Critica Sociale - anno XXX - n. 14 - 16-31 luglio 1920

212 CRITICA SOCIALE finch i il desi-ierio di prevalenza di una frazione sul- 1 'altr a o, peggio ,ancora, la gretta ambizione del suc– cess, 1 .personale, non ci fo.ccia perdere di vista la mèt:1 radios.a. Ricordiamo chi sk1mo, nè potremmo essere di– veri i; che le nostre idealità sono ideaUtà di posili– vist i; che la retorica bolsà o l'impeto lirico non pos– sono creare i miracoli; perchè siamo dei convinti an– li:miracoltsti. Con questo, ,cari Compagni della Direzione, io vj dom.ando se non sia il caso di rettifìc,are il tiro e so~)ratutto di esser-e ~inceri con noi stessi prim:1, e cogli altri poi, senza blandizie, senza infingimenli, urnndo della necessaria rudezza. Sarà, io credo, tanto di guadagnato per l'avveni– ro, perchè non ci potranno essere rinfacci.ate le de-. l11osioni,alle quali altrimenti andremmo incontro. Con la sicurezz,a che voi, che amate la nostra ,cau– rn così come noi la ami.amo, avrete il coraggio <li ,;onfessare e,rrori che difficilmente potev,ano essere evitati, vi mando il mio fraterno s.aluto. Avv. ALESSANDRO TIRABOSCHI. A questa del compagno Tiraboschi molle :>Hre voci si associano d'ogni-parte e all.estano la neccs– siLà di uscir presto da questo stato di disorienta– mento e di disagio. Scegliamo, fra i tanti segni che potremmo addurre, un passo di lettera che ci scrive un compagno fra i più noti nel Partito. Noi viviamo in un'atmosfera cli equivoco, di fata– lismo, opportunista o sincero, di contraddizioni tra ciò che si pensa e ciò che si dice, tra le parole e le opere. Nessuno crede alla rivoluzione; nessuno, poi, si dà neppure l'ombra d'un pensiero di prepara– zione effettiva, reale, tecnica, eppure questa magi• e.a parola vola per l'ari,a come l'ur,ico verbo che sintetizza il programma cl 'azione del nostro Parti,to. Quando la folla prorompe in violenze (saccheggi del luglio 1919, scioperi generali di Milano, tentativo in– surrezionale di Torino, rivolta militare di Ancona) gli organi direttivi del Partito s'affrettano ad infre– nare tali movimenti, facendo appello alla disciplina .. Appena spenti i clamori di quei tumulti, si riprende ad agitare dinnanzi al pensiero delle folle il fanta– sma della rivoluzione, siccome l'inevitabile sbocco della ,situazione odierna. Dlllante il tumulto si. ar– riva a mettere in guardia i lavoratori contro le . mene degli agenti provocatori che si ammette espli– citamente si siano infiltrati nelle nostre file; il gior– no dopo si continua a battere la stessa solfa di prima. Non avete letto, nell'Avanti! di domenica, l'articolo di A nando, il quale ,comincia ciancio per prov.ito ,che I.a rivoluzione è i'mminenle e, con perfetta logica dal suo punto di vista, sostiene quindi J,a n.:>cessità di procedere. ad una nostra preparazione militare, · abbandonando ogni fisima <li disarmo, di pace, ecc., ecc.? Il giornale l'ha pubblicato senza una riserva. E ha rovesciato il suo spirito critico sulla lettera che il compagno Lanzoni scriveva per difendere, da .ait– tacchi faciloni, il ,progetto, anzi il Decreto di Legge, che rende obbligatoria del 1° luglio !'.assicurazione cof!