Critica Sociale - Anno XXI - n. 3 - 1 febbraio 1911

Critica Sociale f ?IVIST.ll CJUl/v'DICIN.IJLEJJEL SOCI.IJLISJ!f(J Nel Regno: Anno L. 8 - Semestre L. 4 - All'Estero: Anno L. 10 - Semestre L. 5,50 Lettere e vaglia all"Ufficio di CRITICASOCIALE- MILANO: Portici Galleria V. E., 23 Anno XXI - N. 3 Non ~i vende a nrim.m·i sepa:l'ati Milano, 1 ° febbraio 1911 S0Mi'v1Al~IO Politica ed Attualità. li ij misch-lllasch parlamentare" (LA Crt[TlCA SOCIAU:). /11t1·a11sigeiizavecc/tl(I, e wwva (CJ.Aumo 'J'1rnn;s e }'11.1i,1•0 TUHATl). lii tema (li 1•ifo1·11m e/ettol'ale: III. lt 1woqetto JJ0110111j.(1·jprLslL110 <leU'm-t. 100) i IV. Jf progetto 1A1::zatU (allarymnenfo (t ztu-zag coi co11troppesJ.) (Pror. GAETANO SALV}:MIN[). Co11lro una spesa ?IOit L11dispe1isabUe (Il :.!8 111Uio11t: 1 IOOUcard fer– rovLori'. 1101~OCCOl'/'0110 (GJNO BAGl,IONI)- Me.:zad, •j.ae b1·accia11tato ·J.nHo111ag11a: li (contlnuailo110) / 1woùte111t dell<t me::::adria (l'ror. ANTONIO Ùlt,\;',l,\l)EI). Studi economici e sociologici. l'er /(I tutela de/.fa ue11ledi mare (l't·or. l{ICCARDO HAt;IH). in tema di emiyraztone (Prof. 1,;, B~:lt'J',\HELLI). Filosofia, Letteratura e Fatti sociali. l'er W coltura 1io()Ollll'e: Una 11w{J11L/lca tni-~Latirn (La C. S.). Hcce11Upubblicazto11i- detu, Critica Soclnlc. IL Il MISCH-MASCH Il PARLAMENTARE Val la pena di glossare il voto? Nou c'è che da ripetersi e d.c riucarare. La Camera sta nel padule e sprofonda. Era parso a taluno che, col nuovo Ga– lJinetto, potess&:--trovar rnodo di tirarsi su uu mo– mentino. Ma si aggrappava alle canne. Non è, come han gridato - s'è gridato un po' tutti - perchè si abbia un Governo per procura., di luogotenenia. Non è questo, o è assai peggio. Fare dell' u uonio di Dro– nero,, - giusta il vecchio gergo - il capro espia– torio d'ogni guaio, è un comodo cUché, che dispensa da pitl penose confessioni. Fatta pure all'omura della c,·oce, che si proietta sul quadro, la parte - e forse si esagera - che le compete, non era tolto al Go– verno, non alla Camera, di muoversi, di esistere, di fare.... o almeno cli tentar virilmente. J~ tentare è fare. Anche se si J)rocornba. Mentana valse bene la breccia! Oli è che tutto è flaccido, è moscio, come dicono a Roma. Piega, casca, si sfascia. L'appoggio del– l'Estrema, il " cauto ,, allargamento del voto, erano inezie, si sa. Ma offrivano un ubi sislam; aprivano uno spiraglio verso il paese; potevano destarvi un consenso. Da cosa, poi, nasco cosa. Anche dar volta al malato, evitargli le piaghe di decubito, può ess~re 1\11 principio di salute. Ma almanco, in quel poco, in quel quasi nulla, persistere, essere fedeli, essere sinceri. Noi) lasciar strillare magari i nostri Salvémini, che son giovani e matut·eranuo; il Governo, i suoi Cocchi, che son vecchi e spulezzeranno. E tirar via. Non tremare a ogni sfruscio; non, a quel latte già annacquato, me– scolare il veleno. Il voto obbligatorio uon fu neppure il tradimento: troppo dramma per cotesta farsa! Era la burletta copert~, che si svelava. E la burletta, che non burla più, che non fa. ridere pill, proseguo monotona. Al BibliotecaGino Bianco· Senato, colla riforma, che sarebbe reazionaria, se do– vesse essere mai qualchecosa; alla Camera, ogni giorno, con tutto. Anche col "caro dei viveri,,! Alla fine, oùto,·to collo, messo al muro, reso leone dall'incontro di due paure, il Presidente del Consi• glio fece il gran gesto: "mutiamoJa in questione politica; poniamo la fiducia! ,,. Prima, la politica non ci entra.va affatto; ci en~ trava soltanto tutto l'indirizz o cli G overno, i tributi, le dogane, Je spese di guerra, i rapporti internazio~ nali, e il pane, le case, la vita, Ja civiltà del paese. 'l'utto questo è al disotto della politica; per tutto questo non bisogna al Goveruo la fiducia del Parla– mento. Il quale, del resto, non può farci nulla. Non può già fare miracoli. l.'on. Nitti lo ba proclamato in nome della scienza sociale di lor signori. E fu tutta l'anima di que2to Parlamento, che riconosceva se stessa, che si ammirava, condensata, sublimata, fatta Verbo, fatta Vangelo. Il più gran discorso par– lamentare del secolo. ]Dcco la politica, alfi ne! Si sta su? Si va su? 1'hal -is the question. "E non rientriamo nel caro viveri! ,,, intimava, dall'alto stallo, il Presidente clell'Assern– blea. L'altro Presidente - quello ciel pian terreno - meditava nuovi gesti, nuove insuete fierezze. 11 A vanti signori, prendano il coraggio a due mani; questo è il vero momento; su! auimo! mi votino contro!,,. E sbirciava i suoi Calissani. E sapeva della "car– tuccia" piovuta da Cavour. E che tutti gli oppositori, frattanto, si chiedevano: chi va su, se questo va giù? E votavan contro, solo se erano ben certi - non tutti, come il Daneo, avevano il candore di con– fessarlo - se erano ben certi di non fat· la frittata. Perchè, chi la mangerebbe? Così tutti - salvo i radicali ed i socialisti (di re– pubblicani sormontava appena qualche frammento). Quelli, i radicali, hanno votato in favore con convin– zione. Convinzione rassegnata, angosciosa, tanto pili meritoria e commovente. E in favore di tutto; della fiducia, che s'innestava alla mozione socialista; della mozione socialista, che il Governo, cui davano fidu• eia, ricusava. Non cipert-isve,·bis, dapprima, la ricusava. Si rlice coraggio, non si dice ternerità. Prima il Presidente del Consiglio si ostinava a nicchiare. S'aveva un bel gt·idargli: - su! animo voi pure! rispondete sì o no. - Come dire ali' Uomodi pietrci I Si poteva, anzi, sospettare che alla fine l'accogliesse, vuotata d'ogni contenuto, tanto per fare: per lasciare un nido a quel "confida ,,, che, altrimenti, incastrato fra due frasi de1la mozione, rimaneva pensile, in al.'ia 1 come un moncherino. ~'n solo dopo consentita la fiducia - a quel modo, con quei commenti! - e dopo rinunciato, dalla nostra gran bontà (erano le 20 passate!), al secondo ap– pello nominale - che !'on. Luzzatti alfìne si decise. " Coerente alle già fatte clichhuazioni .... ,, - e tutti si chiedevano: ebbene? sì o no? La coerenza, adesso, era questa: non accettava. Dirlo almeno due minuti avanti! Si sforzavano almeno quei va:lentuomini a mostrare. il faccione o a preci-

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