Critica Sociale - Anno XXIV - n.14 - 16-31 luglio 1914

2l0 ClUTICASOClALE e che il Congresso respinse ad enorme maggio– rall'l.a. li Briand rileva, a che le masse, essendo diventale poltrone, aliene dalla violenza, si appa– gavano all'idea dello sciopero generale, che &i rap– presenta loro come una rivoluzione pacifica, una rivoluzione a braccia incrociate; che però gli sv-01- <>·imenli pl'evedibili dello sciopero generale avreb– bero facilmente importato, anche contro I.a volo,ntà della magg.ioranza, degli incidenti di violenza, i quali non si trattava che di preparare e di incal– zal'e alle estreme cons·eguenze, cLa parte de-i mili– tanti più risoluti, perch~ sboccassero nella rivolu– zione. In questa tragecha, nella quale la folla ha il solito eterno « ruolo» di coro, e proprio di un coro -che è un gregge tirato al macello, e i militanti hanno quell'allro, brillante e appassionato, dei pro– tagonisti, dei fondatori per la forza dell'intuito che è nella loro individualità, incarnante in sintesi le profondità inesplorate del popolo, della stirpe, della storia, eoc., eicc., quanto all'organizzazione propriamente detta, essa non ha « ruolo» di sorta, perché l'organizzazione non è armento che si muova ciecamente sollo l'impulso della sensazione bruta dell'epidermide· escoriata. e non é neppure anima solitaria, illuminata da un intuito clivi-no - come è nella coscienza dell'eroe, del santo, ciel duce. In– fatti l'org-aniztazione é do,ve l'io e la massa si fon– dono ,in una unità di coscienza morale, padrona. per via dell'intelligenza, della realtà circa i rapporti socia I i. La concezione tlello sciopero genera le rivo– luzionario cli Briand, il sind:aca1ista, esclude, in buona sostanza, il socialismo, perché rinnega, in concreto, l'organizza1.ione, in quanto sensibilmente ad essa conlranpone i « capi ». quei « militanti ll che debbono poi decidere la vera realtà dello sciopero r,enerale. mentre lasciano alla massa l'illusione - la sola illusione - che il movimento sia suo. A L11lt.origore. la sola differenza, tra l'anarchismo pro.fessànte la teo-ria della propaganda par le fait e cotesto ana•rchismo- già briandes·co, consiste in ciò. che quesLo. a differenza d-ell'altro•, si appiatta, si nasconde dietro il paravento della folla, e il gesto attende. dall'inceri.a germinazione rli fiirore della teppa. t sempre quello che. il 15 settP-mbrc 1850, Marx. rit.irand·osi dal Comitato Centrale rlella tena dei C'nmunisli a·Londra, d'eulorava nella famosa Dichia– m:ione: « Tn luogo rlella conCP.zione rrilica - egli rliccva - la minoranza (e se da noi fosse la maa- 11iora11:a?) ne mette 1mJ1. doqmatira. in luocw della interpretazione materinlistica. una. idealistica: invece rlei ranoorli ,·eali. è la semnlire pn/n11/r1 eh<' diventa il motore della rivoluzione ll. La conce1.ione brianrlesca dello scionero aenerale, respinta dal Gongresso di Amsterdam - malgrado non sifl stata dal suo autore e pronairnndista racco– mand'at.a con lroJ)DO snlendido esempio di virtù per– sonnle e di coerenza mo-rale - ha nur fatto strad'a nel Partito nostro con le infiltrazioni idealiste, sin– da·caliste, ecr. .. rhe in esso si' riscontrano. È .anche naturale. Il forilonismo « rivoluzi-onario l>. che pro– frssn l'odi(). alln colt.ura. che deridr le llniv<'rsitJ1 nonolari. chi' vn abolendo la nronaganda sncinlista n rnnta!rfl'io rli una troppo comoda· c d an alfabetica f)l'l)nagand:i rli rihPllione ooliticr,. in r.ui rrnubbli– rani. socialisti. sindacalisti. anarchici sbrai tano tvtti n un di1)resso le stesse cose, il facilonismn « rivolu– zionario)) - dicevnmo - trova. n!'llo sciooprn Q'P– nerale briandescn, il nunto rli converP-{)ll'lrt di fotti i nartiti d'nvangnarrlia (non si clic<' r,o,:1? ).l'idea sem– plicistica rhP coacerva ti,tti quPlli r.hc snPrano di n·rscnre qualche cosa nel bail:imme: la n rntest.a do– \'(•1·osn 1H•1· ali assnssinali rlall:i forw n11hJ.lira o il L:ullclli\'i,;111t;. u11 pu' Lli rL:publJlica o 1111a IINa