Critica Sociale - Anno XXIV - n.14 - 16-31 luglio 1914

CRITICA ·soCIA.LE 2ì3 E noi ne ragioniamo infatti, come ciascun vede: ne ragioniamo, e non da ora, quasi ad ogni fascicolo. Gli articoli di Treves _(Il Vioe) e di qualche altro si con– catenano a quelli di Zibordi, che si concatenano fra loro- ad intervalli, e si connettono - gli uni e gli altri - cogli articoli di F. Turati fin dagli inizii del « nuovo regime» nel Partito, cont,·o il quale non si vollero suscitare pronunciamenti astiosi, nè fare comunque opera di divisione, ma rivendicare, di fronte acl esso, le buone tradizioni e i doveri e i supr,e,mi inter,essi del Partito e del SociaÌismo. Forse si ebbe il torto di farlo con troppo garbo, con troppo pacata e sincera cordialità? Perchè - non lo neghiamo - a guardare attorno e a tendere l'orecchio nel Partito, qualche volta ci piglia il sospetto di parlare a vuot'o. Forse nos cani!IlJUS,surdis ... o forse, piuttosto, sono troppi i muti, e non c'è peggior muto cli chi non voglia parlare! Ma poichè costoro strillerebbero nei giorni cieli•: responsabilità, noi preferiamo parla,•e - anzi aver parlato - chiaro ed a tempo. LA c. s. PERIMPORRE _UN DILEMMA ~uando p trebbe scattare rom dello sciopero generale .... Non è il caso, a proposito del recente e tumul– tuoso sciopero generale iri Italia, di ripetere, sulla Critica ::,ociale, i luoghi comuni, per altro perenne– mente veri, intorno sia alle arbitrarie limitazioni , della libertà di riunione, sia ai metodi eccessiva– . mente spicci della polizia., sia alle impulsività non meno eccessive delle -nostre folle, in cui perdurano nostalgie rivoltose che i tempi hanno reso non meno anacronistiche che inutili. Nè è il caso rii perder tempo a rammentare alla stampa conserva– trice che le sue smanie di repressione e le sue affrettate diagnosi colpiscono, come sempre, solo i sintomi e non le cause profonde dei fimomeni, e che in ogni evento queste esplosioni vulcaniche e devastatrici sono ben povera cosa di fronte alle devastazioni permanenti, disciplinate, sistematiche, poniamo, del militarismo e del protezionismo. Urge invee.e porre e risolvere un ben altro problema: da un lato, quello di risvegliare entro strati sempre più profondi e sovra aree sempre più vaste di po– polo l'energia di reazione alle condizioni della vita sociale; e, d'altro lato, trovare a queste energie cosi scatenate un pronto ed adeguato e discipli– nato impiego. Il fascino, èhe sulle nostre masse esercita l'utopia rivoltosa, viene da ciò, che non si è ancora saputo inquarirare la propaganria ri for– matrice in uua visione che abbia tutto il fascino della rivoluzionaria, ossia non si è cercato di ri– solvere que,to dilemma: o il mito che spinge alla rivolta, o la riformetta, che lascia indifferenti. •si tratta di un problema psicologico e pedagogico, alla cui soluzione vorremmo contribuire con alcuni suggerimenti modesti, ma desunti dalla realtà. Ogni destarsi del nostro spirito non può non essere psicologicamente catastrofico, non può non dominare l'animo con tutta la luminosità centrale d'una Lebensanschauung, da cui ogni altra sfera della vita viene più o meno irradiata. D'altra parte: a poco a poco, quello, che prima pareva un centro, anzi il centro, o la verità, d'iviene o si rivela essere un aspetto e un elemento in un tutto più vaslo; quello, che pareva semplice, si rivela complesso; quello, che pareva vicino, si rivela remoto: di qui in molti uno scoraggiamento, che finisce nello scet– ticismo;. in altri uno specializzarsi, che finisce nel- BibtiotecaGino Bianco l'empirismo e nel riformismo sciatto; in altri Una nostalgia d'un passato, d'una infanzia irrevocabile: di qui i