Critica Sociale - anno XXX - n. 12 - 16-30 giugno 1920

186 CRITICA SOCIALE , ,, Hisponderà il ~ignano 1 p~r quel _c~e )o rig~arda, alla vivace replica dell amico Gr1z1ott1. No,, che siamo ... « gli altri•», vogliamo qui dire solo poche parole sulla seconda parte del suo ?critto.. · . Il Gri,:iotl.i ha perfettamente ragione d1 mettere, tra coloro che aborrono dai salti nel buio e non credouo ai miracoli. Noi siamo infatti perfetta– rrie11le d'accordo con lui nel ritenere che la pre,– séute crisi non offra alcuna promessa di radioso av– veuiPe-' che occorra uscirne fuori (e ·cercar di uscir– ne rudri al più presto), 'perchè il nostro Partito e il Proletariato possano riprender~ più dirittamente. e più speditamente il loro cammmo. Ma non cre?ia~ rno per· questo di dover accogliere le conclus10111 del GrizioUi e mutare in nulla ciò che dicemmo nel– le postille da lui citale. Noi pensiamo infatti c_he la soluzione della crisi non debba consistere nel ricondurre l'assetto della Spcietà alle forme ed al punto in cui essa era ·prima che la crisi della guerra s'iniziasse. Nella Società che si sforza di ripr-ende1'e il suo funzionamento fisiologico ·noi vogliamo intro,· <lune germi di nuove istituzioni, il c·u, sviluppo ci aiuti poi a giungere più facilmente e più presto al– J'as.setto sociale che noi. auspichiamo. Se anche non ci fossero molte altre ragioni per determinare questo no$tr.o proposito, basterebòe a·rÌche-la sola sensazione delle frementi aspellazioni che s'agilanò attorno a noi. Al _Prol:etariato. che. ha lauto dolorato e sofferto e ha visto 111 q't1est1u1L1m1 anni· tanti orrori; e vuole assicurare se slesso, il proprio avvenire, la vita gella Società dal· pèricolo che tiu•esti orrori e questi dolori si rini1ovi'no, pos– siamo noi andar a dire che occorre lasciare che il regime economico borghese si ricostituisca, ri– prenda la sua forza e le s1:e funzioni e segua l~– s11a parabola, finchè maturi una .nuova for!Ila d1 crisi, la sola che possa -far scatunre dalla cl1ssolu-· ,:ioue · dèl regime borghese l'instau'razione di un ordine nuovo? No, no: noi sentiamo e diciamo che abbiamo il dovere di profittare della crisi presente per fare che la vita .sociale ricostituita di domani rappresenti una nuova' GOnquista del di1:itto prole– tario, una garanzia più salda· contro la v10len_zadel privilegio borghese, una tappa verso l'.avverme. E a questo fine mira appunto l'op era nostra . 1 Nè crédiamo che il Griziotti preten.da di ·O·ppor– re al .pr-oposito e alle spera1!z e nostre, le l_esgi fer-, ,:ee d~lla realtà, •ratte dal rigore èlell ana_lts1_ sc1en– t.ifìca. Cosi parrebbe voler f.are quando et dice che « la logica, la scienza, e il ·buon senso sono al di sopra dei partiti »; ma poi egli stesso corregge .o, ~r meglio dire, chiarisce il significato cli qu~te sue parole quando dice che, pur proc·eclendo con logica scientifica, si può tendere . .a destra o a sini– stra nel cercare le soluzioni dei problemi finanziari: il. che vuol dire che .alla scienza, pur avendo il mas~ simo rispetto per i ,suoi procedimenti e risultati, ciascuno può chiedere quei· suggerirpenti _che riten– ga meglio adatti al conseguimento dei fini verso cui egli muove. Ora tra -noi e il Griziotti è, ci- pare, questa diversità: che noi vogliamo andare sin d'ora un po' più .a sinistra di lui, e crediamo per giunta che questo sia possibile. Nè il Griz.iotti vorrà certo contestarci che si oppongano diffi.coltà intrinseche, insormontabili all'iµ.tuazione di proposte come quel– le che fa in questo numero stesso l'edile e farà nel fascicolo venturo Umberto Bianchi; nè vorrà negare che sia possibile limitare e infrenare, anche in re– ·gime borghese, 'l'arbitrio individuale del capitalista per ciò che riguarda la prodpzione, la distribuzione, il consumo si.esso della ricchezza. . , O forse il Griiiott.i vuol dire soltanto che è illu– soria