Critica Sociale - Anno XX - n. 5 - 1 marzo 1910

7-1 CRl'f1CA SOCIALE la conconenza, in Jtalia . .\la, se abbnntloniamo l'ipo– tesi o rientriamo nelht renltll, i Bussi se trovnno, come li t.rovano 1 dei mercati liberi, come \'rnghil– terr:t, O\'C possono Yeudere n L. ltl, 11011 porteranno 1111 solo g'nrncllo cli frumento in ltalii1 1 se non lo \'Cndono almeno n J.,. 25,50 per rifarsi del dar.io di L. 7,50. Così, a parità di tutte le altre condizioni 1 il g-rauo, se si vende it L. 18 in rnghilterra, si dovrìt vendere a li. 2!\f,0 in rtalia, O\'C il consumatore in– nrno cercherÌ\ i! commerciante o il produttore russo che voglia dividere con lui il peso del dazio di I,, 7J1n. . • * Evidc11temento c'è una stridente contraddi;,;ione tra le cifre rilevate dalla statistica della protlnzione, del consumo, dcll'hnportazionc e dei prezzi del grano, ed il risultato del mio ragio111uncnto, che mi con– duce aù affenmuc che, qualunque sia il rapporto rra importazione e co11s11mo 1 il peso del dazio pro– tettore grn,•a integrnlmcnte sul comn11natore 1 il quale paga questa imposta non solo sul grano importato, 111a anche su tutto quello prodotto e consumato al. Pinterno. A che cosa si deve attrihuirn questa con– trndizio1ie tra il processo d_cdut.tivo e lo sperimenta• lismo statistico? Secondo mc, unicamente allll poca. attendibilità - dati gli attuali deficienti e inganne– ,·oli mezzi d'indagine - degli elementi sb1tistici, che si riferiscono i,lla JH'0duzione, nl consumo ed ai prezzi del grano; Io stesso può ripetersi di t11Eti i prodotti agricoli a larga produzione. 'l'i1li cifre direntano addirittura fantastiche, quando si tratta di istituire paragoni tra epoche, non solo dh'erse, ma lontane, oppul'c. e peggio ancora. trn luoghi differenti. Si parla. per esempio 1 di un prezzo medio in un ventennio e presso nazioni differenti, e si pretende far risalire una differenza nel prezzo al mutevole rapporto fra quantità importata e <1uantità consu– mata: quando inYcce il p1·ozzo medio può subire co– spicue differenze tra epoca ed epoca, trn nazipne e nazione: a) per le \'ariefa di grano che prevalentemente si usano in un dato paese o in una data e1>oca(dif• fercnza di parecchio lirn al quintale); h) per il modo co1i1e, nello ,•arie nazioni e nelle varie epoche, è organizzato il commercio; secondochè prevalgano vendite a grosse partite o meno; secon– dochè molti intermediari, oppur no, partecipino ai g-uadagni durante il passaggio della me1·co dal pro•• <luttore al consumatore; r) se in uno Stato c'è molto s,,iluppo litoraneo e facile e hrcve viabilitfl. all 1 interno, o meno; cl) per la differente ricchezza, specialmente mo• netaria; poichè è riMputo che il grano, nei paesi pove1·i. costituisce un articolo di usura - cresce il prezzo in ragione diretta della miseria dei consu– matori. In conclusione diciamo che si può far poco a fidanza coi prezzi mcdi. comparando quelli di mercati lonta11i nello spazio e 11el tempo per trarne delle pericoJO!,C illazioni. '.l'utte queste ra::ioni spiegano il fatto curioso che i prezzi mcdl del grnno in .Italia, ~iusta le seg:nahl– zioni ufficiali, superano per pHl ùi I'! lire quelli dei mel'cat.i inglesi, mentre, per In protezione doganale di L. 7/10 1 la differenzn dovrehhe limitarsi a questa ultima cifni 1 poichè 1 come si sa, tutte le altre spese per portare il grano dai luoghi di produzione o in Italia o in fng·hiltcrra sono pressochè uguali. Eppure, fincliè ci limit.iamo a parlare dei prezzi mecli, concediamo che gli organi a cui. è affidnta la cura di sorprenderli e registrarli (Camere di com– mernio, Borse) possano raggiungere una relativa ap- prossimazione: giammai però tale da. pcrmottel'Ci di procedei-e con facilità alla formulazione di leggi eco– nomiche, che vorrehhero essere espresRione dei cieli· cati riflessi delle oscill11zioui di questi pl'Czzi. Che se lasciamo i prezzi medi e volgi;tmo il nostro esame alle statistiche della produzione e del consumo, ci !