Critica Sociale - Anno XXV - n. 19 - 1-15 ottobre 1915

CRITICA SOCIALE 291 samente quanto pm grande fu l'antiv_eggenza dei . socialisti, in confronto degli stupori attuali, rispet– to agli eventi in Balcania, del mondo dell'autorità e della intelligenza p.atentata. « In Serbia, i Go– verni si gettano tra le braccia dello Czarismo russo– per timore della spinta imperialista dell'Austria cle– ricale ed agraria .... Chi resiste .al sollevamento del– le nazionalità che prendono coscienza cli se stesse, desiderose di autonomia? Chi si oppone alle ten– denze di civiltà e di democrazia delle masse? .... E' l'Austria ed è la Russia, che giuocano nei Balcani una parte spregevole.... L'att.eggi.amento attuale dei Governi europei, che vogliono sfruttare in mo– do criminoso la situazione nei Balcani, contiene il pericolo di una con[lagrazione generale, che può essere rovinosa per tutte le nazioni e distruggere molte delle conquiste della civiltà umana; se pure tale atteggi.amento eviterà la guerra mondiale, esso minaccia le conquiste di eguaglianza e di autono– mia di tutte le nazioni balcaniche, .attraversa il mo– vimento verso lo scopo cui _mirano i socialisti, la federazione dei popoli balcanici in uria repubblila nazionale e nazionalmente co_stituita ll. Un telegram– ma dei socialisti serbi a corollario ciel memoriale, diceva: « Nel momento che i nostri compagni .ver– sano il loro sangue sui campi di battaglia dei Bal– cani e che migliaia di vite umane sono sacrificate, il Partito socialista di Serbia saluta il Congresso Socialista Internazionale, augurando agli altri pae– si di essere salvati dalle atrocità che noi soffriamo ora nella penisola dei Balcani, ecc. l>. Il pio augu– rio è stato disperso dal destino, e questo è certa– mente gr.aviss-ima prova che la guerra ha spento il sociali$mo .... Me, se i Serbi non erano a Ba,silea, c·erano _in– vece i socialisti bulgari; c'erano nella persona di Sakasoff, doppiamente reduce: reduce prima dal– l'infame tentativo di .assassinio commesso su di lui dagli studenti na_zionalisti il giorn~ che ~g;li -:-- uni– co nella Sobran1e -· votò contro 1 cred1t1 d1 guer– ra; reduce poi dai campi insanguin.ati della Mace– donia. Sakasoff disse: « Se si fosse voluto risolve– re pacificamente la questione di Oriente, non c'e– ra che una via da scegliere, quella indicata dai so~ cialisti, la via delle riforme in Turchia. Ma nè le grandi Potenze, nè il capitale e i suoi servitori, non l'hanno permesso, perchè essi vo1ev.ano servirsi dei Balcani come di una colonia ove regnasse la loro influenza ». • Le parole di Sakasoff trovarono un riscontro ef– ficace in quelle del russo Antonoff e dell'austriaco– tedesco Vittori.o Adler. Vittorio Adler disse: « Noi porti:3-mo in_ques~o momento la più _gra':e ~e~pon: sabilrtà. No, vemamo dal paese, dai cm dmgent1 dipende in quest'ora la decisione; ci opprime l'idea di sapere che, mentre noi deliberiamo qui in favo– re della pace, non solo a Pietrogrado, ma anche a Berlino ed a Vienna, si pesano i termini della de- cisione che ci può far marciare». . Soukup, di Praga, della democrazia socialista czeco-slava, osserva: « La diplomazia austro-unghe– rese si è dimostrata incapace di conquistare i _popoli balcariici con lo scambio pacifico dei prodotti econo– mici e dei beni della civiltà. Essa ha esportato pre– ti in Albania e soldati in Bosnia, m.a essa ha per– duto i mercati dei Balcani .... L'Austria si è annes– sa la Bosnia-Erzegovina (l'on. Titloni aiutava e il– lustrava a Carate); con ciò si è r·esa responsabile del primo aperto incitamento della tragedia dei Bai-, cani, che ha reso cronico il pericolo della guerra .acuta per tutta l'Europa. La diplomazia austro-un– gherese è all'avanguardia degli intrighi eur?pei l>. E l'austriaco Vemec, Czeco di Praga, aggmnge: « Noi, in Austria; ci troviamo ora in una situazione critica per la politica austriaca