Critica Sociale - Anno XX - n. 5 - 1 marzo 1910

Clll'l'lCA SOCIALE Il )linistcrn del tesoro nomina itg·cnti delle pen– sioni, che hauno grande simi~li1111za con i regi.<.:frar australiani. J;ssi csiuninano. in µrima istanzR, le do– mande e le vertenze eJ esprimono in proposito il loro parere. Allora intervengono le Commh•sioni locali per le pensioni, elette per ogni borgo municipale. distretto urbano o contea, dal rispetti \'O Consiglio di borgo, distretto o contea ed esse <'snminano e deli– berano. Tutto l'insieme clcglf indh'idui e degli organi pro– posi.i alle pensioni fanno capo ::i.\l'autoritìi. centrale J)CI' mezzo del loca.I. Go1;er11111eut Boar<l e chiunque, o agente, o cittadino, si scnbt leso nei suoi diritti, può far capo al .Ministero del Go,•erno locale, che decide mediante 111111 Commissione o funzionari di stuL fiducia. Sono comminate pure pene 8evere per chi dc'l no• tizie false allo scopo di ottenere o continuare a ricevere una pensione, e la somma indebitamente percepita può essere coatti\•arnentc fatt.a restituire o dal pensionato o dai suoi eredi. 'l'utto l'ammontare delle pensioni ù a carico dello Stato. La le,age - come si è detto - è andata in vigore solo dall'anno scorso e se ne sapranno i primi risul– tati tra poco. Allo stato degli atti - per dirlo in gergo forense - si può affermare che le prime pro• visioni furono oltrnpassate. Si prevedcrnno G:?0.000 pensionati, con un carico pel tesoro di L. 162.000.000 1 e nel mese di febbraio del I909 si era constatato che i pensionati sarehbero stati centomila in pili e la somma occorrente sarebbe salita a 193 milioni, 750 mila lire (1). 1 pessimi!:lti, che hanno combattuto, con accani– mento, la uuovit legge e che hanno previsto, in breve, cifre fantastiche di dotaz.ione del bilancio per le pensioni open1ie, cominciano a gongolare. Kon sono, in Jnghilterra, spente le vivaci opposiz.ioni sollevate dal progetto ministeriale, anz.i si preparano a fa1· breccia nell'opinione pubblica, poggiandosi sovra gli imminenti rhmltar.i. ]~ sarà bene che noi teniamo conto del dibattito inglese, pcrchè esso può offrire insegnamenti oltre i confini delle contese locali. G1u1.10 CAs,u1N1. {1) /,e ,ll11~l,i sod(II; rnris, rebbr11\o 1909. 11. 3!,. .MaxMaurenbrecher pubblica, nelle Sozialistiche Monats• hefte del 13 gennaio, un notevole articolo su questo argomento e crediamo utile riassumerne i puntì essen– ziali. 11 Noi siamo abituati ad affermare - egli ossern - che Il Socialismo, cioè l'impulso e la volontà di un ordina– mento sociale socialista, si imponga all'operaio imme– diatamente dalla rolllti\ pratica della sua condizione sociale. In questo son;;o abbiamo tutti parlato della 11 necessità,,, per l'operaio, dell'idealo socialista. )la, per quanto ciò sia vero attualmente, è nltrettanto \'ero che l'Idealo soclall.'lta non è affo.tto nato storicameuto in questo morlo. Il socialismo moderno non è unii creazione della cla-lse 01>eraia. Uidealo ilocialiiih., Ntoricameute con• slderato, non ò il prodotto necessario del modo di vita dol proletariato, ben,l il prodotto di rteterminate cor• renti ideologiche nella borghesia, mosso ai servizt del– l'elevamento del proletariato. n Il )laurenbrecher rileva come la dimo8traziono di ciò sia offerta, non solo dai grandi utopisti, ma dallo stesso /lfa11ifesfo dei comunisti, il cui contenuto non ò tolto dalla esperienza della realtà. concreta, da calcoli statistici, d,\lla ,•ita quotidiana doll't1omo J)ratico, ma dagli impulsi clcll'anima del grantle idealisti,. Lo profezie economiche storiche del Manifesto non cor • rispondevano nè alla realtà del periodo in cui ru scritto nè a quella rtei periodi successivi. F.