Critica Sociale - Anno XXV - n. 19 - 1-15 ottobre 1915

290 CRITICA SOCIALE vembre 1911 l'Halia proclamava !"annessione del– le provincie libiche. Poco tempo prima, il Bureau Socialiste lnlemalio11al rivolgeva un appello a tutti i socialisti, e sp,ecialmente a quelli di Oriente, per un'azione viirorosa di pace in Europa e, segnata– mente, nei J:jalcani. L'anno 1911 è l'anno {alale, che contiene t.ulta la protasi della alluale confla– (:lrazione europea : la crisi anglo-franco-ted,esca. per 11 Marocco, l'impetuosa voglia cli comp,ensi medi– terranei da pari.e clell'Halia, i primi profondi som~ movimenti nella penisola balcanica. Or dunque, il 5 novembre 1911, un grande Co– mizio è convocai.o a Sofia dai socialisti bulgari, del– la frazione dei larghi (noi diremmo riformisti), sot– to la presidenza cli Sakasoff. L'ordine del giorno approvalo, tra gli altri considerandi, osserva « che l'imperialismo e la polit.ica. coloniale dei grandi Sta– ti minacciano cli protettorato straniero la libertà e l'indip,endenza dei piccoli Stati balcanici, paraliz– wnclo la forza di questi ullimi, aizzando le loro inimicizi,c, istigandoli a decimarsi tra di loro». Con– seguentemente il meeting prnlestava contro la poli– tica equivoca della diplomazia• europea tutta quan– ta, non meno che contro- la politica nazionalista e chauvine ciel Governo bulgaro, « che attizzava il pericolo di guerra» mirando soltanto « a rinforza– re le aspirazioni della monarchia e del militarismo contro la tranquillità dello sviluppo democratico e sociale del Paese». Conlemporanieamenle, a Sofia, i socialisti bulgari della frazione stretta (intransigente-rivoluzionaria, secondo il nostro si.ile) teneva un altro Comizio e, in un proprio ordine del giorno, dicevano: « I gran– di Stati capitalisti di Europa, e particolarmente l'Austria e la Russia, coi ·1oro grandi sforzi p,er con– quistare i Balcani promovono le rivalità nazionali tra i popoli balcanici, per indebolirli reciproca.– m,cnte; questi grandi Stati, con la potenza delle lo– ro influenze economiche, finanziarie e politiche e medi.ante le dinastie regnànti sugli Stati balcanici, preparano l'asservimento e la spartizione di questi Stai.i .a loro profitto». Non è qui netto il pre,s,enti– mento del Coburgo macchinante la sua politica og– gi spiegata· contro il popolo bulgaro, prima che contro i popoli vicini? L'ordine del giorno conchiu– deva: « A dispetto deg-li sforzi delle classi domi– nanti per suscitare tra i Balcanici oclii e inimicizie e per spingerli a guerre fratricide, il proletariato bulgaro tende la mano fraterna ai lavoratori dei Paesi vicini e li invita ad unirsi, nella lotta contro il capitalismo, questa sorgente di guerre, p,er la realizzazione cl,ella Repubbhca federale dei Balcani, e per il trionfo completo del socialismo». La risposta all'invito veniva da Belgrado il gior– no stesso. Il Partito socialista serbo, convocante a sua volta il popolo .a Comizio, deliberava una riso– luzione con I.a quale, richiamati gli incitamenti del Bureau Socialiste lntemational « e in conformità della· clecisi,one della Conferenza balcanica prelimi~ nare », dopo aver protestato « contro la pol,itica imperialista del capitalismo, politica comune a tut– te le Potenze, che ha suscitato l'attacco dell'Italia alla Turchia», dichiarava: « L'unica salvaguardia per i popoli balcanici è la loro unione in una stret– ta Confederazione, la quale non sarà effettuata con l'appoggio dei Governi balcanici nè con quello del– le grandi Potenze, ma mediante la lotta energica. ciel proletariato contro i Governi e contro ogni in– tervento da parte della Russia, dell' Austria-U nghe– ria e dell'Inghilterra; mediante la lotta socialista a favore cli re~imi democratici e con l'appoggio della Internazionale socialista, nella quale riposa ogni speranza». E, il giorno prima, la Federazi,one socialista ope– raia di Salonicco, av,endo raccolto 