Critica Sociale - anno XXX - n. 14 - 16-31 luglio 1920

210 ChttìCA SOCìALt - sala la uuel'l'a, e' la o·uerra ha rivoluzionalo ia fami– glia iLahana dalle s~e bas i, tra i ricchi e tra i po– veri, tra i borghesi e t.ra i proletari. La donna du– rante la guerra ha sosLiJ,uito l'uomo nel lavoro - nei campi, negli uffici, nelle officine. Ah l gli inni alla virtù «produttiva» della donna italiana che quasi non faceva sentire la mobilitazione di /1 mi– l10ni e mezzo di uomirii! Ma la donna fatta uomo assunse le •sue abitudini di indipendenza, anche sessuale. Era fatale. Quelli che tornarono dalle trin– e-ce trovarono ciò 1 che non avrebbero mai voluto Lrovare; focolari spenti, prole indebiLamenLe accre– sciuta; eredi di legge e non di natura, maLwisi. 1 t:ontadini insorsero in modo particolare per il ri– flesso di cotali disordini ,sopra il regime della pro- . prietù. L'inverosimile avvenne. I contadini diventa– rono divorzisti. I contadini in diritto privato fami– gliare cominciarono ad assumere le tesi del diriUo pubblico di fronte al prete. Resti nella sua chiesa a olfìdare e ci lasci regolare da noi le faccende di cas::i. 11 domma fu spezzato senza grandi co~pli– cm.ioni di tragedie psicologiche dalla contingenza cLico-economica. Materialismo storico, ancora e scmprel Deputati liberali asserirono di avere rice– vuto tassativo incarico da' contadini. di volare per il divorzio, come spedienLe riparatore dei turba– menti famigliari della, guerra e lo fecero, con entu– siasmJ), negli l1ffici, li,eti di accoccarla ai popolari; i quali, quando erano 20 alla Camera, facevano sì che la borghesia postulasse il divorzio nella pro– porzione parlamentare di l a 5, ed ora che sono in 100 hanno ottenuto il risultato di rovesciare esat– lamenLe la proporzione. E quella che volentieri si rappresentava come un'idea di fazione, apparve d'improvviso come un'opposizione di fazione, un a priori settario, insensibile alle ragioni della vita. Ora la lealtà dell'on. Giolitti verso il centro della sua .Maggioranza, insieme con la sua enorme abi– liLà sLraLegica, possono bene annuii.are il voto degli Uftìci, persuadendo la Commissione che non c'è nessuna fr.eua a riferire, che un buon temporeggia– menlo porterà il disegno divorzista Lazzari-Maran– goni a tenere compagnia: nei loro sonni :urli altri infiniti prog3tLi analoghi che l'hanno preced-uto. La Maggioranza rest,erà compatta; nessuna crisi si de– Lcrminer:ì., i popolari avendo l'amabilità di fare una bella quietanza alle pedate dei commilitoni e questi non iusistendo per tirare il fatto della insurrezione d-_egliUffici alJ.e sue conseguenze logiche. Ma tal risultalo non si otterrà che comprimendo, violen– tando, per calcolo parlamentare, uri bisogno, una passione larga, diffusa, sanguinante nel suo vergo– gnoso nascondersi, della società italiana. Ossi.a, menlr,e la coali-zione governativa crede di salvare l'It:ilia con l'accordo su alcuni progetti fiscali, la– scia propagarsi, col non darvi soddisfazione, una causa di turbamento e di demoralizzazione profon– da delle masse, la quale va a congiungersi a tutte le altre che esacerbano gli spiriti, che inaspri– ,:.cono tutti i rapporti sociali, che sobillano tutti i tumulti. Una vo!La !'on. Giolitti chiudeva un'accade– mit:a ·discussione parlamentare sul divorzio con questo epifonema: ·«Non mi si farà mai credere che non si possa governare l'Italia senza divorzio». Ora il motto resta pur vero nel senso che si può governare ancora l'Italia senza divorzio, come an– cora la si governa seùza perequazione tributaria, ;;.cnza soddisfazione di giustizia e di indipendenza in esito alla sua guerra·, senza giustizia sociale per il lavoro che accusa lo sfruttamento, ecc., ecc., ma non senza che· la negazione di tutte queste aspira– zioni