Critica Sociale - Anno XX - n.11-12 - 1-16 giugno 1910

174 CRITICA SOCIAJ,E ~tri miseri la"orntori (su questo punto siamo in pieno accordo col Corradini), dobbiamo rile,,aro come anche chi ritiene che emigrazione o s,·iluppo commercialo pos– i;ano e debbano andare di pari passo, o fa un carico al Governo se tale parnllo\lsmo non si a\lorn., cade in una completa illusione. Occorro forse una speciale e profonda conoscemrn doì rapporti flnan1;inri internazionali, ò pro– prio necessario essere dei consumati negoziatori dl trat– tati doganali, per comprendere che l'e;lpansionc dei traf– fici d'un paese non 11uòCilSC'rc in ragione della :sua mi– seria, della sua deflcionza di capitali, della sua asso11zf\ di commerci ed industrie, quali sono appunto attestato dal grande o crescente esodo della mano d'opern? C'on. E. 1"orri 1 che è uno dei erodenti nel valore com– merciale dell'emigrazione, volle accennare, se non tli– mo,;trare1 nel noto discorso tenuto alla Camera il 22 giu– gno dell'anno scorso, come sareUbe possiUilo sfruttarlo. 11 lo desidererei sopratutto questo - egli disse - che il Ooverno italiano, coi Governi di quei graudi paesi del Sud America, adottasse l'indirizzo 11olitico del do ut des. Il Governo italiano, secondo mc, dO\'e dire a questi pae.~i: voi a,·cto :-Jcar-,ezzacli J)OJ)olazione, noi abbiamo so,·rapopolazione; Cl>IJene,voi, cho ricevete i nostri uo • mini, ,•oi, sud-americani, clate a noi, Jtalia, in compenso, vantaggi economici, giuridici, sociali e commerciali per quella immensa forza che l'Halia vi manda. ,, Il male è che questa immensa forza ha così poco va loro per l'Italia, che essa non ne sa che rare o sente il bisogno di 8barazzaraene, tal che ò molto difficile chie– dere un compenso a chi già. ci rende il servizio di li– berarcene. L'on. Ferri non sl nascose questa difflcolti1, ma In dichiarò facilmente superabile morcè l'aziono di– plomatica del Governo. li qual Governo, secondo lui, non dorreUbe far nitro che mettere tra loro in concor– renza lo vario parti del mondo che ricevono i nostri la\'Oratori, e so))ratutto in concorrenza il Nord America col Sud America, 11 Il Go\·erno italiano, nelle trattative doganali, com– rncrcinli, giuriaichc, ))UÒ dire: mo, signori del Sud Ame– rica, so \'Oi non ci concedete i vanto~gi che noi recla– miamo e che sono equi, noi favoriremo l'emigrazione nel Xord America, J)Cr esempio al Canadà ... Nella stessa .America meridionale il Governo italiano può adope– rare un paese a. contrappeso dell'altro; può cli re all'Ar• gcntina: se \'Oi non ci concedete questi vantaggi, noi rnvoriremo l'emigrazione nel Brasile. So \'Oi venite a far balenare l'idea della abolizione del decreto Prinotti del 1902, voi vedete che l',\rgentirm non può pili O.\·ere la sicurezza. tranquilla che tutta la corrente emigratoria vada al Pinta piuttosto che al J3rasile. E quinrli il Oo– vernc, italiano 1mò perfettamente, con questo sistema di alternative, instaurare quella che io ho chiamato roli– iica dell'emigrazione o che, secondo me, ra11presenta una <!elle condizioni decisive per l'aV\'euiro <lolla nostra civiltà. italica. " Abbiamo bisogno di dichiarare che questa diplomazia rlei contrappesi in materia d'emigrazione è un assurdo? Essa astrae completamente da una considerazione: che la carne umana, auche so ili lavoratore, non è una merce qualsia.si, che si poflsa scaraventare a piacimento da una parte all'altra del globo. Ah! I'Argeutina non cl vuol comperare della mano d'opera che le piove in casa? Ebbene, noi spediramo questa mano d'opera agli Stati Uniti e magari al Brasile. Davvero? E in qual modo, di gra1.ia? I<:, ee i lavoratori agli Stati u,fai o al Brasile 11011 ci vogliono andare, ce li manderete per forza.? E, se 1 putnca~o 1 seguiteranno ad imbarcarsi verso Il Plata, Il