Critica Sociale - Anno XXIV - n.14 - 16-31 luglio 1914

CRITICA SOCIALE 211 rnuti dànno le nostre opere di propaganda scien– tifica! Cotesta revisione pratica, avanti lettera, che il Partito nostro, sollo la guida rivoluzionaria, va fa– cendo del socialismo, è tanto più strana, in quanto tutte le correnti revisionistiche-riformistiche arccen– nano a rientrare - esse - nena ortodossia scienti– fica del marxismo. Bernstein in testa. La stessa con– centrazione capitalistica - se è sempre criticata nel– la concezione meccan~ca, falsa, emp·irica deUa spari- 1.ione della piccola impresa - appare più che mai fiammante di verità nella doppia concezione f unzio– nale e finanziaria del capitalismo. Non tutta la pro– prietà, ma la proprietà capitalistica si concentra, do– mina, conquista, d'etermina le correnti politiche del– l'imperialismo, e soggioga tutti i ceti bo,rghesi nel– l'asservimento al ceto finanziario. L'anatomia della produzione capitalistica di Ma'rx appare sempre più vera, nella sua ciclopica rappresentazione di una potenza della natura, in movimento inarrestabile di trasformazione, organica,_ profond·a, infinitamente complessa, che si tratta sopratutto di comprendere e di second'are, per guisa che, via via, come più la nuova società matura nelle cose, essa trovi in ade– guata misura pronte le volontà e pronte le attitudini .a suscitarla, a vivificarla, a svilupparla, .a proteg– gerla... Nel quadro, grandioso. solenne, di questo movimento d'insieme formidabile, di questa sto,ria nuova in azione, nulla è che nossa apparire tanto incongruo, stridentr. Rpronorzionato, superato, ne– gato e rinnegato, quanto la fede in un qualsiasi re- dentore « colno- di mano ll. · Epnure, nel Partito socialist.a; che tende, a semp-re niù sincera ed intima unità di pensiero, quel mon– cherino concettuale di un passalo ormai dovunque remoto so,p,ravvive, e - per lo meno in Italua - si a!lita ancora, sembra aualcuno e <1u.alcosa; anzi -e noichè al mondo l'ironia mai non si scomoagna del t.utto dal dramma e dall'enonea - ha l'aria . .<1 dati ÌRl-nnt.i.rli prns:m~ n<'lln rn.acru-ior buona frdc: « il ~MialiRrno• son io! ll. · f.; 11n'involuzione·, che si r.rcdc e -- riò che è anche niìi singolare - ottiene c.lic altri 1:-i crrda ... J.a rivo– luzione! t;)ivagazioni di luglio 5ulle C:05e del 5ociali5mo M'ero prO'poolio subito dopo Ancona di disoubere, con .pacatezza cordli•ale di formJa ma con risoluta fT-an– cihezza di sostanza, delle cose nostre di Partito: il che puirtrO'ppo è tuttavia necessario per intenderci e per s,egnare le v,ie, dell'azione. Il d'ilettante di te-n– d,enze, lo sportista de'lle inte.rne discussi-qni, è certa– mente um animale• 111oi-0so ed inutiJ.e. Ma il voler sep– pellire vive, le questio,ni con la sc•us·a del nemico da comibatf.iere, è un alibi non dieguw d.i chi professa vo– lentieri .ardrilmlenioe sdhiettezza, e di chi dichiaro in più ~ooasiorni di p,regiarre ptiù il Partito che le per– so-ne, che se stesso. F,ranroosco Ocispi, a chi gVi chiedeva certi conti mo– _ lesti, rispondeva citando il suo passato e additando la nemica Francia. Egli imitava quel'lb Scipione Afri– cano, clbe, trovandosi a un dipresso in un'analoga si– tuazione di 11esoconti redamati, se la cavava invitando i cittadini ,a 11ecarsi al tempio per ringMziare gli Dei del. suo t11ionfo sui Ca,rba.giruesi. Anche noi, nel nostro Partito, dove p,ure le d·ittaliu-re BibtiotecaGino Bianco dovre-b-bero essere abolite, ci Soe'lltiamotalvolta rispon– die:re... coi Cartaginesi della reazione. Benissimo! Combattiamo pure il nemico. Nessuno vuol disar– mare. Ed è un ai:,g:o!Illenlopoco degno della concla- 11lla1Ja e ri-conosciwta lealtà del diretto-re d-ell'Avanti!, quello di apostrofare ohi dubita del valore di certe sue a,rmi, come g,e,nte ch'è stanca de-Ila bruttagha e vuol eh.i.ed- ere la giubiilazione·. Tutti siamo concordi nel voler lottare. La discms– sion-e non è bra la 1-ottae la 11esa,ma è sul modo de·I combatte.re, e sugli ste..