Critica Sociale - Anno XXIV - n.14 - 16-31 luglio 1914

218 CRITlCASOClALE toral,e e parlamentare con la borghesia democratica furono ·poste- in grado di es,e.11citai,e un'influenza di– retta sul meccanismo dello Stato, si afire.ttrnrono, a chiedere - e ottennero - l'irnterv,erntostatale i:n tutte l,e fo.rme fino·ra sperimentate neii vari pa,esi: la p,en– sione per la vecchiaia; l 'assicu.ra ·zione obbligato.ria col triplice contributo per la invalidità, la malattia e la disoccupazione involontaria; !',integrazione della pr•e– videnza libera per la disoccupazione neUe industri,e non protette dall'assiourazione obbligatoria. Senza coniare la revisione della l,egge sugli orari di lavoro e gli sforzi tena,cemente dil'etti ad ott.ener•e la fissa– zione. del minimo legale dei salari. Ma, se l'Inghi-1- terra è div,entata il paradiso perduto per i non-inter– venzionisti, anche gli Sta.ti Uniti nord-.ame-rican,i ac– c,ennano a prendeve la via della peTdizione. Già un gruppo di ~ircositanze di fatto stava a togliere val-o,re all'indiff.erenza d,i quella demo-craz,ia per la J.egisla– zione social,e. Sono noti, infatti, e la psicologia nord– americana per cui vivissimo è in un gran numeJ'.O·di operai il desider.io di fuoruscire dal salariato; ,e l,e difficoltà che, in un paese. a o·rdiname.nto fed,er.ativo e dove forse il 50 per oento dei lavorato,ri manca del diritto di. voto perchè -stranieri, incontra la forma– zione di una forza politica ca,pac:e di modifica.re J.e Jieggi della Unione contenenti principii fondamentali in anhtesi a quelli della legislazione sociale. In que– sti ultimi anni, per ·altro, l'intervento Jiegis'lativo è stato invocato e conseguito dai lavoratori ne,! più gran numero degli Stati confed,erati, dove la J.egislazione suHe ore di lavoro è stata sp-inta moHo innanzi, men– -tre ,essa ha accolto e va ogno-r p•iù accoghendo il prin– ci:pio del minimo- leg.al, edi salario. La vitto,ria del par– tito democratico, fortemente. sosteìmta dai Sindacati di mestiere, sembra altresì prelude-.11e all'ingresso. de– gli Stati Uni.ti nel campo delle assi·curazioni sociali. È d·unque davv,ero tutto il mondo- moderno che, sotto l'influenza d-eUe correnti democratiche, e man mano che il Codice civile si va allontanando diaUecond.izioni della vita r-eale, p,artecipa con moto sempre più acce– lerato alla preparazione del nuovo Codice test.è calo– rosamente invocato da Luigi Rava: il Codice del la– voro ii. Riguardo al fattore politico - inteso nel senso cli un'influenza direttamente eseréitata dalle classi lavo,rat.rici sui poteri dello Stato - il Cab.11inicrede opportuno temperare l'opinione cli coloro che volen– tie•ri rappresentano tutta la legislazione soci.al.e qual,e una conquista più ,o meno diretta del proletariato, e ricorda come, in quasi tutti gli Stati, importantis– sime leggi sociali abbiano pr.ececluto di anni, e qual– che volta di decenni, la formazi,one di uh.a reale for– za politica de!Le classi lavoratrici. In conseguenza il Cabrin,i non a,ccetta la tesi, secondo la quale dovreb– bero gi-ovaTe a!Le classi lavoratrici solo quelle ri– forme che si.ano state strappate ai poteri pubblici; pena, altrimenti, una pericolosa azione cli patronato. Con ciò il nostro Autore è ben lungi dall'ammettere che le classi dirigenti siano capaci di largine la le– gislazione sociale per spirito di filantropia; che anzi egli mette in evidenza quali forze egois.tiche, spess.o in antagonismo tra loro, contribuiscano a dar vita a provvidenze per i Lavoratori. Quanto alla posizione deU'Italia nel campo della legislazione s-ociale, il Ca.brini osserva come il no– stro paese si trovi in una posizione mediana : non all'avanguardia, non alla retroguardia. Paragonata