nella storia del pensiero .. Appunto per questo, ·.anche nella gN1vilà dell'ora presente, in cui l'urg,enza di problemi (più poderosi forse, di quanti mai ,a,Jtra età si sia trovala a doversi porre e super.are) contende al pen– siero la possibilH,à del raccoglimento, la mente no– stra, dinanzi alla nobiltà di questa figura di pensa– tore e d'norno, s'inchina, e rip-ens,a, e cerea d'inten– dere e valutare seri.amentit. * Roberto Ardigò J)erve.niv.a alla tl'asf,ormazione J'a- dicale del suo J)ensiero e della sua fede in quello stesso periodo del Risorgimento il;aliano, -che vedeva compiersi le conversioni di Gaetano Trezza e di Auso– nio Franchi. Ma J,a conv,ersione su.a, che a Gaetano Negri parve non trovar altra J).ar.agonabile, per la subitaneità della rivelazione, se non quella compiu– tasi venti secoli innanzi sulla via di Damasco, non er.a sfola, se non in apparenza, un improvviso. colpo di folgore. Era aicc.aduto .all'Ardigò quel che ,acca– d11ebbe ,ad un ,costruttore, che, nel desiderio <li ren– der solido un vecchio edifici-o, vi ponesse in opera, p.a,rte p·er ·parte, materi.aili nuo·vi, che esigessero mo– dificazioni nella struttura e disposizione de.11,a costru– zione; e .alla fine, togliendo le impalcature che gli im– pedivano I.a vista complessiva del J,aV11ro compiuto, scoprisse 'rner.aviglialo, ,al posto dell'edificio nnti,co, un altro affatto diverso negli elementi costilut.ivi e nel disegno architettonico. Così egli, che, per la sug– gestione del sentimento, ,aveva tentalo di combattere il dubbio, che d'ogni lato si insinuava nel suo spi– rito religioso, e che per lungo tempo aveva creduto cli riuscire a vincerlo, cercando nella riflessione e nello studio di fortifioore la v,ecchì.a fede, era venuto, senza rendersene con•to, formando e comp,letando, al posto del sistema dèlle idee religiose, il sistemn. posi– tivista. « E il grandissimo e all'apparenza imponen– tissimo edificio teologico (com' egli scrisse), doveva un giorno, per la caduta dell'ultimo puntel,lo, tutto crollare e ,disfarsi, come il p.a,J.azzodell 'inoanio, che nelle legg,ende mieclievali svanisce d'un tratto al cenno magico della fata ». L'ultimo puntell-o era per lqi nena trascendlenza dell 'inlellelto di fronte al senso: se c'è una funzione spiriLu.ale, che superi l'esperienz:a, ad essa si appog– gia la credenza in una so.stanza imm,a,teriale (l'.ani– m.a), che, nella sua immortalità di sostanza e nella sua spiritu.alilà, impli:ca a sua volta una ·rei.azione coli 'ordine del {livino. !\fa, il giorno che, guardando il rosso di un.a rosa, gli balenò il· pensi_ero che le funzioni ,d,ell 'intelletto potessero derivare .anch'esse tl\tle da,11 'esperienz;a, si spezzava il filo, al quale la su.a fede era rimasta sospesa; e i nuovi convincimenti, non più contenuti da osbacoli interiori, esigevano da lui risoluta ed .aperta !'.affermazione. La nobiltà dell'uomo in questo p,unt.o appare in tutta I.a su.a luce: dichiarare I.a su.a trasforroazione interiore non significava solbanto affrontare momenti difficili, rinuncia,ndo a tutte le promesse di un.a car– riera, nella quale aveva già raccolto onori; ma volev, a dire compiere un alto. spietato verso se stesso, str.ap - BibliotecaGino Bianco parsi con intimo strazio al compimento di un sogno di sua m,adre e ane fiduciose aspettazioni di quello che era stato il suo secondo padre, monsiP,Ior M.artini. Ma ero il dovere. « MonsignoTe, non m ha insegnato Lei ad essere uomo di carattere? Monsignore, Lei me Io ha insegnato ed io l'ho imparato. Qualun,que cosa mi costi, non dimenticherò i suoi insegnamenti. Non sono condotto da nessun.a pMsione: non ho nes– sun fine secondario. Ciò che mi muove, e ciò con un -entusiasmo inesislibile, sono dell,e idee, che credo vere. E sono le id-ce di tutta la mi.a vita! ». * Giovanni Gentile, in un arti-colo