%i pri:nciipii: può essere - oggi - too il fu•cile ultimo modello del metodo socia– J'ista, e Jlasoia pre-isto-rfoa della barricata. A onor del V'ero, il compagno Mussolini ave•va an– rnu.nciiatoad· Ancona che un pross·imo Cong-r-e.ssona– zioruale aw,ebbe dov,uto diiscuwre e rivedere le tavole d.e,Hadottrina socialista,. La tiroilruta del 7 giugno af– frettò giri eventi, e rese attuale ed urgente quel d,i– bat'tito,, ch'è tra il catastrofìs!IlJO e il g,1•adwalismo: di– battirto c;he già s'ei:,a del'i-nieato, prima d-i Ancona, s,ul– l'Avanli!, e poi al Coogress.o, intorno al valore della conquista dei Comu.ni, senza ch,e.venisse sul g,io-rna-le nazionale del Partito una c;hia-ra e compi-eta te0tria soc1ialista debite ~ot:te mun.i1oiJpali.S-iocome nel Comune non si attua tutto i·l Soci1aJ:ism0t;siccome 1-eriforme che vi si oompiono, e che sono nooessariame,nte strap– pare malgrado lo Stato bo-rghese, no,n cc esauriscon-0 » il nostro programma massimo, cosi quel che si fa e che s·i ,può fia11e nel Comune no.n è cc del socialismo », non è ant\Ji1ciipavi 1 one soci.ali.sta. Un aoodd,oto. Al Congresso parlava Arturo V-ella contro il dazio sullo zucchero, e oitava il d,anno che esso recia a,·,q,uell'i.ndu-s.tria d,ella frutta o dell'uva in conserva, che s-enza di esso- potrebbe avere, nell'Italia meridiona1e sp,e-cialmente, tanto sviluppo. lo lo ascoltavo con oompi-acen?..a (un pochino iro– nicJa, S1ia-pu'I'e) seduto fi;a m1ezzo a dei compagni di Naip,o:J,i .. Tra quiesti, il Bordiga a-d un tratto scoppiò: Ma questo è riformismo! - No - diss'io• - è S-o,cia– lismo: com'è Socialis'qlo tant'altra umile ·op.era, nei Com1u.ni,CJu:ivoi negate il battesimo nostro. - Sì: ma essa, non esaurisce il Socialismo,! - rispose quel valente e teori·co g,iovine. E che cos'è che «esa'UJ'.i.sce » il Socialismo? Che cosa lo esaur.i,rà, qua,! miraioo·lo ce lo darà, tutt'i.nte,ro, bell'e fìruito, completo in ogmi su'a parte? S,iamo-s,empre alla lotta tra il creazionismo dei teo– logi e la! formazione degli evoluzioni,sti. Che se, nel passaggio degli stadf, la catastrofe è inevitabile ed uti,Jie,si bratta d,i assegniarle il Sl\lO vero valore. E'Ssa ai•uta, non ci,ea. La insurrezione può es– se11ela levatrice deNa ci'Viltà rnuova, ma bisogna per c:iò che -questa civiltà sia formaba e m•atura. Se no, la J,evatri•oeè una faiseuse d'anges, che trae alla l1ucc gl,i aborro, per spegnerli. Ma !'e.termo d,issidio, -psicologtico p,iù che dottrinale, fra il prodi,g,io e la rea-ltà, s'è fatto profo.ndo in oooa– sione degli ultimi eccidii e dei moti che li seg.uirono. E in assi io vidi, coo amara soddisfavione di f,a,c.ile profeta, ,avverarsi ipiù chiaro tutto ciò che mrevo ooritto sull'Avanti!, nell'inverno 1913, dopo i fatbi di Rocca Gorga, circa il ourioso « ritorno» del Sociali– smo - quanto p1iù si accentua di toni rivoluzionari e cred:e di essere « p'Ìù avanzato » - verso le forme superate e transigenti confusionarie del Socialismo.

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