Critica Sociale - Anno XXI - n. 3 - 1 febbraio 1911

CRITICA SOCIALE 35 - .ì\la no! Non si tratta di ciò. Anzi, si tratta di tutto il contrario di ciò. Si tratta di restare noi nell'intransi• genza e di trascinare alla stéssa intransigenza, rispetti– vamente, i liberali e i clericali, idest di rompere il con– nubio. Io non mi scosto di una linea dall'obiettivo. - E come? - È pur semplice. Proseguendo nell'agitazione; gri- dando, clalla stampa, dai Qomizì, dalla piazza, ai clerico– moderati: Noi non vi daremo tregua mai, fino a che non abbiate scelto tra Je corna di questo dilemma: o sbloc– catevi, o vinceteci, bloccati, con maggioranza assoluta. Credo che il secondo corno del dilemma non abbia bisogno di illustrazione. Se i clericali-moderati ripescano esercenti, partito economico e tutte le classi medie, e riacchiappano il diritto formale e il diritto sostanziale per governarci, sarà ben fatto. rn non ci sarà che da chinare la testa. Ma, se questo non riuscisse loro, e noi li incalzassimo energicamente allo sbloccameuto,ecco quello che dovrebbe necessariamente avvenire. I liberali si staccherebbero dai clericali e si ricomporrebbero in una individualità di partito, sufficientemente forte per avere la maggio– ranza relativa, che, questa volta, avrebbe guadagnato il diritto di tenere il potere, perchè rappresentante di un'idea e di un progrJ.mma defluito e proprio. La con– centrazione liberale piglierebbe tutti i conservatori non clericali, tutti gli esercenti, il partito economico, gli uo• mini della Camera di commercio, con una pu11ta sensi– bile verso i democratici ~ tanto per spiegarci con nomi) <lirei una concentra:done da Salmoiraghi a Gabba e ì\[or– purgo con centro in Saldini. Ti faccio osservare che questa combinazione ha con sè un quid di necessità concettuale, che diverrebbe effettuale sotto la pressione energica ed anche violenta delle cose. Perchè? Perchè è impossibile che, nella vita milanese, la borghesia liberale, industriale e commerciale sia, come oggi è, tagliata interamente fuori dal Comune, a pro– fitto della borghesia conservatrice e clericale dei proprie– tari di case e di campagne, come netta.mente si profila il blocco della relativa maggioranza attuale. Qui, inne– gabilmente, c'è una sopraffazione dell'estrema ala bor– ghese su quella mediana, ed è una sopraffazione artifl• ziosa, politicantesca, determinata dal prevalere degli astii e delle gare dei Circoletti (ancl1e loro hanno i Cir– coletti, caro Turati!} sulla volontà o, meglio, sui bisogni e sugli istinti della Loro massa, e subìta fatalisticamente) per timidezza a rivoltarsi, quando la rivolta non appare organizzabile senia prove audaci e scandali e .non c'è una spinta esterna che la susciti e la determini. Del resto i liberali di Milano non sarebbero neanche i primi sopra questa via: essi verrebbero buoni secondi sulle peste dei loro correligionari di Firenze, che si sono coraggiosamente separati dai clericali. Uesempio è sug– gestivo. Contribuire a sfondare quella soprastruttura saprofitica, formata dalle cabale dei gruppetti dirigenti, per restituire il partito liberale alla propria naturale fisionomia e alla propria specifica funzione, è opera degna del partito socialista, opera di rischiaramento, di liberazione, opera di nolJile sincerità. profittevole a tutti. E a te, 1 rurati, deve sorridere. Profittevole a tutti, ho detto, e, per conseguenza, pro– fittevole anche a noi. Questo non presenta alcuna diffi– coltà a spiegarsi. Se i" -liberali si ricostituiscono appog– giandosi ai democratici come il Salmoiraghi ed assor– bendoli, noi avremmo una amministrazione che ci libe– rerebbe dalle maggiori preoccupazioni di ordine politico, e, specialmente) confessionale. Finiti l'insegnamento