periorii di languore. Il problema, ovviamente, è quello di una sintesi di questi tre elementi: conservare la visione cen– trale, coltivarne le differenziazioni specifiche come distinzioni, che non sono separazioni, discendendo da quella a queste, ed indi; per così dire, risalire da queste a quella, non come chi vuol i·itornare al passato o all'infanzia, non come chi vede la visione nel suo stato indifferenziato primitivo, ma come chi da una analisi ritorna a una più ricca sintesi. Ora non è egli possibile presentare alle masse operaie una visione del loro avvenire, che non sia staccata da quella del loro presente e che, d'altra parte, non vi si ricongiunga per viit di un trait-d'union cata:;trofico, sibbene per via di cicli di sforzi riformatori, ciascuno dei quali sia in sè una visione capace di suscitare entusiasmi non meno intensi che duraturi? E' egli possibile trovare non una sciatta via media, ma bensì la via giusta tra il procerlimento che s'ispira al mito e quello che, pur mirando in alto, tiene i piedi sempre ben saldi sulla terra? A me sembra che la guerra libica e i problemi tributar\' che essa ha posti ci mettano sulla via di una soluzione. In conseguenza sia della guerra libica e cl.ella balcanica, sia di crisi finanziarie an– tecedenti, che per tali guerre si aggravarono, lo Stato ha assorbito i fondi, che altrjmenti sarebbero stati reclamati dalle industrie o da spese indispen– sabili per servizi pubblici civili; e non solo ha assorbito i fondi esistenti, ma ha già ipotecato buona parte dei futuri per i nuovi enormi pro– grammi di spese militari e navali. Ogni Comune, che ha bisogno o che ha l'occasione, poniamo, di riscattare a condizioni favorevoli un impianto, che potrebbe esercire da sè, si trova di fronte .... il vuoto della Cassa depositi e prestiti. Ogni indu-. striale, che vuole rassodare o innovare la sua azienria, si trova costretto a far mutui a interesse esorbitante, e così via. Ebbene, non è questa l'oc– casione più propizia per organizzare la propaganda del metodo riformistico? Basterebbe che la modesta resistenza dell'Estrema ai provveriimenti tributari diventasse, nel Parla– mento e nel Paese, una agitazione persistente, non solo contro i detti provvedimenti e contro l>gni futura spesa militare e navale, ma per la aboli– zione dei principali e più scandalosi dazi ,iogauali, quelli sul grauo, sullo zucchero e sul ferro, da soli rappresentanti beu 400 milioni annui rapiti ai con– sumatori e da soli responsabili di almeno 400 mila persoue che potrebbero trovare e non trovauo la– voro in patria. Se ogni giornaletto settimanale so– cialista divulgasse, ristamp_andoli, i <iati ,iegli opu• scoli del Giretti, del Cabiati~ del Borgatta, del De Viti De Marco, e,iiti dalla Unità di Firenze, dalla Voce e dalla Critica Sociale; se, ogni setti– mana, ogni Circolo socialista tenesse conferenze su questo argomento; se in tutti questi articoli e comizi risuonasse come un insistente Delenda Carthago il ritornello: " o l'Italia è ricca ed, ac– canto alle spese militari e navali e per la Libia, deve saper meglio provvedere alle sue moltitudini lavoratrici, alle sue scuole, alle sue strarle, ecc.; ovvero _il bilancio non permette entrambe queste cose, ed allora, a favore delle ultime, si rinunci alle prime ,, ; e se ci si prepar_asse a combattere le future elezioni politiche su questa piattaforma, a tal uopo fin d'ora la Direzione del Partito ema• nando gli opportuni consigli, per mio conto non so nutrire il menomo dubbio che una simile cam– pagna, pur non rovesciawio immediatamente in– nanzi a sè ogni ostacolo, susciterebbe intenso en-

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