di commemo:r,azio- ne del pensatore sceso ONt nella tomba, scrive che il va,Jor,e di lui nella storia del p-ensiero non con– siste nelle dottrine che egli ha svolte e prçpugnate (che .al critico piaiono ormai prive di vitalità), ma m~Il.a liberazione, ch'egli ha compiuto nell'Italia d'intorno al '70, dalle idee volgari di Dio ,e dell'anima, in cui si assommava allora la filosofia italiana, per l'influsso del pseudopl-atonismo del M,ami.ani. TI posto dell'Ar=– digò, stando a questo giudizio, non s.a·rebbe dun– que nella linea geneTale del pensiero internazionale, m.a solo nella linea particolare del pensiero itali.a•ijo: la su.a funzione e, quindi, il suo valore stori-co si limi– terebbero alla nazione e al momento, in cui ebbe .ad esel.'cilar-si la sua azione distrutt.rice; come allora nulla egli a,vrcbbe avuto da i111segnarealle menti non ristrette nell'àmbito dell.a nostro cultura nazionale di quel periodo, cosl oggi nulla più rimarrebbe di vivo da alitingere alle sue opere. « La sua filosofia (dice il GeniWe) fu tutta negativa, « nella sostanza; ma, senza la su.a negiazione, noi « staremmo aneora .a leggere le Confessioni di •in me- . \ ta(isico, il libro più grosso e più vuoto, che di « materia speculativa abbia ,avuto I'Itali.a <lacchè è « ri,s,orta a nuova vita nel mondo delle o.azioni. E « l'Ibalia perciò ricorderà con riconoscenza Roberto « Ardigò ». L'inadeguatezza di questo giudizio dip.en <le dalla esclusiva considerazione, su cui poggi.a , della succes– si,one .delle dottrine filosofiche, in Itali.a, astratta dal proce sso s torico generale della cultura, nel quale sol– tanto es.sa trova il suo vero e pieno signiHc;.ato. In– torno al ' 70 non c'era soltanto il dominio del M.a– miaini in Italia sulla ristretta cerchi.a di coloro che professavano filosofi.a: c'era anche, fuori ·-di questa cerchia, in Italia come o-vunque .altrove, un moto fervido di ricerche scientifiche, pieno <li fiducia nei procedimenti e risulta-li propri e nella propi'i.a oa.,p.a– cità di risolvere i problemi della vita e del mondo. E da questo trionfale sviluppo della scienza erano uscite e si diliondev.ano, in Italia come altrove, le correnti del materialismo, del naturalismo, de11 'evo– luzionismo e del positivismo. -Già d.a ·comte e Littré, come da Moleschott e Biichner .ad H.aeck~I e SJ}en– cer il pericolo, che I.a fiducia neHe scienze naturali e il movimento ,natuTalistieo e positivistico presen– tavano, era (per non J).arlare dell.a pretes.a della scien– za d ',assorbire e sostituire J.a filosofia) nella ridu– zione del soggetto ,all'oggetto, del-l'interiorità .alla esteriorità. E, per questo, tanto maggior merito SJ}etta .a quelle menti 'Più aperte e larghe che, entro lo stesso movimento positivistico, hanno sentito ed .af– fermato il valore della coscienza. Ardigò ih Itailia (come Feuerb.aeh in Germania ,e Stuart Mili in Inghilte-rra) segna perciò un momento filosofico, che non è soltanto negativo e nazionale: p,erciò il suo v.alore p·otè esser riconosciuto anche fuori d'Italiia; perciò la parola, ch'egli ha detto, è ben lungi dal- 1',a,ver perduto la sua vitalità:, Sf:lpure oggi .altre ri– s,uon,ino ed echeggi,no più forte della su.a. Certamente, nella rin.a•scita dell'idealismo, che vi– goreggia e predomina tra il finire del secolo XIX e questo inizio del XX, è sfata ed è consuetudine con– dannare sommariamente tutto il positivismo, come un disconoscimento dei diritti dello spirito, ,come un • tentativo di riduzione deJ soggetto all'oggetto, -come un.a subordin.azione del concetto dell'uomo al con– cetito dell'universo. Ma, come ho già notato, quello che può dirsi del biologismio spenceri.ano o della prima fase del pensiero comtiano, non si .applica affatto all'Ardigò, nel quale l'esperienza, che. costi-

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