Critica Sociale - Anno XX - n.11-12 - 1-16 giugno 1910

182 CRlTICA SOCIALE Conclusione. Non è il caso di aggiungere altro. Lo condizioni presenti dell'istrnzionc pubblica in J talia nei Comuni rurali -- nei quid i trovi umo la scuola soltant.o nelle frazioni mag-giori, e anche là normalmente fino alla terza classe, -- e il mutato spirito delle popolazioni - desiderose ora, come giam– mai per l'addietro, di un po' d'istruzione - lll'gono lo Stato a provvedere senza altri ritardi. Solo prov• \'Cdimonto scrio e cli sicuro effetto è l'istituzione dello scuola. - fissa o r.mbuhrnte - nuche nei cen– tri minori, e l'estensione di cssn, da per tutto, sino alla scstii classe, per ricavarne frutti ,,eraci e du– raturi. L'esporhrnza del passato ci mostra il bisogno evidente di modificare l'ordinamento della scuola ru– rale, in modo da renderla adattabile ai vari i11n– bie11ti. L'esnmo poi della distribuzione della popola– i',ione r111·alee delle sue coudiz.ioni di vita; la crisi ma/.!istrale, la cui soluz.ione sarà, molto lentn; ht dif– ficoltà di ottenere dal bilancio dello Stato, e pel presente e per l'avvenire prossimo, tutti i mezzi che oceorrnrehbero, e la necessità di spendere quelli che si hirn110 nel modo più cconomienmentc utile: tuUo ci sta ad indicare come unico rimedio quello propo– sto: il maJ!giore e migliore impiego dell'opern del maest.ro, per mezzo delle scuole a classi alternate. Questa rifornrn, là dove ò stata attuata, ha dato buoni risultati, cd è stata accolta con favore dalle popolazioni ruril.li ; e, se ha presentato, nei paesi a popolazione mista, degli inconvenienti, a questi si OHierà conservando in alcuni luoghi 1 accanto alla nuovn, ht scuoh di vecchio tipo - e ne ahhìiHno mostrato il modo - o creando 1 in altri, adatte isti– tuzioni sussidiarie. Perciò, ripetiamo, non alle sole scuole uniche si dia questo ordillRntento, ma a tutte le rurali, esistenti e di nuova fondRzione. E si badi a 11011 ricadere nella sempre dannosa uniformità. Si fissi, nella nuova lugge, il numero massimo di ore di la"oro settimanale da. richiedern t\ un maestro, e il compenso relati,'Oj si indichino, nel regolamento o per mezzo di istrnzioni ministeriali, ma a semplice titolo di esemplificazione, i diversi modi di raggrnppare le classi per l'inse– gnamento e <li distribuire le ore di lezione; ma si lasci poi ai Consigli provinciali scolastici, sentiti i Comuni, i maestri e g·li ispettori 1 la facoltà di sce– gliere, ))Cl'ogni scuola, l'orat'io e il raggruppamento di classi che credcranuo migliori, anche se non sono tra <1uelli elencati dal )linistero, purchè si man– tengano nei limiti stabiliti dalla legge. Vuole l'amico direttore, che così larga ospitalità ha offerto nella Critica a questa importante questione, compir !"opera, richiamando su essa, nella prossima discussione, l'attenzione del Parlamento? N. MAS'l'ROl"AOI.O. L'EFFlOAOfA DEGLISCIOPERI Si discute sposso - tenendo conto del dati forniti dalle statistiche - circa In. maggiore o minoro utilità, che possono trarre gli operai dallo sciopero. Ma tali discussioni non 11emprodàuno buoni risultati, porchè le stntistlche non ci ranno conoscere che una parte degli effetti dello coalizioni operaie. Ad esempio, la statistica indica soltanto gli effetti immediati - e non sono che una parte - delle agitazioni operaie. Nè sempre essa è In grndo di rilevare l'importanza dei successi parziali, classiflcati come transazioni. Nò ci dà I più grandi be– neftzt che gli operai ritragg-ono 1 e che derivano da scio– peri non effettuati, la cui minaccia o previsione spinge gll industrlnll a date concessioni. Parimenti la