Critica Sociale - Anno XX - n. 10 - 16 maggio 1910

156 CRITICASOCIALE a siffatto argomento; tanto che non sa avvertire i mezil opportuni che, puro nell'attuale ordi~amento, possono nlldamonte coslltulro una dlfe:1acontro gli egoiami del rhen,11torl. Ma i partiti domocratlci, e a maggior ra– giono Il partito aoclalleta 1 do.-rebbero sentirH il dovere di lllumlnaro quella coscienza, di aluta·e quelle difeie. F: farebbero opera cootrarla al do,•er loro sP, lnvecP, MD· tribuluero alla conservazione t\ 1 un sistema ftnauziarlo Iniquo, perchè proporf.iona li tributo non ai mezzi del contrlbuen~, ma al auol plò Indispensabili biiognl; alla c-onscr,ar.lono t1 1 un sistema 1ubdolo 1 potchò toglie In gran 11 arte al cltta1lino la pronta, precisa, netta visione ftel tributo cho lo rolplsco, o vale quindi magniflcamente a mantenerlo nella sua tradizionale apatia e indifferenza pH la C'OSA. pubbl\cR; di un sistema, ('be costa enorme• mento 111hllnncl comunali o 11ottrao loro sommo rilo• vanti, oho potrei.boro a11sAIproficuamente rivolgersi a 80,ldlefaro I 110nl\1recroscentl bl11ognldella comunità.. Il Oavazzl ammette ohe la dlreiin. contro gli esercenti 11\aposslbllf', polchb 11crlveche, 11 laddove esiste qualche piccola officina campiono per la elaborazione e l'ap– pre1.zamonto ,11r1uo~to var azlonl (riduzione o soppre11• slone delle tariff.t dazhuie), esse avranno la loro e,aUa, redelo ed elasticamente immectlata ripercussione sul prn7.1 ,11rivtndita. 11 1-;, allora, perchè mal non 111donebbero abolire o ri– durre RI minimo I dni, lit' ò possibile difenderill dal– l'ego\111110 <legll esercenti? F: non ò opera democratica quell• che crea la prima, la più Indispensabile condl- 1.lone per la riduzione del prezd del consumi, sopprl• mendo I da1i o soetituemloli con minori tributi diretti? La riforma attuata a Cremona risponde perrettamente a questi trllert. Ila cancellato dal pubblici tributi più di ◄00.000 llro di dazio, e i cittadini, 1rnrcbè lo vogliano, possono l8tilulre ottimo e sufficienti difese, percbè quella somma ,·enga ulustamento risparmiata dal consumatori. Io non ,·ogllo lnd11gore sP, a Cremona, la colpa del non aver fElttOnulla In questo campo si& da attribuirsi alla cittadinanza piuttosto rhe al Comune. Quel ebo è certo sl è che la rapprcaentanza comunale ò la omana– :i:lono della volontà degli elettori e che la riforma trl– hutarln, coi-\ o come fu attuatn, ha posto i cittadini nelle migliori condizioni per trarne quei vantaggi che i par– tili democrnUcl 11110110 rlpromcs,1. f; sono ben lieto che Il mio contraddittore, con le pa– role surrlrorlte, &I sia Implicitamente dichiarato In per– fetto accordo con la demorrazia cremonese e In .... di– saccordn con 110stesso. ... Pa,so al Leno ed ultimo punto. l,o spauracchio dell'lmmlstrimento del bilancio non è rhe un'armo abusata del partito consenatore, che vede nella graduale liquidazione del dazio sul consumi un serio pericolo al largo margino dello suo ricchezze. Da temPo Immemorabile Il dazio costituisco una miniera inesau– ribile di risorse, molto comoda per la classe ricca e gravosissima pel poveri. È quindi Inesplicabile come menti soclallete al elono lasciato tanto intimidire da una manovra co~l ecoperta. Anzitutto, non si tratta 1t1 una com pietà abolizione del dazi, ma di una rMuzlone chr, nel caso di Cr8mona, si . aggiri\ Intorno al !'JO per conto. I dazi conservati offrono , quindi ancora proporzionali Incrementi. E i ratti ne hanno glà. dato la prova. Il gettito della tariffa sul ma• terlall dn costruzione, sul gas, sulla energia elettrica ò aumentato col crescere dello ulluppo edilizio 4td eco– nomico della città; la quale, rtall'abollzlone delle