Critica Sociale - Anno XXIII - n. 7 - 1 aprile 1913

CRITICA SOCIALE 101 convincimento poggiava sulla supposta convergenza di due grandi in,teressi: del personale, da un lato, dello Stato e della società tutta intera, dall'altro. Il crescente malcontento del personale - sul quale il rincaro della vita pesa senza le possibili rivalse di altri ceti produttivi sui consumatori - doveva per– suaderlo, alla fine, a farsi esso stesso iniziatore di radicali riforme, che, semplificando e migliorando i servizii, determinassero .un incremento di l'eddito o .un'economia, onde tra,rre·i mezzi al su@_ proprio mi– glioramento economico e tecnico. Lo Stato, la col- 1.ettività, premuta dalle cresce1'ti difficoltà fin'anziarie del problema degli stipendii è delle pensioni, do– ve:va intendere la convenienza per sè di venire incon– trò a quel movimento. La riforma, spinta e dominata dallo spiritò di una èlasse di lavoratori· dello Stato e per lo Stato, in comunione di bisogni e di pensiero col proletariato vero e proprio, avrebbe ·agevolato .a sua volta - sul terr.enò tecnico e amministrativo - le soluzioni socialiste nei rapporti dello Stato. · ·-Un decennio di esperienza, per altro, parve dare mf_lPE'lÀ ì~&!Il~) Ì !J1V1ffiOJ11-:-. ,rngJ,W1~:,, _a; li>P~.Sif!lisqi,p, dei Jil.ostn cnhcf. Su questo no.n ~ogurlrrìo insistere 1 app;unto. per evi,tarci il rimprovero di intonare una marcia funebre. Ma, a parte ogni altra cagione, c·erto concorse all'insuccesso la costante esuberanza dell'offerta in questo speciale mercato di la_voro. Fin– ché la povertà inçlustriale cfi tre quarti d'Italia spin– ge ad ogni pubblico concorso tanta ressa di affamati, e i pochi vincitori ihchiodà al loro rhisero posto · come ostriche allo scoglio, la legge dell'offerta ,e della domanda - che agisce, dissimulata, sotto e a dispetto degli organici - crea una gara al ri– basso, un vero krumiraggio inconsapevole, che de– pr~e le condizioni del lavoro, e ne ostacola' l'ele– vamento proporzionato ai crescenti bisogni degli agenti _non solo, ma alle stesse benintese conve– nienze dei servizii. Il precetto « pochi irripieg_ati e ben pagati »: rimane un 'aforisma platonico, al pari della teorica degli alti salarii neli'industria libera, Onchè la man-o. d'opera esubera. E come, nell'indu– stria, è la resistenza operaia, conseguenza od equi– valente di minore offerta, che determina i maggiori progressi tecnici e commerciali, arialogamenle la medesima causa agirebbe sugli organismi buroca– tici. Ma in attesa che il fenomeno annunciato dal Nurra sia meglio dimostrato o delineato, se le marcie fu– nebri non sono di nostro gusto, Ja fanfara ~i sembra a_lquanto prematura: Se fu un tempo pl"Qpizio, in Italia, alle rivendicazioni degli impiegàti, fu ap– punto l'ultimo decennio, mentre alla gravità del ,p.r.oble111a,, agitato con vigore, da di.versi Congressi assai notevòli, la prosperità dei bilanci, lo sviluppo della ricchezza, l'esempio e l'incitamento del fnovi-. mento p11oletario, e un certo orientamento democra– tico dei poteri pubblici, e la nazione non distratta dai problémi, interni, e la stessa limitazione del di– ritto di voto, sembravano facilitare le soluzioni. Il più largo suffragio gioverà, a lurigo andare, a tutte le cause del lavoro; ma, in un primo tempo, non potrà non diluire le forze politiche specifiche del ceto degli impiegati e spingere· in prim:i. linea altri problemi ed altre preoccupazioni. _ La massa degli impiegati non intese l'importanza del. carpe diem. L'atteggiamento politico, c:he loro ,si chiedeva - rispondente alle esigenze dei loro più immediati interessi - non fu saputo prendere nè m;mtenere. 