Critica Sociale - anno XXX - n. 14 - 16-31 luglio 1920

èRiììCÀ SOCÌÀLE 21i r socialista quel senso di irrequietezza e quel desi– derio vago e indeterminato di novità, suscitati dal– la guerra e dalla crisi. Continua dicendo che se al Partito non si può imputare di aver preparato le caotiche. manifestazioni nate da quello stato d'a– , ·nimo, esso ha però la colpa di non -aver fatto nulla per impedàle; di averle anzi, sia pure involonta- riamente, favorite, ripetendo ogni giorno che le borghesiè stanno crollando e che si tratta di dar l'ultima spinta, violando così anche una norma di elementare prudenza per tutti i condottieri di eser– citi che -abbiano senso di responsabilità, la quale consiste ~l. non svalutare mai le forze avversarie e nel veder piuttosto, con lenti d'ingrandimento, le debolezze delle proprie schiere per potervi porre riparo. E qui - soggiunge l'amico Tiraboschi - è da vedere : 1 ° se la violenza sia l'unico o il più efficace mezzo per instaurare il Socialismo ; sul che nes– suna dimostrazione è stata tentata mai dai massima– listi. Ma, dato pure per dimostrato ciò che questi mostr-ano di ritenere e contro cui si potrebbero, vi– ~versa, addurre forti argomenti, è ancor d<:1ve– dere: 2° se noi abbiamo tanta .potenzialità Ji vio– lenza» quanta occorre per .poter -abbattere l'osta– colo. E ripete egli pure che non dobbiamo lasciarci ingannare dall'esempio della Russia: troppo sono diverse le condizioni geografiche e topografiche ed economiche della Russia e quelle dell'Italia; tribu– taria quest'ultima, per il grano e per molte materie prime, di Stati, in cui non pare imminente la vit– l.oria, non che del Socialisn;10, neppure di una po– litica liberale. La defezione del proletariato fran– cese nello sciopero del 20-21 luglio 1919, il poste– riore ,esito delle elezioni, e Ia conseguente politica del Governo francese che quel proletariato non pare abbia la forza nè la salda volontà di contra– stare ; le incertezze della politica laburista mglese; il prevalere della reazione negli_ Stati Uniti, dove Debbs è in prigione senza che la maggioranza se ne commuova, e i deputati socialisti possono impu– nemente esser 'cacciati - solo perchè tali - dal Parlamento dello Stato di New York: questi ed al– tri fatti non sono segno di una situazi-one interna– zionale che sia per essere favorevole -al consolida– mento di un r,egime comunista eventualmente in– staurato in Italia. Anche fra noi abbiamo del resto - soggiunge il Tirabosçhi - piuttosto uno stato di sofferenza che di maturità. La Direzi-one del Partito lo sente, tenta di frenare impazienze per evitare catastrofi (ccme nel caso dello sciopero di Torino); ma non ha il coraggio di prendere il toro per le corna, di dire che a noi manca la possibilità di sovvertire ora il regime borghese ; che non abbiamo, sopratutto, nè maturità nè disciplina per 'mantenere, anche nel caso di vittoria, le posizioni conquistate ; che non basta affrontare una scarica di moschetti per far trionfare il Socialismo ; che c'è una lunga sequela di difficoltà, di sa,crifizi, di disagi da superare: e in che modo? ·e con quali meni? Io non posso .assolutamente aderire - continua il compagno firaboschi - .a quella propaganda foci– lon-a ed assi-curatrice di ,applausi -che è propria del verbosismo rivoluzionario; non posso comprendere che si debba -ad ogni pi~ sospinto invitare a scen– dere in :piazza, come se lo -s·f ,ond.am -ento di un -cor– done di carabinieri e, la uccisione di una guardia regia instaurassero il regime nuovo, mentre ciò non p,roduce .altro che la esasperazione negli avvers,ar! e l'insorgere dei ,sentimenti meno buoni nei Rostri, i quali, sia ,peT I.a loro