Critica Sociale - Anno XXI - n. 3 - 1 febbraio 1911

CRITICA SOC1ALÈ 43 Mf llRDRIR f BRR[[IRNIRIO INR MRfiNR IL I problEmi dEllamEzzadria. (Continuazione) L'evoluzione dellaconcezione socialista neirapporti colla piccola proprietà rurale. Abhiamo accennato più volte alle affinità che esi– stono fra la mezzadria e la piccola proprietà; e so– pratutto come la prima sembri avviata verso la seconda, e come entrambe smentiscano la pretesa legge della concentrazione della proprietà dei capitali e della universa proletarizzazione. Orbene, i socialisti romagnoli, se vogliono rien– trare nella realtà, devono far subire alle proprie idee e alla propria condotta, in rapporto alla mez– zadria, una evoluzione perfettamente analoga a quella che è ormai prevalsa fra la maggioranza dei socia– listi relativamente alla piccola proprietà rurale e lavoratrice. Accennando a quest'ultima evoluzione, noi ci as– sicureremo l'autorità del fatto compiuto e nello stesso tempo ci troveremo ad aver raggiunta più facilmente - per la suggestione sempre grande del– l'esempio - la dimostrazione che ci proponiamo. Nel Congresso del Partito Socialista Italiano, te– nutosi a Bologna durante la seconda metà del set– tembre 1897, noi presentavamo un ordine del giorno, in cui si affermava che la piccola proprietà rurale non scompariva, e che bisognava quindi organizzarla sul terreno della cooperazione. Sebbene avesse avuto l'onore di ottenere la firma d'adesione di Camillo Prampolini, quell'ordine del giorno veniva respinto ad enorme ma~ggioranza, ed in sua vece si appro– vava robustamente quest'alt,·o, proposto dall'onore– vol·e Agnìni : ".... riguardo alla piccola proprietà· fondiaria, il Con– gresso1 convinto che ..... la piccola proprietà è destinata a scomparire, delibera che l'azione del partito socialista, di fronte alla piccola proprietà fondiaria, si limiti a porre in rilievo le cause, che determinano l'accentra– mento capitalistico, e la conseguente proletarizzazione dei c1etentori d~lla piccola proprietà »· Orhene, pochi mesi or fanno, e più precisamente nella seconda metà del settembre 1910, i socialisti piemon.tesi, cioè a dire i socialisti che vivono in una delle più cla,iisiche regioni, italiane della piccola proprietà lavoratrice, si adunavano a Con'gresso in Asti, appunto per discutere i problemi relativi alla proprietà stessa, e, dopo un elevato dibattito, vota– vano a maggioranza l1 seguente ordin~ del giorno, proposto dall'on. Giulio Casalini e da suo fratello Mario: " Il Congresso 1 considerando che il partito socialista non può avere, di fronte al la piccola proprietà, alcuna pregiudiziale, mà che anzi è suo dovere preoccuparsi delle condizioni dei piccoli proprietari; afferma la ne– cessità: di organizzare i piccoli proprietari in Associa– zioni professionali per la difesa dei loro interessi di classe; di ottenere provvedimOnti l"egislativi, ecc. ,, (e qui tutta una serie di misure per migliorare ulteriormente la loro condizione). Basta confrontare fra loro i due ordini del giorno per co,mprendere tutta l'evoluzione delle idee che si è venuta operando nell'intervallo relativamente breve che li separa. BibliotecaGino Bianco Col primo si afferma che la piccoLt proprietà ru– rale e lavoratrice è destinata ;i scomparire; col se– condo si rjconosce implicitamente che Ja sua scom– parsa non si verifica. Col primo si dichiara che i socialisti devono disinteressarsi completamente dei piccoli proprietari; col secondo, che devono occu– parsi di loro senza pregiudiziale, cioè considerarli anch'essi come lavoratori, sebbene lavoratori in con~ dizioni particolari. Ad analoghe conclusioni giungevano i socialisti francesi, vincendo l'assolutismo marxista dei Gue– disti. Invero il V Congresso socialista francese, te– nutosi a Tolosa nel 1908, votava l'ordine del giorno seguente: "li partito socialista deve esercitare un'azione con– tinua, presso i salariati, mezzadri, affittuari e presso i piccoli proprietari 1 ... per far loro comprendere che devono organizzarsi, in Leghe di resistenza gli uni, gli aitri in Cooperative di acquisto, di vendita e di produziOJie, pre– parando cosl la trasformazione delle loro proprietà indi– viduali in prop1·ietà colletti ve, per mezzo della coopera– zione,,. Analoga, e da molto più tempo, è la linea di con– dotta dei socialisti bavaresi, danesi, ecc. A questa evoluzione hanno potentemente contri– buito - preparandola e giustificandola coi loro libri - molti fra gli scrittori socialisti più còlti delle vn.rie nazioni. In Italia il merito di av·ere tra i primi esaminato il problema con grande modernità spetta al Gatti, che fino dal 1900 pubblicava u,1 ottimo volume iu proposito: Agricoltura e socialismo. Quanti fra i socialisti italiani e romagnoli hanno sentito il dovere cli leggerlo? Cerchiamo ora di esporre e sistematizzare rapida• mente le principali ragioni teoriche e pratiche, che giusti:fi0ano l'evoluzione già avvenuta nella conce– zione socialista in rapporto alla piccola proprietà rurale e 1avoratriee, e che dovranno condurre sempre meglio a riconoscere come quest'ultima non possa in alcun modo costituire un ostacolo necessario per i I socialis1no. A1rnitutto, se si abbandona la teoria della miseria crescente e della sua efficacia rispetto a quella parte dei lavoratori che sono salariati, ne segue necessa– riamente che si deve abbandonarn la stessa teoria anche per i piccoli proprietarì. E, poichè per i pic– coli proprietari il peggioramento delle proprie con– dizioni economiche sarehbe dato oggi ·dalla per– dita pura e semplice della loro proprietà, chi volesse in loro danno tale perdita continuerebbe ad appli– care contro cli essi quella teor'a catastrofica ed inu– mana, della miseria crescente, quella fede-morbosa ed antisocialé nel " tanto peggio, tanto meglio )1) che l'esperienza ha già fatto abbandonare rispetto ai salariati. Una volta che i piccoli proprietari cli cui ci occupiamo sono lavoratori autentici, sebbene in condizioni speciali, sarebbe illogico ed ingiusto applicare due pesi e due misure a due diverse parti di un medesimo esercito. D'altronde l'esperienza, come dimostra che i salarì dei lavoratori impegnati nella grande produzione industriale ed agricola, invece di scendere, salgono, così anche pt'Ova - secondo già accennammo, e per, un fenomeno perfettamente corrispondente - che la piccola proprietà rurale, non solo non diminuisce, ma anzi, nelle nazioni e regioni agricolmente più progredite, aumenta sensibilmente. ' Si aggiunga che il numero dei piccoli prÒprietarì lavoratori è grandissimo, e che pertanto - se essi osano ribellal'si al " destino ,, che dovrebbe farli scomparire - il trascurarli importa praticamente abbandonare a se stessa, ed, in ultima analisi, ren– dersi nemica, una enorme forza sociale. Secondo una

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