11 rinforzo alle correnti democratiche, la solidarietà col movimento proletario, non ehhc esplicazioni positive; il marasma delle C:i.meFe Fe– derali ne è la riprova. ·Sopratutto mancò quel che era - nel concetto nostro - il presupposto neces– sario di ogni a'lione ver.'.lmente cffic.'.lce per la ri- for{na radicale dell'azienda pubblica: l'opera posi– tiva,. tenace, coordinata, delle or.ganizzazioni uni– tarie,. sempre più intimam,ente e saldamente confe– d.~rate e cooperanti, sµlla base tecnica dei grandi servizii da riformare. µapertutto - come il 1\Jurra c0nfl:)ssa - le, categor~e tendono ad agire ciascuna per proprio coi1to, ossia, per forza di cose, in an– tagonismo reciproco~· se anche non voluto. E l'an– tico miope corporativismo: che non mula essenza se acquisti il nuovo nome di sindacalismo. Se acco– stamenti si accennano, sono materiali e meccanici, fra condizioni econorp.iche similari - di subalterni, ad esempio, con operai di industrie a monopolio o di industrie .libere, ecc. -- all'infuori da ogni orga– nica solidarietà di funzione e possibile omogeneità di metodi di lotta - col rinnegamento, quindi, e col disfacimento della specifica organizzazione degli im– piegati come tali. Anzichè la riforma dello Stato, si tende a preparare - secondo l'espressione di un oratore del Congresso postelegrafonico lestè tenuto a · Milano ·- « l'anti-Stato nello Stato». La qual .<;,RJ:ljl ajgl).ifica per no~ - p~rè~ò questo nostro « cap– p!)ij1q ..» panà ad altrr.assa1..:· «coda» - aggravare tutte le cagioni, che già fecero la debolezza .cli que– sto movimento. li Congresso non fece proprii interamente i pro– positi ciel focoso oratore. Ma, deliberando il dist:i.c– co dalla Confederazione generale degli impiegati, e l'adesione di massima(?) a· quella ciel Lavoro, e in– sieme la preparazione di un'altr:i. Confederazione fra lavoratori dei trasporti e delle comunicazioni, o fors'anco dei servizii pubblici in generale, consentì ad abbandonare le prime direttive, che diedero l'im– pronta_ alla Fed_erazione postale e telègrafica, senza accoglierne dec1~amenle altre ed opposte, rimanen– do come sospeso tra più politiche diverse ed incom– patibili, senza abbracciarne nessuna. Evoluzione od involuzione? - Senza, dubbio, ne– cessità di cose, dovuta subire. La fine di uno spe– rimento, forse il principio di un altro, non ancora ben definito. E può essere che dalla crisi nasca un risveglio benefico, u~'azione più animosa; fors'anco, a breve anelare, un ritorno più cosciente e definitivo a_llevi~ abbandona_te, _per:percorrerle poi senza -pen– timenti e senza es1laz1om. . Noi lo ·auguriamo di cuore. E teniamo pure sotto mano le trombe per segnalare il lieto evento. E ac– cogliamo frattanto ogni voce, che sembri auspicarlo od affrettarlo. · Ma ... sospendiamo, prudentemente, la fanfar:i.! No1, . LENUOVE AGITAZIONI DEGLI IMPIEGATI Dietro alla impetuosa avanguardia dei professori di scuole, medie, si vanno, l'una dopo l'altra, allineando iu ordine di battaglia le schiere dei funzionari di Stato, organizzate per la conqulsta di miglioramenti econo– mici. Maestri·, postelegrafici,. ferrovieri, impiegati della Finanza, della Dogana, del Genio Civile, dei Ministeri della Guerra e della Marina, riprendono nuovament~, ciascuna classe per proprio conto, le agitazioni di otto e dieci l!-nni fa, tenendo Comizi e Congressi, pubblicando Memoriali, intel'essando deputati di ogni colore, con cifre, !)rO~petti, qu~d-ri, organici. Il movimrnto, che, durante 'l'impresa libica, ebbe una sosta spiegabilis– sima, accenna ari assumere un carattere vivace ed ag– gressivo, e si notarono persino, qlia e là, accenni a propo~iti estremi, a miuaccie, ad atteggiamenti rivol~– ziona1·i e sindacalisti. Nel complesso siamo ancora in un periodo di prepnrazionf' 1 o meglio tli attesa, ma

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