statistica non misura Il benetlclo conseguito dagli operai non in– teressati allo sciopero e che pure ne ricavarono un ml• glioramento del contratto di lavoro. Viceversa, essa e1ngera talvolta risultati favorevoll ngli operai, che sono pii1 apparenti che reali. Yuolsl, dunque, allo studio dello statistiche aggiungere l'osarne delle condizioni particolari nelle quali gli scio– peri ai compiono. Perchò, Infatti, uno sciopero profitti alla classe operaia è necessario determinare: I O le condizioni generali dolia produzione o del commercio e conoscere se esse in complesso sono tali da dare guadagai più che normali con un'ordinaria ammi alstrazlone; 2° le condizioni del mercato del lavoro, special– mente riquardo al numero del disoccupati, disposti a surrogare gli operai scioperanti; 3° il numero delle ordinazioni ratto all'industriale, la quantità di merci depositate nel suoi magazzini e la entità del capitalo tecnico applicato all'industria. E ciò per stabilire se sia più convonlento all'industriale ce– dere allo pretese degli operai o subire i danni derivanti da uno sciopero. È certo inratti che la perdita, che l'in– du8triale risente <la una astensione volontaria dei suoi operai dal lavoro, è pili o meno sensibile a seconda dello. quantità. di merci che può offrire al consumatori e della quantità d-1capitali che gli rimangono lmpro– dutti\'I; 4° il livello del profttti 1 e so esso sia, o non, supe– riore al minimo; 5° la perdita che subirebbe l'industriale qualora ottemperasse alle protese degli operai, e viceversa la perdita che avrebbero questi ultimi per effetto dello sciopero. Dell'importanza di queste varie condizioni si moatrano oggi convinte lo Leghe operale e I loro dirigenti: dacchè, al periodo rivoluzionario, in cui le Unioni di mestiere, J)er mezzo degli scioperi disordinati o tumultuosi, ten– tavano di rompere le antiche consuetudini padronali, è subentrato un periodo più razionale, nel quale l'au– mento o la diminuzione degli scioperi !jl manifesta in quasi perfetto rapporto con le condizioni del mercato. .Fu infatti rilevato che Il maggior numero degli scio– peri per ottenere un aumento di salario si ha precisa– mente negli anni più prosperi. Cosl pure, tenendo conto della curva degli scioperi avvenuti in Francia, Ger– mania e Belgio, si è constatato che essa sta in ragione diretta della quantità. dello esportazioni. fl lHst ba, anzi, rilevato cho la curva delle esportazioni si distingue In duo parti nettamente distinte come quella degli scio– peri, e che i due periodi crescenti e decrescenti quasi coincidono. Solo l'lnllhllterra pare non si uniformi a questa norma, ma ciò devesi attribuire alle numerose transazioni, avvenute, per effetto delle organizzazioni, negli anni di floridezza economica, a tutto vantaggio degli operai applicati nell'industria ( 1 ). Cosl pure la curva degli scioperi ba un corso del tutto opposto a quello della disoccupazione; dove sono i mas• simi di questa, ivi sono I minimi deglt scioperi; dove la disoccupazione ha avvallamenti profondl 1 gli scioperi banno vertici maestosi. L'operaio, tnrattl, dichiara lo sciopero quantlo la condizione del mercato d~l lavoro lo persuade che l'Industriale sarà in breve costretto a ve– nire ad accordi; quando 1 essendo stato assorbito tutto ( 1) COON>:TTI IH: )I ... RTIIS: Lt pl,ì rtCt/111 111a11oi11I 1mo1i sclopti-1, In .llt'11Ql"it dtll'Accadtmlt1 dl /JcltllZt di 7'01•!,10, serie u, tugHo 189!1,- RIST: l,a proo1•t1Jsio11 dtll or~ou tll J,'rtmct ti IJOvC1lt11rsvmptoma. llque, In Rtimt d'Ecanomlt pollllq11t, mar11 1907, pag. 161-JH.

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