Critica Sociale - Anno XX - n.11-12 - 1-16 giugno 1910

170 CRITICA SOCIALE •'• Gli emigranti della nostra regiono ormai sono con- ,·inti della necessitit cliottenere lo ole1.ioniinvernali, ma da due nnnt co011.J11ttono inYano per ottenerle. Il legislatore potrebbe aiutarli, od ecco in qual modo: Nel secondo capo\·erso del citato articolo 56, la facoltà lasciata, nelle condizioni espresse 1 alla G. l'. A. dovrebl.Je divenire obbligo. Cioò a dire che il solo fatto della do– manda della maggioranza dei Comuni, o degli elettori di un ~lanclamento. dovrebbe aver forza di diritto, come rispetto alla \'Olonià.popolare, frustrata così spesso dalle opposizioni cli cui dissi sopra. E gli emigranti saranno pili che grati al Ornppo Socialist.aParlamentare, se vorrà incaricare qualcuno di presentare una apposita proposta, per modiflcaro nel senso dotto sopra l'art. 56 ciella Legge Comunale o Provinciale. Poichè in dotto articolo ò O\'i– clento lo spirito largo del legislatore, ma la restrizione di quel "1mù,, è cosl forte, che lo 8J•irito ,•iene ucciso dalla formo. l'of/mJ.W, lll(lf/(Ji() l!>JO. IL PROBLEMA FERROVIAnIO Il coeffici~nte d'~sercizio. Nelle strade ferrate d'ogni luogo si Yel'ificaattual– mente che il prodotto lordo aumcnta 1 ma che diminuisce l'utile netto. Anche le nostre statali offrono una spesa che cresce, col crescere del t.t-aflico, in una propor– zione eccedente l'aumento del traffico. Se quindi il prodotto netto versato al Tesoro italiano è diminuito, non è da condannarsi l'esercizio statale, perchè gli oue1·i del bilancio forrovhuio italiano si accrescono per molti fattori imporbrnti, dolorosamente ereditati o necessariamente transeunti: manutenzione straor– dinaria, rinnovamento di materiale, laYori di miglio– ramento, inte1·cssi cd ammortamento di capitali, mi– gliorie tll personale, formo.z.ioncdel fondo di riserva, direzione oscitante, prodigalità amministrati\'::t. Con– viene aggiungere che i gettiti diminuiscono in misura minore del pre\'isto, pure esseudo maggiori degli anni precedenti, e che l'un1gano finanziario, scatenatosi dal titanico mercat.o di "'ali Street, con ripercussione in tutte le 1rnzioni 1 ha peggiorato in modo sensibile i 1,rezzi delle case e dei viveri, aumentando la spesa nel carbone, nel materialc 1 nella manutenzione, nel personale. Non vanno taciute le disgrazie meteoriche e tellu• richc dcll 1 ultimo quinquennio (23 milioni ha costato il terremoto del 28 dicembre 1908) 1 nè le vie tortuose e c\isli,,ellate della nostra penisola, che importano spese più considerevoli di manutenzione. Questi sono fattori materiali della spesa maggiore, in parte previste dal Ministro Oinnturco al Senato l'l I luglio 1907; ma ci sono anche fattori morali, e cioè l'impreparazione all'esercizio di Stato, il tardo riscatto delle Meridionali sorrette da sistemi econo– mici e da, funzionari valenti, la burocratizzazione mediterranect- in ogni servizio nonostante l'esperienza pill dispendiosa, la procrnstinahl chiamata a Ronrn dcli' Alzona. 11cattivo aire impresso all'amministrazione ferro– viaria ha pot"tato 1 nello svolgersi di pochi anni, il coef– ficiente di spesa a cifre inYcrosimili, paurose. 1n sin– tesi, si spende molto per la pessima organizzazione dei servizi, por prodigalità, per la scarsa capacitrl, di esercitare un sufficiente sindacato sulle ,•arie parti dell'azienda. Sono le conse·guenzc dei fattori morali dian:d accennati, ,,1a eliminabili mercè un'oculata di– re1.ionc. li mistero finanziario delle ferrovie di Stato, come lo chiamò Luigi Luzzatti nel Corriere della Serct del 15 luglio 1908, resta un incubo per_le ~nanzc i~aliche. Si de"e prestar fede alle ltelaz1om annuali de1la Oil'e1.ione Oenernle circa il coefficiente d'esercizio? 