bar- rlere, ha ritratto vantaggi evidenti e conrortantl881ml. Il dazio 1ulle carni che, nel ,eeondo semestre 1908,al'eH dato L. 10◄.000, diede L. 110.000 nel secondo semestre 1909; e, non ostante ti fortissimo rincaro dei prezzi, nel primi quattro mesi di quest'anno offerse un provento di L. i6.000 1 mentre nel corrispondente periodo del 1909 Il provento era ,tato dl L. 7~.000. Non risponde quindi alla realtà delle co11eche la con– correnza degli spacci del Comune contermine abbia dannosamente lnftulto ,u questo pro,ento. La rigorosa ed assidua vlgllania, esercitata a scOPo igienico, sulla Introduzione delle carni, mentre ha sempre avuto - per evldcntl99lme ragioni d'Interesse - il valido e forte con– senso o l'aiuto r.elanto degli esercenti, ba Indotto pa– recchi di quolll, cho abitavano nel limitrofo Comune <li Duemlglln, a trasportnro I loro spacci entro Il confine di Cremona. D'altra rnrtP, so h1 avvenire risulterà op• portuno o convonlonte, non sarà difficile ottenere dal Comune di Duomlglla Il consenso - richiesto dall'arti– colo I l!J della lrgwe comunale - per l'"ggregazlone di parto o di tutto quel territorio. Nò so dovo il Oavaz:,;I abblà tronto dltipOslzlonl di lf'ggo che vletAno al Co– muni aperti coslfattl ampliamenti consensuali. J.;, Infine, anche Il dazio sul vino e sull'alcool non ha atratto pNdotto alcuna pericolosa coltura cti fermenti e di guerre eeerceotcscbe. I primi contratti individuali, stlpu• lati nel 1908, per !"anno ftoanilarlo 1908-09, con circa 600 e3ercent1 1 produssero un gettito di L. 245.000. Do. vendo rmnovarll pel succesdvo 1909·10, il Comune In– terpellò una rap1>resentanza ctegll C!ercenti ates11I,per sentire quali proposto di variazioni e perequazioni ave11se a suggerire. Il suggerimento concludeva portando ti com– plessivo Imporlo del 600 contratti a L. 261.000, che la Olunta tutta.vin vollo limitare o definire io L. 250.000. - Notlsi che la tarlff~ pel vino è ancora quella dei Comuni di 2:i catol(orln, e ohe, oocorrendo 1 potrebbe essere fissata In quella del Comuni di 1• cate,1,torla. [.'aumento da L. 7,50 a 1~.l0t50 l'ettolitro darebbe modo di consf'gulro un massimo lnoremcnto di dazio del 40 per cento e cioè dl [,. 100.000. ~: co1ulmlle risorsa - per quanto meno raollo o oonslgllabllo -· potrebbe averil dal dazio i:iullo carni. Certo obo la finanza democratica mirerà sempre più a pesare làimano sulla rl.:chozzit piuttosto cbe sui consumi di prima nec-,ssltà. Quindi anche I tributi diretti non cesseranno - tanto• più col migliorare delle condizioni ecouomlcbo della città e col crescere ,!ella p0polazlone - dall'olfrire soni1lblll aumenti di entrate. E un'altra fonte la democrazia ba Il dovere di ricer– care e di curarP. I servizi munlclpaliuati, pur senza aostltulrel col loro profitti all'Iniquo sldema del dazio sul consumi, potranno ·dare targhi margini, adottando opportuni e conl'enlentl organismi e graduali tariffe, Ispirati alla tutela delle clas~l po.-ere e meno agiate. Il timore della rovina del bilanci non è quindi seria• mente giustificato dal ratti i beninteso quando nell'attua– zione di ooelf•tta riforma 1111 sappiano e ei vogllaoo adottare crltert e plani 11lcuramente fondati. . . . Sulla Rivista La ftt1a11za italiana del 26 .febbraio 11corso 1 l'on. Wollom!Jourg scriveva: " Non è ammissi– bile una riforma tributarla che non al proponga e non consegua duo effetti ossonzlall od economicamente so– stanziali: ridurre la costosltà del sistema ftnamdarlo, re– stringendo le speso complessive di perceziooe; determl• nare condizioni meno sravorevoll allo sviluppo della produzlone 1 diminuendo l'Importanza degli lmpedlmentl

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