Critica Sociale - Anno XX - n. 3 - 1 febbraio 1910

CRITICA SOCIALE 35 di, concepirla e di effonderla, di I~eonilla Bissolafi, I sembrava aeviare, tralignare forse .... Garibald·i disse lassù, dalla rustica tribuna, nella campflgna ·imolese, • un giOl'IW:" obbedisco.,,; e crebbe nella gloria. Andrea fra la 11eve tm·bi11a11te 1 fra umt selvci d·i vessilli plo- I Cosfa non dovette pronunciare la par()[a suJ)erba. Nrm rant-i e di, lavoratori, accanto al Pre~identedella Ca- fece -il gesto memorabili'. Sn1H clte f'[Jli non dove\'a mera eletti·va,1mr esso 'ignudo 'il capo nel l.1trbi,1e. Jt: mettersi a trm 1 erso. Pocodopo fu con gli altri, con non sapevi Si' il quadro fosse commeufoalle parole, tutti; non per sè, contro alcmw; e rimase cosl, fino o le parole fossero al quadro: Vw10 e le altre clice- al termine. vano, con emula eloquenza, una pagina grave di storia Questo - che nessuno notò - fu il maggior beneficio della 11ostra genlt. ch'egli rese; l'eroismo il viz'1,. vero. I!} l'ora non percmco è scoccata di lasciare alla cri– tica fredda ·indisputato l'imperio; di allungare sulla tavolc1,. mannorea lrt salma de1111data per le necroscopie impassibili. Consegniamo, noi cui la 111a110 tremerebbe, consegniamo il bisturi ai nepof-i; lo affomlino essi, un g'iorno, 11elleca.nii e nell'idea, frughino, fra le cicct– trici- e le sti.tnmate, i segni delle debolezze e degli errori, dell'uomo, della schiaÌta, del tempo; sarèt il loro diriflo, quando noi saremo passali. Due momenti stanno a 110i nella mente e negli occhi, al{ct ed omega d·i wi circolo: il pl'imo, e fu nelle ..-1s· sisie cli Bologna fosca, quando, giovinetti, bevemmo, nella parola sobria e fiera del " malfattore ,,, l'elisir che ci lanciava, alle battc,glie e alla vita; il secondo, nell'apoteosi del Congl'esso imolese, ve,1tisei anni più tard·i, allorchè - sulla gran piazza della sua città. - tutto un popolo, tutta nna regione, tutta una nazione nuova esultò, trionfcttrice, nel suo nome d·i trionfatore. Quèlla fu la vetta che irradiava U sole, non il retorico sole dell'avvenire, ma il sole d·i merigge della co11q1tista raggiunta; e dorava, a ri1gi.one,primo -il suo fronte. E v'è un terzo momento che vuol essere fermato qui: il più oscm·o della sua vita, il più ignorato .... forse a lui stesso. Genova, L892. Il parl'ito sociali-sta italiano muta le penne e rinnovct l'anima. Rompe con ogni anarchismo e col suo proprio anarchismo. f)ra uato balmnimw, garibaldùw; socialismo di individui e di gruppi, crea– tisi (la se stessi, in nome di una certct lor filosofia umanitari<t, generosi interpreti e vessilliferi di tm proletai··iato in formazione, assente nellrt sua enorme maggi.orcmza. Questo socialismo iniziale, olocausto as– siduo di uomini all'affermazione di un'idea, trovcwa nel ribelle artigianato romagnolo un ambiente mera– viglioso; e Andrea Costa, per le doti sortite da naturr,, lo riassumeva tn 11wgni:ficasintesi. Ora, sforzato dal suo stesso sviluppo, assillato dall'urgere del JJroleta– t·ictto delle plaghe industriali conqu'ise all'organizza. zione, il vartitoi quasi suo malgrado, diventava mar– xista; diventau{t socialismo di massa; Reggio e 1llilcuw mandavano le loro munite avangua1"llie contadine e operaie; la Romagna, e Costa 1.:onessct, 1·egrediva nel– l'ombra .... Cel'lo, bcilenò un -istante, pensoso. l!,,' si pt')tta d1tbi· lare se il nuovo esercito lo avrebbe nelle file, o 110n piuttosto fuori. o di fronte. Cercav<t egl-iun piedestallo a se stesso? La tenace tradizione, l'imp,tlsività roma• gnola, il sentimentalismo rivoluzionario latino, gUe ne offrivano ww 1 ed egli era, di sali1·lo, il pìlÌ, degno. L'uomo che, a tanto prezzo di persecuzio11i 1 di esilio e (U carcere, er<tstato ribelle a tutte le autorità della, terra e del cielo, ben poteva esserlo a wi partjto che La C. S. ILPROBLEMA DELL I EMl6RAZIDHE IV. Effetti economici. {('011ll1111az101111), Alcuni pe~simisti però, pur non negando che iì bi– lancio dell'entrata e de!Fuscita si chiude con un forte attivo per noi 1 affermano che buona JJarte del denaro americano non si acclimata in Italia 1 e, presto o tardi, riprende la via delPestero. 11 Parlando con uno degli ufficiali del Governo ita– liano, che più d'altri è in grado di conoscere Pemigra– ;dona, egli mi assicurò che il danaro, che viene in Italia in così ~ran quantità, non è punto destinato a rima– uervi tutto, e che anzi vi sono già segni che una parte di esso ripigli la via degli Stati Uniti. Mi fu assicurato anche che uno dei consoli, in uno Stato nel quale la popolazione italiana non è molto numeMsa, fece recen– temente tornare in America dalle Banche italiane una assai grossa somma di danaro. E' un fatto che non pochi emigrati italiani vanno acqui:-;tando proprietà. in America, e pigliano parte alla nostra vita industriale. Nella sola città di Nuova York gli italiani possiedono proprietà che sono valutate vs_riamente da 00 a 40 mi– lioni di dollari complessivamente. Co!ii l'Italia perde la migliore e più valida parte della ,ma popolazione la– voratrice, e non serberà deflnitivamente neppure tntto il denaro che essa ora manda dall'America. ,, Così un calabrese americanizzato, nella Nuova Anto– logia del 1° settembre 1907. Lasciando <la parte che le sue osservazioni fanno a pugni con i lamenti degli americani autentici, i quali accusano gli italiani di non spendere un soldo all'estero e di odiare tutto ciò che 8 americano « eccettuato l'oro che mandano via ,, , dob– biamo rilevare come, diifalcato anche quanto i nostri lavoratori portano o riportano con sè o rispediscono fuori o fuori impiegano, quello che rimane in patria e pur sempre maggiore di quello che vi sarebbe senza l'emigrazione, e perciò la rimpianta validità, della nostra classe operaia risulta meglio impiegata all'estero che in casa. In vero, il benessere economico, prodotto dall'emi– grazione nelle regioni che a questo movimeuto sociale dànno il massimo contributo, non è messo in dubbio da alcuno. Si cercherà di attenuarlo, di farne vedere i chiaroscuri, ma non si può negare. A che, se non al– l'emigra1,ione, sono dovuti il maggiore equilibrio fra domanda e offerta di lavoro, la diminnita disoccupa– zione, l'aumento dei salari, il miglioramento dei con– tratti agrari, l'accresciuto valore delle terre, la mode– razione dell'usura, che si notano ormai nell'Italia )Ie– ridionale? È appunto per questo complesso di bene– fici, che lo stesso Commis<iariato dell'emigrazione, al quale non si vorranno disconoi-icere vedute oggeltiVe e<l imparziali, osserva che il fenomeno di cui si tratta " è stato negli ultimi trent 1 anni un fattore efficace del

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