òlaràfacile dimostrare come le cifre rehttive, allo stato attuale dei mezzi <l'indag'ine i:,tatisticn, sieno se1111>licemente .... delle poesie. Mi limiterò a due esempi per provare, credo lumi– nosamente, che i risultati di queste stat.istiche rap– presentano, 11011 solo delle fantasticherie, nrn. r1nche delle vern ns"urrlità . . .. Un esempio, per dimostrare la fallacia dei rilie\"i statistici relativi alla produzione cd al consumo dei prodotti agricoli, ci viene fornito dal "" vino n· Notiamo subito che i dati relativi al vino potreh– bcl'O meritare maggior fiducia di quelli rel:1.tivi al grnno; poichè il daZio consumo, a cui ò so;.rgetto il vino in tutti i Comuni del Regno, potrehbo offrire clementi d'indagine 1 elle 1111111cano per i! frumento. Che se noi !'iusciremo a provare che le cifre utficinli relative alla produzione e al consumo del ,,ino sono semplicemente combirrnzioni cabalistiche, .potremo concludern trionfalmente - a maggior ragione - che i dati relativi 11I grano sono aeree fantasticherie. Le statistiche 11fficiali ci dicono che il consumo medio di vino per abitante in Italia è di lit.ri 100. OrhenP.: io ho voluto fa.re in proposito uno studio sul consumo della città di Raudazzo, che, fino al 31 diceml)re u. s., fu un Comune chiuso, e quindi, come tale, si è prestato a funzionnre eia ottimo canipo sperimentale. li dazio sul vino in !{andazzo ò stato appaltato, da circa 20 anni a questa pal'te, sulla base di un consumo di ettolitri 12.000, entro la cinta daziaria. Vari appaltatori si sono succeduti ed è notorio che tutti htlllno fatto buoni affari. Quindi si può assu• mere come base ineluttabile che l'111>paltatore ha riscosso il dazio sopra 1m consumo superiore agli ettol. 12.000. Yotiamo altresì: 1° JI vino, che si consuma entro l'Mhitato in Ra11dazzo, viene introdotto come mosto j e l'appal– tatore era obbligato - a norma del ca1,itolato - a bonificare il IO¼ sulla quantità introdotta. [ pratici sono tutti concordi nell'ammettere che il calo per evaporazione e feccia difficilmente supera il 5 ¾; e quindi, essendo la quantità media di mosto introdotta annualmente in deposito entl'O la cinta daziaria et– tolitri 50.000, ne viene di conseguenza che il r, o;(l, cioè ettolitri 2500, venivano consumati senza pa;.nu dazio. 1·1ra una maniera semplicissinrn, mediante la quale i proprietari di vignet.i tl'Ovavano il modo di assicurarsi il consumo della propria famiglia senzit pagar dazio. 2° fn tutti i lavori agricoli il contadino gode la somministrazione del vino, che viene fatta diretta– mente in campagna con esenzione di dazio. Aggiun• gcnclo il consumo di rnolte famiglie che passano in campagna alcuni mesi dell'anno, si può rite11ere che, entro il territorio e fuori cinta, si consumavano al– meno etto!. 5000 di vi110. 3° Se si llmmette che in danno degli appaltatori si sieno commesse delle frodi, queste vonno ad nu– mentare il consumo totale. 4° Si deve escludere che in Hand11zzo il consumo del vino per abitante sia superiore alle nitre citti1; b nota in tutti i paesi limitrofi la sobrietà eccezionale degli abitanti di Randazzo: quivi sono pressochè sconosciute le ma.lattie dovute all'abuso del vino, e gli alcoolisti r11ppresentano un fenomeno rarissimo.

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