Lenga in effervescenza, e più che in efferve– scrnrn, in ribellione lo spirito delle moltitudini. Onde la cont,eslaLa crisi di regime permane do– po come prirna della soluzione della crisi di Go- BibliotecaGino Bianco 'verno; soltanto che la subordinazione, coatta da una necessità tutta parlamenLar-.0, 4ella vo\0111,à . dei quattro quinti cieli'Assemblea rappresentativa alla volontà del!' altro quinto, tradisce anche la crisi specifica del regime parlame1\tare, che il Grande Parlamentare, on. Giolini, pur con la sua inrJiscus-. sa volontà di restaurazione dei buoni orèlini e la sua potenza, non riesce più d dominare ed .anzi acuisce cd esaspera nelJ.a fatale irreparabile degenerazione funzionale dell'Istituto. No! sul Lerreno borghese-istituzionale non si può sperare la soluzione della crisi di questo dopo-guer– ra, che travolge partiti e ,istituzioni. La borghesia, in fondo, lo sa e si prepara a grandi saerifizi nel suo ordinamento economico e politico. Ma prima, prima - come l'avaro che ogni cosa tenta prima di venire al sacrjfizio ahche se lo vegga inevitabile - essa si assiepa intorno ·a Giovanni Giolitti, fidente di strappar,c con la sua fede il miracolo del mante– nimento integro del regime privilegiato _e... con– dannato! Ecco la caratLeristi·ca del primo, culossale volo di fiducia riportato dal Governo, che non stupì nessuno. I più fervidi .all'omaggio erano coloro -che cinque anni fa freddamente parlavano del plotone di esecuzione per il loro capo attuale! In Itali.a è sempre bene di viv-ere, per-chè solo in ILali-a si può dire che di irrepa,rabilc veramente rion c'è che la morLe! Il fari-atismo nazionalista, dopo avere per quattro anni sostenuta la parLe del tiranno con gli nUeggiamenti furibondi del teatro diurno, si ritrova a fare il Tony nel circo di Montecitorio. Continua a dig6gnare i denti, ma soltanto per mostrare che ha u:1:1bella... dentiera; scodinzola intorno a Gio– li U i e si ritira indignato dall'aula quando parla ... l\Iisiano, cd aspetta il ritorno dell'ora sua che si chiama ... Salandra! lnLaHto il fascismo, nelle file della Maggioranza parlamenlare gioliLtiana, ha qualche diritto di prelazione nelle designazioni alle cariche. CLAUDIOTnEvEs. Voci d'allarme. Per lasalvezza delParlito, per l'avvenire delSotialismo I Il compagno a:v-v.Tiraboschi ci comunica copia di una lettera aperta alla Direzione del Partilo, che egli ha inviata, per In pubblicazione, all'Avanti I e che l'Avanti! non ha creduto dovere (con quale equa– nimità lasciamo ai compagni di giudicare) di -::ic– cogliere nelle sue colonne. Noi ne diamo qui In parte sostanziale, dolenti che lo spazio non ci con– senta di pubbli-carla tutta: è una voce onesta, sin– cera, che invita la Direzione ad uscire da un equi– voco in cui si dibatte impotentemente e si consu– ma l'attività del nostro Partito, e si :pregiudica l'av– venire del Proletariato; ed è voce s1gmficativa per il fatto che il -compagno Tiraboschi, un milite di vecchia data, è sempre appartenuto a quella fra– zione ciel Part ito c he si chiamò dapprima intransi– genLe, col L; i.zz: 3-ri,poi rivoluzionaria, col Ferri; e cli questa fraz10ne, che ora sta al centro del no– stro Partilo, egli fu an-che delegato ad esprimere il pens.iero nel Congresso di Roma del setLembrc Hll8, in cui pronun'ciò un discorso asco!Lato con molta attenzione e veramenLe notevole. Nella sua lettera aperta il Tirabosclti comincia col ricordare che l'aLLeggiamento assunto circa un anno addietro dal Partito moveva dal presupposto di una imminenLe rivoluzione che dovesse instau– rare il regime comunista ; che, anche quando i fatti avrebbero dovuto disingannare e aprire gli occhi, si continuò a scambiare per spirito rivoluzionario ·

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