Critica Sociale - Anno XX - n.11-12 - 1-16 giugno 1910

CRITICA SOCIALE 1G5 apprezzabili al mio contraddittore, il quale condivide bensì il mio giudizio sul consumo vinario, ma finisce per accomunarlo a tutti gli altri consumi nello. sua wollemborghiana fobia antidRzinria. E si tratta di poco meno di 200.000 llre di maggior reddito netto su un bilancio di forse un milione e mezzo, ricavabili, per in– tero, senza sacrificio della povera gente; più assai di quanto non possa rendere la tassa di ramiglin ! ,.,•:/, lo credo adunque di potere a buon diritto conchiudoro, e di do,·er presumere logicamente il consenso del mio stesso contraddittore. F.gli - fra molti travlanmenti del mio pensiero, pur tanto chiaro od incontrovertibile - ha dimostrato una sola cosa buona o sicura nella riforma cremonese: la riforma dalle tariffe i ma non ha potuto negare n·è la spaventevole ripercussione rlclle sovrim– posto riparatrici, nè la estrema rliff\coltà o delicatezza del trasrerimento diretto del beneficio degli sgravi al consumatore minuto, nè il disperdlmento infruttifero per la classe povera di una metà del dazio aul vino, princi • palissima fra lo voci daziarie, disporclimento i cui effetti rovinosi pel bilancio sono attenuati ma non distrutti dalle causo che cita il Guindani. Evvia, non esageriamo sull'economia dello speso, e non meniamo troppo vanto del snl cli luglio del protezionismo governativo a favore dei Comuni aperti! Sfrondiamo le 80.000 lire di economia di speso, di qllella metà circa che può comJJOtere alle voci sgravate; eleviamo il dazio sul vino a L. 10,50, ossia da setto a diciotto lire 1,er abitante; e poi chiediamoci sinceramente se metto conto di fur getto di tanto danaro agli osti ed agli abbienti, per il miraggio teorico di una assai gretta economia. Peneiamo che questa sola voce daziaria può dare il triplo ili una btme organizzata tassa di famiglia, e ricono.~ciamo onestamente che è illusione puerile quella di gravare le classi abbienti colla tassa di famiglia 1 quando il 80lo aprir la porta alla libera importazic,no del vino le com– pensa in media di tutto quanto esse hanno dato colla nuova tassa. L'abolizione delle cinte daziarie, presa in so etessa, - lo riaffermo a buon diritto - racchiudo maggiori bene– flzì per le claesl abbienti, che non per lo classi povere. Gli egra.vi di tariffe si possono attuare anche senza la soppressione delle barriere; quelli possono costituire la vera riforma, questa non ò che una fallace apparenza. Es9a Importa, da un lato, egra vi di delicatissima efficienza, iniltal.Jili e volatili come il radio 1 ove manchi loro il pre– sidio di forU spacci-calmieri, altri sgravi sicuramente benefici alla borgheeia, e tasse e sovrimposte riparatrici che rimbalzano per g~an parte inevitabilmente sul pro• letariato; dall'altro, bilanci municipali impoveriti o strc• mati, laddove più ò sentito il bisogno di loro ricchezza e vigore per acquietare le mille voci della nuova vita civile. Yi sono città, con un ristretto nocciolo murato, e vasti sobborghi aperti, che non possono, non debbono reetare In una eterna sperequazione di regimi: tali erano Ber– gamo e Como, ttd esempio, le quali abolirono le cinte, mentre avrebbero a-1sat meglio provveduto allargando e semplincando le tariffe, anche a costo di una riscos– sione più costnSa. Vi sono altre città, che - pur non sentendo il bisogno di una interna perequazione da– ziaria, per Faccentramento del loro abitati - Bi sono trasformate in Comuni aperti, commettendo un errore ancor più grave delle primo, inquantoohò lo status quo non