coltr,r.a, sia per il .cocente ri– _cordo dei disagi soffçrti nella gue~ra, sia ,per il risve- BjbliotecaGin Bianco glio avvenuto,dell'animo barbaro per opera àell.a guerra, §ii lanci.ano ad atti ·riprovevoli, ,che fanno giudioore l'opera nostra é kt loro in modo oertam,mte non benevolo. In una parola, il -semplicismo delle folle non deve ~ trovare riscontro in un uguale s,emplicismo anchè / di noi, che a queste folle -cJ rivolgiamo per-eh~ ci seguano nella realizzazione del nostro ideale. Vi è un col'.aggio m~ggiore di quello d-i esporsi per un momento ai pericoli materi.a.li, ed è quello di dire aHe masse ,alto il proprio pensiero e .andare anche .contro i loro istinti, perdendo la popolarità ed il -plauso quando si riti-ene che esse abbi.ano torto. La ,concezione M,al.atestiana, all,a quale anche mol– ,ti dei nos_tri si arren.çlono, -che cioè si debba far-e quello che la massa ,amorfa, disç,rganizzata vuole, è la rinunci•a a servirsi del ·proprio pensiero e q por• tar-e il prop•rio aiuto di es,perir,nza; con questo -con• ,oetto noi non avremmo mai dovuto andar,e a propa• ganda.re in mezzo alle folle, un.a volta ostili: la mas– sa volev,a qual-che cos.a di divers-o da quello che noi p-ens,avamoe n_oi dovevamo acconsentire; ma invece, ,per,chè cr,edevamo ,di agi11e è di operare per il bene del proletariato, perseverammo, e il proletariato in parte è venuto a noi, Credete ,che si batta \,a buona str.ida oggi a .non resis,tere? E in fine è bene no,tare che non è possibile vi– vere ,continuamente in uno stato di eccitazione, di esaltazione, di er,etismo morboso, -e che i proclami ali ',esercito che deve -combattere si krnciano nel mo• mento dell'azione e allor.a occorre la semplicità ed anche il semplfoismo, pèrchè ,si tratta di det-ermina· re I.a m.ass.a all'azione ed è necessario servirsi del ,sentim,ento, M,a nella vita quotidiana, no: p,erchè si s-cii.:.panole energie in conati in.fruttuosi, anzi d-an• nosi, mentre occorrerebbe riservare tutto p-er l'even• tuale urto finale, che dovrà verHìcai,i nello migliori condizioni per noi. La differenza, .fra noi e i riformisti sta appunto in -ciò; che noi non neghiamo ,che possa, malaugurata– mente, rendersi, in un c,erto momento, necessaria la loUa cruenta, mentre gli altri ,pensano che questa non si. verificherà (I); m,a la m.aggioranz,a .aittuaiè del nostro Partito ha, di converso, assu-nl:a involonta• riam-ente una mentalità di guerra, ugual-e a quell8 di -coloro -che fecero le ra-diò&egiomate di Maggio: -che, •cioè, sia inevitabile non la battaglia, m.a una fserie di battaglie sanguinose, tanto ,che pongono il -problema di violenza e non di forza. Ed è in ciò -che n(}i -ci differenziamo. Non è ,possibile per noi tutti. riconos•cere i nostri errori e impedire che si vada verso, non rli-co la sconfitta fin<:1-le, perchè questo non .avv,errà mai, an• -che se saranno perdute delle battaglie, ma verso delusioni che ritardirlo il divenire socialista -o che, •per i grandi dolori ohe esse ,avessero a procur,are, a:\• lontanino I.a pacificazione degli .animi per .il raggiun· 'gbmento del r-egno dell'amore, del\ 'umanità, dell<l gir,slizia? But.ti,amo via da noi le s,corie, purifichiamoci, af- ! I I (1) Ci permettiamo qui di correggere quanto dice l'amico Tira• boschi. I riformisti r,on escludono- la possibilità. della violenza, come mezzo storicamente necessario nel momento risolutivo; ma esoludono .che sia la violenza. che dia fisonomin- rivoluzionaria al.. l'azione e negano che la predioazione della violenza sia consentanea 8 1 molto meno, neoessaria o.lla propaganda socialista. ì / (Nota della Ct'ilica), •

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