1n rapporto delle spese ordinarie coi prodotti del traf– fico, fu del 73 1 38 nel 1906-07, del 75,58 nel 1907,08, del 7G 1 77 per 100 nell'esercizio <kl 1908-09. Luigi 'Einaudi, sul Corriere de[lu Sera, cale~lava il coelliciente al 90 1 54 ¾, L'ing. Elisco Oulluzz1, ex funzionario della Rete Adriatica ed cx direttore della Società Veneta, in una profetica conferenz_a " il mi– crobo <iel clisservizio ferroi;iario 11 (Nicola Zanichelli, Bologna, 1908) lo riteneva non inferio~·c al ~5 °/ 0 ! e soggiungeYa (pag. 35-36) " che, se poi la Comm1s-: sione generale del bilancio alla. Camera dei Deputati ,·orrf1, coine essa può e deve, scoprire la reale figura clello cifre trasfigurate, far rimpatriare quelle emi– grnte, per correggere il censimento delle spese, e fis– sare l'nlloggio n certe cifre, che corrono cli esercizio in esercizio, senza stabile dimora, allorn Yedl'cmo il coef.Uciente d'esercizio raggiungere e forse superare il 100 % 11 • Non diversamente, nella prima puntata dell'l 11chicstasull'amministrazione ferroviaria, hanno concluso 1'Jalfeo Pantalconi, Silvio Drago, Nicola 'l'revisonno. Le dimissioni dalla Giunta del bilancio dell'on. Ru– bini confermarono i dubbi sorti sulla \'Cridicità dei hilanci ferrO\'inrì. Di poi il Rubini ha riscontrato partite in meno, sul bilancio ferroviario 1907-908, di oltre 35 milioni, c 1 su quello del 1908-909 1 di oltre 42, le quali cifre si riducono a 16 ed a 20 1 se si limita il confronto nlla sola spesa viYa di esercizio. P1rnbl· leoni, Drago, Trevisonno ripetono il falso già denun– ziato di GOmilioni, consumato d9po chiuso l'eserci– zio 1907-908. Quindi anche i bilanci ferro\'iarì del scr\ 'i1.io stntale appartengono alle 11ebulose 1 di cui scrive,·a il Lnveleve: l'nrt. 176 del Codice di Com– mercio, circa la ,~erità e l'evidenza degli utili con– seguiti e delle perdite subite, non si attaglia ad essi. L'alto coefficiente, se è un danno per le finanze italiane e per l'economia nazionale, si risoJye in un costante impedimento alle in\'ocate miglio1·ie del per– sonale. 1\'on ci so,io qucdtri.ni , è li~ solitr~ antifona e il solito argomento di ripulsa, ma ogni dilazione al– l'elevamento dei minimi salari - veri salart di fame (I~. 1 1 70, [i. 2 al giorno) - è un delitto e Una provo– cazione al ca' ca11ny (fa meno che puoi) e alla lotta illegale. Non donebbe recare meriniglia !\e la 1'ri– bm1c1, dei ferrovieri del 15 settembre 1907 raccoman– dava: " ncsanna preoccupazione per quei benedetti ù1t.e1·essiye11ernli della nazione, di cui si è voluto parlare a sproposito anche in questi giorni, poichè a tale stregua. la çla.sse lavoratrice non potrebbe mai migliorare le prot>ric con{lizioni ,,; o se Livio Ciardi, nello stesso periodico 1 consigliava, il 15 settembre 1909, a non " dare soverchia import1tnza al moYimento di critica che, in nome degli interessi del paese, della collettività e della patria, tenta precludere ,, la con• quista di un pane meno scarso e amaro 1 maggior libertà e più larghe garanzie nel contratto di loca– zione (\!opera; o se, nei numeri recenti, si eccita a non pensare alle yacche magre dei bilanci delle fer– rovie e della nazione, tanto più che nulla ebbero i ferrovieri a Yacche grasse. ' A parte si fatto atteggiamento e linguaggio rivo– luzionario, più o meno sincero, più o meno abile, la pazienza dei ferrovieri italiani ha un limite nel sop• portare gli stipendi cli fame, le condizioni privile– giate di miseria e di esaurimento, sia a confronto degli altri laYoratori dello Stato, sia a confronto della rimunerazione priYata (uno spa;i::zinocomunale per– cepisce di pill di un Aiuto Applicato con licenza tec• nica o ginnasiale). Del resto, con i grattacapi in testa,

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