la· speranza (espressa anche nell'opuscolo, eia noi tradotto, del Bauer) di convertire i provvedi– menti t.r.ihnt.art·in strnment.i òi trasformazione so- Bibliote'caGino Biàn·co• ciale, usando la i_mposta come un mez'z<!di confisca, secondo ha già accennato nell.e sue ·prime qsserva– zioni sulla proposta dell'amico Rìgnano e accenna nuov.amente anche 01'.:1?Occorrerebbe, per chiarire questo punto, entrare in una lunga di.scussiono; e se il Gri;,,iott,i.vorrù sviluppare questo argomento, che ha una grande. importanza anche pratica, noi , saremo ben lieti cli offrire le pagine della Critica per questa trattazione.• · · IL VrcE. GUERRA E,.RICOSTRUZIONE,, EC OMI 1. La mobilitazione. del lavoroe i. suoieffetti. La guerra ha sconvolto profond'amente i rap– porti Ira capitale e lavoro in tutti i paesi, ha acce-· .Ierato il processo di separazione tra borghesia· e proletariato, ha tramutalo il Socialismo da minac– cia ,(o promessa) teorica,· in problema concreto e urgente. L'antagonism.o delle· borghesie nazionali ha ,evocato gli spiriti ri'vo~uzionarì del proletariato·; ma. il Zauberlehrling, l'ap,prend_ista· del mago, ha , . dimenticato la formùla per dominarli. P-er le ne– cessità della guerra; le borghesi-e dei vari i)aesi-han– no dovuto procede-re, insi,eme alla mobilitazione mi- ' litare generale, alla «mobilitazione>> dell'industria ·e del lavoro, per la migliore possibile utilizzazione delle risorse natmali e industriali della mano d'o– per<Ì disponibile Tutta la Yita eco1rnmic;:ivenne rior-. ganizzata 1; disciplinata ai fini dellf\, produzione bel– lica. Lo ·Stato, coi suoi molteplici org·a'ni per la «mobilitazione. industrial,e », · ·regolava Ìa distribu– zione ai singoli stabilimenti, e la destinazione delle . materie prime disponibili secondo criteri di «· prio– rità », fissati da appositi Comitati, è stabiliv,a i prez– zi delle materie .prime, i costi e i prezzi dei pro– dotti,_ le _mis_ur~dei· pr~fitti; requisjva gli stabili– ·ment, pr1vat1, 11 naviglio c0mrperc;1ale, le ferro– vie; favoriv,a de-Lerminate produzioni e ne limitava o impediva altre;· regolava, controllava, cc n10bili– ·tava » tutta la vita ec-onomica, si façeva industriale e commerèiante, ripristinava tutta ·una legislaziòn'e. an·nonarià e industriale, che e1·a stata abolita, in tut– ti i paesi, verso la firre del se-colo XVIII, all'epoca della « rivoluzione industria-le >i, col trionfo del p.tin- .cipio della assoluta libertà economica. La< guerra • dimostrava che l'impresa privata non era in grado d1 pw~vedere d~ s~l~ a~le ne~ssità. della gue_rra ~ la stona· della mob1htaz10ne mdustnale nei d1vers1 paesi, dèlle enormi difficoltà in_con'trate per attuare una effettiva mobilitazione delle risorse del paese, un_a c~>0rdi11:azi?ne ~~ sforzi 1 una s~bordinazione dei privati ego1sm1 all mteresse ,&eneraJ·e della _stessa borghesia, è una eloquente ct~mostrazione dell'in– capacità organìca borghese a disciplinare l'econo- . mia nel pubblico interesse. ,L'esame del funzi-ona– ~ento d~Ile si!1gole imprese. ai ~ni della determif!,a-· zione ·dei costi- ha, del resto, dimostrato come l'm– dustria.1 privata sia anche tecnicamente molto spesso spérperatrice e incompetente. Al regime della libe– ra concorrenza e dell'esercizio privato dell'industr-ia si sostituiva uria spec;e d-i socialismo di Stato, il · cosidetto «·socialismo di guerra», -il quale, nat1_.1ral– mente, effettuato -dalla_ borghesia individualista, se ha servii.o, anche con tutte le sue manchevolezze, a organizzare la vita economica -per un unico fine, costring,endo l'anarchia capitalista sotto un sistema coattivo di ·cooperazione e subordinazione di sforzi', ha dovutò, però, pagare questa militarizzazione -del– l'industria, non, nella parca misura con cui' risarcì la militarizz:izione del proletariato sotto forma di

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