alla Germania, insieme alla quale div~ntò nazione sovrana, l'Italia .appare un nano vicino a un gi– ganLe; ma alla Francia, di tanto più ricca, sino alla BibliotecaGino Bianco leggè del 1911 sulle pensioni di vecchiaia, l'Italia non avev,à nulla eia invidiare. Talune nostre legg,i sociali, afferma il Cabrini, sono leggi di grande .ar– ditezza, che fanno onore a chi le propose e sostenne, e che ci sono invidiate: tali le leggi protettive di taluni gruppi (emig,ranti, panettie·ri, mond.arisi), queHe sulla cooperazione di lavoro, le sanitarie, la statizzazione dell'ass.icurazi.one-vita. Viceversa vaste e profonde lacune lasciano senza protezione la gran– de maggio-ram.a dei Lavoratori itali.ani, i co,nta.cEni, ricordati solo dalla legislazione sanitaria, e con scarsa e limitata protezione i lavo,rato•ri del sotto– suolo; come lasciano insoluti o quasi i gravi pro– blemi relativi al collocamentb della mano d'opera, alle Co.operativ,e cli consumo, alle affittanze co,llelr– .tive·, alla politica delle .assicurazioni per quanto ri– guarda l'assicurazione contro le malattie, contro la clisoccupazi,one, contro li:I vecchiaia, ecc. Ma il Cabrini ha, fiducia nell'avvenire e, nono– stante le gravi ripercussioni dell'impresa libica sul bilancio dello Stato, nonostante il pres:ente. trav.:1glio d-ell'economia nazionale, ritiene possibile e- proba– bi!.e una sollecita ripresa di azione sociale, confidan,.. do egli in un.a rapida ed .efficace sistemazione finan– ziaria e in un continuo sviluppo della parte preva– lente della nostra economia: l'agricoltura. (La fme al prossimo numero). PETER AuGEN. LEMACCHINE E L'D6HICOLT L'agriwltura, risp,etto all,e alt1,e forme di abbività collettiva è ancora notevolmente in arretrato, poichè non ha risentito le conseguenze del progresso scien– tifico che le altre hannd risentito. A cons>iderar,e, in– fatti, le condizioni aUuali, in cui agiscono, tanto, per fissare J.e idee, l'industria in generale e l 'agri.co !tUTa in particolare, si vecl,e sub.ilo che esse diffieriscono no·tevolmenle. L'industria,. infatti, da qualche decenni-o a ques.ta parte si è andata notevolmente trasfo.rmando. Per misurare, s,enza spend,ere molte p,arole,. tutta l'entità della Lrasfo·rmazione; basterà tene,r pr,esente unica– mente il fatto che la concorr.enza, la quale un tempo, s,i svolg,eva soltanto, ed anche debolmente, tra ],e fa.b– briohe nazionali, si è trasportata nel campo p-i-ùvasto della oomp,etizion,e internazionale ed è divenuta molto piì1 vivace ed accanita. Si capisoe quindi da questa constatazio,ne, come il cons•um.oJoc,ale non si,a più remunerativo: dal che deriva la rioerca ansiosa ed affannosa. d,i sbocchi su mercati esteri; oome sia andata diventando sempre meno po,ssibile la picoola ind-ust.ria ed in ultimo sia sparita; come si sia determinata l'o,rgan:izzazi·one di tutte le masse opera.i-e;come siano divenuti, in questo ramo, p,iù frequenti e anche più violenti i conflitti fra c,apitale ,e lavoro. TuLto ciò, sarebbe quas,i su– p-erfluo dirlo, è d-erivato dall'us·o delle maicchi,ne. Que– ste hanno perfez.ionato ed hanno veso molto più va– pidi i mezzi di produzione, ma richiedooo anche oa– pitali molto più ingenti che per il p-assato pe.r far fronrte aHe spese d·e!rimp-ianto e della stessa produ– zione, quindi l'hanno portata molto al di là dei limiti d-ella potenzia.'lità modesta dei così detti picoo!,i indu– striali; le macchine hanno reso possibile lo sfrutta– men,to di forme di energia le quali da una parte non consento-no irt alcun modo una produzione limitata e dall'alira ne abbassano il costo talmenl,e da paral:iz– zarla nel modo più assol:uto: le macchine, ampliando

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