◄se si baqano sulla afl'tirmazione che il capitalhmo avesse esaurito da de– cenni la sua capacità di sviluppo o si rosse trasformato da spinta in im1>edimento della produzione. Invece, il periodo del grande capitalismo si inizia dopo il 1849, per cui il .lfanifeslo cado nel periodo del capitalismo primitivo. 1,; lo stesso deve dirsi dell'asserzione del .lfa– nife~to, che tutta la religione tradizionale non rosee più che un pregiudizio borghese. 11 Ciò cho il Manifesto at– tribuisco qui a\l'oPernlo, non sono già lo ideo dell'ope– rnio, come erano in rcaltil, ma lo idee dei letterati, che atlribuirono ogli operai il loro modo di pensare. La loro idea del1'01>eraio non era il risultato della loro e~pe– rienza, il frutto di una ricArca preordinata sociologico– st11.tistica, bcnsl il prodotto della loro propria fantasia. 11 E appunto su ciò si basa l'enorme forza o Fimmenso valore del Ma11ifesto. " Un pratico dell'opoca, elevatosi dalla classe OJ>eraia, non a\'rebbo mal potuto giungere all'idea che queRta mas~n affamata od abbrutita potesse es-~orechiamata a portare nl mondo la redenzione da ogni dolore c da ogni miseria. 11 " Ciò che ra g1·ando Marx, ciò che lo rese indimenti– cabile pioniere del movimento operaio in tutti i paesi, è che egli credette alla forza storica ciel proletariato, quando neppur una traccia di questa forza era vi~ibile. Egli foce nascere lo energie, affermandole; creò la rorza o lo scopo do! volere, dandoli come già esistenti. Lo ani– mava l'ottimismo dei grandi educatori." [.a baso su cui sorso questo idealismo creativo del grande idealista è la fllosoHa hcgoliana. Tanto per Marx quanto por Lassallo, Heg<:11 è stato il ponte che li ba portati <lall'osserva;,Jone della realtà concreta alla fede in un avvenire già preesistente sporadicamente in que– sta realtà. Jn i\larx e in Lnssallc, la fonte del socialismo non è l'osservnzlouo della realtà, ma la fllosofla di Hegel rivolta al futuro, nutrita e scaldata i.gli scritti dei grandi utopisti. Tutto le difllcoltà. delle teorie socialiste hanno il loro fondamento, del resto, in questa origine. Perchò la for– mulazione hege\iana dellà dialettica 1 come procedimento per antitesi, si è dimostrata erronea. Giammai, In realtà, il J)eriodo successivo fu la pura negazione del perio<lo precedente. Oiammni uno stato si trasforma immediata– mente noi suo opposto. Colla parola capit 1 1lismo, per esempio, non è definito sufficientemente tutto il contenuto dell'odierna vita eco– nomica; in cui gli imprenditori capitalisti, numerica– mente e por la loro forza economica, tengono li primo posto; ma nella quale, però, accanto e In mezzo ad essi, ,wno O!i.'IOrvabili ·rormazioni precapitallste e postcapltall• ste. Situno, perciò, co~trotti a temperare i concetti rigi– damente antitetici di due gradi economici successivi, quello del ca11ift1lis1110. c quello dol socialismo. Non pos– -1iamo più, dal ne~so logico cli questi concetti, derivare lo i'.'!Viluppo dell'avvenire. Dobbiamo dire: piuttosto, che il futuro non consisterà in un passaggio repentino del capitalismo nel sooiali~mo; bensl in un lento crescere di rormazioni socialiste entro l'attuale ordinamento giu• ridico. Còmpito di una moderna. teoria del ~ocialismo ò, perciò, quello di allontanare i resti della dialettica hegeliana dal nostro modo di ponsaro polltlco e economico, pur riconoscendo che l'errore di Hegel ha avuto un enorme

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