Critica Sociale - Anno XXIII - n. 7 - 1 aprile 1913

CRITICA SOCIALE 163 Trovarè il terrenç, adatto ad unll,intesa di tal genere, coordinare, in una parol3:, le vedute dei di versi orga– nismi interessati ,al problema burocratico, ci sembra un .còmpito nobilissimo della Critica Sociale e dell'on. Tu- rati, che volle çostantemente incoraggiare le organizza– zioni di funzionari al rinnovamento tecnico e. politico . dello Stato. · E al suo appello accorrerebbero, ne siamo certi, amici e collaboratori vecchi ·e ·nuovi .. f'!ETRO NURRA. I MUTATI SP RITI DELLE ASSO[IAZIONI D'IMPIEfiATI Mi si permetta un piccolo rilievo, tra autobio– grafico e. bibliografico : quando fu, tenuto l'VIII Congresso degli Insegnanti Medi a Pisa, due arti– cpli ne commentarono sulla Critica Sociale le conclusioni; l'uno era del Ceramicola, l'altro era mio. E' di recente accaduto, al IX Congresso di. Parma. degli Insegnanti stessi, che l'ordine del gioì·p_o_ t:tiònfatore ·del tema centrale, firmato dal Nicoli, accolse l'unanimità, meno il voto contrario del battagliero Ceramicola e meno l'astensione del JJiÙ mite scrivente. · Se dunque il Direttore della Critica Sociale avesse voluto interrogare due autentici. interpreti del Congresso "secondario "' è ben chiaro che avrebbe dovuto mutare i vecchi nomi. Oh sì, proprio vecchi! Ma il sullodato Direttore (lodato vera mente non l'ho: ma per dimenticanza. Come. r.on inchinare al padrone di casil.?) non mi pare che quest'anno abbia avuto la curiosità o abbia avvertito l'interesse critico-sociale d'indagare il sens◊' o il succo del non sullodato . Congresso. E probabilmente la ragione ne è che nessun pro– blema di i_nteresse veramente politico, cioè gene– rale, vi è stato discusso: dirò_ anzi più grave oosa. I problemi erano bensì stati pos_ti, ma non si vol- lero o seppero trattare. . Per esempio: la crisi della scuola media diede luogo ad una povera Relazione e ad una più po– vera discussione, dalla quale il relatore disparve melanconicamente; e, poichè si era detto che ormai i ".Seminari n professorali non sono frequentati che da donne e da preti, solo balzò a battagliare una congressista, sostenendo che le donne, benchè abbiano le sottane, non sono fatte come i preti : e tutti a ridere con peregrine facezie, e a grid_are racha. ai preti, dei. quali :nessuno ebbe l'ardire di sostenere che neppure i preti sono fatti come le - donne. Ma intanto, il valore " economico ,, di questa tionstatazion!:l non fu rilevato: no.n fu posta in relazione con la " crisi',, di' altre professio'ni, c0nstatandone i dannosi effetti e la gravità pato– logica del sintomo. E così la dis.cussione del tema sulla tattica {e– dei·ale non assunse importanza politica, bencbè si accennasse nella Relazione Bonfantini all'azione confederale, e alla partecipazione alle lott·e eletto– rali. Tanto è vero che l'ordine del giorno tattico accolse l'unanimità; mentre sappiamo che la poli– tica avrebbe diviso, non unito! Gli è che anche la Fede1·azione degli Insegnanti medi si è andata chiudendo in sè e non ha più sguardi per ciò che accade di fuori; non ha orecchi per le voci che di fuori l'inv.itano. Sarebbe mai' codesto il "senso sindacale ? " Nell'ordine del giorno Nicoli c'è -bensi un ri– chiamo all'antico spirito politico della Federazione; c'era anche nella Relazione Boufantini; ma gli ap-· plausi e i voti, che accolsero questa e quella, non erano dedicati allo spirito informatore, bensì alle c~nclusi oni. *** Chiusi nella cerchia· d'una necessità episodica, momentanea ma assillante, di provocare t!na legge di miglioramenti economici, incautamente dal Mi• nistro annunciata troppo prima che formulata e presentata, i miei colleghi si adunarono a questo Congresso per rispondere ad una urgente domanda: " Che dobbiamo fare per avere la legge? " Ecco il problema unico. Ogni altro argomento estraneo ad esso era soffocato e straziato a furor di po- polo. . Ma, poichè la domanda· era formulata, occorreva una_ risposta. I profesiwri, che bocciano chi non risponde, non potevano " bocciare ,, se stessi : do• ve.vano rispondere! L'unica sensata risposta, in verità, sarebbe stata: " continuare a fare·quel che si è sempre fatto: agitare la questione, persuaderla all'opinione pubblica, che la sente male; al Parla– mento, che non la sente ; al Governo, che la sente così così. ,, · Ma ciò non sarebbe stato quel quid navi, quella formula risolutiva, che ora necessitava. Qu~'fildO voi chiamate a consulto una celebrità med,ica, e questa vi dice: "seguitate a fare quello 'che ha ordinato il vostro dottore "' vi pare di averle consumate, quelle cento lire. Il Congresso . .è il consulto della classe, a cui il solito sanitario, quel buon medico condotto che è il Consiglio Fe– derale, non basta più ; e il Congresso doveva tro- . vare lo specifico nuovo. . ·Qualche audace l'aveva già accenn1;1,to; più volte balenò, si sussurrò, si gridò in sedute private, si minacciò in sedute pubbliche.... Ma 'via! a pro– clamare lo sciopero i professori non si decidevano: non per timidità, ma perchè non lo volevano, pur volendo qualche cosa. E allora sorse la formula Nicoli, " l'adozione <li tutte qu,elle misure che il Comitato Federale crederà opportune ,,. Grave, ter– 'ribile, eroica - non è vero? Ma, via via che la serie dei voti ingrossava, il tono minaccioso pa- . reva attenuarsi; se tutti dicevano di sì, segno è che nessuno trovava ·argomellto da dir di no .. E così al nostro orecchio ali.armato cominciò a giun- 1 gere la voce lien nota della placida e modesta " unica risposta sensata "' pur sotto la maschera da "persona tragica,, di tutte ·quelle misure op– portune .... La inia astensione non fu suggerita da dissenso;· delegato come gli altri, avrei detto di sì come gli altri, se un pudibondo scrupolo di coerenza non me ne avesse distolto. Ricordavo di essere stato, tempoi·e quamquam, illo, collaboratore d'una Relazione sulla azione po– litica delle oi"ganizzazioni professionali, al Con– gresso di Roma della Confederazione degli Impie– gati, e d'aver sostenuto, con sufficiente fortuna e· molta convinzione, che era dovere sociale degli Impiegati di rinunciare allo sciòpero come arme di combattimento. · Quando un -ceto di persone ha tante garanzie econ·omicbe quante ne hanno gli impiegati, può e deve cercare di miglio·rarle; ma non può nè deve ergersi come antitetico ed ostile a quella forma ,ii società organizzata, che tali garanzie gli assi– cura. La vecchia formula conservatrice " nessuno vi obbligava a fare gli impiegati dello Stato : ma, · una volta che -volete esserlo, dovete far gli im pie– gati dello Stato ,, ha, nella sua brutalità imperiosa, un fondo di moralità: per il quale chi - o indi-– viduo o classe - vuol. assumere atteggiamento di piena indipendenza, di ribellione, di rivoluzione, pare che debba, al. caso, rinunciare -ai vantaggi· assicurati dallo Stato attuale alla dipendenza, al-· l'ubbidienza all'ordine costituito.

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