_tro 1 'invalidità e la vecchiaia. E' necessità, è obbligo per tutti lavorare perchè queslo stato di cose finisca. Per il dovere di lealtà che ogni socialista deve sentire, per la dignità def nostro Partito alle cui idealilà abbiamo dato tutte le nostre forze con senso di devozione, per l'avve:.. BibliotecaGino Bianco nire del proleLariato e del Socialismo; da tutti i c.om– pagni, di destra, di sinistra, del centro, da tutti co– loro che sentono la nobiltà della n.ostra fede e della responsabilità che essa ci impone, con animo fra– terno noi invochiamo che aiutino il nostro Partito a uscire dall'equivoco e dall'impotenza in cui esso si dibatte ed esaurisce le sue forze di ·conquisla e delude le speranze del ProletariaLo. · La 'c. S. IL CONSIGLIO- NAZIONALE DEL AVOR 11 nostro amico senatore Mario Abbiate cortese– mente ci comunica - e noi siamo lieti di offrirne la primizia ai nostri lettori - il testo del Progetto ch'egli av,eva formulato, e aveva fallo approy_are dal Consiglio dei Ministri, -nei brevi giorni ctel suo Mi– nistero, per la rinnovazione del Consiglio Supe– riore del Lavoro: progetto che, se la crisi fulminea non strozzava in fasce il terzo Gabinetto Nitti, egli avrebbe presentato alla Camera nel giorno stesso della sua rièonvocazione. Il progetto - in ciò la sua importanza politica - <;oncreta il primo tentativo di creare, accanto al Parlamento politico, e precisamente nell'interesse del Lavoro e dei lavoratori, un vero Parlamento tecnico, composto di 168 membri, quasi tutti elet– tivi, con funzioni non ·soltanto, come le ha l'attuale Consiglio Superiore, consultive e di studio, ma propriamente, sebbene limitatamente, legislative, nella doppia forma della iniziativa e della legifera– zione per delega; con Presidenza e Segreteria auto– nome, e con propria rappresentanza particolare in seno alle due Camere. La elezione del Consiglio, che prenderebbe nome di « Consiglio Nazionale», avverrebbe (salvo per la sua .prima costituzione, per la quale, onde poterlo inaugurare al più pre– sto, si adottava una procedura semplificata), per la Sezione industriale e commerciale, ad opera delle rispettive organizzazioni padronali e lavoratrici e, per la Sezione del Lavoro agricolo - che in Ita– lia non sembra essere ancora sufficientemente orga- . nizzato in tutta la penisola - col metodo del voto diretto, rispettato in ambo i casi il principio della rappresentanza proporzionale. Nolevoli, in proposito, gli articoli 1 (lettera a, b, e e), 3, 4, 9, l;) 10 nei quali sono scolpiti i caratteri salienti del nuovo istituto, che avrebbe poi dovuto diramarsi regionalmente a mezzo dei Consigli del Lavoro locali (art. 17). Al Comitato Permanente, esso pure notevolmente ampliato - che già oggi è investito di importan– tissime funzioni anche giurisdizionali e che molte più ne acquisterebbe con l'approvazione della Leg– ge Turati sulle otto ore di lavoro - spetterebbero poteri ugualmente autonomi in materia di « Rego– lamenti speciali·» del Lavoro (art. 12, lettera e). Confessiamo di esser stati alquanto tiJnorosi sul– la sorte dell'iniziativa geniale del nostro amico. La mentalità burocrati,ca dell'on. Giolitti non ha in– fatti avuto mai eccessive tenerezze per questi or– ganismi moderni e alquanto, almeno virtualmente, rivoluzionari; e Arturo Labriola, subentrato nel Dicastero che l'Abbiate creò, sembra avere sin qui _quasi del tutto ignorato, nella sua lunga e varia attività di uomo politico e di economista, il valore della legislazione soci ale e d egli organi che la riguardano. Ma il suo ingei.no· e la sua infinita ... versatilità _paiono volerci off rire una gradita sor– presa: ègh ha infatti annunziato di voler mantene– re, migliorandolo in alcune part'i, il progetto Ab– biate. D'altra parte le organizzazioni lavoratrici -

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