Critica Sociale - XXX - n. 18 - 16-30 settembre 1920

CRITICA SOCIALE 285 * Ma esclusa la naturalità dell'industria siderurgica, potrebbe sempre dimostrarsene la necessità; ed è anzi questo l'argomento di cui oggi si valgono di prefe– renza i suoi difensori ed è l'unico che possa legitti– mare la protezione e tutti gli aiuti richiesti, ed m buona parte concessi dallo Stato. Su questo argomento il Piccioli non esprime in forma chiara ed esplicita il suo pensiero; ma in parte lo lascia intendere nella sua critica molto sommaria di ciò che in questa Rivista era stato scritto sui rap– porti fra il movimento operaio ~d il protezionismo si– derurgico. Respingendo con sdegnosa ironia un ·accu– sa, che qui non era mai stata affacciata, di segrete o palesi connivenze fra i grandi industriali del ferro e le organizzazioni opei;aie, il Piccioli sostiene che il giuoco attuale degli iRdustriali mira invece a chiu– dere ad uno ad uno gli altiforni, perchè ad un certo punto il Paese, totalmente privo di ferro, senta tutta la necessità dell'esistenza di una siderurgia naziq– nale e si presti volentieri a nuovi sacrifici per per– metterle di riprendere la· sua attìvità e di mantenersi in vita. Il Piccioli, è vero, si lamenta che ,, questa dimostrazione venga fatta sulla pelle dei lavoratori "; ma quando egli scrive che « allora l'industria base, la siderurgia, dimostrerà coi fatti che è fittizia una industria meccanica, che non abbia accanto una inèlu– stria siderurgica "• lascia intravvedere abbastanza chiaramente che il suo pensiero coincide con quello degli industriali, che egli crede alla necessità della siderurgia e all'opportunità di una maggior protezione e di tutti gli altri aiuti invocati dai siderurgici (asse– gnazioni prefernnziali di carbone, forniture di Sta– to ecc .. ecc.), pur di mantenere in vita una indu– stria tanto necessaria all'economia nazionale. Ma sarebbe stato assai utile che di questa pretesa necessità di una siderurgia nazionale (di prima lavo– razione), da tante parti affermata, il Piccioli ci avesse dato almeno un principio di dimostrazione. Finchè una tale dimostrazione non ci sia data in modo con– vincente e inconfutabile, noi seguiteremo a credere che i fatti ci provino perfettamente il contrario. Du– rante i quattro anni di guerra noi abbiamo seguitato ad importare in quantità ingenti ghisa, ferro e ac– ciaio greggi e semilavorati; ed anche ora, nonostante l'abbandono di ogni solidarietà nei rifornimenti fra alleati e nonostante la forte discesa della produzione mondiale, non solo le importazioni non sono affatto cessate, ma raggiungono cifre ragguardevoli. Nel 1919 le importazioni della sola ghisa han raggiunto il quan– titativo di 216 mila tonnellate, poco meno cioè della metà della produzione nazionale. Nei primi mesi del 1920 vi è stata una leggera diminuzione, che non è dovuta però, secondo ci risulta da informazioni dirette e sicure, ad una mancanza di offerte, che sono anzi numerose e convenienti, ma alle continue oscil– lazioni del cambio e sopratutto all'ostruzionismo delle nostre dogane, al quale non è molto probabile che sia del tutto estran,ea la volontà dei nostri produttori. Se– condo ogni indizio, appare dunque probabile che la minacciata chiusura degli altiforni possa produrre una momentanea deficienza del ferro, ma che a questa si possa anche porre rapidamente un riparo, purchè lo Stato voglia seriamente .togliere ogni -ostacolo alle importazioni. Del resto, sarà forse effetto della nostra profonda ibliotecaGino Bianco ignoranza tecnica, ma noi segu1t1amo a considerare la ghisa, il ferro e l'acciaio greggi come una sem– plice materia prima per le industrie metallurgiche e meccaniche (che impiegano, si badi, più di 300 mila operai), tal e quale come il cotone greggio per le nostre filature e tessiture; e non riusciamo a com– prendere per quali recondite ragioni l'industria mec– canica debba dirsi fittizia se non ha vicino a sè l 'al-. .toforno che le produca- la ghisa, mentre nessuno si sognerebbe di chiamare fittizia una industria cotonie– ra che non avesse nelle sue vicinanze il campo pro– duttore della preziosa •pianta. Ciò che dovrebbe inte– ressare al meccanico oome al cotoniere dovrebbe es– sere solt~nto la possibilità di acquistare la materia prima al minimo pr-ezzo; e finora tutta l'attività e tutta la politica dei siderurgici ha, viceversa, mirato sem– pre soltanto ad elevare il prezzo del ferro. La C. S. ' ROBERTO ARDIGO La morte, per quanto oatles0,e da 1ui stes-so s-loica– mente invocata ed affrettata, ,di Robert<l Ardigò, è st.at.a, per molli di noi <lell.a CritiC{t Sociale, un vero lutto di famiglia. Il nostro Direllore Hegr.afava .al Municipio cli Mantova: cc Bacio commosso la cara sal– ma del maeslro, dell'amico, ciel redento:-e, del santo"· Non vi è .amplificazione retorica, la solita menzogna dei necrologi e degli ,epitaffii. Qu.a,ndo, giovani, libe– ratici appena dalla mitologi.a cristi,a,no-callolica, por– Lati dall'impelo della reazione gio,v.anilc a tulle le negazioni più nichiliste, cercavamo tutLa, i-a quell 'u bi consisfam psicologico che è una necessità impre-scin– dibile per tulli coloro cui r1atura predhpose :a cc pren– dere I.a vii.a sul serio», fu Robe:rLo Ardigò che ci porse alcun-e delle pietre più solide del nostro edi– ficio mentale e mor-al,e. Mora-le sopr,at.utt.o. Avev{lmo letto, con infi.nito beneficio della nostra inqui~t.a ,co– scienza filosofica, la Psicologi{.t come scienza posi– tiva, uscita poco prima; un .provvido c:aso ci fece sem– plici correttori di bozze della Morale dei posi!ivisl-i, che si pubblic.av ,a al,Ior.a nella Rivista Repubblicana del Ghisleri; ne nacque una consuetudine di rap– porti epistolari e per~onoali col M-aestro, che lascia– rono un:a traccia profonda nella no!Slra esistenza. I casi della vita, differenze cli valutazirni su taluni .avvenimenti politici, l'affaccen<fament0 quolicli.ano che troppo ci distrasse dai sereni studi f'loso,fici, po– terono rallentare quei rapporti, non distrussero mai la reverenza e l'affetto per l'uoMo, -che si ,ergeva l0Jnolo più .alto nella nostra estimazione, qu.anto maggio-re era in lui il disdegno di ogni ·esibizioni.,mo, quanto più ingiusta ci è pars,a 1-atrascuranza che dell'opera colossale del filosofo mantovano ostenta I-a nuova g-e– ner-azione intellettual,e, civettante con quelle rin-ascrn– ze neo-spiritualistiche che sono l,a nuova mascher,a ri– verniciala del superalo metafisicism-0 reazionario cli tempi che non ritorneranno. nitornerh inyece, ne siamo certi, il culto della filosofi.a positiva, che fu stimolo, e s~rà luce e, guida, -alla rivoluzione degli spi– riti, all-a no,n m.aleri-alistica, non .anarchie.a, non bru– tale rivoluzione socialista. Del pensiero filosofico di fioberto Ardigò di~e qui, con competenza maggiore "della nostra, l'amico Ro- ' .

RkJQdWJsaXNoZXIy