Critica Sociale - Anno XXIII - n. 7 - 1 aprile 1913

CRITICA SOCIALE 99 verno del Partito - la Direzione - abbia· lanciato · con le' masse dei lavoratori, il buon Soèialismo - il suo verbu? Se vi fosse contraddizione? O i libri cuore più che cervello, apostolato più che dottrina, ripetono ciò che è nel Co_rano, e sono superflui; o fede più che scienza,, rivoluzione d'anime più che , _contrastano, e conviene bruciarli. solo di forme econom,iche e politiche - di Pram- Ma non v'è nessuna Direzione di Partito che possa polini, di Badaloni, _,di Bertesi, di De Amicis, rli sostituirsi all'anima sua. Ma. non esiste Partito,_ se j c9loro che l'arida c_e1;ebralità dei teologi Marx_isti non senta costante la necessità di discutere, di deli-. 1 · tollera appena, e che la sguaiata demagogia dei berare, di agire; se non abbia virtù di iniziativa, tribuni fanatici o fu'rbi disprezza ed irride. passione di pensiero e .di lavoro. _ Pareva certo, a questi uomini, per uno stranis- Eppure - giustamente osservava ancora il diret- simo errore, cbe un tal Socialismo, umano, civile, tore dell'Avanti! in quella stessa assemblea - cen- fosse condanuato e ferito. in Bi~solati, in Bonomi, tinaia· di candidature socialiste furono già, in Italia, in Podrecca (! !) , nel " Destrismo ,, insomma, proclamate dalle Sezioni. E nessuna Sezione, fin espulso dal Tribunale dei terroristi del reo Termi– qui, aveva sentito il bisogno di discutere la piatta- cloro 1912. E non vedevano che, a poco a poco, forma, di determinare a se stessa e al suo càndidato disseecatasi luugo i rami e il tronco la linfa: che un programma conforme aVe esigenze del momento, sale dalle fresche virginee sorgive di nna fede una promessa di azione positiva e-concreta. diciam pure primitiva, fattosi abile, schermeggia- È ben qui ~ in questa strana innegabile realtà, tore, diplomatico, positivo, il "Destrismo,, era, di che tu, compagno Mussolini, candidamente confessi quella concezione socialista evangelica ed educa- .'..- è_ ben qui la nostra gra11de tristezza! tiva, la negazione più assoluta. Lo era, partic.olar- LA CmTICA SocJALE. mente, in ciò che del Socialismo è la essenza etica., .ad un tempo, e scientifica, più riposta: ogni di– UN «DESTRO>> PER ERRORE - · Il dicembre scorso, il :nostro compagno Pram– polini riceveva in "omaggio~ dal prof. Mario Goyi i I volume "Il Socialismo Internazionale e la diterr_a Italo-: Balcaniqo-Turca ,, ; e, nella sua Giustizietta antiça e g·lo.iosa, che tiene accesa la lampada viva ed ardente di una fede sempre volta all'alto e ferma ai mobili venti delle tendenze e delle c·ritiche dottrinali mutanti a ogni :fin di sta– gi9ne, riportava, di quel volume, una pagina tutta vibrante di caldo "sentimento·,, socialista, di un_ ·moralismo avveniristico e idealistico così elévato, <la sembrare una voce lontana, uscita di sottoterra, in mezzo al fracddo e misurato armeggiare di teorie e di formule scientifiche, o di càlcoli materiali, onde si pascono di solito i socialisti nei loro di– battiti. Quella specie di benevolo tiro, giocatò da Camillo .Prampolini al valente stùdioso dei problemi socia– ]isti, •·nii è tornato spontaneo alla memoria leg– gendo nella Critica ~ociale del 16 febbraio l'inte– ressante e originale questionario posto dal. Govi al Socialismo italiano; interessante, perchè tocca al fondo ed al cuore molti dei principali quesiti che ci tengono iii.cer'ti, esitanti e divisi; originale e, meglio direi,• curioso, perchè ci prospetta, s'io non m'inganno, una delle più tipiche" crisi. d'anima,,,, uno dei più contraddìttorii e