rnp- BibliotecaGino Bianco presaglia contro i carabinieri, la caduta di un Mini– stero o- la sospensione del Codice penale, una ri– forma legislativ.a o la demolizione del Parlamento, o anche, infine, semplicemente, lo sciopero generale per lo sciopero generale, lo sciopero generale per e:>erci~io di allenamento, per propedeutica rivolu– z10naria .... Ah! l'«_intrans.igenza lattica)), così solennemente volata dal Congresso Nazionale, che cosa diventa in cospetto, di tanta « transigenza dottrinale»? Ci secca sembrare - proprio noi! - dei pedaqti. Ma noi insistiamo a dire a Mussolini: Ma che rivedere le dottrine del socialismo classico! Riprenderle, ripro– porle tali quali, rappresentarle come sono. Dopo, dopo, se occorrerà, rivedremo. Che autorità ha -oggi il Partilo per rivedere quello che non conosce più? A convincersene basta considerare come, a pochi mesi dal Congresso che pretendeva fissare le linee della intransigenza assoluta, per effetto della pro– Daganda di quegli stessi uomini che dovevano essere i custodi gelosi di quella intransigenza, il Partilo sembra aver perduto tutti i confini; le sue Sezioni sembra non abbiano più porte; ogni « rivoluziona– rio)> vi d'à convegno .ai suoi come se fosse casa sua. Ingrossano le Sezioni? Sfido! L'embrassons-nous è generale. Se, per verità, non si elessero, essi, ana,r– chici e sindacalisti, un po' cli contegno, il cibreo ri– voluzionario· sarebbe ancora più ghiotto e compo– sito, ma indigesto sempre agli stomaci socialisti - si intende, del socialismo nostro, scientifico, tradi– zionale, dal Congresso di Genova (1892), marxista, materialista-storico, antianarchico, k__-alitario perchè rivoluzionario, considerante il collettivismo come lo sbocco della rivolu1.ione economica inJrente alla produzione capitalistica, legittima come un fallo na- 1.urale e, per la forza della sua stessa legiltimitit, inarlres,tabile, sotto la duplice ·inscindibile forza della scienza. che asseirvisce e stimola la materia in fo.rm11 tecniche ,sempre nuove, e del proletariato, che urg-c e incalza lo Stato in forme po-litiche sempre meno privilegiate. La predominante corrente rivoluzionaria, ·combi– nata col decadimento della buona, nudrita propa– ganda, ci porta, senza che il Partito se ne acco-rga, n fare a ritroso la rivo•luzione chP Marx ha fatto fare al socialismo. Noi torniamo al socialismo uto– pistico. Noi crediamo alla taumal11rqiadell'Idea, ai miracoli della volontè1: L, natura, i fatti. l'ambiente, la sca-la d'elle civiltà, CC{'., non hanno più senso prr i nuovi socialisti id'ealisti. Si 1wedica che. con l'idea c la volontà di rivplu:ione, anche col piìt perfetto nn11lfabetismo di masse e col oiit ancestrale patriar– calismo georg-ico, la rivoluzione socialista si può fare. Non é più vero- che una società non r.JOs.sa sor– nassare d'un salto o abolire con dei decreti le fasi dP./ suo suiluopo natur·ale. Assurdo e vano attendere che una nazione oossa e debba tirar insertnamento dn.lla storia di nn'allm nazione. Gorlarrlamente rifor– mista è nrosoett.are. eh-e. a.strazinn fatta da motiPi più rler;ati. il loro nroorio intP.re.~secomanda alle classi n.tlualmenle dominanti di eliminare tutti r,li n,;t11.coli eaali. chr nn.~sono imlrnraz:nre lo sviluono delln classe nrJerrt.in: St11oidissimo cert.o è stato Mar~ cruanclo. in visi.a cli nurst.o ,:trsso fatto, ha daln nel suo vol1J.me11nno,;ln cnsì. imoortante alla .~toria. nl contP.nutne ai risulfnti della lcaislazione inalese snlle nrrinrli fahhrirhe. Ghr conta tntto ciò? DeUe nrecli– che. ben ril'olnzionarie, ins11rnanti a DÌeni nolmoni l'enrroin rirmlJJ.zi.nnnrin sull'intui;.i.nnismo. natural<' nellr masse. rlell'Trlea (i mni11c;ro,l.a),accompag-nato dn1 niù sunf!'rbo disnrczzo, c\p]J,,, islrllzione. chP na– ralizza lo slancio e favorisce In conce1.ione c riticr 1 in luoao rii n11<'lla donrnrtlirn rl'e.lla rivolmioirn, er.ro lullu (·1ucllu che OCL:U;'l'C'. E i11fall.ichiedete che pro-

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