re- Biblioteca Gino Bianc ligioso, il dominio clericale sulle Opere pie, l'adesca– mento alla divisione proletaria con le sovvenzionate Le– ghe confessionali del lavoro. Emancipati da queste tri– bolazioni, che sono quelle le quali alimentano, checchè si dica, lo spirito bloccardo nelle nostre file; quasi tran– quilli che il regime tributario, per il prevalere dei ceti industriali, continuerebbe, anzi accentuerebbe la sua tendenza - oggi minacciata a morte - a fondarsi piuttosto sui tributi diretti progressi vi anzichè sul dazio consumo; noi potremmo urgere tutta la nostra azione di mino– ranza oppositrice alla difesa dei consumi a buon mer– cato: mettendo in valore di attualità quel programma antiesercentesco che abbiamo sventolato nelle elezioni, il quale, oggi, contro] l'amministrazione Greppi, non ha quasi significato, perchè troppo "inattuale ", troppo " avveniristico 11 , in confronto di questa amministrazione dell'anno .... 1000! Così tutto si spiega, si connette, si illumina. Eliminare i clericali e i rea~ionarì, spingere innanzi i liberali-demo– cratici e combatttirli per quello in che il loro programma è avverso al nostro, aspettando i fati e la evoluzione e guadagnando intanto subito qualche cosa per quello che una volta ci preoccupava tanto: l'ambiente di Milano, cbe ha tanta forza di ambientamento per tutta l'Italia· Allora la nostra guerra agli affini non sarà più dal volgo fraintesa come un capriccio, una cattiveria, quasi come una cinica conniveuza coi clerico-moderati; il volgo non si farà più quella domanda così banale, ma pur così suggest~ va, che ha turbato la mente di tanti operai: - In fine, che ci guadagniamo ad avere per Sin– daco Greppi invece di Bonardi? - '1'11tti intenderebbero che quelle classi medie, che sono disaffini ed incompatibili con noi, le quali hanno por– tali) alla li11ta del " blocchetto " circa quattromila voti, e che li rjporterebbero alla lista del blocco clerico-mo– derato se noi ristringessimo il blocco popolare, con la sicura disfatta di questo e la stessa esclusione dei socia• listi dalla minoranza quando al blocco popolare non toccasse in sorte che la minoranza - quelle classi medie noi metteremmo, in certo senso, in valore, utili7,zandole p0r sostituirle, come una signoria meno pericolosa, all'3 più pericolose classi plutocratico-clericali che oggi sono salite in malo modo alla signoria. Ma, per ciò, non bisogna dare tregua a cotesta ,dgno. ria; non bisogna arrestarsi al fatto.... che per noi è incompiuto; bisogna continuare la battaglia tra le masse, eccitando in esse la persuasione della buona e pratica finalità che è nella contestazione energica della giusti-zia sopra la legalità dell'insediamento dei nuovi padroni 4-1 Milano. E credi a me. In questa prosecuzione di battaglia sa– remmo ancora - e pill che mai - distinti da tutti gli altri. Non temere ch'io ti tiri a imbloccarti. Gli amici del Secolo, che hanno· fatto cosl vibrata campagna per eccepire il diritto Gei clerico-moderati a occupare Pa– lazzo Marino per l'imperfezione dei loro titoli, vedendo dove noi tendiamo, ci lascerebbero correre soli. Ci vuo1 poca malizia a intendere come, a questo punto, e messo bene in chiaro l'obbiettivo nostro, essi tornerebbero pre– cipitosamente sui loro passi, dichiarandosi soddisfatti appieno della lusinghiera votazione riportata, votazione che ha dato loro un ringiovanimento, un ringagliardi– meuto insperato) e che - volgendo Je cose, come io le vedo nella lol'O verità o naturalezz;a, aiutate a nascere da un nostro vigoroso intervento ostetrico - tramonterebbe su– bito come una fa.tua estate di San Martino. Ma per ciò - e torno sempre al mio dadà -_bisogna

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