reclama,·a alcuno speoialo provvedimento livella– tore: e queste sono o dovrebbero essere le piit pentite. Non vi ò rorso un sol caso, nel quale l'abbattimento della cinta non abbia. dato luogo a delusioni amaris– sime. Ma sarebbe ancor più doloroso, che, dopo tanta cspo– ricnzn1 si aggiungessero errori agli errori, inutili esempi agli esempi già fln troppo oloquent1 1 o si J>erpctunsso In ingenua conrusione fm riforme di tariffe e rivolt,zione di sistemi. Contro questa confusione esiziale io ho spez. zata la mia lancia, o sento <l'a\'er fatto opera - tarclh1L for1w,perchò non mi sembrano pii1 pos-ihili sbagli cosl duramente sperimentati - ma sincera o devota alla po– litica municipale socialista. L'ABOLIZIONE DELL BARRIERE DAZIARIE Sogno, con atte11zione la polemica intc1·ess1rntissima 1 che si è acces,1 trn il r11gionicrc 1,:nore Ouindaui di Cremona. e l'ingegnere Giuseppe Gavazzi di Bergamo, intorno ai Comuni chiusi e aperti. Trattasi di nrg-o• mento gra\'O e che tocca. tl'oppo <ht vicino noi socia– listi cremonesi, che ag·itammo la riforma tributaria comunale, imperr1iata sull'abolì,,,ione delle barriere daziarie, tin dal 1892. li ricordo delle dis1,ute vi\'aci, che io stesso ho aYuto nel periodo di tempo che va drtl 1893 al l!JOI col compianto e affezionato compagno ,\[aironi e con altri amici, mi spinge a ontrnre terzo nella polemica odioma 1 semplicemente per· constatare alcuni risul– tati della riforma effettuatasi a Cremona e contri • buirc così allo sviluppo delle indagfoi spassionate ed imparziali sopra un esperimento di trasfornrnzionc tributaria locale interessante il partito n'Ostro e gli studiosi della materia. La riforma, attuata nel 190.:ì a Cremona dall'am• ministrazione demo-socialistHi diversifica assai da quella proposta ed offet1uata a Bergamo. Come ri· leva opportunamente il Ouinclani, a Bergamo t.rat– tft\'asi, in conclusione, di modifìcnrc soltanto i metodi di esazione del dazio, e la tariffa - si può dire - non fu toccata. Quindi nessun bcnefìcioi sotto nes– suna forma 1 poteva veuire al consumatore. all'infuori della possibilità tli risparmiare acquistando all'in– grosso i generi alimentari. Cosa facile a raggiungersi 11011 dai consumatori poveri, nnche se organi:.:zati in apposite Cooperative (hersag·Jiatc sempre d11gli agenti municipali o consorziali), m,i dagli individui bene– stanti, o <litllo collegialil:L famigliari, che cousumano nella casa comune gli articoli d'alimentazione pro• dotti, o dil'c~tamente importati. A Cremona le proposte di riforma daziaria soste– nute dai socialisti furono sempre radicalmente di• verse da quellf' applicate a Bergamo i tanto se si esamina quella da me originariamente propugnata. tendente a sostituire pressochè in totalità al dazio Pimposta di famiglia, col necessario incorporamento nel Comune di Cremona dell'accerchiante informe Comune cli Duemiglia 1 quanto se si bada a quella attuata poi da unR frazione numerosa di socialisti accordatasi coi democratici. Per quanto diverse potessero essere <JUeslc pro• poste di rifol'ma, portavano però sempre noi loro grembo i pericoli ricordati dall'ing-egnero Gavnzzi - impoverimento dei cespiti di reddito, rinuncia a. un formidabile st.rumento cli tassazione indiretta, inco– gnito circ,1 le categorie di citti1dini che riuscireh• hcro beneficato dalla riforma - tant'è che sostcuni sempre do, 1 ero il JHU'titosocialista intraprendere una indispensabile decisiva agitazione per riuscire a stringere in una forte organizza,-,ione solidale i Co• muni per gene~alizzarc l:1 riformo e provoc:ue un

RkJQdWJsaXNoZXIy