Critica Sociale - Anno XX - n. 10 - 16 maggio 1910

152 CRITICASOCIALE 1UDPUBBLTCA1'1"I R SOCIALISTI Lotta od accordo? Non può essere se non per r3glono di contr.istl, che ci glung:e, proprio dall11talla Centralo, dal paesi dove oggi il coutiitto ò più aspro o violento, questo artleolo di un antico amico, e fedele, del soclo.lismo temperato od Intelligente. Noi - superfluo perfino accennarlo - non ne accet– tiamo affatto l'ultima conclusione: che auspica, non solo ad una intcea, desiderabile sempre (e soltanto di essa si parla, in verità, nell'esordio dcll'arUcolo), ma quasi a una fusione, in dati luoghi o In determinata misura, del partiti sociali!1ta e repubblicano. A parte le ragioni teoriche, così e,•ideoti per noi, che pensiamo cl dispen– sino persino dalla disoussiorH' 1 o cho l'invocato esempio della fusione di Lassalllanl e Marxisti, ad Eisenach, cl sembra piuttosto &V\'alorare che contraddire; chiunque viva fuori dei " paesi dell'artigianato •··· e della repub– blica, e non sia suggestionato dalla stessa asprezza fe• rlua di quei dissidi, non saprebbe nep1,ure comprendere h\ tesi ultima del nostr" collaboratore. )la cotesta lesi non è tutta cs11onzialo 1 ci sembra, al pensiero fondamentale dell'articolo. Il quale, ad ogni modo, 1>0110 una que9tlone, che vuol essere dibattuta; e la illumina con dati di fatto, con ricordi storici, con con– statazione di tendenze, ohe sono elementi sort rii un dilmttito onesto. E può quindi recare qualche contributo efficace a quel pensiero alto di 11aclflcazlone - non re, torico e sentimentale, ma profondamente umano e civile - che Inspirò a Leonida Bi8solatl, nella tornata della Camera In eul si d.iscusse del fatti di Vot'tana, uno dei dlscorl!II più eroici - ò la parola - nella l!lua severa so– brietà, che siano mai stati pronunciati In un Parla- me11to. LA CRITICA, Il caso di Lugo, preceduto e contornato da. una serio di dissidì, dì malintesi, di baruffe e di rappre– sagliC', ha rimesso sul tappeto, con vivacità ed asprezza nuo,•a, la diuturna <1uestione del rapporto fra socia– listi e repubblicani i e l'aritt s'Incrocia di recrimina• zioni e di contumelie infocate, e si fa sin baJcnare una rottura fra le due frazioni estreme, aggiungendo un nuovo fòmite di discordia nel babelico e bizan– tineijCO campo della democrnzia italiana. Mentre, dunque, con com1liacenzi~ grande dei co– muni nemici, si sfanno accentua11do, acuendo ed esa– gerando le IH'etese ragioni che possono dividerli, non SJU'flmale vi sia chi cerchi invece richiamar l'ntten– zione dei contendeuti sulle rng-ioni, forse pii, serie, che potrebhero intimamente unirli. Certo, guardando superficialmente il passato e tro– vando che l'antagonismo fra repubblicani e socialisti è sempre esistito fin dal primo affacciarsi di questi ultimi nella vita politici\ del nostro J)1\ese; la ragione di dissenso 1>otrebbe a tutta prima apparire conge– nita e insanabile, fino alla scom1>nrsa d'uno dei due partiti, e suscettibile, nel frattempo, solo di tempe– ramenti. Ma, se poi ci facciamo ad esaminare 1>iì1 profondamente l'evoluzione storica dei partiti repub hlicano e socialista. in rtalla, gli clementi dì cui si compongono, e le ragioni quasi tutte storiche di loro nttuale rivalità, troviamo argomento a sperare in una Holuzionc tutt'nffatto diversa da quella veduta dalle sugi;testioni settarie, e certo più conforme agli inte– ressi della democrnzia - una soluzione che 1 senza eliminnre alcuno elci due partiti, valga u portAre fra essi durntura Cllncnrrlin. in nn comune lavoro. . • * Diciamo il vero: qual era la ftsionomii, dei due 1rnrtiti, lltjl 1nimo momento in cui tro,•11.ronsi essi, in Italia, l'uno di fronte all'ultro? Il pnrtitn repubblicnno era, in quel tempo, pre:-isochè tuttrt una cosa col mar.