Critica Sociale - Anno XX - n. 5 - 1 marzo 1910

68 CRITICA SOCIALE sia n difesa della propria condiziono finanziaria prl\·1- lcgiata, ricca di cespiti d'origino cittadina, povern d'0b· blighi o di spese di pubblici sonizf, cho non incombono al Comune campagnuolo. l,a ciUadh1anzA 1 che vede I boncftzi clell'aboliziono 11011acint.a toccare solo ai ricchi. al collegi, Ai semlnnri, Ai COl\\'entl, I quali importnno derruto all'ing'rosso, mentre i prezzi di minuta vencliln nel negozi cittadini sono piì1 elar,fi che ml/e ciftb clli11~e, reclama inshiten• temente Jlapplicozione della lassa di famiglia, n titolo di pereqiiazlono tributaria. D'altronde il Comune, che ,•ode In noresslt;\ di rinsanguare il bilancio, studin, pensa e J)reparn 1 o intanto. per non far torto a ncs.mno, ele,·a la so,·rimposta flno nll'ln\'croslmilc, o tenta di strigliare jlli esercenti. Qunndo ln tassa è proutn 1 con– un gettito JH0\'eclibilo di 200 mila llro, quante no occor– rono a ravvivare il bilancio - fablwu ! - càpltano fra capo e collo i prO\'Vedimcnli Sonnino. li disse~to di– \·enta cronico: al Comune restn In croce dei dazi fo– resl da portare in eterno, la i:c-uorra guerreggiata cogli esercenti, o l'odiosità e tutto le nitre conseguenze del– l'appalto: ogni nitra fonte di red111to ò inaridita senza rimedio. E quei clericali e clericaloidl, cho un giorno si pn,•o– neggiarono del battesimo di democrazia o di modernità largito loro dall'on. Luzzattl por lo barriere atterrate, oggi rimpiangono lo medìoe,•all barriere, o almeno il diritto di ricostituirle, vere o simboliche, diritto che hanno perduto per un bel gesto, per una parola sonora, che sembra Mer confuso le idoo nuche del democratici veri. . . . Abolizione delle barriere! Comune aperto! i: quando seppelliremo queste rrasi fatte nel camposanto del luoschl comuni, Insieme all'altra idea ftssn.del partiti democra– tici, della soppressione dei dazi di consumo? A costo di farmi lapidare dai miei amici politici, e ftntantochò non ml si dimostri coi fatti il contrnrlo, io affermo o sostengo che la trasformazione <lolle città chiuse In aperte non apporta loro altro beneficio se non la mag– giore comodità del transito, la maggic,re regolarità dolio sviluppo e11illzio: benefizi d'ordino estetico 1 che si pos– sono raggiungere anche con Rm))ie o ben tracciate cinto simboliche. In linea tril.H1tarla è inevitabile un impove– rimento dei ceilpiti di reddito comunale, ed in tale mi– sura, che i compensi J)revisti dalll\ leggo del 1902 (ora in parte disinvoltamente ritolti) sono impotenti a ri– parare. Ora - dal punto di vista economico - il quesito ,·i tale è questo: chi si glon di tale diminuzione del proventi daziari? La risposta non è dubbia: i ricchi, le congregazioni religlosc, i convitti, da un lato, colle im– portazioni diretto; dall'altro, i grossi rivenditori, i quali - so pagano il dazio in abbonamcnto 1 arrotondandolo in meno - non ribassano perclb I prezzi di ri\'endita da quella clfrn tondn 1 che è 1lolerminata dal costo più elenio della merce e dal massimo canone dazinrio, al quali non pub efuggìre normalmente la piccola riven– dita. J.,'abilita. commerciale, la resistenza anti-fiscale 11ii1 armata, Il fatto inovitabllo dei prozzi arrotondati, tol– gono alla ripercussione del dazio sul prezzi di rivendita qualsla~i elasticità; in altre parole, Il dazio si trasforma da ta~sa sullo derrate in tassa di esercizio a carico del rh•end1tore, Il quale si rh•a\e di questa sua spe~a ftssa sul consumatore, non mai In misura esatta, bensl mila mis1o·a massima consentitagli dal mtcca11ismo della