sequoiJtrerete qui In casa? Percilò sembra a noi che altri mezzi efflcaci per dirigere l'emigrazione a suo beneplacito il ÙO\'Crno non li abbia, visto e consi– derato elle essa - come riconosce altrove Io stesso ono- revole Ferri - si svolge Indipendentemente da qualsiasi dirotti\'& burocratica e che i suoi più fldati agenti sono il frallcobollo e In lettera degli amici e dei parenti lon– tani. Del resto, per qual diritto e in nome di quali prin– cipi umanitari sarebbe r.onsentito a un Governo civile di stornare l'esodo del nostri lavoratori dalle sue cor– renti naturali, dal momento che queste sono e saranno sempre rivolte v~rso i paesi pi1'1 ricchi o pili proplzì? I J)rov\'edimenti, come quello adottato dal Prinetti nel 1902, sono giu!itlssimi quando aiutino l'emigrazione n disto– gliersi dalle plaghe di miseria e di f11me; ma sarebbero ben iniqui se, per qualsiasi motivo, a queste plaghe inospitali li volessero ricondurre. (Co11ii111ta). IL PROBLEMA DELLA DISOCCUPAZIO r. La costituzione economica odierna percorre fatal– mente la propria C\'Oluzioue. Una. necessitit complessa, inevitabile, viene via via mitigando la ferocia dei suoi ingrnnaggi 1 l'asprezza dei suoi meccanismi. Le vittime umane, che il famelico Moloch abbatteva ai propri piedi e stritolava nella inesausta YOrll.cifa delle proprie fauci, s 1 assottigliano sempre più; le loro torture 1 i loro tormenti di\'entano sempre meno insopportabili: quando non siano a.ttenuati dalle varie misure di profilassi, interviene talvolta una " Croce rossa ,, sociide, a soccorrere i caduti, a confortare i moribondi .... E da un pezzo passato il tempo in cui Ricardo lumeggiava la fatalità del salario uatm·ale, al quale, in un ciclo ricorrente, si sarebbe sempre accostato, sino ad identificarsi, il salai-io corrente della clasfìe lavorati-ice; è pur passato il tempo in cui Lassalle formulava la " legge di bronzo del salario ": legge, quaut'altra mai, sconsolante cd ineluttabile, che chrn– nava il proletariato ad una perpetua, torturante miseria, conseguenza dell'inarrestabile aumento clelltl 1 >opola:t.ione lavoratrice; è anche passato il tempo in cui )hux credeva fatale l'immiserimento progressivo dei liworatori, in fondo al quale poneva - estrema e necessaria i-eazione - l'atto collettivo di ciclopica ribellione, il furente riscatto del lavoro da tutti gli sfruttamenti o da tutte le oppressioni, la crisi s1>a– smodica e rinnovatrice della rivoluzione sociale. Oggi invece l'organizzazione s;essa del proletariato pare abbia rimutato l'itspetto e la sostanza della evoluzione economico-sociale del mondo capitalistico. Non piì, al cieco sferrnrsi delle forze economiche sono an•cnh1rnti In lotta. ed il destino della classe lavoratrice: indubhiamente - dopo l'impulso vigo– roso, materiale ed ideale, dato all'opera del proieta– riato dal pensiero di Carlo ì'lfarx e dei suoi seguaci - oggi la lotta di classe, per la prima \'Olta nella storia, è combattuta. coscientemente; oggi appena esiste una Yisione chiara e netta dei rap1>0rti fra. f'.iò che si opera e ciò per cui si opera, dei nessi ft-a causa cd effetti. La legge cli causalità sociale è certo la pili complessa e, diremmo quasi, In più nebulosa fra quante esistano: pure, i fini JH'ossimi 1 tangibili, pos– sono specificarsi, determinll.rsi. I fini J>itt remoti si offuscano e sfuggono alla nostra nnti\'eggeaza, diven• tano ripercussioni imprevedibili, conseguenze inim– ma~inahili. La legge di moltiplicazione degli effetti, che il Wundt ha. formulata. nel campo psicologico, assume, nel campo economico-sociale, una portata pili vera e maggioi-e, diviene efficiente e può consta– tarsi nelle pilt ,•arie sfere di fenomeni, la cui inter– f~renza è innegabile, quanto complessa.

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