- 1.i11innis1110. Il grand(l agitatore cd arostolo del111 li– hcrtfl cd 1111i1à nnzionnlo ern ancor vivo, e, per qua11t11 ormai vecchio e vicino all'('stremn giorno dì ~un vili\ nff11.ticata, nel campo repuhblic11no egli teneva sem– pre un legittimo e assoluto ascendente. Orhene, il nrnzzininnismo, al primo 11ffermnrsi tla noi del mo– virnento prolet,1riu crmm dalle più ,•arie correnti eo– cilllisto rivnh1zionari<', si trovava nelle condizioni tli una dottrina che, 11ri111,t in rtnliH, a,•eva avuto il me– rito di considerare o sostenne, cli fronte alle nitre frAzio11i patriottiche-lil1cr111i, In questione operaiu, imprimendo al movimento 1111zionale,do1>n il '31, una carntteristica pii1 popoloro o democrntica o sociale; caratreriijticit che (influem;:tl1t naturalmente da.I mo– vimento sociale helg-a e franceao, che non poteva non im1we1:1sio11arcle a11i111epili Apurte degli esuli, a co– mi11ciare dnl i\lazzini stes:so) ~• ... rn vonut.a, dopo il '49, accentuant.10 1 man mano che l'iniziativa piemontese andava nttracnllO intorno fl sè o nlienando dal nrnz• •zi11ianismo 1 con gli s1,iriti 1•iì1 j,rafìci, gli elementi pili hor:,;-ho.:!i e temperati, dl\•enendo questo, nell'ul– timo periodo del movimento nazionale, sempre più il partiro del popolo 111inuto 1 degli operai. Se non che, per l'uomo da cui prendeva la parola rl'ordi1w e per ragioni storiche, questo partito ern t.rnppo imbevuto di sentimenti p1ttriottici ed cr1Lpor– tato a dare soverchia imporbtnza alle questioni po– litic l11•, per poter far huon viso alla lnternaziouale ti.ti f,,rnralori: clu\ ispirabt dnl ~forx, pur non negli– gent lo le ri\•endicazio11i politiche, poneva naturnl– ment.u in prima linea le rivendicazioni economiche, 1>er la ragione che clii è pove,·o è schiavo. l.//i1fenu1.2ionale 1 sorta nel 1864, ossia qmu11lo l'u– nità rrnzionale italiana era- ancora in formazione, men· tre nel suo 1>rogramma affernuwa che II la d_ipemlenza economica del lavorntore dal detentore del mezzo di lavoro è la causa. prima delht sua servitù politica, morale e materiale, e che l'em1111ci11nzionec...:onomica dei hlvorntori è conseguentement,, il grande sco1,o al quale devii essere suhordinato ogui movime11to politico ,., 11rodamava altrcsì che " l'emancipazione dei la,•oratori deve essere l'opemdei la\·oratori stc~_si,,, la loro emancipazione mirnndo " a sopprimere il do– minio tli qualsiasi classe,,, e che " l'emancipazione del lll\'Oro, 11011 essendo u11 problema locale o Tltizio• nnle, ma sochtle, abhraccia tutti i pttesi nei quali esiste la vita modernn, o richiede l'unione fraterna fra i lilvorittori dello ,tiverso 111lzio11i ,,. L'hder11azio11ale portl\va quindi nccessari11mente 1td nno spostamento di ideali, dal tHrre110 politico all'c• conomico, dnl tt>rreno nazionale fil socinle; portav1t nl pronunciamento del proletnriato P. alla lottn di Clil~se. Principii e m<'todi questi, che non pote,•a110 non ripugnaro alle nhitudini e illlc esigenr.e del par– tito nrnzr.inia110 1 che dulle questioni pulitiche-nazio– rrnli aveva tratto le sue prime origini, e l'unità e la liherh\ della patria aveva in cima delle sue rh·e111\i c:uioni. L 1 1lzione Jell' l11teru•1zio11nle doveva quindi presentarsi come nociva e dis3olvonte alla mento del .\'lazr.ini, per i cui ideali di lotta ern necessari!\ la mt1ggiur concordia e rratermi cooperazione nell'orbita n11zionale per poter comhn.ttere il despotismo nostrano e stra.niero che tene•m divisa eri oppressa l'Italia. La questione economica. e ltt. lotta cli classe non poto– vnno che servire Agli Austriaci, i quali, ohhedenliu nl noto principio riel lli11itle et impera, cercavano ca– rezzare e attizzare gli interessi del popolo, special– mente di campagn11 1 c1111tro gli ehhienti cit1ml111i, llhortt.li l~ patrioti. Ecco la rt1i;'ion prossima imme-

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