co11- corre11za, Quindi ò ohe la sopproseiono <!elle barriere daziario 11rofitta n chi meno dovrebbe, o non mal ai piccoli con– sumatori nò nl Comune: è Insomma tutto cib che di meno democratico si possa immaginare, e di piì1 esiziale per le finanze del Comuni, i quali debbono spendere tutte le proprio energie iu una lotta Impari cogli eser– centi, od abbandonarsi all'appullo a eocdizionì cso~e, colla certezza che ogni \'lttorln ed ognl vantaggio del Comune ~I trudurrà in qualche nuO\'R angheria o soft~ sticazione a d1rnno del piccolo consumatore, ad a.uoluta discrezione dell'esercente. Colle barriere dnziarie, invece, il dazio è J>agnto da tutti i consumatori, quindi nuche clnl ricchi: o questa soppressiono di un'iniquità patonlo è già un raHiciua– mento alla giustizia 1 è omaggio quindi ad· un principio democratico. Spn.rl!l<'0UO inoltro lo l11glustizio iuovltal.Jlli nella distribuzione interna del dnzio rrn le \'arie cate– gorie di esercenti, per effetto delle quali, in Coruune aperto, i piccoli sono qun11isempre proporzionai mento più gravati, cosicchè Il dazio influi:-co sul prezzo del mer– cato in misura spesso maggiore delln semplice misura aritmctiM 1 a tutto beneficio degli esercenti pii1 gros9i, In Comune chiuso, in,omma 1 la ripercussione del d1lzio sul prezzo dello derrate non è piì1 abbandonata nò alla poteuzialitA economica del consumatore, nè alla discre– zione dell1osercente 1 ma a,·,•leno nel modo più esatto e pii1 giusto possibile, e quindi più facilmente regolnbllo dai criteri economici e politici dell'ente che impone il tributo. .In Comuno chluso 1 quindi, Il dazio può cessar d'essere l'o<lioso balzello, quntHIO sia limitato n poche voci di consumo più aristocratico (come Il pollame, le carul scelte, i salumi e pesci più fini, le acque da tavola, ccc.), ed a quelle di consumo meno igienico, e quindi meno necessarie, come Il vino, .-.\nzl, l'aggravamento del dazio sul vino, sul 11ollame 1 ecc., in Comune chiuso colpisco in ispecial modo le classi abbienti, lo quali 1 in Comune aperto, coll'lmportazione diretta, vi sfuggono completa– mente. . .. Vediamo ora 1 alla nostra volta, di trarre una modesta conclusione. La democrazia ha a propria disposizione - col dazio chiuso - un mezzo di tassazione governabile con crllerì razionali e di giustizia tributarla, Unico appunto serio, che gli si ru 1 ò il costo eccessivo di esazione, che lo rende intollerabile nei piccoli Comuni; ma ò ben noto che, limitando Il dazio a poche voci, colle cinte simbo– liche, si ha una sempliftc1tzione notevole, e d'altronde Pesperienza ha dimostrato, e molto duramente, che tale dii.nuo è nssfti minore di quelli al quali ha dato luogo l'abolizione dello barriere. E neppure in roalme chiuso la riduzione dello tariffe daziarie giova alla grande massa consumatrice, che ra gli acquisti presso il riven– ditore, e gli paga pur sempre i prezzi arrotondati. Poichè- 1 dunque, le speso comunali aumentano Inevi– tabilmente, polcbè lo Stato alla sua volta non può oggi rinunciare al gettito delle Imposto reali, nè vi è altra materia imponibile sufficientemente estesa per alimen– tare i bilanci comunali; perchè mal si donà persistere nel pregiudl1,lo sistematico di condannare i dazt murati, base ftnanziarla d'ogni bilancio di grande eentro 1 alla quale nessuna Amministrazione, por quanto democratica, potrà rinunciare senza condurre Il Comune. In rovina? E perchè - se è puerile supporre che i grandi centri abbiano da sopprimere le cinte (t!mtochè nessuno si so– gnerebbe di obbligarveli) - si vorranno configgere

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