Critica Sociale - Anno XX - n. 10 - 16 maggio 1910

CRITICA SOCIALE 155 Ancoro pEr l'obolizionE dEI dazio murato La tesi, tanto audacemente sostenuta dal Gavazzi, nel fascicolo del 1° marzo di questa Rtvhtta, può essere sintetizzata in questa affermazione: La eoppresslone delle barriere daziarie e il regime del Comune aperto pro– fittano soltanto alle classi ricche e fanno cadere il peso del dazi esclusivamente sul piccolo consumatore. E la affermazione era assoluta, senza alcuna riserva nè ec– cezione. Due mesi dopo, nella replica, il Oavazzl mitiga In parte la rigidità della sua tcHi; riconosce che la riforma attuata a Cremona è ben dlnrsa o non equivale a quella disastrosa di Bergamo o che I (lazi con11ervatt a Cremona non colpiscono il piccolo consumator(>. So non m'h1ganno, dopo I dati di fa.tto da me contrapposti 1 il Oavazzi si ò adunque con,into: che l'opinione sua, se aveva valore pel ca110di Bergamo, non era glu11tlftcata per quel lo di Cremona; che la sua tesi non poteva evidentemente amm·etter!II Come asslllutK e Q'enèrale, non 'era da rite– nersi come 1•rlnclplo Inflessibile di finanza comunale, ma poteva subire mutamenti plì1 o meno radicali a seconda dei criteri o ,lei metodi seguiti nella applicazione ed attuazione della riforma. Tuttavia, dopo questa leale e significante concessione, l't>gregio mio contraddittore, insiste su altri punti toccati nel Ruo'primo scritto e cerca dimostrare queste altre attermazloni: 1° I nuovi o maggiori tributi diretti, sostituiti ai dazi aboliti, ·si sono ripercossi sulla classe povera; 2° I dazf, abbandonati o scemati, non hanno fruttato corrispondente diminuzione dei prezzi dello merci; 3° il bilancio comunale ne fu irrig 1 Jdito e mummi– ficato nella sua parte attiva. ... Ricordo una brillante polemica che, su queste colonne, sostennero il Oa\lavresi e Il Malronl, nel 1893-94, a proposito del contegno che li partito socialista avrebbe dovuto assumere di fronte a qualsiasi progetto di ri– forma tributaria. Affermavano, i due socialisti di Ber– gamo, che tutte le imposto gravano unicamente sulla borghe1'lla, e perciò Il saggio del salarlo reale è tndl– pendeote dall'alleggerimento e de.li 'aggravamento del tributi, inquantocbè esso ò sempre determinato da ciò che ò sti-ettamente· lndlspeneabile alla ealstenza. Tempi. beati ed allegrl 1 erano quelli, polchò quelle dispute éostavano assai minore fatica e responsabilità. di quanto rlchiegga il più modesto lavoro rivolto ad una anche più modesta riforma tributarla. Lunga e certamente Interessante fu la polemica, alla quale parteciparono Malagodi, Albertoni, Turati; De Fran– ceschl, Bonzi, Lissoni ed altri. La conclusione, ln verità, si limitò ad un augurio del Turati: che la discussione, cioè, dalla sfera aerea delle formule astratte, calasse sul terreno delle esperienze concrete. Una delle prime esperienze fu appunto quella di Bergamo. E quale esperienza l Cinque anni dopo, nel settembre 1899, il Mairont - inflessibile nella sua logica paradossale - dava, nel Consiglio comunale della sua città, non solo li voto fa– vorevole all'abolizione del dazio murato, a quella riforma che oggldl Il Oavazzl riconosce essere stata disastrosa per la classe povera, ma proponeva, anzi, che il con– tratto d'abbonamento al dazio consumo, che il Comune std.va per 11tlpulare col Consorzio degli esercenti, fosse elevato, dalla proposta somma di L. 450.000, a quella di L. 614.000. Il Consiglio clerico-conservatore non accettò la pro. posta 1 perchò ne misurò la assoluta impossibilità. Ma quali più disa1:itrose conseguenze no sarebbero derivatf', se la rlchie11ta del socialista intellettuale di Bergamo fot1se stata accolta?! La dlssuetu1llne dal potere paro adunque che, Invece di aguzzare lo spirito critico o renderlo più sereno, lo avesse offu~cato e trascinato a conclusioni veramente assurde. Occorsero altri undici anni di esperienza, perchò Il 11artlto socialista aprisse un po' gli oeehl e si liberas~c d,d rlubbi e dalle lncertezzf', e l'aug.urio del Turati co– minciasse ad avverarsi. Ma, se ora i socialisti non pos– sono negare la ripercussione e la incidenza delle imposte sui i;alari o sui consumi, devono anche ammettere - 8mmaC'strati dalla esperienza - che la l'ipercussiono avviene più o mono rapidamente~ in mì.mra piì1 o meno completa a seconda degli organismi fiscali che si nrlot– tano1 a seconda delle resistenze che incontru.. · I ,."'/ Nel caso speciale di Cremorut, l'aumento della sovrim– posta - ftno a tutto il 1907 contenuta sem11renel limite legale di 50 centesimi, o portata a 100 dal 1908 - do• vova equamente produrre un aumento generale delle pigioni del 5 por cento; aumenti) largamenio ~ompensato dagli sgravi RUI consumi. Da. una Inchiesta da me ratta nello acorso anno, a mezzo degli agenti dell'Ispettorato urbano, ho potuto accertare che lo pigioni Inferiori, fino a L. 200 1 sono cresciute In media del 10 per cento. Le camere abitate dalla classe povera, che si pagavano da 35 a GOlire 1 ora si pagano da 40 a 65. Le pi~loni superiori alle 200 llro furono cresciute In proporzioni più alte, che raggiungono anche il 20, il 25 per cento. Ma non perciò si può ra– gionevolmente sostenere che tutto Il maggiore aumento eia da attrlbuir11i al raddoppiamento della sovrimposta. l'oichò gli è corto che, anche indipendentemente da questo fatto, le pigioni dovevano aument"re per le ra– gioni che ne pro,·ocarono l'aumento ovunque e più spe• cialmento nello città. A Parma, a Mantova, a Piacenza, a Pavia, a Brescia - per non citare cbe paesi contermini - dove - se– condo notizie ufficiali, assunto dir~ttamente presso quel Sindaci - la sovrimposta è ancora al disotto del 100 cen– tesimi, dove non furono abolite le barriere daziarie, le pigioni hanno raggiunto, e da tempo, limiti ben più alti di quelli che oggi !li abbiano a Cremona. Ma non è forse generale Il rincaro delle pigioni anche senza nessun aggravio di sovrimposta? E perchè, allora, proprio a Cremona non dÒvrebbero avere la loro influenza tutti gli altri coefficienti che, o,unque e da soli, hanno dato rincari molto più gravi? ... Quanto al secondo punto: se davvero noi socialisti avessimo la (t)rma, incrollabile convinzione che nessuna allollzlone o riduzione del dazi sui con:3uml può pro– durre una diminuzione dei prezzi, noi dovremmo one– stamente Hnirla di parlare di code.iti sgravt e dare piena e completa ragione al partito conservatore, che del dazt è sempre stato tanto tenero, e solo da. qualche tempo - sotto la pressione dei bisogni proletari - accenna tt. voler fare qualche prudente concessione. Fra I due partiti, quale è adunque quello che si Il• Iude O 11\ ID.fanna? Non nf'go che la coscienza proletaria o della classe piccolo• borghese sia ancora debole e ruorvlata Intorno

RkJQdWJsaXNoZXIy