8000 lavo,ratori BibliotecaGino Bianco in una dimostrazione grandiosa, nella quale si ar– ringò in francese,· in turco, in bulgaro ed in lingua giudeo-spagnuola, faceva votare all'unanimità un ordine del giorno, in cui, premesse le solite pro– teste contro il capitalismo, l'imp,eri.alismo, il colpo dell'Italia, ecc., affermava « la volontà ferma e ri– soluta del proletariato ottomano di lottare, d'accor– do c-ol proletariato univ,ersale, contro la guerra in generale, contrn l'eventualità di complicazioni nei Balcani in seguito al conflitto attuale », protestan– do che « solo I.a Confederazione balcanica darebbe ai Balcani la possibilità di garantire lo sviluppo integrale della loro coltura e della loro indipenclenz.a politica », e impegnava « il proletariato dei Balcani e del mondo intero a lottare per questa idea ».... C'è ancora adesso un buon numero di persone, le quali speq~-iurano che la guerra europea ha uc– ciso il socialismo perchè il socialismo aveva pro– messo di -dare la pace ai popoli, e invece è venuta la guerra. La verità è che tutte le manifestazioni serie del socialismo in questi ultimi anni sono pie– ne dell'ansia e del terrore premonitore della guer– ra, la quale il socialismo vede maturarsi in,esora– bilmente in gestazione orribile nell'alvo della so– cietà capitalistica, e ,contro la quale ,esso non può opporre che gli scongiuri ardenti alla volontà e alla cosci,enza della classe lavoratrice. Ahimè! la classe lavoratrice si chiarirà alla pro– va ben debole e soggetta ancora, e la guerra fatal– mente la travolgerà se non nella sua anima) nella sua organizzazione esterior,e, che è sempre ancora nelle màni dello Stato, il quale, come potrà getta– re Slavi di Austria e Slavi di Serbia, Polacchi di Germania e Polacchi· di Russia, a combattersi gli uni contro gli altri, cosl potrà trascinare i lavora– tori di una lingua contro i lavoratori di un'altra, malgrado il vincolo comune della grand,e speranza dell'emancipazione dalla servitù capitalistica. Ma non già il socialismo, sibbene era la borghe– sia pacifis,ta quella che riteneva sicuro di salvare I.a pace mediante il sistema- della.... pace armata ,e volentieri derideva i so,oialisti che, ad ogni Comi– zio domenicale, « salvavano » la pace... che nessu– no minacciava! Il perchè dovrebbe essere manife– sto ad ogni onesto intenditore che, dialetticamente, la guerra uccise soltanto ... la pace, la quale il so– cialismo voleva conservare, ma non uccise il socia– lismo, se il socialismo, Cassandra dal più tragico fato, la guerra preaminoniva come lo scoppio ine– vitabile di quella spaventevole congestione imperia– lista, che esso ,aooava denunziando infaticabilmen– te da tutte le ·tribune di Europa, tra le derisioni sistematiche degli imbecilli di buon cuore e delle canaglie di cattiva volontà. Un .anno dopo le segnalate dimostrazioni balca– niche, si convoca straordinariamente a Basilea - 24-25 novembre 1912 - un Congresso Socialista · Internazionale, col proposito esclusivo . di antive– dere le crescenti minaccie di guerra che balenavano nel cielo d'Europa. Fu come una rassegna delle for– ze che il socialismo pot,eva mettere in azione con– tro la guerra; forze platoniche ancora come è « pla– tonica» l'idea tutt'ora commessa per la sua effet– tuazi_one alla nuda ragione e alla capacità di per– suasione umana. E' prezzo dell'-opera cogliere l'atteggiamento dei socialisti balcanici a quel Congresso. I Serbi non vi parteciparono. E la ragione è molto semplice: « Quasi tutti i compagni si trovano sotto le armi» - scriveva il Segretario del Partito - « ed io re– sto solo con qualche compagno, cui o l'età o la de– bolezza fisica libera dal dovere militare». Ma i Serbi assenti mandarono un indirizzo, da cui estrag– go, per consegnare alla meditazione degli animi imparziali, alcuni periodi che ribadiscono lumino-

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