nei Balcani; noi os- BibliotecaGino Bianco serviamo essere impossibile che il paese, che non ha saputo accordare ai suoi popoli la libertà di sviluppo; si faccia campione· dell'autonomia alba– nese. Queste mene dell'Austria possono condurre a una guerra europea». Ed ecco l'opinione romeria, espressa dal compa– gno Grigorovici: « L'Austria e la Russi.a si abban– donano aux pires manigances. La Russia è il paese della peggio-re reazione e l'Austria asservisce i suoi popoli. Sei milioni di Romeni sono veri schiavi. Quando i contadini si sono sollevati; ne hanno fuci– lato 12.000. Il popolo romeno è nemico di qualun– que guerra; vuole conservare I.a sua neutralità nel– la guerra dei Balcani; non vuol avere nulla di co– mune nè con l'Austria nè con la Russia e vuole· inv~ce che la Romania entri in una Confederazione repubblicana con gli .altri popoli balcanici». Il Congresso di Basilea chiuse i suoi lavori con un indirizzo, mirabilmente penetrante nella storia che stava per svolgersi e neLt.amenLepreciso nei modi di farvi fronte. I Governi non lo conobbero, i giornalisti l-0 derisero; tutti poi invocarono a suo tempo la solidarietà nazionale dei socialisti per i risultati di quell'opera ·che i socia.listi avevano de– precato invano. L'indirizzo asse~nava il còmpito, · che toccava a ciascun Partito socialista : « I Partiti socialisti della penisola balcanica.,- di-ceva- han– no un.a missi,one grave. Le grandi Potenze dell'Eu– rO!JUhanno contribuito, col sistematico rinvio di tulte le riforme, a creare in Turchia un disordine economico e politico e una sovrecitazione di spiriti nazionali, che debbono necessariamente èondurre alla rivolta e alla guena contro lo sfruttamento di questo stato di cose da parte delle dinastie e della classe borghese; i socialisti balcanici, con ammi– revole coraggio, hanno sollevato la rivendicazione di una Federazione democratica. « Il Congresso raccomanda lom di persistere in cotesta magnifica condotta.... Il Congresso chiede particolarmente ai socialisti dei Balcani di oppor– si con tutte le forze, non solo al rinnovarsi delle antiche inimicizie tra Serbi, Bulgari, Romeni e Gre– ci, ma di opporsi ad ogni oppressione dei popoli balcanici che si trovano ora nell'altro campo: i Turchi e gli Albanesi. I socialisti dei Balcani hanno il dovere di affermare, contro lo chauuinisme e le passioni nazionali scatenate, la fraternità cli tutti. i popoli dei Balcani, in essi compresi gli Albanesi, i Turchi e i Romeni. / socialisti di Austria, di Un– gheria, di Croazia e Slauonia, di Bosnia-Erzegovi– na, hanno il dovere di continuare con tutte le l'oro forze l'opposizione energica a qualunque attacco della monarchia del Danubio·contro la Serbia. /-la,:- 110 il dovere di resistere, come hanno fatto fin qui, alla politica che tende a spogliare la Serbia, con la– /orza delle armi, dei frutti della guerra, a trasf ar– marla in una colonia austriaca e a trascinare, per interessi dinastici, tutte le nazioni di Europa, nei più gravi pericoli .... I socialisti cl' Austria-Ungheria, come i socialisti d'Italia, presteranno un'attenzione particolare alla questione albanese. Il Congresso riconosce il diritto del popolo albanese all'autono– mia, ma ,esso non intende punto che, sotto pretesto di autonomia, l'Albania sia sacrificata alle ambi– zioni austro-ungheresi e italiane. (Noi ora possia– mo aggiungere'. e serbe). In ciò il Congresso vede, per un tempo poco lontano, un pericolo non solo per l'Albania, ma per la pace tra l'Austria-Unghe– ria e l'Italia. Soltanto come membro autonomo di una Federazione democratica dei Balcani, l'Albania può condurre una vita indipendente. Il Congresso chiede pertanto ai socialisti cli Austria-Ungheria e d'Italia di combattere ogni tentativo dei loro Go– verni di involgere l'Albania nelle loro zone di in– fluenza ».

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