Critica Sociale - Anno XXI - n. 3 - 1 febbraio 1911

éRL'rfCA 80Ct A LB recente statistica, in Italia il numero dei proprietarì di terreni sarebbe di 3.446.603. E, poichè il valore medio posseduto da ciascuno ammonta a L. 7.000, è troppo evidente che la loro grande massa deve es– sere composta di piccoli proprietarì. Non sembra infondato ammettere, grosso moclo, che questi deb– bano aggirarsi sui 2.500.000. Applicare a masse così colossali i criterii dell'ordine del giorno votato nel Congresso Socia.lista italiano dei 1897, equivarrebbe praticamente a suicidarsi. D'altronde, se l'accentramento dei capitali agli effetti tecnici - l'unico accentramento che realmente si Yeri fica - e l a conseguente grande produzione, non si effettua.no se non in certi rami della industria e della agricoltur a, ne consegue che coesisteranno contemporaneamente - ciascuna nei campi in cui risulta più economica - le più diverse forme di produzione, e che quindi non si avrà un solo pro– cesso economico di approssimazione al socialismo, ma se ne avranno parecchi, in corrispondenza ap– punto di questa diversità di f'orme. Il processo im– maginato dal Marx era relativo alla gmndc produ– zione, e presupponeva il rapido e definitivo trionfo di essa - _entro la stessa società capitalistica - su tutte le altre forme. Poichè invece rimangono, ed in molti casi si rafforza11ù, anche queste ultime, è evidente che ad esse non potrà più applicarsi il pro– cesso generale che il Marx aveva creduto di vedere. Bsse dovranno dar luogo a processi diversi, così come è diversa la loro struttura tecnica e la loro evoluzione. Nella grande industria e nella grande coltura, se non è vero l'accentramento della proprietà dei ca– pitali, è però vero il loro accentramento tecnico; se non è vera la legge della misel'ia crescente, è però vero che aumenta il numero dei salariati - sia pure con salari passibili di elevamento progressivo - che vi sono interessati. ·1~ntro questi ]imiti rimane vero per esse un processo di concentrazione, che può por– tare alla municipalizzazione, alla ·statizzazione, alla formazione di grandi Società private controllabili dal potere sociale, etc. Per tale via -- che, colle necessarie modificazioni, è quella vista dal Marx - si va certo al socialismo. Soltanto essa non è più la via; ma una delle vie. Ne rimangono altre; e sono quelle proprie alle forme economicbe in cui la concentrazione - anche così intesa -- non si verifica. La via per la quale i piccoli proprietarì possono avvicinarsi al socialismo è la cooperazione. Colla cooperazione essi conservano la loro pro– prietà, anzi la raffo,•zano. In questo senso non solo non peggiorano immediatamente la loro condizione, ma la migliorano. Nello stesso tempo però acquistano le attitudini intellettuali e morali per compiere as– sociativamente un numero sempre maggiore cli ope– razioni economiche, e per passare man mano da una attività economica prevalentemente individualistica ad una attività economica prevalentemente solidale e collettiva. Le prime forme - perchè meno complesse - sono sopratutto commerciali, per facilitare l'acquisto dei concimi, delle materie prime, delle macchine agra.rie; pe·r ottènere il ci·edito a condizioni meno onerose; per collocare più vantaggiosamente i prodotti delle singole aziende. Si passa poi a forme che investono più direttamente il processo della prodqzione; ed anche qui si comincia dalle più facili, da quelle che, avendo un carattere più spiccatamente industriale, sono pii, staccate dalla condizione strettamente agri– cola. Esempi: la trasformazione in comune del latte, delle uve, etc. J 11 inalmente, in un'ultima fase, si con• cepisce che i piccoli proprietari possano e debbano condurre associativamente anche la vera e' propria produzione agraria, considerando la loro singola Biblioteca Gino Bianco proprietà come una quota parte clella proprietà della loro associazione, e subordinandone l'utilizzazione a criterii d'insieme. Giunti " questo limite, poco manca perchè l'eco– nomia dei piccoli proprietarì e 1avol'atori associati coincida con una economia pet·fettamentc socialista. Perchè essi non abusino della loro forza sociale ai danni del resto clella società considerata come massa consumatrice, baster_à che la loro azione sia control– lata e limitata., o dal potere sociale direttamente, o, meglio, dai rapporti intercooperativi colle altre grandi organizzazioni di .lavoratori, che nel fratte!!1po si saranno necessariamente stabiliti, e la cui disciplina ed efficacia andranno sempre, per necessità di cose, aumentando. (Continua). ANTONIO GRAZIADBT. ' PER LA TUTELA DELLA GENTE DIMAR L'organo della Veclerazione na:;;ionale dei marinai, Jl lavoratore del mare, negli ultimi mesi ha recato mdl.te informazioni e documenti sulla formulazione - non ancora definita e non ancora nota ufficialmente - delle disposizioni per la tutela della gente di mare imbarcata sui piroscafi addetti ai servizi sovvenzionati per effetto della legge. Queste disposizioni sono una nuova mani– festazione della politica svolta in questi ultimi anni 'per l' u equo trattamento ,, <lei lavoratori indirettamente dipendenti dallo Stato, con le opportune norme rtella legge ferroviaria del I!HO per le reti esercitate da im– prese private, con le " clausole sociali , 1 formulate per la inserzione nei capitolati d'appalto cli lavori pubblici, e coi due non molto felici disegni di legge Cocco-Ortu aut contratto di lavoro nei pubblici servizt assunti aa im– prese private: tutta questa politica si esplica per lo più non con la fissazione legislativa dei termini del con– .tratto di lavoro, ma solo con un intervento dello Stato concedente nei rapporti fra concessionario e lavoratori per garantire a costoro un trattamento " equo ,,; nel caso della gente di mare occupata nei servizi sovven– zionati, l'azione dello Stato è pili decisa che in altre fra le esplicazioni della stessa politica, poichè intervieneassai più minutamente a tra.celare un completo tipo ili con– tratto di lavoro. 'l'rascurando quanto riguarda il personale amministra– tivo e di stato maggiore e anche quanto riguarda il trattamento di invalidità. e vecchiaia, osserviamo che le condizioni di lavoro per il 1Jersonale di bassa forza hanno formato oggetto di norme alquanto mutevoli, lungo la fitta serie dei tentativi di questi ultimi anni per la questione dei servizi marittimi. Lo schema di capitolato formulato dalla Commissione reale per i servizt marit– timi (1) 1 con norma in parte meglio avveduta di quelle immaginate posteriormente, riconoscendo la. impossibi– lità di determinare ci prior-i il saggio delle mercedi, ri– tenne sufficiente stabilire il principio che "le mercedi pagate dalle Compagnie sovvenzionate non siano in fe– riori a quelle medie corrisposte sul mercato del lavoro ,,: tu questa maniera si istituiva una condizione potenziale di privilegio per la gente di mare occupata nei servizi sovvenzionati e anché un elemento cli selezi0ne c1·e1 per– sonale da arrolarsi per tali servizl, poichè la misura media corrente delle mercedi diveniva per tale perso– trnle misura minima. Era difettosa la cleflnizioue· del (1) v. 11voi I degH Atti, (Imola, 1906), rtip. VIII, pflg. 223, :ut. 76; v. 1rnc\1e le mtn,ute !nfo1•mn~1on1 d! cconom1n e 1cglslnz!o11e comp11_- 1·atn. nel ,·01. 1'' 1 cn.p. xrr.

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