combattuti. stati di spirito, clie, ·in un 'uomo- onesto,' in una coscienza, assetata di verità, e in un cervello adusato all'in– dagine, e al dubbio fecondo di luce, possano essere creati dalla terribile Sfinge del Socialismo. Ma quel questionario, che avrà fatto stupir molti, per ·Ja rara " varietà ,, della specie " Destra " che esso ci rivelava, non mi destò nessuna meraviglia. Conoscevo uu poco,· direttamente, i-1.Govi, il suo valore intellettuale e morale, la sua "formazione" soc-ialista, l'ambiente da lui respirato e l'influsso ,li quell'altro " Destro per errote ,;, etevatissimo spirito sentimentale nel più nobile senso del voca– bolo, ch'è Alfredo Bertesi. Ma conoscevo, sopra– tutto, indirettam_ente, il fenomeno, la categoria a cui il Govi appartiime, e favevo anzi rapidamente tratteggiata, su queste· stes,se colonne, in uu arti– colo del 16 settembre, " Il Castigo dei Dest1•i ,,. ·Rilevavo allora come, fra coloro che passavano alle bandiere di Bissolati, ci fossero degli ·uomini che avevano Rempre seguito, approvato, difeso il Socialismo educatore, moralista, austero, severo ritGo, cioè ogni conquista, corrispondere ad un dovere, cioè a una for:.a e a uno sfor;:;o, a ua sacrificio, a una volontà: a un " merito ,, del pro– letariato. Nè terni al lotto di barricate, nè quaterne secche cli colpi di mano parlamentari, nati da abili com- 1,inazioni e destreggiamenti. Lavoro indefesso, con– quista lenta, onestamente correspetti va a quel htvoro. Parecchi di questi, che si rifecero vivi dopo che si organizzò. il Partito riformis~a, si erauo da au11i appartati, per sconsolata sfiducia 'nella permeabilità e riducibilità e raffinabilità delle masse, troppu frettolose rl'arrivare, troppo frenetiche di godere, troppo assorte nei" materiali appetiti, troppo sorde alle ragioni ideali del Socialismo. Erano stati sempre con noi, contro gli eccessivi, ·gll est1·emi, i rivoluzionari: prima, i sindacalisti dopo, per due ordini di fatti paralleli: per la nota brutale, iro,sa, disumana, antieducativa, che spessu assume il So.cialismo sulla bocca dei giacobini, ·energumeni o· demagoghi; per la illusione, fomen- .tata e diffusa dalla predicazione rivoluzionaria, di un qualchecosa di miracoloso. che rlia al popolo una conquista (sia parziale, sia definitiva) prema– tura e perciò illegittima, in confronto della capa– cità e del " merito ,, di esso popolo a conseguirla: in coufronto cioè di un diritto, che .non derivi dalla forza brutale del numero e della violenzn, ma dal-la-forza' morale della maturità, della prepa– razione, di un effettivo elevamento tecnico _ed etico del vroletariato. , Essi temevano e odiavano, insomma, nel Rivo– luzionarismo, la tendenza che spinge i lavoratòri a prendere, senza dare - cfoè senza preparare in se stessi le forme economiche e le basi murali della " Società nuqva »'· -te,** dome e perchè mai questi - ai qnali mi sembra appartenere sicùramente il Govi - andaroJJo coi "Destri,,? Non perchè ne dividano l'apprezza– mento ottimista sul grado rli sviluppo del proleta– rià:to italiano, e uon r,erchè ne possano accettare la concezione realistica, fred<ia, da uomini di Stato. i::ìeerano disgustati e sfiduciati appunto per ,Ja immaturità delle masse, e per l'utilitarismo cupido e bramoso cui pareva ridursi l'attività delle falangi lavoratrici! Non perchè ne dividano la concezione "garibal– dina " di conquiste, piuttosto strappate _conaudacia fortunata, mercè abili mosse e sfrnttamento di si– tuazioni casual i, clre guadaguate e 11ierilale con

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